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Autore: Crilu_98    10/09/2017    4 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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Winter se ne era andato con un sorriso gelido da quelle che mi parevano essere ore. Avevo passato il tempo alternando stati di veglia in cui cercavo di tranquillizzare Barbara – ancora imbavagliata – e momenti di torpore in cui la testa mi ricadeva sul petto e la vista si faceva sfocata. Ormai non sentivo neanche più le mani e la corda attorno alla mia vita era troppo stretta perché respirassi normalmente in quella scomoda posizione. Mi chiedevo se Connor avesse una qualche probabilità di ritrovarci, ma sapevo che era difficile e mi tormentava sapere che in quel momento stesse sicuramente impazzendo dalla preoccupazione. Rabbrividii nell'udire le piccole zampe di topi invisibili grattare in qualche angolo buio e per non pensarci mi concentrai, come ipnotizzata, su delle gocce d'acqua che cadevano dal soffitto ad intervalli regolari.
Fu allora che la porta si socchiuse un poco, lasciando entrare dell'aria pulita nella stanza satura di umidità; Barbara spalancò gli occhi e si dimenò sulla sedia, ma ad entrare non fu Winter.
L'uomo che apparve sulla soglia era Ezra Clarke.
-Lei!- gridai, esterrefatta. Per un attimo colsi un lampo di imbarazzo nelle iridi dell'operaio, ma poi lui si strinse nelle spalle ed arricciò le labbra in un sorriso furbo.
-Già, io.-
-Ma… Non ha senso…- balbettai. Ezra sbuffò, soffocando una risata:
-Cosa non ha senso, signorina Walker? Che abbia deciso di aumentare le mie entrate collaborando con questi gentiluomini?-
-E' stato lei la causa di tutto questo!- scattai  -E' colpa sua se Mark è in prigione! E' colpa sua se i suoi colleghi rischiano di perdere il lavoro! Ed è un sindacalista: come ha potuto farlo?-
Clarke si avvicinò di qualche passo, studiandomi con aria pensierosa.
-Sa, la prima volta che l'ho vista non potevo credere che lei fosse la sorella di Mark. Voglio dire, non vi somigliate per niente e lei aveva l'atteggiamento di una lepre presa in trappola… Invece lei è la cacciatrice, sempre parlando per metafore. Lei che, come suo fratello, ha la formidabile capacità di mettere in relazione tutti gli elementi che avete in mano e risalire alla verità… Ma entrambi siete totalmente incapaci di capire le persone!-
Sussultai, rendendomi conto che aveva appena esternato una grande verità.
-Lei dovrebbe rappresentare gli interessi dei suoi compagni…- mormorai, incerta.
-E invece ho sfruttato la mia posizione per arricchirmi, è semplice. Dio mio, sembra sinceramente sconvolta! Il mondo gira così, bambina, lo sanno tutti… Tranne lei e Mark, a quanto pare. Povero Mark, così vicino a vedere la realtà… Eppure così cieco!-
-Vuole dire che mio fratello non sapeva che era lei il ladro?-
-Esattamente. Forse, se avesse avuto a disposizione un altro paio di giorni, allora avrebbe aperto gli occhi… Invece, nonostante fosse riuscito a risalire a Stuart e si fosse fatto un'idea abbastanza precisa di come funzionasse il nostro piccolo inganno, la sua mente si rifiutava di comprendere la mia colpevolezza! E' stato un ingenuo.-
-Mark è un uomo onesto!- ringhiai, mentre le lacrime premevano ai bordi dei miei occhi -E non avrebbe mai potuto immaginare un tradimento del genere! E lei, lei… E' un bastardo ipocrita, Clarke!-
L'uomo mi guardò quasi con compassione:
-Il socialismo, la democrazia, l'uguaglianza… Sono belle parole, signorina Walker, ma non portano lo stipendio a casa. Le teorie di Marx e i libri di Engels non ti fanno mangiare… Ci ho messo un po' anche io a capire che la realtà, purtroppo, è sempre molto diversa da come la vorremmo e che nonostante i nostri sforzi non può essere modificata. A cosa serviranno gli scioperi? Le proteste? A nulla, ecco a cosa!-
-Ma era lei a guidare la sommossa contro Calloway!- strillai, allibita e confusa.
-Ma certo, era il mio dovere da sindacalista! Non sono mai stato un buon capo, ma non sono uno stupido: so leggere e scrivere e questo può fare la differenza quando si tratta di parlare ad una massa di operai ignoranti ed analfabeti. E' facile manipolarli, sobillarli contro il padrone che ha ingiustamente incarcerato un nostro compagno… La mia presenza in quella piazza non era solo sensata ma si è rivelata anche necessaria, vista la sua inopportuna comparsa!-
-Immagino quindi che sia stato lei a dare l'ordine di eliminarci!-
-Una mossa avventata, lo ammetto, ma lei mi aveva spaventato, signorina Walker. L'avevo sottovalutata e quando la vidi entrare nella fabbrica con Calloway capii che quell'errore avrebbe potuto far saltare l'affare: dopo la morte di Jefferson io ed i miei soci eravamo parecchio… Nervosi, diciamo. Purtroppo con quel poco preavviso non sono riuscito a trovare che un dilettante, che si è fatto prendere dal panico quando ha visto i gendarmi lanciarsi al suo inseguimento. Ma penso che sia comunque riuscito nel suo intento. Come se la passa Price?-
"Non sanno che era con me in quel quartiere!" pensai, con un moto di sollievo che nascosi alla perfezione.
-Sopravvivrà.-
-Non a lungo, temo!- sghignazzò Clarke, avviandosi verso la porta.
-Lei ha paura, vero, signor Clarke?-
L'uomo si irrigidì e si voltò nuovamente verso di me con i lineamenti tirati dalla sorpresa.
-Cosa sta farneticando?-
-Lei ha ragione: né io né Mark siamo bravi a comprendere la vera natura delle persone. Nostra madre ci ha però insegnato a leggere le loro emozioni. E lei ha paura di essersi spinto troppo oltre.-
La mia voce assunse un timbro sinistro che echeggiò lungo le pareti umide della nostra prigione.
-Ha vergogna di ciò che ha fatto. Altrimenti perché sarebbe qui, a parlare con me?-
Le dita di Ezra Clarke allentarono il colletto della camicia con gesti frenetici ed i suoi occhi guizzarono angosciati e come impazziti da una parte all'altra. Poi, però, l'operaio riacquistò una parvenza di compostezza e si inoltrò verso il corridoio fiocamente illuminato.
-Sbaglia a pensare di conoscermi. Questo è solo un addio, signorina Walker, perché quando la vedrò di nuovo, lei non sarà più tra i vivi.-
 
