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Autore: lodoredelmare    11/09/2017    2 recensioni
“And I'll hold on to this moment you know, As I bleed my heart out to show, And I won't let go”
Avevo bisogno di vederlo, toccarlo, sentirlo e non mi importava se mi stavo umiliando. Sarei rimasta al suo fianco anche se mi aveva spezzato il cuore copiosamente, anche se era uno stronzo perché lo amavo troppo da lasciarlo andare e io non volevo. Mi sarei tenuta stretta questi piccoli momenti, gli unici che ci restavano perché le cose erano ormai troppo cambiate, avrei fatto di tutto per non lasciare che questi svanissero come fumo disperso nell’aria.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Kikyo, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Inuyasha/Kikyo
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“[…] people fall in love in mysterious ways

Maybe just the touch of a hand

Oh me I fall in love with you every single day”

Ed Sheeran, Thinking Out Loud

 

“Le persone si innamorano in modi misteriosi, 

forse solo con lo sfiorarsi delle mani. 

Io, invece, m’innamoro di te ogni singolo giorno”

 

 

L’arrivo delle vacanze estive portò con sé anche un inaspettato aumento delle temperature rendendo l’aria calda ed afosa e il terreno arso dal sole, le giornate incominciarono ad allungarsi così come le notti divennero sempre più corte mentre il campus incominciò velocemente a svuotarsi. Erano molti i ragazzi che preferivano passare le vacanze estive a casa propria piuttosto che rimanere in sede universitaria; io decisi di rimanere e tenere compagnia a Sango che si era ritrovata costretta a non partire a causa di un lavoro estivo che si era trovata.

Sango lavorava solo la sera come cameriera in un bar non molto distante dal campus, giusto una decina di minuti con l’autobus, e passavamo le nostre giornate a rilassarci godendo delle placide temperature estive nella nostra camera con il ronzio del ventilatore come unica compagnia. Alle volte ci raggiungeva anche Ayame rendendo la nostra solitudine un po’ più piacevole. Capitava spesso che organizzavamo un picnic all’aperto solo per noi donne, passavamo il pomeriggio ad ascoltare la musica o a giocare a shogi all’ombra delle fronde degli alberi.

Avevamo deciso di allontanarci dallo studio per due settimane cercando di goderci appieno quelle giornate estive.

Quando Sango si recava al lavoro io mi rintanavo nuovamente in camera passando le serate a leggere un buon libro o a vedere un film.

Da quando erano incominciate le vacanze estive di Miroku non si era più vista neanche l’ombra, tanto meno quella di Inuyasha. Venni poi a sapere che i due coinquilini con l’aggiunta di Koga avevano deciso di intraprendere un viaggio per le Filippine per poi ritornare poco prima del rientro alle lezioni.

Mi ritrovai spesso a pensare ad Inuyasha. Rimunginavo su quei baci rubati -i miei primi baci!, che mi avevano terrorizzata e sconvolta ma anche resa estremamente felice, non credevo che un semplice contatto potesse rendermi così entusiasta.

Mi capitava di sognare Inuyasha, sognare i suoi occhi ed il suo sorriso, sognare la sua risata e quelle labbra che mi avevano fatta volare lontano sempre più in alto fino a raggiungere una piccola parte di infinito. Mi ritrovai a sognare il seguito di quei meravigliosi baci imporporandomi le guance mentre affondavo in un mare di imbarazzo.

Rinchiusa nella mia camera, seduta sulla mia sedia, appoggiata alla mia scrivania con il libro di algebra aperto dinnanzi a me vissi il più bel bacio della mia vita regalatomi da un ragazzo meraviglioso che fin dal primo istante mi aveva ammaliata rendendomi tuttavia anche estremamente vulnerabile e ciò mi spaventava.

Dopo quel bacio vidi Inuyasha solo una volta alla mensa, seduto al fianco di Kikyo mangiava con golosità un piatto abbondante di ramen e quando alzò gli occhi dalle bacchette di plastica li vidi incastrarsi nei miei. Oro e cioccolato che si fondevano insieme. Mi regalò un sorriso che fece palpitare il mio cuore. Mi stavo innamorando di lui ogni giorno che passava. 

Oggi più di ieri ma meno di domani.

 

Mi stavo preparando per la mia consueta maratona di Breaking Bad quando una trafelata Ayame non irruppe in camera mia distruggendo la mia quiete come se fosse una terribile tromba d’aria.

    “Oggi andiamo a trovare Sango” decretò lei decisa mentre, incurante del mio aspetto piuttosto casalingo, incominciò a trascinarmi fuori dalla mia stanza.

