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Autore: DarkAkiko    09/09/2017    4 recensioni
Le cose sono cambiate da come le avevamo lasciate l'ultima volta: La gare per diventare regine è ricominciata dopo la non-incoronazione; adesso Chocolat ha 17 anni. ed è ritornata sulla terra, dopo un lungo, periodo di assenza: sei anni, apparentemente senza motivo alcuno.
In tutti questi anni le cose sono cambiate, e gli equilibri non sono più gli stessi. 
Nuove amicizie e nuovi amori, vecchie storie e un passato che ritorna.
Che ritorna o che non è mai stato realmente passato?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux, Yurika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera :)
Come promesso, ecco il nuovo capitolo, e con questo il tanto atteso (da voi) incontro fra Pierre e Chocolat. 
Ma come andrà a finire questa storia? 
Vi ricordo, giusto per non creare ulteriore suspance, che i due non si vedono, e non si parlano da ben sei, lunghi, anni -se escludiamo quel piccolo scambio di battute al primo capitolo- 
Beh, vi lascio al capitolo allora, e spero di avere qualche (anche una) recensione, prima del prossimo aggiornamento (anche perchè, sono davvero cuoriosa di sapere la vostra opinione, e poi ogni recensione è una sorta di regalo sotto l'albero si Natale) 


DarkAkiko 

 

Capitolo Sei
 
Quando Marille e Chocolat lasciarono il regno dei Malefici era ormai sera, il che non era affatto un buon segno per la prima, la quale sapeva bene che una volta tornata a casa avrebbe dovuto affrontare il suo ragazzo.
-Ti rendi conto di quanto tutto questo sia assurdo?- sbraitò Chocolat
-Lo so, tesoro, non è chiaro neanche a me, ma hai provato a leggere il biglietto di tua madre?-
-No, lo farò una volta arrivata a casa-
-Buona fortuna allora-
-Lo dovrei augurare io a te, quello là giù non è Leo?-  chiese Chocolat, ma non ebbe bisogno di nessuna conferma verbale, bastava già il colorito dell’amica: bianco cadaverico.
-Si può sapere che cazzo di fine ha fatto?- urlò Leo appena Marille atterrò –Oh, ciao Chocolat-
-Abbiamo appena finito un lavoro-
-Dove?- chiese lapidario lui
-Nel regno dei Malefici- rispose Marille, tormentata dalla reazione che potesse avere, ma Leo non guardò tanto la sua ragazza quanto più la sua amica
-Perché siete andate li?-  udendo quel tono che non ammetteva alcun tipo di contraddizione Marille gli raccontò tutta la storia, senza tralasciare nulla.
-E avvisarmi era di troppo disturbo?-
-Scusa- dissero in coro le due
-Piuttosto, com’è stato ritornare lì Chò?- chiese questa volta molto più gentilmente, ignorando completamente le scuse delle due ragazze
-Tosto, ma ce l’abbiamo fatta. Spero solo, inutilmente, di non ritrovarmi alla corte di Pierre per dare spiegazioni. Perché finirebbe molto male-
-In che senso?-
-Hai idea che succederebbe se ci incontrassimo, in una circostanza del genere poi?-
-Due sono le cose, o andate a letto insieme, o si scatena una guerra- udendo quelle parole da Marille, Leo rabbrividì, non riusciva a sopportare l’idea di Chocolat e Pierre insieme, non dopo tutto quel tempo.
-Non so quale sia peggio- commentò Chocolat
-Nessuna delle due grazie- fu invece l’opinione del ragazzo
 
Nel mentre che Chocolat e Marille tornassero a casa, Yurika era ben attenta ad ogni squillo del telefono.
Era da un giorno intero che non sentiva Chocolat, aveva saltato anche la scuola, ed aveva il sospetto che anche il giorno seguente si sarebbe assentata.
Con due mondi da gestire non era esattamente l’emblema dell’equilibro o meglio della tranquillità, ma in fondo, calma non lo era mai stata neanche da ragazzina.
Quindi non se ne preoccupò molto, sapeva che quando sarebbe tornata, avrebbero avuto modo di raccontarsi tutto.  
Improvvisamente il telefono si illuminò e comparve una notifica di un messaggio, e non aspettò oltre prima di leggerlo.
 
