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Autore: Saigo il SenzaVolto    10/09/2017    4 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!


 

Fortezza e Bestie 4


SQUADRA 3

Minato e Kushina stavano correndo fianco a fianco per i lunghi corridoi della fortezza alla ricerca di uno dei principi da attirare lontano dagli altri. Esplorarono diverse stanze del castello, attraversarono interminabili corridoi monotoni e bui, ma ancora non avevano trovato nulla. Neanche l’ombra di una delle bestie o di qualcosa anche remotamente simile ad un manufatto.

“Dove diavolo sono finiti?” esclamò Kushina, frustrata dalla ricerca che andava avanti da decine di minuti ormai. “Prima ci saltano tutti addosso, e un minuto dopo non si fanno più vedere! È come se fossero spariti nel nulla!”

“Calmati Kushina,” la richiamò Minato seriamente. “Non distrarti! Potrebbe essercene uno qui vicino senza che ce ne siamo accorti. Potremmo finire in trappola se non stiamo attenti!”

La donna brontolò qualche secondo, ma continuò a cercare attorno. Mentre avanzarono, giunsero dentro ad una stanza particolare. Era lunga decine di metri, di forma rettangolare. Ai muri si trovavano appesi molti quadri raffiguranti paesaggi esotici e colorati, mentre sul soffitto pendeva un grosso lampadario pieno di candele spente. Al centro della sala, proprio sotto al lampadario, si trovava un lungo tavolo rettangolare ricoperto da una tovaglia bianca, ai cui lati erano presenti diverse sedie di legno coperte da stoffa rossa. Il tavolo era imbandito con piatti vuoti, calici e posate di metallo e piccoli candelabri per tutta la sua superficie. Sul lato destro della sala, un piccolo arco di pietra faceva accedere ad una minuscola stanza piena di pentole, piatti e stoviglie appese ai muri.

Minato e Kushina si guardarono attorno attentamente.

“Deve essere la sala da pranzo.” disse la donna.

“Così pare.” confermò Minato. “Anche se non sembra essere stata utilizzata di recente. Ogni cosa qui è ricoperta da polvere, e non mi sembra che qualcuno abbia toccato qualche oggetto da molto tempo.”

Kushina si avvicinò al tavolo. “Chissà come doveva essere questo posto una volta…” si chiese.

“Non abbiamo modo di saperlo.” disse l’Hokage portandosi affianco a lei. “Ma ogni cosa in questo castello sembra essere stata costruita a misura d’uomo. La cosa è molto strana.”

La donna si voltò a guardarlo. “Pensi che gli abitanti di questo posto fossero umani?”

Lui esitò qualche istante. “Non lo so.” rispose alla fine. “Potrebbero essere stati qualsiasi altra creatura, come ad esempio un tipo di specie molto simile all’uomo. Però quei quadri che abbiamo visto raffiguravano persone come noi, quindi credo che Eldia sia davvero un mondo popolato da esseri umani.”

“Ma non ne abbiamo visto neanche uno finora!” disse Kushina.

“La colpa potrebbe essere del drago,” riprese Minato. “Ma non possiamo averne la certezza.”

“L’Eremita ha detto che esistono diversi mondi oltre a questo ed al nostro,” disse la donna. “Forse esistono anche altri esseri umani in quei mondi! Persone con storie e culture diverse dalla nostra!”

Minato annuì. “È molto probabile, ma adesso non possiamo perdere tempo! Continuiamo a cerca-“

KABOOOM!

Il fragoroso boato di un’esplosione distante riecheggiò per tutto il castello, facendo tremare tutte le pareti ed il terreno con forza.

“Che diavolo è successo?” esclamò Kushina, guardandosi attorno freneticamente.

L’Hokage era teso e immobile, e si voltò di scatto verso l’uscita della stanza. “Presto!” gridò verso di lei. “Proveniva dalla zona dove sono rimasti Boruto e Sarada!”

Entrambi scattarono di corsa verso l’uscita, ma qualcosa li fece bloccare immediatamente.

Con un improvviso balzo all’indietro, i due evitarono con relativa facilità un gigantesco blocco di pietra scagliato contro di loro con forza e velocità, il quale si schiantò fragorosamente sul pavimento con un tonfo sordo. Minato e Kushina atterrarono l’uno di fianco all’altra, e si trovarono davanti al loro assalitore.

Il principe Orso era misteriosamente comparso davanti alla porta della sala, e li fissava con i suoi orribili occhi rossi. Era in piedi su due zampe, il suo enorme corpo peloso curvo verso di loro e la bocca semiaperta in un ringhio animalesco. Nella zampa anteriore sinistra reggeva un secondo blocco di pietra, pronto ad essere scagliato contro di loro.