Mi vergognavo da morire con i miei pantaloncini della tuta grigio chiaro e la mia informe t-shirt bianca in cui ci potevo navigare per quanto mi stava larga ma Ayame sembrò non essere molto interessata alle mie proteste continuando a tenermi per il braccio e tirandomi fino a raggiungere l’esterno del campus.

    “L’autobus passa tra qualche minuto” disse lei solamente. Gettai lo sguardo sulla pazza ragazza dai capelli rosso fuoco oggi acconciati in una disordinata ed alta crocchia e trovai il suo viso così luminoso con quell’ampio sorriso che lo abbelliva, le guance imporporate che coprivano le numerose lentiggini che imperlavano il suo buffo volto. 

Compresi subito che si trattava di Koga e del suo ritorno, la ragazza non aveva fatto altro che fare il countdown da quando il demone lupo era partito assieme ai suoi amici, e mi limitai a sorridere teneramente. Trovavo l’amore a dir poco meraviglioso. Tuttavia quella tenerezza che stavo provando per la mia amica svanì immediatamente; l’arrivo di Koga significava anche il ritorno di Inuyasha. Ma io ero anche senza reggiseno! Quando ero in camera da sola mi piaceva stare comoda e il reggiseno lo reputavo un oggetto infernale nato unicamente per torturare le donne con la sua incredibile scomodità purtroppo avendo un seno piuttosto abbondante non potevo fare a meno di utilizzarlo costantemente.

    “Ayame non mi hai fatto né cambiare e nemmeno prendere il portafogli, come lo pago ora il biglietto dell’autobus?”.

    “Offro io” rispose solamente la ragazza con la mente persa in chissà quale pensiero.

Cercai di prepararmi psicologicamente alla mia imminente figuraccia. Volevo sotterrarmi.

 

Il bar di Sango rispecchiava alla perfezione l’idea di pub irlandese con il suo pavimento in legno e le numerose insegne appese alle pareti. Con la luce soffusa si espandeva nell’aria le note concitate di una musica rock -probabilmente i Thirty Seconds to Mars, mentre tutti i tavoli parevano essere gremiti di clienti intenti a gustarsi con divertimento la propria birra.

Vidi Sango dietro al bancone che serviva con abile velocità un gruppo di ragazzi stranieri con un ammiccante sorriso disegnato sulle labbra, i capelli raccolti nella sua solita scombinata coda di cavallo e con le guance rosse a causa del troppo caldo estivo nonostante fosse sera.

Io e Ayame salutammo con un ceno della mano la ragazza che con un gesto del dito ci fece comprendere che ci avrebbe raggiunte in seguito, Ayame mi trascinò senza esitazione alcuna verso una tavolata attorniata da ragazzi.

Riconobbi i capelli stretti in un basso codino di Miroku e le strane zazzere di Ginta e Hakkaku mentre in seguito ad una sonora imprecazione riconobbi la bassa voce di Koga. Seduto in un angolo c’era Inuyasha intento a prepararsi una sigaretta artigianale tenendo stretto con le labbra il piccolo filtro bianco, con un leggero movimento del capo seguiva a ritmo la musica.

I miei occhi rimasero inchiodati sulla sua figura per un tempo più lungo mentre sul mio volto si disegnava della perplessità. Avrei riconosciuto Inuyasha ovunque anche se quella sera era piuttosto diverso sempre affascinante ma con i lunghi capelli neri come le tenebre, l’assenza di quelle buffe e candide orecchie e gli occhi di un nero intenso da risultare quasi inquietante.

Ayame salutò calorosamente Ginta e Hakkaku per poi tuffarsi in un lungo ed appassionato bacio con Koga che per poco non precipitò dallo sgabello privo di schienale. Miroku mi salutò con un abbraccio e un bel sorriso, i denti bianchi che esaltavano la carnagione colorita dovuta a lunghe giornate passate sotto il sole.

    “Ti ho portato un regalo” mi disse lui lasciandomi tra le mani un piccolo oggetto.

    “Ma non dovevi” mi sentivo imbarazzata di fronte a tutta quella gentilezza e a quell’affetto che Miroku da sempre mi mostrava.

    “Figurati. Un piccolo regalo per la nostra piccola Kagome” mi strizzò l’occhio facendomi ridere. Tra le mie mani vi era un portachiavi in legno colorato che mostrava un delfino azzurro e la scritta Filippine sul dorso.

Mi sedetti al fianco di Miroku che intanto si stava versando dell’altra birra da una delle tante caraffe sparpagliate sul tavolo.

Inuyasha non si era minimamente accorto della mia presenza ancora indaffarato nel prepararsi la sua sigaretta. Una volta terminato l’appoggiò sopra il suo orecchio così strano su di lui, così normale, un classico orecchio umano per poi prendere un lungo sorso dal suo grande bicchiere di birra.

