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Autore: You_are_my_sunshine    10/09/2017    0 recensioni
"Baciasti con dolcezza ogni millimetro di pelle inumidita da quel pianto che, non importa quanto mi sforzassi, non riuscivo a placare."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MOMENTS
 
Sentivo il cuore accelerare sempre di più, le mani tremare come foglie in autunno e il respiro farsi via via più corto e affannato. Era inevitabile. Lo sapevo, lo sapevo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi e non c’era più nulla che potessi fare per evitarlo. Non potevo nemmeno più negarlo a me stessa.
Le tue labbra, calde e morbide, giocavano ancora con le mie, le tue mani, forti, erano ancora impegnate ad accarezzare il mio viso, sfiorandone ogni centimetro. E, soprattutto, Tu, Tu eri ancora lì, con me.
Ma il tempo, maledetto, era volato così in fretta. L’ora X era scattata, il countdown terminato.
Sentii le lacrime umide scendere lungo il mio volto. Avevano abbattuto le barriere che per giorni mi ero impegnata a costruire. Non ero più in grado di trattenerle, non ne avevo più la forza. Scendevano senza controllo fino a raggiungere le nostre labbra, andando ad aggiungere un gusto salato al nostro bacio. Non appena sentisti il sale delle mie lacrime sulle tue labbra, ti scostasti, appoggiando la fronte sulla mia. Poi, prendesti un respiro profondo, quasi cercassi di raccogliere la poca forza rimasta in te. E, finalmente, alzasti lo sguardo fino a che i tuoi occhi incontrarono i miei. E lì, in quel momento, lo vidi. Vidi tutto quello che per mesi avevi cercato di nascondere a me e, con ogni probabilità, anche a te stesso. I tuoi occhi, umidi, rossi, che trattenevano a fatica quelle lacrime di dolore che non ti permettevi di versare. Ti sforzasti così tanto di non piangere, lo facesti per me. Sapevi che vederti piangere mi avrebbe spezzato ulteriormente il cuore. E mi ricordai ancora una volta perché ti amassi tanto. Ancora una volta stavi facendo di me la tua priorità, ancora una volta stavi mettendo me prima di te. E non importava quanto stessi soffrendo, quanto il tuo petto si lacerasse sotto il peso del dolore, tu ti concentrasti totalmente su di me e iniziasti a baciarmi ogni singola lacrima. Baciasti con dolcezza ogni millimetro di pelle inumidita da quel pianto che, non importa quanto mi sforzassi, non riuscivo a placare. Piangevo, piangevo e stringevo con forza i lembi della tua giacca, come se con quel gesto disperato potessi in qualche modo farti rimanere lì con me. Per la frustrazione pestai perfino i piedi per terra, come una bambina, e mi misi a piangere ancora più forte, cedendo anche ai singhiozzi.
Sentii le tue mani tremare e sfiorare la mia pelle.
“Vorrei che oggi potesse non finire mai” cercai di dirti, sopprimendo malamente i singhiozzi. Appoggiai la testa sul tuo petto e sentii il tuo cuore battere forte.
“Vorrei poter rivivere questi ultimi giorni con te per sempre” mi rispondesti, baciandomi la nuca e accarezzandomi delicatamente i capelli.
“Non voglio che tu te ne vada” dissi, infine, in un sussurro. Parole che avevo giurato a me stessa di non dire, ma che sentivo l’esigenza di urlare prima di vederti uscire per l’ultima volta da quella porta. Parole sincere, dannatamente vere, ma ancora troppo difficili da pronunciare.
Tu non dicesti nulla, ti limitasti a stringermi più forte a te. Il tuo silenzio mi fece comprendere che stavo rendendo tutto ancora più difficile, ma non sapevo come controllare il dolore. L’idea di non poterti più stringere in quel modo a me, il pensiero di non sentire più il tuo corpo caldo a contatto con il mio, e ancora l’idea di non potermi più addormentare avvolta dalle tue braccia e inebriata dal tuo profumo ogni sabato sera… mi stavano lentamente uccidendo e lacerando dall’interno. Sentivo il cuore bruciare, trafitto da un milione di aghi.