“Guarda un po’ chi si rivede!” disse Kushina con un ghigno. “Il piccolo orsacchiotto di prima vuole impedirci di uscire! Come sei tenero! Mi fai quasi tenerezza!”

L’Orso ruggì ferocemente appena udì le sue parole di scherno, battendo le zampe posteriori a terra e frantumando il pezzo di pietra con quelle anteriori.

“Ehm, Kushina…” disse Minato con un sorriso preoccupato, girandosi lentamente verso di lei. “Ricordi che non è mai una buona mossa provocare l’avversario?”

“Oh suvvia, Minato! Non fare la femminuccia!” disse lei guardandolo annoiata. “Non vorrai farmi credere di essere spaventato da quella sottospecie di mostro! Lo abbiamo quasi steso prima, ricordi?”

“Sì, ma non dobbiamo mai sottovalutare un nemico! Neanche quando-”

Non ebbe il tempo di finire la frase, poiché con una ferocia ed un’agilità inaudita, il principe si scagliò contro di loro percorrendo la distanza che li separava in un secondo e lanciando una zampata contro Kushina. La donna non sarebbe mai riuscita ad evitare completamente il colpo, ma per fortuna il marito l’afferrò poco prima di essere presa in pieno dalla bestia, e si teletrasportarono entrambi dall’altra parte della sala.

“Che ti avevo detto?” disse sarcasticamente l’Hokage con un sospiro di sollievo.

“Stai zitto!” brontolò Kushina, assumendo immediatamente una posa di difesa.

La bestia ruggì con rabbia, furiosa di aver mancato il bersaglio, e riprese a correre contro di loro con foga. Stavolta, anche Kushina si lanciò verso di lei.

Appena furono vicini, l’Orso tentò di nuovo di graffiarla con la zampa destra, ma lei evitò l’attacco abbassandosi al momento giusto e ricambiando l’offensiva con un calcio nello stomaco. Il colpo non ebbe alcun effetto, e il principe sollevò una zampa in alto per colpirla di nuovo. Ma prima di poterla abbassare per attaccare, un grosso Rasengan lo colpì di fianco con forza, cortesia del Quarto Hokage che si era immediatamente teletrasportato affianco a lui.

L’Orso tentò di voltarsi verso di lui, ma dopo neanche un secondo venne scagliato di lato e finì col sbattere la schiena con forza contro il muro della sala, creando delle grosse crepe nella pietra. Tuttavia riuscì incredibilmente a reggersi in piedi affondando gli artigli delle zampe posteriori nel pavimento.

Scrollandosi il corpo una volta sola, atterrò su tutte e quattro le zampe e, voltandosi verso i due coniugi, ruggì di nuovo preparandosi ad attaccare ancora.

“Come pensavo, il mio Rasengan non ha avuto effetto.” disse tra sé Minato, osservando la creatura con uno sguardo freddo e calcolatore.

“Hai notato anche tu il simbolo sul suo petto, vero Minato?” chiese Kushina portandosi affianco al marito.

L’Hokage annuì. “L’ho visto proprio prima di colpirlo. Boruto aveva ragione, quello deve essere il suo punto debole.”

La donna si mise davanti a lui, dandogli le spalle. “Io proverò ad immobilizzarlo ancora una volta con le mie catene!” disse con un tono serio. “Tu vedi di colpirlo sul cuore e fallo fuori!”

Minato ghignò. “Agli ordini!” scherzò.

Era buffo che proprio lui, il Quarto Hokage, si lasciasse comandare in un modo simile da un altro Shinobi proprio nel mezzo di uno scontro. Aveva lottato con tutta la sua anima per raggiungere quel titolo, ed era abituato a dare ordini lui stesso ormai, non più ad eseguirli come un tempo. Anche se, questa volta, ad impartire comandi era Kushina, e questo cambiava decisamente la situazione.

Dopotutto, se c’era una cosa di cui Minato aveva davvero paura, era vedere sua moglie arrabbiata. L’ultima volta che era successo, Jiraya-sensei era finito per tre giorni in ospedale con una frattura al mento e con una gamba rotta per averle regalato un bikini improponibile per celebrare la futura nascita di Naruto.

Per farla breve, il Quarto Hokage, anche se non l’avrebbe mai ammesso davanti a nessuno, era come un bambino spaventato quando si trattava di doversela vedere con sua moglie quando era arrabbiata.

Per questo Minato aveva promesso a se stesso di non farla mai infuriare sin da quando aveva dodici anni.

Kushina si mise a correre contro la bestia, formando diversi sigilli con le mani.