Mi persi nella sua figura così perfetta e armoniosa, la pelle più scura in contrasto con quella leggera camicia bianca a maniche corte con i primi quattro bottoni volutamente liberi che lasciavano in esposizione una porzione di petto abbronzato quanto il suo volto dai lineamenti definiti. Quel neo che avevo intravisto tempo addietro sotto il suo occhio sinistro quasi si confondeva con il suo nuovo colorito.

Miroku lo richiamò a gran voce portando Inuyasha a posare il suo sguardo sulla figura dell’amico in questo modo finalmente si accorse della mia presenza. Incatenò i suoi occhi così scuri ai miei rivolgendomi un adorabile ghigno furbo che mi fece rabbrividire, il mio sguardo posato sulle sua labbra di cui avevo un disperato bisogno di baciare nuovamente. Mi vergognai quasi dei miei pensieri.

Stavo per salutarlo quando al fianco di Inuyasha comparve un’alta e longilinea figura. Kikyo nei suoi corti pantaloncini bianchi che mostravano due lunghe ed affascinanti gambe si sedette su Inuyasha passandogli una braccio attorno alle spalle del ragazzo che portò tutta la sua concentrazione su di lei.

Sentii il respiro mozzato a quella vista, alla loro complicità, alla carezza che Kikyo gli stava donando, al sorriso divertito che lui le rivolgeva. Provai gelosia per quella loro relazione apparentemente così forte e sicura, per quella possibilità che la ragazza aveva nel toccare tutte le volte che voleva Inuyasha, alla sua possibilità nel vederlo tutti i giorni, nel vedere ogni sua singola sfaccettatura, ogni sua smorfia, ogni suo ghigno, ogni suo broncio.

Incominciai a sentirmi male con la testa che vorticava furiosamente ed una stretta al cuore che mi mozzò il respiro, sentivo gli occhi pizzicare e le labbra tremare. Il culmine giunse quando vidi le belle labbra di Kikyo appoggiarsi velocemente su quelle di Inuyasha, quelle labbra che tempo addietro erano state per un pomeriggio solamente mie. Sentivo le mie gambe tremare mentre una strana tristezza da me mai provata s’impossessò della mia persona, volevo scappare via da quella scena allontanarmi il più possibile da quelle persone così felici incuranti della mia sofferenza.

Nella mia mente si installarono pensieri dolorosi che mi fecero male, un dolore acuto all’altezza del petto.

Cosa ti aspettavi? Tu sei niente in confronto a Kikyo. Non hai visto quanto è bella? Così elegante e raffinata, di una bellezza eterea quasi divina diversamente da te così scialba ed anonima con quei chili di troppo che nonostante gli anni sono ancora presenti, con quegli occhiali da sfigata che indossi quando leggi, con quella maglia enorme e stropicciata e con quei capelli spenti e corti rispetto ai suoi.

Non mi era mai importato di fare colpo sugli altri, specialmente sui ragazzi, la gente mi doveva apprezzare così com’ero anche se ero terribilmente banale, invece per la prima volta desiderai ardentemente essere un po’ più come le altre ragazze: vestita bene in modo da esaltare la mia figura, truccata in modo da nascondere quelle brutte imperfezioni sul mio viso.

Con un sorriso tirato rivolto a Miroku mi alzai dalla sedia in legno, ignorai la voce di Ayame che mi chiamava perplessa e mi allontanai il più velocemente possibile da quella tavolata ma soprattutto da quel bacio tra Kikyo ed Inuyasha che si era instaurato nella mia mente e che non voleva abbandonarmi.

Con la vista appannata mi ritrovai fuori da quel pub e cercavo di respirare ma soprattutto di non piangere, di non permettere che quelle stupide lacrime solcassero il mio volto.

Mamma me lo diceva sempre: non lasciare mai che un ragazzo ti faccia piangere.

La sensazione di fresco che quella serata estiva regalava mi fece riprendere piano, il cuore che iniziò a rallentare i suoi battiti, le lacrime che smisero di fare le prepotenti tuttavia quel dolore continuava a persistere non cessando affatto.

Cercavo di non pensare guardandomi attorno. Il via vai del pub mi distraeva, osservavo quei ragazzi così diversi tra loro che sembravano apparentemente così felici e spensierati con le loro sigarette tra le dita e la birra sorretta con le mani, avvertivo le loro risate concitate le loro chiacchiere esuberanti talvolta facendo volare qualche imprecazione colorita. Apparivano così privi di problemi.

