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Autore: FairyCleo    10/09/2017    6 recensioni
“Vedo che la signora ha buon gusto…” – aveva detto il commerciante, avvicinandosi maggiormente a lei.
“Come?” – Bulma era trasalita, persa com’era nei suoi pensieri – “Ah, sì… Certo”.
Sollevando il capo, aveva avuto modo di osservare meglio l’uomo che aveva davanti. Era uno strano figuro, alto, dinoccolato ed estremamente magro, con la pelle color dell’ebano, la testa pelata e un singolare pizzetto azzurro che terminava in un ricciolo accuratamente acconciato che gli dava un’aria del tutto singolare. Persino la voce di quell'uomo era bizzarra, così come i suoi occhi gialli con le iridi allungate simili a quelle dei gatti. La cosa veramente strana, però, era che lei non lo avesse notato sin dall’inizio. Era come se fosse sbucato dal nulla, ma non era il caso di fare tanto la sospettosa e di farsi tutti quei problemi per un semplice mercante, no?
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 37

Quell’immenso dolore

 
Non c’era più.
Il suo adorato, forte, piccolo saiyan, l’unica vera gioia che la vita le avesse mai concesso, non c’era più.
Il suo cuore aveva smesso di battere, le sue palpebre si erano chiuse per sempre e nessuno, nessuno avrebbe mai più potuto restituirglielo.
Stavolta, non ci sarebbe stato un eroe pronto a sacrificare la vita per donarla a lui. Stavolta, non ci sarebbero state le sfere del drago a riportarlo indietro. Stavolta, non ci sarebbe stato niente all’infuori di quell’immenso dolore che la stava letteralmente divorando.
Era colpa sua.
Era solo ed esclusivamente colpa sua.
Gli aveva permesso di prenderlo, ed ecco il risultato. Ecco il frutto seminato dal mostro che era la causa di ogni singolo istante di dolore che avevano dovuto patire. Ecco che, come volevasi dimostrare, Vegeta non sapeva seminare nulla all’infuori di dolore, morte e disperazione.
Che cosa gli aveva mai fatto?
Cosa poteva aver fatto a quel bambino meraviglioso? Al frutto del suo ventre? Lo aveva strangolato, forse? Lo aveva soffocato? Non era stata in grado di scorgere segni di violenza su quel corpicino privo di vita, ma lui doveva avergli fatto qualcosa. Ne era certa. Finché era stato tra le sue amorevoli braccia, Trunks aveva lottato, si era difeso con le unghie e con i denti aggrappandosi alla vita e alla speranza di tornare a essere il bambino sano che tutti avevano avuto l’onore di conoscere.
Ma questo, non sarebbe mai più potuto accadere. Non avrebbe mai più visto gli occhi radiosi del suo bambino, non avrebbe mai più udito la sua risata.
Vegeta lo aveva ucciso.
Vegeta aveva ucciso suo figlio e lei non lo avrebbe mai potuto perdonare.
Mai.
Quel sentimento che stava provando, quella cosa che tutti chiamavano odio, si era insinuato in lei irrimediabilmente. Le radici, dapprima poco profonde, avevano cominciato a nutrirsi di quella linfa malvagia, sino a esplodere nell’istante in cui aveva compreso quello che era realmente avvenuto.
A quel punto, niente aveva più potuto tenere a freno la sua lingua, o il suo cuore.
Aveva vomitato addosso a Vegeta tutto quello che pensava, tutto quello che sentiva, augurandogli di soffrire, di morire, dicendogli che avrebbe preferito vedere lui morto, ma non Trunks. Non lui. Non il suo bambino.
Perché Trunks era suo e solo suo.
Non era mai stato loro. Non veramente, non completamente. Peccato solo che lo avesse capito troppo tardi, quando tutto era inutile, quando tutto era diventato ormai vano.