DOTON:” urlò poi saltando in aria. “Doro Domu!” (Detriti di Terra)

Appena prima di atterrare, la donna scagliò un potente calcio contro il pavimento, proprio dinanzi al mostro, facendo frantumare la pietra in mille pezzi. I blocchi colpiti dalla tecnica si innalzarono di scatto in avanti, creando una grande prigione circolare di pietra che circondò completamente l’Orso, impedendogli di muoversi. Per tutta risposta, il principe balzò in alto, evitando così il muro formatosi coi pezzi del pavimento.

Ma non era finita.

Portandosi sopra di lui con un Sunshin no jutsu, (Tecnica del Movimento Corporeo Istantaneo) Kushina sferrò un secondo calcio proprio sulla testa della bestia, prendendolo in pieno e scaraventandolo in basso. Poi, prima ancora che l’Orso potesse atterrare, unì insieme le mani e dalla sua schiena uscirono di nuovo quattro catene eteree di chakra dorate, che andarono a colpire in pieno il principe.

KONGO FUSA!” urlò ancora la donna. (Catene d'Amianto)

La violenza dell’attacco fu incredibile. Le catene colpirono la bestia in pieno petto e la scaraventarono sull’enorme tavolo della sala in meno di un secondo, distruggendolo completamente e frantumando persino il pavimento sottostante.

Il principe però era ancora illeso, e si dimenò con forza tentando di liberarsi dalla tecnica, azzannando e afferrando con le zampe le catene che lo avvolgevano dal petto, ma nonostante la sua immensa forza fisica non ci riuscì.

“Non credere che sia finita!” urlò ancora Kushina.

Utilizzando soltanto la forza del pensiero, la donna riuscì a sollevare ed a muovere le catene, facendo alzare esse e l’Orso da terra, e cominciò subito dopo a sbatterlo ripetutamente per tutte le pareti della sala diverse volte per molti secondi. Tutta la sala si riempì di crepe profonde, ed il suono di ruggiti di dolore e di pietra che si frantumava riecheggiarono per diversi secondi in tutta la stanza. Alla fine, Kushina fece fermare le Catene d’Amianto, scagliando la bestia a terra per l’ultima volta, liberandola dalla presa.

“Minato!”

Neanche un secondo dopo, il Quarto Hokage si materializzò davanti all’Orso mentre esso era stato inchiodato a terra dalla violenza dell’attacco precedente, e prima ancora che potesse muovere anche un solo muscolo, con la velocità di un lampo Minato affondò uno dei suoi kunai a tre punte proprio sul suo cuore senza esitazione.

L’Orso ruggì fragorosamente appena fu colpito, e cominciò a dimenarsi con forza ed a lanciare zampate in ogni direzione, costringendo Minato a teletrasportarsi subito lontano da lui. Dopo alcuni secondi di agonia, la bestia si fermò di botto, e tutto il suo corpo si pietrificò all’istante.

“Che sta succedendo?” chiese Kushina, osservando con stupore il principe divenire pietra.

Ma proprio un secondo dopo, tutto il corpo dell’Orso si frantumò in mille pezzi, distruggendo la creatura definitivamente.

Dopo alcuni secondi di silenzio, Minato si voltò verso la moglie. “Sembra che sia finita.” disse con un sorriso.

La donna annuì, sorridendo a sua volta. “Niente e nessuno può sconfiggere il miglior duo della storia dei ninja!” rispose lei scherzosamente, dandogli una pacca sulla spalla.

“Comunque non possiamo perdere tempo!” riprese seriamente Minato. “Andiamo subito da Boruto e Sarada. Possono essere in pericolo!”

Con un movimento fulmineo, l’Hokage afferrò la moglie ed entrambi si teletrasportarono subito via dalla stanza.
 



SQUADRA 4

“DillequalcosaDillequalcosaDillequalcosaDillequal…”

Naruto ed Hinata stavano esplorando anche loro le infinite stanze della fortezza come tutti gli altri, addentrandosi sempre più nel cuore del castello. Ma, sin da quando avevano cominciato a cercare i principi ed il manufatto, nessuno dei due aveva proferito una singola parola, restando sempre in silenzio. Dire che la situazione era imbarazzante sarebbe stato scontato e molto, molto riduttivo.

Hinata continuava a fissare ogni angolo delle stanze che attraversavano col suo Byakugan, evitando sempre volontariamente di posare lo sguardo sul suo compagno biondo. Quest’ultimo, da parte sua, tentava invano di guardarsi attorno in un futile tentativo di calmarsi a causa della situazione. E non faceva altro che ripetersi la stessa frase in testa da decine di minuti ormai.

“Forza Naruto!” imprecò tra sé, frustrato e nervoso. “Non puoi restartene tutto il tempo in silenzio. Dì qualcosa! Rompi il ghiaccio! Qual’era quella frase che Ero-sennin diceva sempre di usare nel caso mi fossi ritrovato da solo con una ragazza?”

