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Autore: Zenya Shiroyume    09/09/2017    9 recensioni
Yuuma è un giovane scrittore di talento che non ha fatto altro che scrivere alla stessa donna per quindici lunghi anni. Non ha mai ricevuto una risposta, ma nonostante ciò non ha mai smesso. Le ha dedicato ogni giorno della sua vita, ogni componimento che uscisse fuori dalla sua penna per imprimersi nella carta.
Lo fa perché ne è innamorato e attende ancora una sua risposta nonostante il tempo passi, portando dentro di sé un amore che sembra non aver fine.
Dal testo:
Ha iniziato a scrivere forse per gioco, forse per sfogarsi, ma aveva iniziato ben quindici anni prima, senza che poi riuscisse mai a smettere. Nella sua stanza sono gettate talmente tante lettere che Yuuma non è in grado di trovare tra queste la prima, quella che avesse fatto partire tutte le altre. Non ricorda nemmeno quale sia il primo verso, ne ha scritte davvero troppe affinché se ne raccapezzi.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vy2/Yuuma
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Fifteen Years Love Letters html

Fifteen Years Love Letters


Tutte queste lettere e queste poesie… Ho continuato a spedirtele per quindici lunghi anni e ancora non ho ricevuto una risposta…
Vorrei solo questo, solo una risposta.