“Cosa fai? –Mark”
“Sto al computer, te?”  
“Quindi se passo a prenderti, diciamo tra mezz’ora, non avresti niente in contrario no?”
“No”                                                                   replicò lei senza filtri
Perfetto a tra poco”  
 
In meno di trenta secondi Yurika chiuse il computer, e si volatilizzò nel bagno per darsi una sistemata, il più in fretta possibile, perché, conoscendosi sapeva bene quanto tempo avrebbe perso davanti all’armadio in preda alla disperazione, poiché non aveva assolutamente niente da mettere.
Dopo appena un venti minuti di indecisione su cosa in indossare optò per un vestito corto color cipria, come le decolté, giacca lunga cuoio e una borsa dello stesso colore.
Aveva ancora cinque minuti di tempo, fortunatamente non era in ritardo, così decise di concentrarsi sul trucco, un po’ di fondotinta e mascara. Non le piaceva l’effetto maschera di carnevale.
Ti sto aspettando” fu il messaggio che fece illuminare il telefono della bionda, di conseguenza posò il cellulare in borsa ed uscì dalla sua camera
-Signorina, dove sta andando?- chiese la domestica vedendola percorrere a passo svelto le scale
-Hiruka, sto uscendo, questa sera non mangerò a casa- disse semplicemente prima di aprirle la porta, appena superò l’uscio della porta lo vide alla guida di un’auto nera opaca, non esattamente economica.
 
Quando Mark la vide, scese dalla macchina e le andò incontro, giusto in tempo per aprirle la portiera e farla accomodare, doveva ammettere a se stesso che Yurika lo intrigava e non poco, e poi gli sembrava la ragazza più bella che avesse mai visto, con quel suo sorriso e quell’atteggiamento finto altezzoso.
-Devo ammettere che sei davvero bellissima questa sera-
-Grazie- rispose candidamente –E tu ce ne hai messo di tempo prima di chiedermi di uscire- replicò scherzando dopo essere salita in macchina
-Colpevole, ma ho una giustificazione più che valida-
-E sarebbe?-
-Mio padre e il suo lavoro-
-Va bene, sei scusato- disse sorridendo
-Spero che te non abbia cenato, ti voglio portare in un ristorante che adoro-
-Hai avuto fortuna allora-
-Perfetto, come te- commentò lui guardandola dritta negli occhi, fortunatamente erano fermi al semaforo, e quella piccola distrazione non influì particolarmente, se non sul colorito della giovane.
 