OK, NO!

Bloccò immediatamente il flusso di ricordi. Era meglio non ricordare i consigli di Jiraya-sensei. Specialmente quando essi riguardavano le donne. Naruto era ingenuo, ma non era certamente così stupido da non capire che quell’uomo non aveva il benché minimo tatto con l’altro sesso. Meglio tentare di essere se stesso.

“Dannazione! Che cosa faccio?” urlò mentalmente, afferrandosi la testa in un moto di frustrazione.

“Naruto-kun?”

Il ragazzo si voltò di scatto verso Hinata ad udire le sua parole, confuso.

“Huh?”

“V-Va tutto bene?” chiese ancora la ragazza a bassa voce. “Stai sudando molto! E ti sei afferrato la testa di scatto! Ti senti bene?”

“È così evidente?!” esclamò mentalmente Naruto.

“Tranquilla Hinata-chan!” rispose dopo un secondo, ridendo nervosamente e grattandosi la nuca. “Sto benissimo, non temere! Ero solo in sovrappensiero! Davvero! Ehehehe…”

Hinata sembrò calmarsi un po’ dopo la sua spiegazione. Gli rivolse un sorriso incerto ma sincero. “Meno male.” disse con un sospiro.

“S-Si era preoccupata per me?” si domandò il ragazzo, stupito.

“C-Comunque sia,” riprese a dire lui subito dopo guardando in alto, imbarazzato. “Non ti sembra strano? Non abbiamo trovato nessun nemico finora! Niente di niente!”

La ragazza annuì lievemente. “G-Già!” disse semplicemente.

Il silenzio tornò a regnare tra i due, più imbarazzante di prima.

“C-Calmati Hinata! Non puoi innervosirti ogni volta che parli con lui! Dì anche tu qualcosa!”

Facendo un grosso respiro, la ragazza si rivolse di nuovo verso Naruto.

“N-Naruto-kun,” cominciò a dire, gli occhi chiusi ed i pugni serrati dallo sforzo di superare la tensione. “M-Mettiamocela tutta per superare questa missione!”

Ci fu un’imbarazzante pausa in cui nessuno disse nulla.

“Kyaaah! Perché ho detto una cosa simile?” si rimproverò mentalmente Hinata.

Il biondo la guardò confuso. Da che pulpito le era uscita quell’affermazione così fuori luogo?

“Certo, Hinata-chan! Mi impegnerò al massimo!” disse alla fine, senza capire. “E non temere! Se ci dovessimo trovare in pericolo io ti proteggerò! Non ho dimenticato la mia promessa!” dichiarò con un sorriso dentato pieno di confidenza.

Hinata sorrise ampiamente all’udire ciò. Naruto era sempre così coraggioso ed impavido. Quanto avrebbe voluto essere un po’ come lui. Poter affrontare ogni situazione a testa alta come faceva lui. La sua voglia di non arrendersi mai, il suo Nindo, era ciò che lei ammirava di più di quel ragazzo. Le sue parole, in qualche modo, la fecero sentire più al sicuro.

“G-Grazie!” sussurrò lei guardando in basso.

Erano entrambi immersi talmente tanto nella loro breve discussione, che si accorsero soltanto dopo alcuni secondi di essere giunti davanti ad un grosso portone nero in fondo ad un lungo salone vuoto. Ogni anta della porta era alta almeno cinque metri, e fatta completamente in legno nero.

“Wow! Che porta gigantesca!” esclamò Naruto.

Hinata annuì, colpita. Non aveva mai visto un ingresso così monumentale per una stanza. Qualunque cosa ci fosse oltre quel portone, doveva essere molto importante. I due ragazzi si lanciarono uno sguardo d’intesa, poi annuirono entrambi. Poggiando ciascuno le mani su una delle ante, cominciarono a spingere in avanti.

La porta cominciò ad aprirsi lentamente, facendo un rumore metallico molto intenso per tutto il tempo. Appena le due ante si furono allontanate abbastanza da permettere loro di entrare, Naruto ed Hinata oltrepassarono l’ingresso.

Rimasero allibiti e sconvolti.

La sala era ENORME! Di forma quadrata, ogni lato lungo circa venti metri. Il soffitto era altissimo e a punta, composto da delle vetrate che illuminavano tutta la stanza. Al centro del soffitto pendeva poi da un filo di metallo dorato un gigantesco lampadario di cristallo che inondava la sala con una luce biancastra.