Un cane randagio dall’aspetto piuttosto trasandato annusava un palo poco distante da me per poi alzare la sua zampa per fare i suoi bisogni. Una ragazza gli lanciò poi un po’ di patatine che l’animale mangiò con voracità scodinzolando allegramente.

Alzai gli occhi al cielo a quella distesa priva di stelle così scura e profonda in cui ci si poteva perdere. Nemmeno la luna quella sera aveva deciso di mostrarsi. 

Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? 

     “Perché non entri dentro?” quella voce bassa e roca a tratti divertita mi fece sobbalzare, quella voce che conoscevo e che avevo imparato ad amare.

Mi voltai e dinnanzi a me si parò il profilo perfetto di Inuyasha, la frangia scura che gli ricadeva su quegli occhi altrettanto scuri, il naso dritto e la sigaretta serrata tra le sue labbra. Labbra che avevano baciato Kikyo.

Non gli risposi e puntai nuovamente lo sguardo su quella volta infinita e misteriosa di cui gli uomini da sempre si erano posti quesiti e formulato ipotesi.

    “Mi sei mancata” quella frase che in un’altra occasione mi avrebbe fatta sciogliere in quel momento mi fece letteralmente infuriare.

    “Se ti sentisse Kikyo non credo che ne sarebbe contenta” lo vidi ridacchiare per poi espirare un po’ di fumo grigiastro che si disperse nell’aria.

    “Gelosa?”.

    “Non so di cosa tu stia parlando”.

    “La piccola Kagome sta tirando fuori gli artigli. Vacci piano miciotta che il cane ti potrebbe anche mordere” mi veniva voglia di tirargli uno schiaffo. Ingenua sì ma non stupida!

Inuyasha continuò a fumare lo sguardo ancora rivolto dinnanzi a sé mentre il mio continuava ad essere inchiodato al cielo.

Nonostante tutto, quell’acuto dolore al petto lentamente stava incominciando a scemare grazie alla presenza di Inuyasha.

Una domanda mi frullava nella mente già da un po’ che mi tormentava e mi logorava dentro. Dovevo fargliela, dovevo sapere altrimenti non avrei mai compreso.

    “Perché mi hai baciata?” questa volta spostai il mio sguardo sulla sua figura così diversa da come me la ricordavo, così umana.

Inuyasha diede un altro profondo tiro alla sua sigaretta che ormai stava per terminare, si volse verso di me ed espirò tutto il fumo sul mio volto facendomi tossire.

    “Lo sai che quando un ragazzo ti espira addosso il fumo vuol dire che ti vuole scopare?”.

Mi ritrovai ad arrossire continuando a tossire cercando di allontanarmi da quella puzza terribile.

    “Rispondimi” dissi solo.

    “Mi piaci Kagome. Molto”.

    “E Kikyo?”.

    “Io e Kikyo non stiamo insieme” quell’affermazione mi sorprese mentre un minuscolo barlume di felicità mi fece sorridere.

    “Ma quel bacio?”.

Inuyasha ridacchiò scuotendo piano il capo “Io e Kikyo siamo stati insieme ma tempo fa. Siamo solo amici. Amici che fanno delle cose”.

Ero perplessa e non sapevo più a che pensare, non sapevo se dovevo sentirmi irritata o felice di quella sua affermazione. Non sapevo se credergli o meno, non sapevo che fare.

    “Fin dalla prima volta che ti ho vista mi sei subito piaciuta” mi disse ancora facendomi palpitare il cuore “E in questo momento ho una gran voglia di baciarti”.

 

“Cause I want it now I want it now 

Give me your heart and your soul 

And I'm breaking out | I'm breaking out 

Last chance to lose control”

Muse, Hysteria 

 

“Perché lo voglio ora, lo voglio ora 

Dammi il tuo cuore e la tua anima 

E sto consumando, sto consumando 

L'ultima possibilità per perdere il controllo”

 

Perché io non so dirgli di no, non ci riesco proprio. Perché io al suo cospetto sono fragile e debole, perché quando mi ha presa per mano e mi ha trascinata con sé non potevo fare a meno di essere felice anche se una parte di me si allarmava -stai attenta!, perché lui ha detto di volermi baciare e io non desideravo altro. Perché mi era mancato e mi erano mancate le sue labbra che avevo continuamente sognato, perché mi affascinava e mi attraeva ma soprattutto perché mi piaceva.

Cuore e cervello iniziarono a fare a pugni, scontri violenti tra loro. Il cuore mi diceva fallo!, il cervello mi diceva ti farà stare male! e soffocai quel lato di me così razionale che per tutta la vita non mi aveva mai fatta vivere veramente sempre dietro alle regole, sempre attenta a fare ciò che è giusto e corretto. Ma se una cosa ti rende felice come può essere sbagliata? E Inuyasha mi rendeva felice perché con lui tutto svaniva e le uniche cose più importanti rimanevamo io e lui.