Una volta arrivati al ristorante si sedettero uno di fronte all’altro, e per tutta la sera non fecero altro che parlare e parlare, si stavano divertendo, senza contare che quell’iniziale scintilla, scattata settimane prima, stava dando vita ad un fuocherello piuttosto vivo.
Mark era incantato dai suoi gesti gentili ed eleganti, non distoglieva neanche per un secondo lo sguardo da lei, dal canto suo Yurika era affascinata dai suoi modi, i suoi occhi poi erano una vera calamita per il suo sguardo, e quando non lo osservava sentiva il suo addosso, come un fuoco che arde.
-Dove vuoi andare?- chiese lui, una volta fuori dal locale
-Giro in centro?-
-A quest’ora? Sicura?- la ragazza annuì e lui non poté far a meno  di accontentarla.
Le loro chiacchiere continuarono ancora a lungo, camminando per le strade di quella cittadina, deserta essendo un giorno infrasettimanale. Fin quando Mark non la riportò a casa, dopo ben quattro ore, il tempo sembrava essere volato per i due ragazzi, ma purtroppo quella mattina sarebbero dovuti andare chi a scuola, chi all’università, anche se avrebbero voluto continuare quell’appuntamento ancora per un po’, ma l’orologio puntava già sulla mezzanotte.
-Col senno di poi, sono stato un perfetto idiota, a non chiederti di uscire già il giorno dopo la cena a casa tua-
-Da un estremo all’altro eh?- replicò lei ironica, sorridendogli, ma appena si voltò verso Mark i suoi occhi vennero catturati dal suo sguardo magnetico
-Non è colpa mia se sei così bella- disse sfiorandole una guancia –E se ho questa voglia matta di baciarti- continuò serio, e avvenente, ma non attese alcuna risposta da parte della ragazza, anzi, si avvicinò sempre più alle sue labbra e vi poggiò le sue, un semplice bacio, il primo di una lunga serie. Appena i due si allontanarono un dolce sorriso apparve sul volto di Yurika.
-Beh, buonanotte allora- disse semplicemente, imbarazzata
-La buonanotte richiede un altro bacio- replicò lui sfacciato.
 
 
Quando tornò a casa, la prima cosa che fece Chocolat fu farsi un bel bagno caldo e rigenerante. Era stata una giornata impegnativa, più per la mente che per il corpo, non era stata tranquilla neanche per un attimo in quel regno. Costantemente sull’attenti.
Dopo aver aperto l’acqua, in modo che si riscaldasse abbastanza per poi riempire la vasca, andò in cucina, con l’intento di versare del buon vino rosso in un calice. Il suo preferito.
-Devo scrivere a Yurika- pensò ad alta voce.
Appena entrò in bagno si spogliò e s’immerse nell’acqua calda, un toccasana per mente e corpo. A quel contatto tutti i muscoli si rilassarono in un battito di ciglia, l’unica cosa che non riusciva a fermarsi, a riposarsi era la mente, che continuava a pensare e rimuginare: era la nipote di una malefica, sua madre era la cugina di Aruka, qualcosa le sfuggiva, Cinnamon era un’abitante di Extramondo, come poteva essere imparentata con dei malefici? E poi, per quale motivo non aveva lasciato quel biglietto direttamente a lei, o meglio perché non parlarne di persona? Sua madre era così, spariva per secoli, le era stata accanto solo per poco tempo, prima di partire, prima di allontanarsi di nuovo da sua figlia, non che non l’amasse, era certa dell’amore che provava sua madre nei sui confronti, ma non capiva il perché di quel comportamento. Queste e più domande continuavano ad affollare la mente della giovane senza sosta.  Ma soprattutto, perché sua madre era tanto legata ai Malefici?
Ironia della sorte, anche lei lo era stata, eppure oggi se ne teneva alla larga, per quale motivo sua madre continuava imperterrita? E poi, avrebbe tanto voluto sapere dove fosse in quel momento, anche solo per scriverle, scambiarsi cartoline dei luoghi visitati, tenersi aggiornate insomma.  Ma ormai era abituata a tutto quello.
 