Ai lati della sala una lunga fila di armature di metallo erano poggiate ai muri, con in mano delle lunghe lance di ferro. Dall’inizio della porta invece, proprio dove si trovavano i due ragazzi, un lungo tappeto rosso si stendeva a terra in avanti, giungendo poi dinanzi ad alcuni scalini di marmo bianchi. Sopra di essi, su un piano rialzato rispetto al resto della sala, si ergeva un gigantesco trono.

Era fatto completamente in pietra grigia levigata a mano, e su ogni suo bordo erano stati incastonati diversi gioielli come rubini, zaffiri e smeraldi. Sul seggio e sui bracciali erano presenti dei cuscini di seta rossa, su cui si trovava poggiato un oggetto che i due non riuscirono a distinguere perché troppo distratti da un altro particolare. Sulla parete dietro al trono, infatti, un gigantesco mosaico in pietra raffigurava una scena particolare.

Naruto ed Hinata rimasero colpiti e senza fiato nel vedere una simile raffigurazione.

Il mosaico raffigurava su uno sfondo azzurro una strana e gigantesca creatura con le gambe simili a quelle di un toro ed una lunga coda, mentre il busto, le braccia ed il volto erano umani e di colore rossiccio. La sua faccia era allungata, e gli occhi, i capelli e la barba erano piuttosto giallastri. La parte superiore del corpo era molto muscolosa. Sulla testa aveva due lunghe corna nere ricurve all’indietro, e la coda era anch’essa gialla come la barba. La strana creatura era inginocchiata e curva con le mani protese in avanti verso un’altra figura. Quest’ultima era indubbiamente una giovane fanciulla vestita completamente di bianco, con dei lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri. La creatura tendeva verso di lei un piccolo oggetto rotondo e bianco, e la fanciulla aveva la mano destra protesa verso di esso, come nell’atto di afferrarlo, mentre con l’altra tendeva a sua volta verso la creatura un secondo oggetto rotondo di colore rosso.

I due ragazzi rimasero con lo sguardo incollato su quella raffigurazione per diversi secondi, quando poi all’improvviso un ringhio basso e continuo li ridestò dallo stupore.

Al centro della sala, davanti agli scalini che portavano al trono, c’era il principe Volpe.

La bestia era ferma su quattro zampe, il pelo rossiccio che le ricopriva il corpo deforme rizzato in aria, la coda tesa e rigida e lo sguardo feroce puntato verso i due giovani in fondo alla sala.

“Eccolo là!” esclamò Naruto. “Uno dei principi!”

Hinata attivò immediatamente il suo Byakugan stavolta, osservando con attenzione la creatura. A differenza dei Goblin, quest’ultima possedeva un debole ma preciso flusso di chakra nel suo sistema corporeo. Era un flusso debole e appena visibile anche con i suoi occhi, tuttavia c’era un punto preciso del corpo dove il flusso diventava più evidente, un punto dove tutto il chakra veniva raccolto e pompato nel sistema circolatorio della creatura. Quel punto si trovava proprio sopra il cuore della Volpe.

“Boruto-kun aveva ragione,” disse Hinata rivolgendosi al biondo. “La creatura ha davvero un punto dove affluisce tutto il suo chakra! Proprio sul petto!”

Naruto aggrottò le sopracciglia, teso. “Quindi se lo colpiamo su quel punto dovremmo essere i grado di sconfiggerlo, giusto?” chiese.

“Sì!” confermò quella. “Tutta l’energia del principe passa per il cuore, non potrebbe sopravvivere se esso venisse danneggiato.”

Proprio ciò che voleva sapere. Il biondo ghignò. “Molto bene allora!” disse battendosi un pugno sul palmo della mano. “Allora facciamola finita in fretta!”

Con un scatto improvviso, Naruto balzò in avanti verso la creatura, creando una familiare sfera di chakra nella mano destra.

Rasengan!” urlò, portandosi proprio davanti ad essa e puntandole contro l’attacco.

Ma, proprio un istante prima di essere colpito, il principe Volpe evitò con facilità l’offensiva balzando di lato e schivando completamente la sfera azzurra del giovane che si schiantò nel pavimento con un boato fragoroso.

Subito dopo la bestia cominciò a correre verso Hinata, muovendosi a zigzag e snudando i denti aguzzi. La ragazza assunse una posa di difesa.

Immediatamente dopo però, la creatura spalancò le fauci ed emise ancora una volta quel suono acuto ed insostenibile di prima, il quale paralizzò completamente Hinata.

“N-Non riesco a sopportarlo!” urlò mentalmente la ragazza tappandosi le orecchie. “Non posso difendermi in questo modo!”