Avrebbe dovuto dare retta alle sue amiche. Avrebbe dovuto lasciar perdere quel farabutto bastardo che l’aveva messa incinta e si era tirato indietro, incurante di quello che una donna aveva bisogno in una fase così delicata della sua vita. Avrebbe dovuto lasciarlo e provare a riallacciare le cose con Yamcha, come avevano detto loro. Lui avrebbe capito. Avrebbe accettato di crescere il figlio di un altro, l’avrebbe perdonata per quel suo errore e sarebbero stati di nuovo felici. Sì… Avrebbe dovuto fare così dal primo istante. Così avrebbe tenuto lontano Trunks dai pericoli della lotta, dagli orrori della guerra e del combattimento.
Invece no. Lei, testarda come un mulo, aveva zittito quelle che Vegeta definiva pettegole e aveva deciso di provare a far cambiare idea a quel burbero saiyan. E, alla fine, c’era riuscita. Alla fine, erano diventati una famiglia.
O forse no.
Forse, non lo erano mai stati.
E, quando finalmente aveva capito, dopo che Trunks era stato ferito dall’ennesimo comportamento avventato e irresponsabile di Vegeta, dopo che il suo piccolo aveva deciso di immolarsi per salvare suo padre, quando lei aveva davvero compreso che Yamcha sarebbe tornato al suo fianco senza battere ciglio e le avrebbe dato tutto quello che aveva sempre desiderato, aveva scoperto che il loro tempo era finito per sempre.
Non ci sarebbero stati pic-nic, non ci sarebbero state foto di famiglia in cui nessuno aveva il broncio, non ci sarebbero state serate romantiche disturbate da continui brontolii, non ci sarebbero stati più bambini terrorizzati dall’aura emanata da coloro che – purtroppo – aveva contribuito a generarli. Non ci sarebbe stato niente del genere.
Trunks era morto.
Trunks non c’era più.
Per cosa valeva la pena di vivere, ormai?
Avvertiva un dolore fortissimo all’altezza del petto. Per un attimo, aveva creduto che sarebbe morta di infarto. E, forse, sarebbe stato meglio.
Avrebbe raggiunto finalmente il suo piccolo, sarebbe stata lontana da Vickas, lontana da Oozaru, lontana da Vegeta, lontana da quel dolore che aveva investito tutti con la sua furia distruttiva.
Ma no. Lei era sopravvissuta. Lei era lì. Per qualche motivo che la sua mente razionale non riusciva ad afferrare, lei era lì mentre suo figlio… Mentre lui… Lui…Non riusciva neanche a pensarlo.
“Bulma…”.
Yamcha aveva provato ad accostarsi a lei. Aveva provato ad accarezzarla, ad abbracciarla e consolarla, se ciò poteva essere anche solo lontanamente possibile, ma si era spostata di scatto, stringendo con più forza al petto quel corpicino senza vita che mi muoveva mollemente ad ogni suo cambio di posizione.
Lui, sconcertato, offeso – forse – aveva tirato indietro la mano di scatto, mostrandole uno sguardo mortificato. Perché lo stava respingendo? Lui voleva solo aiutarla, voleva lenire il suo dolore, accoglierlo, se possibile. Ma lei non aveva voluto. Lo aveva lasciato solo e lo aveva ferito. Lo aveva ferito mortalmente.
“Nessuno osi toccarlo…” – aveva ringhiato lei. Inginocchiata in quel modo, con il viso rigato dalle lacrime, gli occhi rossi dal pianto, lo sguardo truce e le unghie che quasi penetravano tra le carni di suo figlio, sembrava un animale ferito che ancora cercava di difendere il proprio cucciolo dall’attacco di un gigantesco predatore.
“Nessuno osi toccarlo” – la sua voce era crudele, roca, ferma, carica d’odio.