Questo è l’unico pensiero che attraversa la sua testa e Yuuma non sa che fare. L’aria della sua stanza è pesante, sa di chiuso, di freddo, di inchiostro e di carta. La carta la fa da padrone, ogni angolo della scrivania ne è pieno, ogni centimetro di pavimento ne è ricoperto, che sia sotto forma di lettera o foglio accartocciato; persino il letto su cui Yuuma è rannicchiato non si salva dalla presenza della carta, il cui candore è costellato da parole e versi d’amore che il giovane non ha mai smesso di scrivere.
Sono tutte lettere, meravigliosi versi che Yuuma ha continuato a scrivere per quindici lunghi anni, mentre anche l’ennesimo anno giunge lentamente alla fine. Fuori, gli alberi si tingono di rosso, giallo e marrone, le foglie iniziano a cadere e volteggiano alle prime brezze rinfrescanti dell’autunno, portando via l’insopportabile calura dell’estate. Eppure di questa resta ancora il Sole, che solo nelle ore più cocenti ha la forza di ricordare il suo splendore estivo mentre lascia il posto a nuvole cariche di pioggia. E l’aria frizzantina di metà ottobre si insinua a fatica in quella casa chiusa, dove nemmeno il Sole riesce a far breccia attraverso le pesanti tende nere.
Yuuma ricorda bene quando qualche anno prima le teneva sempre aperte, le finestre spalancate così che la sua stanza si riempisse dei suoni della città: le risate dei bambini che giocano, il cinguettio dei passerotti, il vociare di chiunque passasse davanti alla sua finestra. E con quel sottofondo scriveva sempre, come aveva sempre fatto per quindici lunghi anni.
Ha iniziato a scrivere forse per gioco, forse per sfogarsi, ma aveva iniziato ben quindici anni prima, senza che poi riuscisse mai a smettere. Nella sua stanza sono gettate talmente tante lettere che Yuuma non è in grado di trovare tra queste la prima, quella che avesse fatto partire tutte le altre. Non ricorda nemmeno quale sia il primo verso, ne ha scritte davvero troppe affinché se ne raccapezzi.
Il primo anno era stato il più produttivo, era così tanto avventato, con una carica d’energia da far spavento a chiunque tentasse di fermarlo. Era totalmente assorbito dalla scrittura, nulla sembrava riuscire a distrarlo da quelle poesie che avesse bisogno di scrivere con così tanta foga, come se queste rappresentassero l’ossigeno di cui avesse bisogno per vivere. Yuuma sospira e si volta appena verso la scrivania, sotto la sedia girevole c’è una macchia di bruciato che risale a ben quattordici anni prima: la macchia gli fa accennare una risata, ricorda bene quanto quella sua foga lo avesse distratto tanto da non accorgersi del fuoco che aveva iniziato a divampare nella sua casa. Durante i lavori di ristrutturazione, ha voluto che solo quella parte rimanesse bruciata. Una specie di promemoria per ricordare ancora la sua avventatezza. Ma alla fine, quel Yuuma è cresciuto e si è calmato.
È cresciuto nel carattere e nello stile, la scrittura considerata ormai come sua inseparabile compagna. E questa continuava a essere estremamente produttiva e sempre in via di sviluppo, tanto che in soli tre anni da quando avesse iniziato, Yuuma aveva raggiunto i limiti che questa potesse imporre. Aveva davvero troppo da dire e da riportare nero su bianco e ne ha tuttora, aspettando che una risposta a tutte le sue lettere arrivi.
Yuuma sospira ancora e fa scorrere lo sguardo per la stanza, osservando quante lettere abbia scritto, tutte indirizzate alla stessa donna che aveva amato e che da sempre ama. Tra le lettere scorge anche una delle prime riviste per cui ha scritto e in essa vede il suo trampolino di lancio per il successo, ma Yuuma non ha mai fatto nulla per la fama. Semplicemente voleva scrivere e qualcuno ha notato il suo talento. Non che gli sia dispiaciuto, anzi, in quel modo ha potuto abbandonare il suo posto da impiegato e dedicarsi completamente alla scrittura e Dio solo sa quanto tutto ciò lo abbia reso felice. E a seguito dei suoi primi successi, venne la fama vera e propria e con essa le ammiratrici. Ma l’amore di Yuuma per quella donna è molto più intenso e duraturo, lui è fin troppo fedele per riuscire a guardare qualcun’altra. Dopotutto, la costanza con cui le scrive e le dedica poesie e componimenti è ammirevole, quasi ai limiti dell’ossessione, ma l’ama e sa di non poter fare nulla a riguardo. Mai l’ha dimenticata e mai potrebbe farlo.
Yuuma si sposta dal suo letto, sotto al suo corpo la carta scricchiola e si piega, ma le parole restano ancora impresse nella sua mente.
Bellissime come sempre, un talento incredibile nonostante la giovanissima età, le sue parole sono l’espressione del suo amore e per questo avrebbe continuato a scrivere, tanto che nulla sembrasse in grado di contenere le sue creazioni. Che sia la sua pagina online, gli editori o il suo stesso corpo spesso portato al limite, Yuuma ha sempre scritto e non si è mai fermato.