Per la prima volta non pensai, il cervello svuotato da tutti quei dubbi e quelle paure. Non ero come quella volta in camera sua che appena mi baciò lo allontanai bruscamente così terrorizzata dalla sua irruenza inaspettata e non ero come quella volta in camera mia così impacciata e timida, mi sentivo più sicura di me perché mi aveva detto che gli piacevo e nonostante la figura di Kikyo ancora impressa nella mia mente mi sentivo un po’ più bella anch’io.

Avevamo corso fino al raggiungimento di un parco, ci fermammo con il respiro affannato ma con la contentezza che si leggeva nei nostri occhi. Sulle sue guance ecco presenti quelle fossette, mi trovai a toccarle con un dito divertita e lui mi guardò perplesso per poi mettersi a ridere strizzando quegli occhi come pece fino a farli quasi scomparire.

Lo amavo, lo amavo da impazzire e non volevo lasciarlo andare mai più.

Inuyasha mi baciò un po’ con un’irruenza che mi fece sobbalzare, nonostante quel po’ di sicurezza che viveva ora in me mi sentivo ugualmente impacciata a causa della mia inesperienza. Non sapevo che fare ma le labbra di Inuyasha continuavano a lambire le mie con disperazione ed ingordigia, come un assetato che beve avidamente dell’acqua. Sentii la sua lingua fare capolino, spingeva tra mie labbra ancora serrate e io non gli negai affatto l’accesso, le aprii piano e mi sentii travolta da un emozione talmente forte che sentii le mie gambe cedere. 

Inuyasha si staccò da me per riprendere fiato, le labbra rosse e piene così come le sue guance. Lo vidi guardarsi attorno e mi domandai cosa -o chi, stesse cercando.

Con la mano ancora stretta alla mia ci incamminammo verso un basso muretto dove mi fece sedere, in questo modo la nostra altezza era la stessa.

Affogai in quegli occhi così scuri e misteriosi in cui brillavano i riflessi dei lampioni che illuminavano fiocamente il parco. Sarei rimasta ad osservarli anche per tutta la vita.    

    “Perché sei così?” gli domandai piano il respiro ancora affannato per la corsa ed il bacio frenetico.

    “Sono un mezzo demone” disse solamente.

Si gettò nuovamente sulle mie labbra riprendendole a baciare con una passione che non avevo mai sentito in vita mia, sembrava non riuscire a resistere necessitando come l’ossigeno i nostri baci.

Avvertii le sue mani accarezzarmi le cosce di cui un po’ mi vergognavo per la loro pienezza per poi seguire un percorso che andava sempre più in alto. Sfiorò piano i miei fianchi per poi raggiungere la pancia, passò alle braccia che me le massaggiò dolcemente e infine raggiunse il mio collo. Con i pollici disegnava il profilo della mia mascella, i nostri occhi chiusi intenti a gustarci ancora più profondamente quell’intimo contatto che mi faceva rabbrividire.

Un piccolo urlato sorpreso uscì dalle mie labbra quando la sua mano si posò rudemente sul mio seno, unico tessuto che ci separava era il cotone leggero della maglietta, per poi stringerlo piano e massaggiarlo.

Lo sentii sospirare sulle mie labbra, aprii gli occhi e vidi il suo volto contratto in una smorfia quasi di sofferenza.

    “Mio Dio” sussurrò lui con voce bassa e roca, rotta dall’emozione “Mi farai impazzire”.

Quella frase gonfiò di poco il mio ego, non avrei mai creduto di poter far impazzire un uomo.

E se una mano rimaneva ancorata al mio seno, un’altra con fare furtivo iniziò a scendere sempre più in basso sollevando un poco il lembo della t-shirt il tutto senza smettere per un secondo di baciarci. 

Stavo impazzendo, mi sentivo estasiata a causa dei suoi baci divenuti ormai come una droga per me. Non capivo più niente, la testa leggera, i brividi che formicolavano per tutto il mio corpo e la sua mano proprio sull’orlo dei mie corti pantaloncini della tuta che usavo per stare comoda in casa.

Lo sentii giocare con il laccetti facendomi solletico sulla piccola porzione di pelle sotto la mia pancia morbida data dai quei pochi chili in più.

Fu quando le sue dita così esperte e voraci si intrufolarono sotto la stoffa dei pantaloni che sobbalzai, mi trovai ad allontanarlo da me le mie mani appoggiate sulle sue spalle, gli occhi spalancati dallo stupore con le guance rosse e le labbra tumide mentre lui mi osservava non capendo con lo sguardo appannato dal piacere.