I suoi pensieri vennero interrotti bruscamente dal campanello della porta, qualcuno stava bussando, ma lei non aspettava nessuno, e non erano molte le persone che conoscevano quell’abitazione: l’unica di quella città era Yurika.
Uscì dalla vasca e si avvolse il telo bianco intorno, non era forse il modo più consono per aprire la porta, ma era pur sempre una strega, non doveva preoccuparsi più di tanto.
Aprì la porta di scatto, piuttosto infastidita dal fatto che avessero interrotto il suo momento di relax, ma non si sarebbe mai immaginata di ritrovarsi di fronte lui, non ebbe neanche il tempo di realizzare a pieno chi avesse di fronte che chiuse la porta senza troppe cerimonie, provocando un sonoro sbuffo da colui che si trovava dall’altro lato della porta, i suoi modi non l’avevano mai conquistato; in quel momento non sapeva neanche bene come comportarsi, poteva entrare in casa della ragazza senza troppi scrupoli, o aspettare che gli riaprisse la porta, o bussare nuovamente, scartò la prima opzione solo perché aveva visto in che condizioni stesse, in caso contrario non avrebbe esitato oltre.
-Cosa vuoi?- udì appena venne riaperta la porta, questa volta Chocolat aveva un tono così glaciale che avrebbe fatto invidia anche al Nobile del ghiaccio e della neve in persona, ma soprattutto con qualcosa addosso che non fosse un asciugamano bagnato.
-Il Principe richiede la sua presenza-  disse una volta arrivati in cucina, invitato ad entrare proprio dalla rossa, con sua grande sorpresa, ma una volta conclusa la frase ne capì bene il motivo, osservandola bere tutto d’un fiato un calice con del vino rosso.
-Può anche andare a farsi fottere- pensò ad alta voce, forse troppo, perché venne udito da Sylvette –Per quale motivo?- si corresse poi
-Lo sa bene- si limitò a dire, guardandola fissa e senza emozione, come solo un vero malefico sa fare
-Come immaginavo. Marille mi sentirà-  Marille l’avrebbe pagata molto cara, se si trovava in quella situazione era colpa sua, perché non l’aveva ascoltata.
-Marille?-
-Lascia perdere- disse dura –Quando vorrebbe vedermi quel- ma si fermò in tempo prima di dire qualcos’altro di sconveniente, Leo l’avrebbe ammazzata se per colpa sua fosse scoppiata una vera e propria guerra.
-Il prima possibile. Domani sarebbe perfetto- propose lui
-Non credo che stasera sia possibile, mi dispiace- ribatté lei acida, non era più la Chocolat conosciuta da Sylvette, e se ne accorse ben presto.
-Volendo potrei portartici anche adesso Chocolat, ma non credo sia il caso- disse squadrandola da capo e piedi
-Verrò domani, ma non chiedermi l’ora- rispose dopo aver preso un lungo respiro, cercando di calmarsi, in fin dei conti sapeva che in un modo o nell’altro sarebbe successo, l’aveva prospettato dall’inizio, in fondo quella volta era lei nel torto, era lei che si era introdotta furtivamente nel suo Regno, e continuare con quella linea aggressiva non avrebbe risolto mai nulla, anzi avrebbe solo peggiorato il tutto. Non era più quella ragazzina impulsiva di tanti anni fa, aveva delle responsabilità, doveri, e neanche pochi; sapeva controllarsi sempre, eppure quando entrava in gioco quell’unica persona non ne era più capace.
-Posso chiedere il motivo?-
-Ho dei lavori da fare Sylvette- rispose lapidaria, la mattina seguente sarebbe dovuta andare da un certo Colin, un uomo che aveva passato la vita ad odiare qualsiasi cosa e che non aveva avuto amore neanche per la figlia, col tempo si era ricreduto, con la nascita della nipote, non voleva vivere col rimorso di non aver fatto nulla di buono per la sua famiglia.
-Se non ti presenterai tu, di tua spontanea volontà ti ci porterò io Chocolat-
-Faccio sempre quello che dico, io- concluse, sottolineando quell’ultima parola.
 
 
La mattina seguente quando Chocolat si svegliò per prima cosa mandò un messaggio a Yurika, informandola dell’imminente incontro tra i suoi amici, cosa che la colpì e non poco, e della sua assenza da scuola quel giorno.
 