Scende dal letto e si dirige alla finestra, osservando lo spiraglio di luce che filtra debolmente dal vetro. Vorrebbe aprire le tende, ma non vuole vedere la luce del Sole, non vuole vederlo tramontare su un altro giorno che lo avvicina ancora di più a quell’ennesimo anno che se ne va. Ciò che prova è spaventoso, orrendo e insopportabile. La solitudine della sua casa è qualcosa di disarmante e sente solo rumori ovattati, il suo cuore che batte per qualcosa che non ha e che non ricorda. Attorno a sé solo il candore della carta, i segni neri delle sue parole e tante di quelle riviste che lo hanno reso famoso, ma qualcosa manca ed è sempre lei. Manca quella risposta che desidera da anni, una singola parola a tutte quelle lettere d’amore che le ha dedicato per tanto tempo. È il suo unico desiderio, nel vuoto di quella casa così piena della presenza di lei, ma allo stesso tempo così silenziosa. Ogni cosa gli parla di lei, in ogni lettera e in ogni poesia ritrova un piccolo dettaglio della sua persona che gli fa battere forte il cuore, ma qualcosa manca ed è ciò che lo fa impazzire. Non sa nemmeno come si chiami questa donna, non sa come sia fatto il suo volto, tanto che l’unico riferimento che ha sono le poesie che le ha dedicato. Spesso le rilegge, trova piccoli dettagli che ama e li mette insieme, così che la sua mente elabori un’immagine di lei. Ma non è l’immagine giusta in quanto la sua mente la idealizza, forse influenzata da tutte le metafore e le similitudine che impreziosiscono i suoi componimenti. Per quanto abbia scritto, Yuuma non riesce a dare un volto alla sua Musa, le sue parole sono così tante e lo confondono, lasciandolo solo con quella sensazione di incompletezza quasi massacrante.
E sospira ancora, sedendosi sotto il davanzale della finestra. Si passa nervosamente le mani tra i capelli rosa pallido, tiene gli occhi verdi fissi sull’unico spicchio di Sole che illumina una serie di fogli imbustati e mai spediti.
«Se solo non fosse stato per quell’incidente…»
A quel ricordo, Yuuma trema e sospira ancora. Il ricordo del dolore che lo aveva attanagliato, poi il buio e in seguito la pesantezza del suo corpo inerme. Ricorda ancora il momento del risveglio e la paura che è venuta dopo: nessun ricordo, nessuna memoria del proprio nome e di chi fosse, solo dolore e solitudine. A causa di quell’incidente Yuuma ha perso gran parte dei suoi ricordi, compreso il suo nome e ciò che avesse fatto per tutti quegli anni. Eppure qualcosa è rimasto: è qualcosa che lo spaventa e lo sprona allo stesso tempo, il ricordo di un amore che non conosce rimasto indelebile nella sua memoria completamente offuscata.
«Ti amo, ma non so chi sei, dove sei o perché non rispondi a tutte le mie lettere…»
Yuuma mormora ancora quelle parole e chiude gli occhi, cercando di ricordare e darsi una spiegazione che non arriva. Con gli anni ha recuperato gran parte dei suoi ricordi, ma quello più importante ancora manca ed è quello che tiene legate tutte le azioni che ha compiuto per tutto quel tempo. Il perché abbia iniziato a scrivere, il perché continui e il perché l’ami così tanto: l’unico ricordo che manca è quello di cui ha bisogno.
Si stringe le ginocchia al petto e sente una lacrima rigargli il viso. A causa di quell’incidente non sente più quell’impeto con cui viveva la vita, sempre incentrata alla scrittura e alla sua Musa. Prima scriveva con una consapevolezza che ha perso, di questa è rimasta solo l’amore e nulla più. E ogni volta questo amore torna a scalciare prepotente nel suo petto, identico e dirompente come lo è sempre stato per tutti quei quindici lunghi anni. È come avere un fiume in piena, essere travolto dalle acque e non riuscire a respirare tanto è difficile capire e ricordare. Yuuma si sporge appena e afferra uno dei tanti blocchi disseminati tra le lettere e osserva l’ennesimo foglio bianco, mentre il bisogno di dar sfogo al suo amore scalcia nuovamente.
«Tutto ciò non ha senso… Perché lo faccio?» sussurra alla solitudine che lo opprime nella penombra dell’ennesimo giorno che giunge al termine. Ma la risposa la sa già, è sempre la stessa: non ricorda e non sa, ma il suo cuore spera che un giorno possa incontrarla. È ciò che lo manda avanti, che lo spinge a continuare a comporre. L’amore e la speranza. Voglio solo poter scambiare una parola con te, avere anche un minimo segno di te.
La sua mano prende a scrivere, le parole ricominciano a riempire il bianco e queste escono naturalmente, quasi come se la penna fosse un’estensione stessa di Yuuma. Lo scrittore non può fare a meno di continuare a scrivere, riempiendo l’aria della stanza con il leggero frusciare della carta. Alla fine, l’ama ed è ciò che lo tiene vivo.