Prima ancora che lei potesse formulare un altro pensiero, la bestia era giunta davanti alla giovane, con i denti snudati e pronti ad azzannarla. La Volpe balzò sopra di lei. Hinata ebbe appena il tempo di alzare un braccio nel futile tentativo di difendersi, quando con una rapidità disarmate un’improvvisa scia di chakra dorato fuoriuscì dalla nuvola di fumo causata dal Rasengan di prima ed andò a colpire con forza la creatura di fianco.

Il principe venne scaraventato al muro con un tonfo. Hinata si voltò verso l’origine dell’attacco, sconvolta dalla rapidità ed efficacia che aveva avuto.

Quello che vide la lasciò a bocca aperta.

Naruto era proprio lì, fermo ed immobile. Ma qualcosa era decisamente cambiato in lui.

Tutto il suo corpo era avvolto completamente da un vorticoso e fiammeggiante chakra dorato, che gli faceva muovere continuamente tutti i vestiti ed i capelli e che dava l’impressione che tutto il suo corpo stesse andando a fuoco. Sotto al suo collo, proprio lungo le spalle, sei piccoli Tomoe neri simili a quelli che aveva l’Eremita erano comparsi sui vestiti, assieme ad una lunga scia nera che partiva dalle braccia fino a terminare alle gambe. Sull’addome poi era comparsa anche una spirale, proprio sopra il simbolo del sigillo in cui era racchiusa la Volpe a nove code.

Ma la cosa più sconvolgente erano i suoi occhi. Appena li vide, Hinata temette per diversi istanti che il ragazzo di cui era innamorata fosse in pericolo. Gli occhi di Naruto infatti, erano diventati di un colore rosso fiammeggiante e vivido, ma qualcosa era incredibilmente diverso in loro. Non erano gli stessi occhi demoniaci della Volpe che il ragazzo assumeva ogni volta che si adirava e faceva affidamento sul chakra del demone. Non erano gli stessi occhi feroci e privi di senno che Hinata aveva visto una volta e che ricordava ancora con enorme terrore. Niente affatto!

Quegli occhi erano privi di qualsiasi ferocia e bestialità rispetto a prima, e mostravano solo una fervida determinazione e decisione. Quelli erano davvero gli occhi di Naruto.

“N-Naruto-kun!” pensò, allibita.

Dal petto del ragazzo, notò ancora con stupore, fuoriusciva una vorticosa e lunga scia di chakra dorato che si stagliava in avanti, finendo proprio nel punto in cui era stato scagliato il principe.

Fu in quel momento che la ragazza capì una cosa. Quella non era affatto una scia di chakra.

Era un braccio!

Dal petto di Naruto era fuoriuscito un vero e proprio braccio artigliato fatto completamente di chakra, un braccio che si era mosso da solo in avanti e che aveva colpito in pieno la Volpe con una velocità disumana, scaraventandola sul muro della sala. Il braccio infuocato scomparve nel nulla dopo diversi istanti.

Naruto si mosse subito dopo verso di lei, più veloce di quanto si fosse mosso mai prima d’ora. La raggiunse in meno di un secondo.

“Hinata-chan!” disse, il suo tono preoccupato. “Va tutto bene? Sei ferita?”

La ragazza poté a malapena annuire, gli occhi e la bocca ancora spalancati dallo stupore. Ma nessuno ebbe il tempo di dire altro, perché una forte esplosione riecheggiò per tutta la fortezza e fece tremare i muri ed il pavimento con forza.

KABOOOM!

Naruto ed Hinata si voltarono di scatto. “Cos’è stato?” esclamò il biondo.

“Un’esplosione!” urlò sconvolta la ragazza.

Ma prima ancora che potessero riaprire bocca Naruto si frappose tra la ragazza e il muro sinistro con una velocità inaudita senza che lei capisse cosa stava succedendo. Un forte tonfo riecheggiò per tutta la sala. Hinata si voltò con gli occhi sgranati

Il principe Volpe si era mosso improvvisamente senza fare alcun rumore, ed aveva tentato ancora di saltarle addosso per attaccarla. E ci sarebbe riuscito in pieno se non fosse stato per Naruto. Il ragazzo era riuscito con dei riflessi sovrumani a frapporsi tra loro, e aveva bloccato la Volpe con un braccio, mentre con l’altro aveva evocato una gigantesca mano artigliata con cui l’aveva immobilizzata a terra senza pietà.

“Hinata!” urlò il biondo voltandosi verso di lei. “Colpiscilo sul cuore! Non riuscirò a trattenerlo per molto!”

La Volpe era a terra a pancia in su, rivelando sul petto uno strano simbolo ovale di colore nero. La sua testa era completamente schiacciata dalla mano dorata evocata da Naruto, la quale le impediva così di utilizzare l’attacco sonoro di prima. Ma nonostante questo, la bestia si dimenava con forza in tutte le direzioni, come un pesce fuor d’acqua, nel tentativo di liberarsi dalla morsa della zampa artigliata fatta di chakra dorato.