“Come ti senti?”
“Preferirei ammazzarmi piuttosto. Ma purtroppo ha la ragione dalla sua, ed è pur sempre il principe di quel regno”
“Sei stata troppo leggera” 
“Parliamo d’altro, tanto più che ho molto lavoro questa mattina”
“Diciamo che ti sei ingolfata l’agenda apposta”
“Diciamo anche così”
“Quello che non ti ho detto è che ieri io e Mark ci siamo visti”
“Dovevi informarmi subito! Com’è andata?”
“Benissimo, ma ti racconto tutto domani. Ma a proposito, il tuo compleanno non è fra 5 giorni?”
“Effettivamente si”
“Bene, allora bisogna festeggiare. Penso a tutto io, te hai già troppo da fare oggi. Buona fortuna”
 
Arrivò al luogo dell’incontro in perfetto orario, fortunatamente, quindi non le restava altro che aspettare che l’uomo si facesse vivo, per adempiere ai suoi doveri.
Quanta gente aveva conosciuto come lui, arrivati ad un certo punto della propria vita si tirano le somme, e almeno per quello che gli restava da vivere voleva compiere qualcosa di davvero utile. Tante persone invece erano contente e soddisfatte di loro stessi, specialmente i malefici, si andavano bene così com’erano, eccezioni permettendo, ed era proprio con queste che aveva a che fare la giovane donna.
Non riusciva a dire di no a coloro che volevano rimediare ai propri errori, anche se era un’attività che la provava molto, un giorno magari sarebbe riuscita anche laddove la madre fallì.
-Mi raccomando, non riempia di nuovo il suo cuore di odio- disse prima di sparire dalla vista di quell’uomo, per recarsi dalla parte opposta, altro giro altra corsa, e quel giorno di corse ne aveva tante, sia per recuperare il mese di assenza, sia per avere la mente costantemente occupata, cosa che ottenne fino alle sette di sera, quando ultimò il suo ultimo lavoro, doveva ammettere che si era sforzata troppo quel giorno.
Ne avrebbe pagato le conseguenze, poteva metterci la mano sul fuoco.
 
Le lancette dell’orologio puntavano le nove, quando si presentò alla villa del Principe dei Malefici, quel luogo le riportava alla memoria tanti ricordi, tante emozioni e sentimenti, la loro storia, se così poteva essere definita, aveva visto spesso quelle mura come cornice degli eventi, e ritornarci dopo tanti anni di assenza, dopo tante sofferenze, rivederlo, confrontarsi faccia a faccia un’altra volta, la stancava al sol pensiero.
-Il Principe la sta aspettando di sopra- disse Sylvette aprendole la porta d’ingresso
-Stai scherzando spero-
-Affatto. Seguimi- s’intromise Pierre, posto esattamente a metà delle scale, a quel punto Chocolat non poté far altrimenti se non seguirlo, quanto meno fino all’ultimo gradino, e così fece
-Non ci entro in camera tua-
-Sto cercando di rendere le cose più facili Chocolat- quel nome, quante volte glielo aveva sentito dire, eppure adesso le faceva solo male, anzi le dava solo fastidio.
-Non puoi essere serio, facili? E per chi fammi capire? Mi hai costretta a venire qui, e adesso hai intenzione di parlarmi in camera tua per giunta! Già non avrei mai voluto metterci più piede qui Pierre! Figurati in quella camera!-
-Ed io non avrei mai voluto dover associare il tuo nome al mio regno. Ma evidentemente le cose non sono andate così, e non per mio volere- fu la sua stoccata, con toni molti più calmi e freddi rispetto a quelli della ragazza, ma in effetti la poteva capire, ma non voleva che quell’incontro divenisse ufficiale, ci sarebbero state solo altre beghe e non ne voleva.
Alla fine Chocolat si dovette arrendere; quando entrarono nell’appartamento di Pierre, poté notare fin da subito quanto il tutto fosse cambiato, più a misura d’uomo, per quanto potesse essere esagerato.
Erano uno di fronte all’altro: Pierre seduto sul divano mentre Chocolat su una poltrona, si guardavano, ed entrambi speravano di uscirne vivi, integri non solo fisicamente ma anche mentalmente.
 