*****


Ormai anche il quindicesimo anno giunge al termine. Mancano poco più di poche settimane e il freddo la fa da padrone. Il bianco della carta che ancora riempie quel pavimento è così simile alla neve che ha invaso le strade, dà la stessa sensazione di gelo, tanto che ancora Yuuma non si dà pace. È sempre peggio, quell’ennesimo anno che se ne va. Non essere riuscito ancora a ricordare è qualcosa di così orribile, vorrebbe solo che tutto finisse. Passare giornate, settimane e mesi senza riuscire a ricordare, ma solo scrivendo di questa donna lo lascia così spiazzato e confuso. Non sa se i suoi sforzi verranno mai ripagati, ma spera che almeno un giorno possa incontrarla. È il suo unico desiderio, sarebbe il completamento di tutto e sarebbe felice.
Eppure quella nevosa mattina di dicembre sembra diversa. Sente il bisogno di aprire la finestra e davanti ai suoi occhi, il bianco della neve sembra la continuazione delle lettere che invadono la sua casa; l’aria è pungente e gelida, tanto che subito il suo respiro si condensa e i suoi polmoni si riempiono di quell’aria così frizzante. È una sensazione strana e piacevole, tanto che alla vista del Sole che riluce sulla neve Yuuma sorride. Fuori i bambini giocano a palle di neve, sente le loro risate e le loro grida e guardandoli, si sente anche lui un po’ fanciullo. E alla fine ripensa a quando era piccolo, al suo fianco e sorride. La ricorda con i corti capelli neri al vento, il suo sorriso che le illumina il volto così dolce e pieno di vita. Ricorda quando giocavano assieme e si rincorrevano. Lei, la sua Musa, la sua migliore amica e la sua amata.
Ed è allora che qualcosa accade e le sue dita si stringono attorno alle sue lettere. Gli occhi verdi di Yuuma scorrono veloci su quei nuovi componimenti e in essi legge l’immagine esatta di lei, le sue parole assumono quel senso che aveva sempre ricercato: non che quei nuovi componimenti siano diversi dai precedenti, non che questi siano mere copie e riadattamenti di poesie già scritte, eppure in queste legge la vera immagine della sua amata. Yuuma legge di come abbia descritto i suoi capelli alla luce della Luna, di come abbia paragonato il suo sorriso alla delicatezza dell’alba, di come abbia comparato i suoi occhi al cielo più terso. E quelle immagini si mescolano alla perfezione nella sua mente, le risate dei bambini diventano le loro di quando erano piccoli e tutto torna.
Le gambe di Yuuma si fanno deboli, il suo corpo trema e si ritrova in ginocchio, con il cuore che fa male, che batte ad un ritmo terrificante e doloroso. Si sente mancare il respiro, la gola chiusa in una morsa opprimente e ancora il battito frenetico del suo cuore rimbomba per tutta la stanza. No. Non rimbomba ovunque, ma solo nella sua testa, incessante e martellante come avesse perso il controllo di se stesso: ha la vista appannata e le parole che giacciono di fronte a lui assumono un significato anche più doloroso, più soffocante perché ormai conscio di quanto accaduto e perché lo avesse fatto. I suoi versi iniziano a muoversi di fronte ai suoi occhi, offuscati da un velo di lacrime calde che avrebbe definito quasi cocenti, perché il dolore è tanto forte che ha la sensazione di bruciare vivo.
Yuuma si copre il viso e le mani passano più volte sui suoi occhi, strofinandoli con forza con la speranza che quelle lacrime smettano di sgorgare. Eppure non ci riesce, il suo intero corpo che si spezza al dolore di quei ricordi che finalmente sono tornati a lui. Lo scrittore leva un grido al cielo mentre la sua voce è rotta da un pianto incontrollabile e devastante; poi nella sua testa si insinua un altro desiderio che ancora di più gli fa del male, molto più di quanto pensava di poter sopportare: il dolore delle ossa rotte, degli organi danneggiati, dello stesso incidente che gli aveva rovinato la vita, non è niente in confronto a quello che sente e desidera. Vuole dimenticare, tornare a soli pochi minuti prima che riacquistasse la memoria per gettarla di nuovo via.
«No, no, no! Perché?!» urla tra i singhiozzi, bagnando con le sue lacrime calde la carta che giace ai suoi piedi. Vede attraverso le lacrime le parole dissolversi sulla pagina, piccoli aloni neri che intaccano le sue meravigliose parole scritte per quindici anni per una sola donna. E questa donna è l’unica che lui abbia mai amato, che non ha mai dimenticato quando tutto era perso, compreso il suo nome e la sua identità, ma lei non c’è più. Ora Yuuma lo ricorda e il suo cuore si spezza nuovamente, esattamente come era successo quindici anni prima quando lei perse la vita.