    “Lasciati andare” mi sussurrò e senza demordere iniziò a baciarmi il collo. Lo succhiò, lo mordicchiò, lo lambì come il cane che era per poi annusarlo profondamente e quella mano che imperterrita non voleva scostarsi da quel punto così intimo e privato che mi imbarazzava terribilmente.

Cercai di respingerlo facendo pressione sulle sue spalle ma Inuyasha era indubbiamente più forte di me, anche se in quel momento non viveva in lui il suo lato demoniaco, e mi ritrovai ad arrendermi facendomi scappare un sospiro di resa.

Avevo paura ma provai a fidarmi di lui, di quel ragazzo che mi stava facendo impazzire che si era intrufolato nella mia vita di prepotenza senza chiedermi permesso alcuno.

Le sue dita corsero sotto le mie mutandine sfiorando la mia femminilità.

E quella mia primissima esperienza mi fece letteralmente perdere la testa. Divenni folle e affamata di lui.

Fu un attimo ma l’eternità.

“And I want you now 

I want you now I'll feel my heart implode 

And I'm breaking out 

Escaping now 

Feeling my faith erode”

Muse, Hysteria

        “E ti voglio ora 

Ti voglio ora sentirò il mio cuore implodere 

E sto esplodendo 

Sto scappando 

Sentendo la mia fede vacillare”

 

Stare con Inuyasha significava essere folli, perdere il controllo, non tenere più conto dei miei freni inibitori che mi impedivano di fare pazzie di essere irrazionale.

Stare con Inuyasha significava mettere a nudo me stessa, scoprire lati di me che non credevo di possedere divenendo totalmente libera di fare quello che volevo, di esprimere al meglio me stessa senza pensare alle conseguenze.

Inuyasha era un libertino, non rispettava le regole e faceva quello che più gli passava per la testa.

Con lui mi trovai essere passionale ed affamata, affamata di lui e dei suoi baci, dei suoi tocchi, delle sue carezze e dei suoi morsi.

Ero famelica e avevo voglia di sperimentare e di scoprire cose che che mi ero da sempre negata, io che per tutta la vita ero stata una ragazza ligia alle regole e che le seguiva scrupolosamente con una rigida attenzione, sempre attenta a ciò che era giusto e lontana da ciò che invece era sbagliata.

Quell’anno all’università con Inuyasha al mio fianco vissi una moltitudine di esperienze che mi fecero diventare più sicura di me, quel perenne imbarazzo che da sempre mi caratterizzava stava velocemente scomparendo e al suo posto sopraggiunse quella voglia di fare cose, di essere un po’ pazza e meno noiosa.

Continuai a coltivare le mie passioni. Continuai a disegnare e a dipingere, continuai a seguire le lezioni ottenendo degli ottimi risultati ai test, continuai a leggere libri e a guardare film o serie tv il tutto però alternato da momenti entusiasmanti che mi fecero pensare di stare finalmente vivendo la mia vita. Prima di incontrare Inuyasha stavo sopravvivendo senza mai vivere davvero.

Provai la mia prima sigaretta la notte prima della ripresa delle lezioni sulle sponde della piscina per chi frequentava il corso di nuoto con Miroku che suonava la chitarra ed Ayame che lo seguiva con il canto, la mia testa appoggiata sulla spalla di Inuyasha mentre tenevo gli occhi chiusi ed un placido sorriso dipinto sul mio volto a gustarmi quella tranquilla nottata passata con gli amici.

Diedi il mio primo tiro alla canna di Inuyasha mentre ero sdraiata nel suo letto con addosso una sua t-shirt con il logo di una band che non conoscevo, i Nickelback che suonavano dallo stereo ed Inuyasha che era appena tornato da una lunga doccia ristoratrice. 

Si era appena rollato quella cosa illegale e se la stava fumando tranquillamente quando mi propose di fare quella pazzia ed io -che non sapevo mai dirgli di no, dopo quel pomeriggio passato insieme a farmi vivere un’altra eccitante esperienza acconsentii. Dopo appena due tiri sentii la mia testa vorticare, una strana sensazione vi avvolse che tuttavia non mi piacque per niente.

Una volta Inuyasha mi disse che mi stava vedendo crescere, metaforicamente parlando. Da piccola ed ingenua Kagome stavo diventando una giovane donna con alle spalle quasi tutte le esperienze che le ragazze della mia età avevano già fatto. Arrossii quando lo disse ed Inuyasha mi baciò fino a farmi perdere il fiato facendomi sprofondare in quella morbida nuvola che era l’amore.