C’era una strana atmosfera dopo tanti anni.
Come un filo che li legava in un modo o nell’altro.
Uniti. Incatenati, meglio.
Ma distanti anni luce.
 
-Non ti ho fatto venire qui per chissà quale sadismo. Voglio risolvere la cosa velocemente ed in fretta, prima che altri vengano a sapere della tua intrusione, non esattamente autorizzata. Ma se ti disturba tanto stare qui, non ci mettiamo niente a far diventare la cosa più che ufficiale- disse Pierre, cercando di mettere in chiaro le cose fin da subito
-Forse non mi sono spiegata bene, preferirei qualsiasi altro posto, o qualsiasi altra cosa piuttosto che stare qui con te Pierre. A quanto pare le cose adesso ti devono essere ripetute, un tempo non c’era neanche bisogno di dirtele. Quindi, poniamo fine a questa cosa, ed in fretta possibilmente grazie. Cosa vuoi sapere?- sentendo quelle parole Pierre sentì di avere di fronte un’estranea ormai, se non fosse per l’aspetto e quei suoi grandi occhi verdi non l’avrebbe mai riconosciuta.
-Il motivo per il quale sei venuta nel mio regno-
-Mi hanno chiamato per un lavoro- disse semplicemente, atona –Immagino te voglia nome e cognome a questo punto-
-Immagini bene-
-Aruka Meilleur, aveva bisogno di un consulto medico per la sorella, a quanto pare si trattava di Adias Morfis, una malattia molto rara, curata fortunatamente-
-Meilleur? Siete parenti per caso?- chiese notando lo stesso cognome –E poi, te non sei esperti in arti mediche, quindi c’è qualcosa che non torna Chocolat. Non credere che tu ti possa prendere gioco di me, tanto facilmente-
-Quello che si prende gioco delle persone qui sei te- colpito e affondato – Aruka ha chiesto il mio aiuto, ma specialmente quello di Marille, ma non provare a metterla in mezzo Pierre, non ci provare neanche. Se vuoi prenditela con me, ma non toccare lei-
-Ritornando a noi, perché ti ha mandando una lettera? Marille non ha bisogno di te per una questione del genere- la ragazza sbuffò, odiava dare troppe spiegazioni, e soprattutto a lui.
-Mi doveva dare un biglietto che mia madre ha lasciato a lei, sua cugina-
-Hai mai svolto altri lavori per il mio popolo?-
-Diciamo che dopo malefici non lo sono più- disse, con una tale noncuranza da fare invidia –Sta volta sono io a fare una domanda a te Pierre, dato che siamo in argomento-
-Prego-
-Spiegami com’è possibile che io abbia parenti fra i malefici. E poi, a quanto pare ci sono tante cose che ancora non so. Non è che te sai qualcosa Pierre?-
-No, diciamo che conoscere le cose che ti riguardano non è fra i miei interessi primari-
-Eppure sapevi bene che le arti mediche non sono il mio forte. E a quanto pare conoscevi anche Marille-
-Chocolat le voci corrono, anche quando non le vorresti sentire. E poi hai una certa notorietà, non te ne sei accorta?-
-Certo che me ne sono accorta-
-Buon per te-
-Bene, se questa cosa qui è finita io me ne andrei-
-Non credo ci siano altre cose da sapere. Ma se mai dovessi ritornare nel mio regno, sei pregata di dirmelo. Per evitare problemi-
-Credimi, non ne avevo la minima voglia-
-Se è tutto chiaro puoi anche andare- la ragazza non gli rispose neanche e si alzò di scatto, dirigendosi verso le scale che l’avrebbero condotta fuori da quelle mura, ma un improvviso senso di debolezza, misto a vertigini, la sopraggiunsero appena mise piede sul primo gradino, fu del tutto inutile per lei cercare di aggrapparsi a qualche appiglio a causa di un lancinante dolore al petto, e cadde rovinosamente per terra, priva di sensi.
 
  
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