La tensione delle ore successive fu acquietata solo in parte dall'arrivo di un uomo che ci servì malamente da mangiare: sebbene un tozzo di pane potesse fare poco contro i crampi del mio stomaco, quella presenza arcigna mi confortò.
"Se ci nutrono vuol dire che sono ben lontani dal prendere Connor. C'è ancora speranza!"
L'altro aspetto positivo fu che finalmente Barbara venne liberata del bavaglio ed il nostro carceriere non ritenne necessario metterglielo di nuovo prima di andare via. La ragazza aspettò che lui fosse andato via, prima di lasciarsi andare ad un'isterica litania di imprecazioni che mai mi sarei aspettata sulla sua bocca.
Quando finalmente si fu calmata, rivolse verso di me gli occhi castani rossi per il pianto:
-Stai bene, Lizzie?-
-La testa mi gira, ma più per la fame che per la botta che mi hanno dato. E non sento più le braccia… Tu?-
-Più o meno lo stesso, tranne per il fatto che ero ben cosciente mentre mi portavano qui.-
-Quindi sai dove siamo?-
-No, purtroppo ero bendata… Ma ho contato i passi che ho fatto per arrivare in questa stanza. Sono quasi del tutto certa di poter trovare l'uscita.-
-Beh, non è molto rassicurante, ma se è tutto ciò che abbiamo…-
-Prima dobbiamo trovare il modo di liberarci.-
"Già, questo potrebbe essere un serio problema."
Provai a tirare i legacci che mi tenevano stretti i polsi, ma ottenni solo una fitta di dolore che si ripercosse fino alle spalle; poi però mi accorsi che sbilanciandomi poco alla volta riuscivo a trascinare la sedia attraverso la stanza.
Lasciando vagare lo sguardo sulle pareti spoglie vidi alcuni chiodi storti che in origine dovevano sostenere uno scaffale. Li indicai a Barbara:
-Sono troppo in alto per me. Tu sei più alta, forse…-
-E' una pazzia! E se tornano prima che io riesca a liberarmi?-
-Ci danno da mangiare una volta al giorno, giusto? Bene, allora abbiamo altre dodici ore a disposizione. Se Winter o Clarke si facessero vivi prima… Beh, a quel punto non ci sarebbe più molto da fare per noi.-
 
