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Autore: Hippiespirit    09/09/2017    3 recensioni
Anni 3000.
Con il nuovo millennio inizia anche una nuova guerra mondiale. Alcuni ribelli di varie parti del mondo sono stati catturati
e messi sotto sorveglianza nelle prigioni di massima sicurezza Canadesi. Da questa prigionia nasceranno veri sentimenti, e piani per sconfiggere i Canadesi e tornare in pace.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Scott, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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Madrid, 2 ottobre 3007, ore 23:50
Sento il rumore dei miei tacchi amplificato mentre salgo le scale per arrivare a casa mia. Casa, è un parolone, ma diciamo che per ora mi accontento. In questo momento penso solo al mio letto, è stata una giornata così stressante, ripetere sempre le stesse cose ma parlando in così tante lingue diverse, apparire e dimostrare di essere costantemente la persona più importante al mondo.
Tiro fuori la chiave dalla mia borsa, apro la porta, e come ogni volta guardare questo minuscolo monolocale dove tra l’altro viviamo in tre, mi causa attacchi claustrofobici. Aprendo la porta ti si presentano subito gas, frigo e forno, il tavolo con due sedie, il divano-letto alla mia destra e alla mia sinistra la porta per la mia camera, dove al suo interno a sua volta c’è la porta che ti conduce al bagno. Lo so, lo so che per ora mi devo accontentare di vivere qui per non essere assalita ulteriormente da paparazzi, fanatici, politici e disturbatori vari, ma la mia pazienza è visibilmente ridotta. Ma non dovrei fare così, mia cugina Jacinta mi ha dato la sua camera, mi ha ospitata e mantiene la mia bambina, mi dovrei solo vergognare lo so. Ma non ce la faccio più.
Butto la borsa a terra, levo i tacchi rossi e noto che il divano letto è vuoto. MI giro per controllare in camera, è tutto buio ma riesco a notare ugualmente sul tavolo una busta bianca. Chi diavolo manda delle lettere? Il disboscamento è divenuto illegale da anni ormai, per evitare la fine, oltre che degli alberi, di noi tutti, chi è quel folle che manda lettere quando può tranquillamente usare ogni sorta di tecnologia?
Già irritata di mio, prendo la lettera e con abbastanza forza la strappo per aprirla, con il risultato di romperla a metà, aumentando la mia irritazione. “Spero che chiunque sia abbia un motivo valido.” Pensai tra me e me mentre strizzai gli occhi per leggere, notando una calligrafia decisamente rozza, ma …
 
“Courtney,
non so nemmeno io perché ti sto scrivendo, non so, forse sono troppo ubriaco. Mi manchi da morire, giuro. Scusa per quella storia di McLean, ero costretto a farlo, altrimenti avrebbero ammazzato anche me. Per questo non ti ho sparato e ti ho lasciato uccidere McLean. So tutto, ora sei considerata la salvatrice dell’umanità, direi che te la spassi… probabilmente avrai milioni di impegni, un sacco di uomini… non avrai voglia di perdere tempo con me. Volevo solo chiarire. Il piano c’era si, ma qualcosa è andato storto…dentro di me. Ti amo tantissimo Courtney. Forse un giorno ci rivedremo chissà. Ma non ora.
Scott”
 
Dopo averla letta, rimasi sconvolta per circa due minuti, fissando il foglio strappato. Subito dopo mi accorsi che piangevo, lacrime salate e silenziose che sgorgavano lungo le mie guance ambrate. “Che cazzo è questa roba? Chi si permette di farmi questi cazzo di scherzi?!” sbraitai, subito dopo sentì un pianto e la luce della camera da letto accendersi.
“Courtney!” mia cugina Jacinta uscì dalla stanza, con indosso un accappatoio di finta pelliccia rosa e i bigodini in testa, e con mia figlia in braccio mentre piangeva.
“Ma ti sembra il modo? Mi hai fatto prendere un colpo!”
“Cos’è questa roba?” strillai non curante delle sue parole mentre le sbattei davanti il foglio di carta rotto. Lei sbiancò alla vista di esso, facendo dondolare Victoria per calmarla. Lasciai cadere il foglio e presi la bambina, che subito dopo si calmò e si addormentò.
“Cos’è questa roba?” richiesi, questa volta con un tono di voce più basso.
“Emh.. Courtney.. forse è meglio che ti siedi.”
 