Nessuno avrebbe toccato suo figlio. Si sarebbe fatta ammazzare, piuttosto. Trunks sarebbe rimasto lì tra le sue braccia finché la morte non avrebbe preso anche lei. E a Bulma, era rimasto solo da sperare che arrivasse al più presto.
Ma gli altri?
Cosa avrebbero fatto tutti gli altri?
L’avrebbero lasciata consumarsi dal dolore o gli avrebbero impedito di farlo?
Vedeva i loro volti, osservava i loro visi e si domandava incessantemente cosa pensassero, cosa provassero, cosa avessero intenzione di fare.
Volevano aiutarla, forse? Volevano lenire le sue sofferenze?
No.
Loro volevano solo strapparle suo figlio dalle braccia, ne era certa.
Lei lo sentiva… Lei, lo sapeva perché era finalmente in grado di vedere. Lo vedeva sul volto di Chichi che, chissà per quale motivo, aveva deciso di diventare l’avvocato difensore del re dei saiyan. Lo vedeva sul volto di quell’oca di Videl, lo leggeva negli occhi di quel patetico di un mr. Satan e nello sguardo di Goten, in quegli occhi che piangevano la morte di suo figlio.
“Tu…” – aveva sibilato – “Proprio tu osi piangere per Trunks? Sì, tu! Parlo con te, Goten! Piccolo verme… È anche colpa tua se Trunks è morto. Tu lo hai… INFETTATO col tuo morso e lo hai ucciso. Sì… Lo hai ucciso insieme a Vegeta. Voi lo volevate morto… Morto!”.
“Ma che cosa stai dicendo, Bulma?” – Chichi era incredula. Poteva rispettare il dolore della turchina, lo comprendeva, ma non poteva accettare quel rancore, quel veleno che stava gettando addosso al suo povero bambino. Se Trunks l’avesse sentita, gli avrebbe spezzato il cuore – “Goten e Trunks erano come due fratelli! LO SONO ANCORA! Come puoi pensare una cosa simile? Come?”.
Senza rendersene conto, era scoppiata a piangere. Aveva voglia di picchiarla, di prendere a schiaffi quel suo viso così perfetto, di darle pugni e calci in quantità tale da farla rinsavire. Pensare che suo figlio avesse voluto una cosa del genere era da folli! Goten era buono, gentile, premuroso, affettuoso e amava Trunks con tutta la sua anima. Lo amava proprio come lo amava Vegeta.
“Sei ingiusta… Sei tremendamente ingiusta”.
Goku, rimasto in silenzio fino a quel momento, non aveva potuto fare a meno di prendere la parola. Goten aveva cercato rifugio tra le sue braccia, e gli si era spezzato il cuore per la seconda volta, dopo averlo sentito singhiozzare. La prima, era stata dopo aver visto quello che Vegeta aveva fatto per Trunks. Non a Trunks, come lei credeva. Perché lui poteva anche essere stato un assassino, uno sporco criminale, un soldato assetato di sangue e qualsiasi altro abominio che la mente umana avrebbe potuto partorire. Ma ora, non lo era più. Ora, era… Era… Goku non aveva idea di cosa fosse diventato il suo amico. Ma, di certo, non era più il mostro che Bulma cercava di dipingere.
“Trunks soffrirebbe molto nel sentire quello che stai dicendo”.
“Oh, ma davvero? E cosa sai tu di mio figlio, Goku? Lo hai mai portato al parco? Hai mai trascorso del tempo con lui? Hai anche mai solo parlato con lui? No, non lo hai mai fatto. Nessuno di voi lo ha mai fatto veramente all’infuori di me. Io sono sua madre, l’unica che lo ama, che lo capisce e lui… Lui… Lui è morto” – e aveva iniziato a dondolarsi avanti a indietro – “Mio figlio è morto… È morto…”.
I suoi singhiozzi riecheggiavano nella caverna, ma sembrava che venissero direttamente dal cuore dell’inferno. Erano i lamenti di un’anima dannata che non sarebbe mai stata investita dalla luce divina.