P.O.V. Mark
 
Ero bagnato fino al midollo ed indossavo ancora gli abiti da carcerato quando mi introdussi senza far rumore nel giardino della residenza dei Calloway.
La prima volta che ero entrato nella camera di Barbara a quel modo, arrampicandomi sulla pianta che svettava accanto al suo balcone, ero teso e spaventato da ciò che avrei trovato dall'altra parte. Di certo non mi sarei mai aspettato la visione della sua pelle chiara appena nascosta dalle lenzuola impalpabili e i suoi occhi languidi che scintillavano, pieni di aspettative, nell'oscurità della stanza. La stessa in cui ora sostavo, sgocciolando sul prezioso tappeto in foggia orientale, osservando con malinconia il letto vuoto ed intatto.
Condividere le mie notti con lei era più di un'abitudine, era una droga. Ciò che amavo di più erano la sua espressione soddisfatta dopo il sesso e le parole sconnesse che mi sussurrava all'orecchio prima di addormentarsi, dolci come le fusa di una gatta; ma in quel momento sentivo anche la mancanza delle albe che mi avevano costretto ogni volta ad abbandonarla, dopo aver rimirato il suo volto disteso nel sonno per tutto il tempo che potevo.
Silenziosamente mi riscossi da quei ricordi dolorosi e mi mossi furtivo attraverso le stanze deserte di quella casa: ciò che cercavo non era certo nella stanza di Barbara.
La porta dello studio di Thomas Calloway non era chiusa a chiave e mi fu facile scivolare all'interno senza farla scricchiolare neanche un po'.
Sapevo bene, grazie anche alla visita che quel tale, Winter, mi aveva fatto durante la prigionia, che non ero molto lontano dalla verità quando Jefferson era emerso dal passato per rovinarmi la vita.
Non ero per questo più vicino a scoprire l'identità del ladro della fabbrica, ma avevo un piano, pazzo e disperato almeno quanto l'idea di buttarmi dalle mura della prigione.
I lividi e le abrasioni che mi ero procurato sbattendo contro gli scogli bruciavano, ma in qualche modo contribuivano anche a mantenermi concentrato sull'obiettivo. E il mio obiettivo, invece di essere chiuso nel primo cassetto della scrivania di Calloway, era tranquillamente appoggiato sul suo ripiano, in bella vista.
Mi irrigidii, alternando lo sguardo tra la pistola lucida e Thomas Calloway, che sedeva nella sua solita poltrona. Il buio quasi totale mi impediva di scorgere i dettagli del suo volto, ma ero quasi certo che non intendesse spararmi. Lui fu il primo a rompere il silenzio:
-Sapevo che saresti venuto qui.-
-Quindi immagino che appena metterò piede fuori di qui sarò circondato e riportato in prigione.- sibilai, infuriato. Calloway scosse la testa:
-No, no, ragazzo… Non ho detto niente alla polizia.-
-Perché?- Ero sorpreso e sospettoso, perciò non avanzai di un passo, anche quando l'uomo mi fece cenno di avvicinarmi.
-Perché tu hai protetto Barbara meglio di quanto potessi fare io. L'hai addirittura amata più di me… Oh, l'ho scoperto da poco, grazie ad una delle mie cameriere: è venuta da me la sera in cui lei è scomparsa, confidandomi, piena di vergogna, delle vostre avventure notturne. Aveva paura che Barbara stesse tentando di farti evadere! E non mentirmi, so che te l'ha proposto. Credo che tu sappia chi c'è dietro tutto questo, o almeno lo sospetti, ma hai tenuto la bocca chiusa, rischiando di essere impiccato… Perché?-
-Perché avevano minacciato Barbara.- confidai, in un soffio. Calloway annuì:
-Sì, lo immaginavo. Bene, veniamo a noi ora: sei qui per uccidermi?-
-Cosa?- esclamai, allibito -No, certo che no!-
-Oh, ragazzo, forse me lo merito, sai? Ho lasciato mia figlia indifesa e sono troppo vecchio e malato per correre a salvarla. Però sono sollevato che non userai questa pistola contro di me, alla fine: prendila, è tua. Eri venuto a prendere questa, no?-
Circospetto, come un animale selvatico che fiuta la trappola, mi avvicinai alla scrivania e soppesai l'arma, una delle migliori della produzione di Calloway.
-Direi che ora non posso uscire dalla porta padronale.- commentai, lanciando una veloce occhiata alla finestra.
-Direi di no.- borbottò Calloway e finalmente si mosse: la luce della luna mi rivelò un viso stanco ed improvvisamente invecchiato, come se la preoccupazione per la sorte di Barbara gli avesse sottratto interi anni di vita. Gli occhi, però, brillavano acuti e decisi come sempre:
-Non ho ben capito qual è il tuo vero nome.-
-Mi chiamo Mark Walker…- mormorai, sentendo che una parte di me, dopo dieci anni, tornava finalmente a vivere, libera dal peso di una menzogna che avevo raccontato per troppo tempo.
-Ed è un nome onorevole?-
-Ho cercato di renderlo tale, sì. A questo proposito, signore, io…-
-Parleremo un'altra volta di quell'omicidio, Mark Walker. Ora, ti prego, riporta a casa la mia bambina.-
Per un attimo rimasi come folgorato, incapace di credere che Thomas Calloway mi avesse appena supplicato; poi sentii il petto gonfiarsi d'orgoglio e per un attimo l'angoscia si fece meno pressante.
-Lo farò, signore. Fosse anche l'ultima cosa che faccio.-
 
 
Angolo Autrice:
Purtroppo sindacalisti come Ezra Clarke non erano l'eccezione a quell'epoca: la maggior parte di loro finì per tradire la causa degli operai, stringendo accordi con i padroni delle fabbriche, il governo americano o la mafia statunitense, come in questo caso.
Lizzie e Barbara non sono rimaste con le mani in mano, ma non tutto va come previsto: ve l'aspettavate questo tentativo di fuga, o credevate che avrebbero atteso Connor e Mark? E a proposito di Mark, che ne dite del discorsetto che ha fatto Calloway?
 
  Crilu 
   
 
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