Vissi con Inuyasha momenti felici che al solo ricordo fanno spuntare in me un ampio sorriso. 

Non fu sempre così.

Seppur lontano Inuyasha ebbe un pesante conflitto con il fratello maggiore un certo Sesshomaru di cui non sapevo nemmeno l’esistenza.

Si era precipitato nel campus con l’intento di portarsi via Inuyasha, schernendolo e imponendogli di abbandonare l’università perché il suo sogno di divenire un astronauta era solamente una sciocchezza, una pretesa detta da un ragazzino viziato che non voleva assumersi le proprie responsabilità.

Compresi di non conoscere affatto Inuyasha. L’avevo sempre visto con quel bel sorriso accompagnato da quelle fossette che amavo, l’avevo visto passionale e ingordo di me e dei miei baci tuttavia non sapevo niente di lui, di quale fosse il suo passato, di cosa provava e di quali erano i suoi sentimenti.

La famiglia di Inuyasha possedeva da tempi immemori una catena di banche sparse per tutto il Giappone che portarono i No Taisho a vivere nell’agio e nella frivolezza. Con la morte del padre, sia Inuyasha che suo fratello Sesshomaru avevano ereditato le redini di quelle banche ma il secondogenito non aveva affatto le intenzioni di seguire le orme del padre.

Non avevo mai visto Inuyasha arrabbiato come quel giorno. Divenuto una furia animalesca e demoniaca non sapevo come calmarlo totalmente impreparata da quel suo lato così imprevedibile; Kikyo fu l’unica che riuscì renderlo più docile e tranquillo, sbollendo la sua feroce ira.

La presenza di Kikyo mi fece male e mi sfogai con Sango. Mi chiedevo se era giusto fidarsi di Inuyasha con la ragazza ancora nei paraggi. Leggevo sul volto della mia coinquilina del disappunto ma non mi soffermai nel chiederle spiegazione. Non volevo, avevo troppo paura di cosa la ragazza avesse da dirmi.

Quando Inuyasha ritornò ad essere il ragazzo che avevo conosciuto e che avevo imparato ad amare fui io a vedere il mondo crollarmi addosso.

Stavo studiando per il test che si sarebbe tenuto fra qualche giorno quando mi arrivò la chiamata da parte della mamma. A parlarmi non fu lei ma Sota che con voce tremante e rotta dalla paura mi disse di tornare immediatamente a casa, di fare il più in fretta possibile. Sota non mi disse altro lasciandomi in un mare di domande mentre l’agitazione prese possesso di me, le mani tremavano così come il cuore batteva frenetico. Faticavo a respirare e fu Sango ad aiutarmi a preparare la valigia inserendo tutto l’essenziale. Era successo qualcosa di grave me lo sentivo ma il problema era a chi. Al nonno? Alla mamma? In entrambi i casi pregai i kami che non fossero nessuno dei due, probabilmente ne sarei morta.

Inuyasha si offerse di accompagnarmi ma io rifiutai, eravamo tutti in pieno periodo di esami e non potevo farglieli saltare mi sarei sentita in colpa per tutta la vita.

Il nonno mentre lavorava al tempio aveva avuto un arresto cardiaco, piegato su se stesso in una smorfia contratta dal lancinante dolore cadde sul pavimento in legno dove vi era l’altare. Fortuna volle che in quel momento andava sempre a pregare un’anziana signora che vedendo l’uomo privo di sensi chiamò immediatamente l’ambulanza che riuscì a rianimarlo.

Il nonno ora stava bene ma era tenuto sotto controllo dall’ospedale, la sua figura così piccola e gracile in quell’immacolato ed enorme letto bianco con tutti quegli orribili tubi attaccati al suo corpo mentre sia la mamma che Sota vegliavano su di lui.

Non rientrai nemmeno a casa, mi trascinavo ancora dietro la valigia ma non mi importava. Mi gettai sul mio nonnino, su quella persona così rompipalle appassionata di tutto ciò che era legato all’antico ma che amavo terribilmente e scoppiai a piangere. 

Il mio nonnino, l’ultimo uomo che mi era rimasto.

Il nonno mi toccò piano la testa per poi sorridermi, cosa volevo di più?

Rimasi a casa per una settimana, il nonno venne dimesso due giorni dopo dal mio arrivo ed il restante tempo lo passai al suo fianco a vivermi quei momenti che potevano essere gli ultimi, a godermi i suoi sorrisi e le sue strambe fissazioni.

Ad attendere il mio ritorno al campus, stravaccato sul mio letto mentre giocava al telefono vi era Inuyasha. Appena lo vidi lo abbracciai con le lacrime agli occhi. Lui non mi disse niente, mi tenne stretta a sé e mi diede un piccolo bacio tra i capelli e mi sembrò di toccare il cielo con un dito. Sarei rimasta accanto a lui per sempre.