La ragazza si ridestò dallo stupore. Non c’era tempo da perdere. Aveva rischiato la vita già due volte, e se non fosse stato per Naruto sarebbe con molta probabilità morta per mano della bestia. Doveva agire subito. Doveva fargliela pagare.

In un impeto di collera, Hinata evocò in meno di un istante una spettrale figura di un leone blu sulla mano destra, scattando in avanti con un balzo e scagliando in avanti la mano.

Juho Soshiken!” urlò. (Pugno dei Leoni Gemelli)

Finì in meno di un secondo. Appena la tecnica colpì in pieno petto la Volpe, la creatura latrò di dolore da sotto la zampa dorata, schizzando sangue nero dalla sua ferita. Poi, dopo qualche secondo, tutto il suo corpo divenne di pietra e si frantumò a terra in mille pezzi.

Il silenzio tornò a regnare nella sala del trono per molti secondi.

Naruto ritrasse a sé il braccio, sospirando, mentre Hinata annullò la tecnica nella mano stringendo il pugno.

“È finita!” disse con un sorriso il biondo, rivolgendosi a lei. “Sei stata grande, Hinata-chan!”

La ragazza guardò a terra, i pugni serrati con forza.

“Huh?” fece Naruto, stupito dalla sua reazione. “Cosa succede Hinata?”

“Non è vero.” disse lei sommessamente.

Il ragazzo era più confuso di prima.

“Non ho fatto proprio nulla di grande! Niente di niente!” continuò subito dopo la Hyuuga senza alzare la testa, la sua voce spaventosamente vicina al pianto. “Sono stata totalmente incapace di agire e di difendermi! Non sono riuscita a prevedere le mosse del principe neanche coi miei occhi! La paura mi ha immobilizzata e non mi ha fatto reagire in tempo! Se non ci fossi stato tu sarei sicuramente morta per mano sua…”

Naruto rimase in silenzio a fissarla.

“S-Sono solo un fallimento!” disse ancora Hinata con le lacrime agli occhi. “Non sono capace di affrontare un’impresa simile! Sapevo di non essere adatta per questa missione! Sarei dovuta tornare indietro…”

“Hinata-chan!” esclamò improvvisamente con forza Naruto.

La ragazza alzò lo sguardo pieno di lacrime, confusa. Ma non fece in tempo a vedere cosa fosse successo che subito Naruto la strinse a sé in un abbraccio.

I suoi occhi si spalancarono, la sua faccia cominciò a divenire rossa. Naruto la stava abbracciando! Il ragazzo di cui era innamorata sin dai tempi dell’Accademia la stava davvero stringendo a sé. Era come un sogno. La sensazione che provava in quel momento era indescrivibile. Sentiva il corpo di Naruto ancora avvolto dal chakra dorato toccare il suo, procurandole un calore ed una sensazione di piacere incredibile. Sarebbe potuta restare per sempre in quella stretta e non uscirne più, senza lamentarsi. Per un secondo, dimenticò qualsiasi altro pensiero nella sua testa.

“Non dire più una cosa del genere!” disse dolcemente il biondo mentre la teneva stretta. “Non sei affatto un fallimento. Tu sei una valorosa Shinobi che ce la mette tutta in ogni cosa che fa.”

Hinata non riusciva a credere a quelle parole, ancora troppo scioccata dal fatto di essere abbracciata da Naruto. “M-Ma non sono stata capace di fare nulla!” riprese debolmente. “Non sono stata in grado di…”

“E con ciò?” disse lui con foga. “Solo perché non riesci la prima volta, niente ti impedisce di ritentare ancora. Niente ti impedisce di migliorarti ogni giorno.”

“N-Non lo so…” disse ancora lei senza convinzione. “Io non sono sempre decisa come te Naruto-kun. Non ho la tua determinazione.”

Il biondo la strinse di più a sé, facendola arrossire ulteriormente. “Credimi,” cominciò poi a dire con un tono basso e sommesso. “So come ci si sente ad essere considerati un fallimento.”

La ragazza sgranò gli occhi.

“E fidati quando ti dico questo,” disse ancora lui. “Tu non lo sei affatto. Io ho sempre visto in te una ragazza che ce la mette tutta, anche con i suoi limiti e le sue incertezze. Una ragazza che non si arrende davanti alle difficoltà. Tu sei una persona che ammiro proprio per questo!”

Hinata sentì il cuore cominciare a battere all’impazzata mentre ascoltava le sue parole. Lacrime calde le solcavano il viso. Le mani cominciarono a tremarle per l’emozione.