«O-Ora ricordo tutto… Tu s-sei morta quindici anni fa…»
Yuuma mormora quelle poche parole senza che il suo corpo riesca a calmarsi e senza che riesca a far cessare le lacrime. Si lascia andare al dolore e alla consapevolezza che quel suo piccolo desiderio di una parola non si realizzerà mai, ma finalmente capisce e tutto ha un senso.
Ha iniziato a scrivere per lei, per darle l’addio giusto. Ma forse non ha mai voluto che lo fosse. Doveva essere un arrivederci, un ci vedremo presto, un ti amo nonostante tutto. Doveva essere un modo per non dimenticarla e continuare a vivere per lei, ma l’incidente gli aveva fatto dimenticare tutto, se non il desiderio pressante di continuare a mandare quei messaggi. E quei messaggi avevano creato in lui l’illusione che potesse averla ancora, che un giorno una risposta sarebbe arrivata sulla sua scrivania e che poi potessero incontrarsi di nuovo.
«E-Ero convinto c-ci saremmo rivisti, e-eppure sei sparita di nuovo…»
Le lacrime non si fermano e il tempo passa, mentre il dolore diventa quasi più sopportabile su quel pavimento di lettere d’amore. Non sa nemmeno per quanto tempo abbia pianto, sa solo che si sente stremato e privo di ogni forza, là rannicchiato sulle sue lettere. Tiene le braccia strette al petto e cerca ancora di calmarsi e di trovare la forza di rimettersi in piedi, ma la consapevolezza di averla persa già tanto tempo addietro è così pressante.
E con un sospiro tenta nuovamente di alzarsi, per poi raccogliere tante di quelle lettere che non riesce nemmeno a tenerle in mano senza che queste cadano. Seduto di nuovo su queste chiude gli occhi e le stringe al petto, inspirando un profumo che non esiste più e godendo di un calore perso fin troppo tempo fa. Ormai, dopo quindici anni riesce ad abbracciarla e a ricordarla come quando lei era in vita, a sentire tutto ciò che finora ha solo scritto. Resta così, immobile a bearsi di sensazioni che appartengono solo alla sua mente, che il suo corpo non può più sentire, ma lei è lì con lui. Dopo tutto quel tempo, lei è finalmente con lui. E quando riapre gli occhi, Yuuma deglutisce e si rimette in piedi. Ci riesce e si volta verso la finestra, tenendo al petto le lettere della sua amata. Ormai sa cosa fare e non può fare a meno di accennare un sorriso.
Tutto quello che ha fatto ha finalmente un senso e ricorda cosa si era ripromesso tempo fa: avrebbe continuato a scriverle per starle accanto, per poterle dire tutte quelle parole che non aveva fatto in tempo a comunicarle. Sospira e finalmente ricorda. Ricorda la stanza di lei, tutti i suoi componimenti lasciati sul suo letto accatastati l’uno sull’altro nella speranza che un giorno questi l’avrebbero raggiunta.
«Non sono più tornato… Non ti ho più lasciato niente perché non ricordavo…»
E Yuuma alza per un ultima volta lo sguardo al cielo plumbeo di dicembre e sorride appena. Ha scritto ancora troppo poco perché le sue parole arrivino a lei, perciò sa che non smetterà mai. Alla fine l’ama e per quanto tempo ancora possa passare, lui continuerà ad amarla e a scriverle, anche se sa che non arriverà mai una risposta.




Angolo di Zenya


Allora, che dire? Innanzitutto, ringrazio chiunque abbia letto fino a qui questa mia piccola shot ^^
È la prima volta che utilizzo Yuuma/VY2 come personaggio protagonista (sto pensando di usarlo come secondario in Arrest Rose, ma non lo so ancora) ed è anche da parecchio che non scrivo una het <.<
Allora, perché ho scritto questa shot? Diciamo che intanto ho riscoperto quanto mi piaccia la voce di VY2, è un bellissimo patato e la sua “A clingy boy sticking for 15 years” mi ha letteralmente ucciso di feels, quindi ho voluto provare a scriverci qualcosa al riguardo. Inoltre ultimamente sento di essermi bloccata con la scrittura e questa shot voleva essere un mio tentativo per non arenarmi completamente, anche perché questa si è scritta abbastanza tranquillamente (mi serviva un attimo per riconnettere col cervello <.<)
Quindi niente, spero abbiate gradito questo mio lavoretto senza troppe pretese e grazie mille per chi vorrà lasciare un parere o qualsiasi altra cosa <3 critiche sempre bene accette~

   
 
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