 
“E così esattamente un anno fa trovai questa busta fuori dalla porta di casa, la presi velocissima, sai com’è, la legge sul disboscamento… la aprì molto attentamente, la lessi, e poi la richiusi dentro, cercando di aggiustarla al meglio e la nascosi… oggi per sbaglio l’ho ritrovata, avevo intenzione di eliminarla, ma evidentemente mi sono addormentata prima di poterlo fare…non volevo farti star male ancora, perdonami.”
Rimasi in silenzio. Non sapevo più cosa dire, ero così scioccata che anche se avessi voluto non sarebbe uscito nessun suono dalla mia bocca. Avevo mille pensieri in testa.
“Quindi è più di un anno che ha scritto questa lettera.”
“Suppongo di si.”
Non sapevo davvero cos’altro dire. Perciò mi limitai ai gesti. Presi un accendino dal tavolo e diedi fuoco al foglio e lo lanciai a terra calpestandolo, ignorando il dolore fisico.
Dopodichè mi voltai, dirigendomi verso la stanza da letto e mi lanciai sul letto, affondando la faccia nel cuscino e iniziando a piangere, silenziosamente.
9 ottobre, ore 18:24
Incredibilmente ero sola a casa, in nessun luogo di lavoro o altri posti che stavano lentamente compromettendo la mia sanità mentale e mettevano a dura prova la mia scarsa pazienza. Ero seduta su di una scadente sedia a sdraio sul terrazzo del monolocale di mia cugina, ma almeno affianco a me avevo una bottiglia di ottimo vino. Se non altro almeno quello aiuta piacevolmente i miei nervi, poiché se non sono fisso in luoghi dove la Casa Bianca può solo accompagnare, o con il pensiero fisso di vivere nella squallida casa di mia cugina per motivi di privacy, mi sto rendendo conto che ho una figlia piccola che cresce senza di me, e la cosa mi stressa.
Attacco nuovamente le labbra alla bottiglia e mando giù un altro sorso rosso intenso che mi tinge di violetto le labbra, quando una voce dietro di me mi fece trasalire: “E’ buono?”
Feci un salto talmente improvviso sulla sedia che mi cadde la bottiglia di mano, frantumandosi a terra e macchiando tutto il pavimento, mi voltai velocemente, e mi sembrò di perdere un battito quando vidi chi aveva parlato: alto, capelli rossicci spettinati, occhi grigi ed intensi, pelle lattea, lentigginoso, ma vestito decentemente. Non potevo crederci, era proprio lui, era…
“Scott.” Dissi con voce ferma ma incredibilmente strozzata.
“In persona” rispose impassibile, appoggiandosi al muretto.
“Come sei arrivato?” chiesi, con un’improbabile apatia nella voce.
“Con un aereo?” rispose sarcastico.
“Idiota, intendo dire…come cazzo hai fatto a trovarmi?”
“Sei o non sei la più famosa persona al mondo? In qualche modo ho fatto.”
“Perché sei qui?”
“Lo sai Courtney…io ti amo.”
Dopo quella frase mi sentì come se una scossa mi attraversò il corpo in meno di un secondo, la testa mi girava, pensavo di svenire… invece rimasi in piedi. Fece per avvicinarsi a me, ma mi scostai.
“Che stronzate. Tu mi hai consegnata a McLean. Smetti di dire cazzate, cosa vuoi, soldi? Te ne do quanti ne vuoi, basta che ti levi dal cazzo e non ti fai mai più vedere.”
“In quel momento non sapevo cos’altro fare, ero costretto, altrimenti mi avrebbero ucciso e non volevo morire… ma nella lotta finale ho voluto aiutarti, ti ho lasciato uccidere McLean e fuggire, perché l’ho fatto secondo te? Perché sono completamente coglione?”
“Probabile.” Risposi, tagliente.
“Smettila. L’ho fatto perché non ti volevo morta, ho voluto cederti la fama, sapevo ci saresti riuscita. Devi credermi.”
Sapevo che diceva la verità. Potevo leggerglielo in quegli occhi che tanto amavo. Anche il mio rancore stava svanendo.
“E sappi che ho intenzione di rimanere qui. Non me ne andrò mai, nemmeno se tu mi prendessi a calci in culo fino all’aeroporto. Rimarrò qui.”
“Anche se ti dicessi che ho una figlia?”
Per un attimo rimase perplesso. All’improvviso notai un alone di tristezza nei suoi occhi e la cosa mi stupì.
“Non pensavo…non credevo che tu avessi un altro. Del resto dovevo immaginarlo, ma hai tutti i motivi. Sono proprio un idiota. Dopo quello che ti ho fatto, sono venuto qui convinto di risolvere tutto così…invece no. Ma sappi Courtney, che anche se…”
“Si sei un idiota!” sbottai, totalmente spazientita dalla situazione. “Non è di nessun altro. E’ tua.”
Rimase a bocca aperta mentre cercava di finire il discorso, con lo guardo perso nel vuoto per un minuto circa, quando presi a sventolargli la mano davanti agli occhi. “Sei vivo?”
“C-cosa stai dicendo Courtney?” chiese, visibilmente scosso.
“Che è tua. Devo forse spiegarti come si fanno i bambini?”
“Quanti anni ha?”
“Due fra due mesi.”
“E dov’è?”
“Via con mia cugina, a causa dei miei impegni sociali il tempo che passo con lei è davvero minimo…e inoltre..”
“Ma come si chiama?”
“Ma ti sei ammattito? Appena arriverà la vedrai…” rivolsi lo sguardo verso per terra, dopodichè ritornai a concentrarmi sui suoi occhi. “Sei sicuro? Di voler restare qui, con noi? Non te ne andrai vero?”
Si avvicinò a me, e questa volta non lo allontanai. Con una delicatezza che non pensavo avesse, mi prese il volto tra le mani e mi baciò con un amore e una passione che non si possono minimamente descrivere.
“Rimarrò con voi.” Quelle parole, brevi e sincere, dette con una decisione assurda, mi fecero piangere di gioia.
   
 
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