Improvvisamente, Naruto la spinse leggermente lontano da sé, interrompendo l’abbraccio e facendole così mancare la sensazione di calore che provava dalla vicinanza al suo corpo.

“E poi, non devi temere!” riprese però a dire subito dopo, guardandola negli occhi con un sorriso. “Te l’avevo promesso, ricordi? Anche se sei in pericolo, io ti proteggerò! Sei libera di tentare ancora per tutto il tempo che ti serve! Io sarò sempre al tuo fianco, quindi niente e nessuno ti potrà fare del male! Non ho paura di morire, se questo vuol dire che posso riuscire a proteggerti!”

Hinata sgranò gli occhi.

Il ricordo di quella frase che lei stessa pronunciò durante lo scontro con Pain le tornò improvvisamente in mente.

“In passato, non facevo altro che piangere, e mi arrendevo ancora prima di tentare. Ho sbagliato così tante volte…
Ma tu mi hai aiutato a correggermi e a trovare il coraggio che mi mancava, Naruto-kun.
Ti ho sempre inseguito. Volevo riuscire a raggiungerti. Volevo poter camminare al tuo fianco. Volevo essere sempre affianco a te. Tu mi hai cambiata, Naruto-kun! Il tuo sorriso è ciò che mi ha salvata.
Ecco perché non ho paura di morire, se questo significa che posso riuscire a proteggerti!”


Fu in quell’istante che Hinata capì. Fu appena ricordò quelle sue stesse parole, fu appena vide quei suoi grandi occhi rossi che la fissavano pieni di confidenza e comprensione che lei comprese una cosa per la prima volta. Comprese finalmente che lei non era affatto innamorata di Naruto.

Capì di amarlo alla follia.

“Perché io ti amo, Naruto-kun!”

Come d’istinto, la ragazza si avvinghiò a lui improvvisamente, affondando la faccia nel suo petto e immergendosi nuovamente nel calore che il suo corpo avvolto dal chakra dorato emanava. Naruto ricambiò il gesto senza esitazione. Per un lasso di tempo indeterminato, i due rimasero così, avvinghiati l’un l’altro, crogiolandosi entrambi nella loro vicinanza reciproca. Il silenzio che regnava sembrava essere più espressivo di qualsiasi parola e di qualsiasi frase. Mille emozioni sembravano danzare tra di loro senza che nessuno dei due aprisse bocca. Una sensazione di completezza riempiva i cuori di entrambi. Un fuoco di gioia danzava nei loro occhi.

“Hinata-chan!”

“Naruto-kun!”


Ma, forse per un destino ironico, forse per un caso puramente indifferente, quel momento non poté durare a lungo.

Una terribile ed improvvisa ondata di chakra infatti attraversò tutto il castello senza preavviso, creando crepe nei muri e frantumando diverse pareti e le mattonelle del pavimento.

I due si voltarono indietro di scatto, ancora confusi e pieni di imbarazzo. Subito dopo l’ondata di chakra, un pesante tonfo si udì dall’altra parte della porta, fuori dalla sala del trono.

Naruto cominciò a dire qualcosa, ma non fece in tempo.

La porta, senza alcun preavviso, esplose improvvisamente in mille pezzi con un rumore fragoroso. Naruto ed Hinata balzarono subito lontano da essa, verso il centro della sala. Dalla porta distrutta, una figura venne scagliata rapidamente all’ indietro e si schiantò a terra con forza, alzando una nuvola di fumo e creando una grossa crepa nel pavimento.

“C-Chi è la?” urlò Naruto, mettendosi davanti ad Hinata per proteggerla.

Appena il fumo si diradò un po’, videro la figura sdraiata in mezzo al cratere a terra, ma non riuscirono a distinguerla.

Dopo alcuni secondi, essa mosse una mano, poi l’altra. Poi mosse le braccia, poi ancora le gambe. Infine, alzò lentamente la testa. Dopo alcuni secondi, tutta la sua sagoma cominciò ad alzarsi faticosamente da terra.

Naruto ed Hinata rimasero a bocca aperta.

“Ok,” disse affannosamente Boruto, rimettendosi in piedi e toccandosi il braccio destro dolorosamente. “Quello non me lo aspettavo!”

 


 



Note dell’autore!!!

Salve gente! Ecco a voi il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto! Devo dire che mi è piaciuto un sacco descrivere il momento in cui Naruto abbraccia Hinata e la consola, anche se personalmente non apprezzo moltissimo il romanticismo e le scene troppo sdolcinate. Fatemi sapere che ne pensate. Grazie in anticipo a chi leggerà e a chi commenterà. Il prossimo capitolo uscirà dopodomani. A presto! ;)

   
 
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