“Trunks è morto, e io non ho potuto fare niente per impedirlo…”.
Già… Non aveva potuto fare niente. Esattamente, come nessuno dei presenti.
“Sì, Bulma. Trunks è morto. Ma questo tuo atteggiamento non lo riporterà in vita! Nessuno di noi può fare niente per questo, adesso! Ma abbi fede! Io e Vegeta sconfiggeremo Oozaru! Te lo prometto!”.
A quelle parole, aveva smesso di dondolarsi avanti e indietro, rimanendo immobile, impassibile. Il capo era chino, gli occhi fissi su suo figlio, il respiro che diventava ogni istante sempre più affannoso. E il suo cuore… Il suo cuore batteva in modo irregolare.
“Bulma?”.
“Tu non puoi promettermi niente”.
Era scattata in avanti all’improvviso, compiendo un balzo che nessun essere umano comune avrebbe potuto fare. La sua pelle era diventata livida e le fauci, spalancate all’inverosimile, mostravano lunghi canini scintillanti. Un ringhio spaventoso sembrava essere uscito direttamente dalla sua gola.
“STAI ATTENTO!”.
Vegeta, fino a qualche istante prima rimasto impassibile e in disparte, lo aveva avvertito appena in tempo, prima che fosse troppo tardi. Goku aveva spinto Goten di lato, bloccando Bulma con entrambe le mani un attimo prima che potesse morderlo. Sembrava impazzita, invasata, posseduta, e voleva ferirlo a ogni costo. Ma a Goku era parso anche altro. Gli era parso che volesse nutrirsi di lui.
“FERMATI! FERMATI!”.
Era stato Vegeta il primo a intervenire. Aveva bloccato le braccia della turchina con le sue, stringendola con forza, ma senza farle male.
Lei scalciava, urlava, si dimenava, ed era riuscita a divincolarsi in parte dalla sua presa, provando a graffiarlo con quelle sue unghie mostruose. Guardava Goku, e Goku guardava lei. Che cosa dovevano fare?
“BASTA!”.
Vegeta aveva provato a essere più risoluto, per quanto quell’assurda situazione glielo permettesse, ma era chiaro che le parole non sarebbero servite. Era chiaro che sarebbe dovuto passare ai fatti. Ma avrebbe avuto il coraggio di colpirla? Aveva perso suo figlio, sua moglie e l’amore che si era guadagnato in pochissimo tempo, sarebbe stato in grado di sopportare anche la perdita della sua dignità?
Eppure, alla fine, aveva scoperto che non avrebbe dovuto fare niente, perché senza che lui capisse come, Bulma si era accasciata sul petto di Goku, svenuta.
Tra i presenti, era sceso il silenzio. Nessuno si sarebbe mai aspettato che Bulma perdesse i sensi. Questo perché nessuno si sarebbe aspettato che a colpirla sarebbe stato proprio Yamcha.

 
*

Era impaziente.
Aveva atteso così a lungo quel momento e ora stava finalmente per gustarlo.
Certo, magari le cose non erano andate esattamente come aveva sperato, ma perché lamentarsi, a quel punto?
Sarebbe tornato.
E nessuno sarebbe più stato in grado di fermarlo.

Continua…

Ragazze, scusate per l’attesa.
Mi dispiace di non aver aggiornato la scorsa settimana, ma hanno operato la mia nonnina e non ero dell’umore più adatto per scrivere.
Spero di essermi fatta perdonare e che questo capitolo vi sia piaciuto. Siamo agli sgoccioli. Accadrà tutto in due capitoli più l’epilogo, ve lo dico sin da ora. Mi sono fatta ispirare da David Lynch e di far accadere tutto in pochissimi capitoli! Ma il mio, non sarà un finale alla Twin Peaks (serie TV che consiglio a tutti). Io, vi dirò ogni cosa!
A presto!
Bacini
Cleo
   
 
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