“Non è un addio, piccola, tornerò a prenderti” mi dicesti poi, con voce rotta. Era la tua promessa. Me l’avevi fatta la sera stessa in cui mi dicesti che saresti dovuto partire.
‘Sei tutta la mia vita’, mi dicesti, ‘sei il battito del mio cuore, sei l’ossigeno che mi permette di vivere, di respirare, sei la mia anima e so, io lo so che siamo destinata ad amarci per sempre. Perciò te lo prometto, te lo prometto su tutto ciò che vuoi, io tornerò qui a prenderti e, te lo giuro, non ti lascerò mai più’.
E per quanto, nel profondo, mi rendessi conto dell’assurdità di quelle parole, io mi obbligai a crederci. Ci volevo credere, ne avevo bisogno. Così decisi di crederci anche quella sera, stretta tra le tue braccia e con il cuore in frantumi.
“Dammi la maglietta che indossi” ti dissi, senza però staccarmi da te.
“Questa?
“Sì, questa. Questa ha il tuo odore, voglio questa” ti spiegai, sentendo di nuovo la voce spezzarsi.
Allora ti togliesti la maglietta e nel momento esatto in cui la presi tra le mie mani sentimmo il clacson del furgone di tuo padre avvisarci da fuori casa mia. Fuori da quel posto che aveva fatto da scenario a così tanti momenti importanti per noi, e che, suo malgrado, stava facendo da sfondo anche al momento più brutto e doloroso della nostra storia. Il momento in cui le nostre labbra si toccavano per l’ultima volta, il momento in cui i nostri occhi s’incrociavano per un ultimo istante, il momento in cui i nostri cuori si spezzavano definitivamente e le nostre vite prendevano sentieri differenti.
E tutto accadde così in fretta che nemmeno me ne accorsi. Un attimo prima eri lì a stringermi forte tra le tue braccia, e un attimo dopo eri fuori, fuori da casa mia, fuori dalla mia vita.
E non lo so, io non lo so con che forza ti abbia lasciato varcare quella soglia. Non lo so con che coraggio ti abbia permesso di andare via, di lasciarmi. Ero inerme, esausta, senza più forza per lottare o per gridare, ma solo un po’ di energia per piangere.
Mi ritrovai lì, seduta per terra, la schiena appoggiata su quella stessa porta che poco prima si era chiusa alle tue spalle. I singhiozzi sempre più forti, diventavano quasi delle urla. Urla troppo deboli per essere udite ma abbastanza forti per togliermi il fiato e farmi bruciare i polmoni.
Mi sfiorai il viso con le dita, toccando quegli stessi punti che poco prima tu avevi baciato. E sentii un altro ago conficcarsi nel mio cuore. Altre lacrime solcare il mio viso, superare il mento, oltrepassare incuranti il collo fino ad arrivare al seno. E al seno, sul petto, stringevo forte la tua maglietta. L’afferravo con una forza tale che avevo quasi paura si sgretolasse sotto le mie stesse dita.
Poi, appoggiai sfinita la testa sul legno della porta, il viso deformato da un ghigno di dolore. Mi sentii mancare, sentii il mio corpo crollare.
Tu non eri più lì con me, e non ci saresti più stato.



#SPAZIO AUTRICE
Salve a tutti. Questo è un racconto breve ispirato dalla canzone 'Moments' dei One Direction. Non è una fanfic in sè ma è strettamente collegato alla band. Spero vi sia piaciuto e vi abbia suscitato almeno la metà delle emozioni che ho provato io scrivendolo. 
Per chi volesse è anche su wattpadd (link nella mia descrizione).
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un abbraccio, M. 
   
 
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