 

Ad Inuyasha non importava se non avevo molta esperienza, anzi per lui risultava anche eccitante.

Da ragazzina avevo sempre fantasticato sul quel momento -sempre con una certa titubanza ed imbarazzo, che doveva essere dolce e romantico con me ed il mio consorte circondati da candele profumate e morbidi cuscini rosa in seguito ad una raffinata cena offerta dal mio lui.

Quello che accadde fu totalmente opposto. 

Inuyasha sapeva essere dolce ma era anche estremamente passionale ed irruente, possedeva un desiderio ed una fame quasi disperata da risultare a volte anche imbarazzante.

Per tutto il tempo Inuyasha mi tenne per mano, me la tenne stretta portandola dove vi batteva il suo cuore.

Inuyasha era volgare e diretto e ciò mi portava sempre ad arrossire imbarazzata. Se c’era una cosa che non riuscivo a fare era essere esplicita come lui.

    “Stai te sopra che fa meno male, fidati”.

Non riuscì a dire di no e ancora una volta mi fidai di lui.

Eravamo nella sua camera di cui la porta era stata rigorosamente chiusa a chiave per il timore che Miroku, o chicchessia, potesse irrompere e disturbare la nostra quiete.

Si spogliò rapido ed impaziente guardandomi con occhi colmi di lussuria, occhi dorati e magnifici così magnetici ed ipnotici.

Non avevo mai visto un uomo nudo nemmeno in un porno e non sapevo cosa aspettarmi ma Inuyasha era magnifico. Quel corpo leggermente più colorito rispetto al mio così delineato e scolpito senza apparire eccessivo, quella muscolatura così armoniosa e longilinea con le spalle ampie e le braccia forti, le gambe toniche e i pettorali possenti. Perfetto come una scultura ellenica.

Mi spogliò lentamente bacio dopo bacio, facendo cadere sul pavimento pezzo dopo pezzo ogni mio singolo indumento.

    “Porca puttana” sussurrò.

Mi vergognavo da morire nel mostrami in tutta la mia nudità con tutte le mie imperfezioni che volevo cancellare e che speravo che lui non vedesse. Per un attimo mi tornò in mente la perfetta Kikyo ma la lingua di Inuyasha che prese a seguire percorsi immaginari sul mio collo e tra le clavicole me ne fece immediatamente dimenticare.

Con un rapido gesto della mano mi liberò anche di quel patetico e banale reggiseno, bianco ed immacolato come il mio candore non ancora sporcato.

Mi baciò i seni succhiandone i capezzoli e mi trovai a sospirare pesantemente mentre quello strano languore si diffondeva nel basso ventre. A provare quelle emozioni non ero la sola, avvertivo una dura presenza proprio sulla mia intimità ancora coperta dalle mie altrettanto anonime mutandine.

Intrappolata in quella bolla di godimento, fu quando Inuyasha mi levò anche gli slip a riportarmi alla realtà spalancando gli occhi e fissandoli in quelli del ragazzo opachi ed appannati dal piacere.

Si leccò il labbro inferiore con la lingua e io persi nuovamente la ragione.

Continuammo a baciarci con ferocia e passione mentre ci strusciavamo l’uno sull’altro, i respiri sempre più pesanti ed affannati di cui i miei talvolta si tramutavano in piccoli gemiti di piacere.

Se con una mano mi teneva stretta con l’altra Inuyasha mi tirava piano i capelli facendomi capovolgere il capo all’indietro prendendo poi a succhiare avidamente il collo.

    “Dio mio, non sai cosa ti farei”.

Inuyasha non gemeva e né urlava ma faceva prendere il sopravvento quell’istinto animale che era in lui con ringhi e profondi latrati, capitava raramente che esclamava piano con una piccola imprecazione.

Inuyasha seguiva il suo istinto che gli diceva di annusarmi, leccarmi e marchiarmi in modo tale che tutti sapessero che fossi sua. Sua e di nessun altro.

Poco prima di iniziare l’amplesso, Inuyasha mise una mano tra le mie gambe toccandomi ed accarezzandomi come mai nessuno aveva fatto e io, totalmente pazza e ubriaca di lui, presi a gemere sempre più forte totalmente il volto rosso e accaldato.

Ella appariva, così, la donna di delizia, il forte e delicato strumento di piacere, l'animale voluttuario e magnifico destinato a illustrare mensa, a rallegrare un letto, a suscitare le fantasie ambigue d’una lussuria estetica. Ella così appariva nello splendore massimo della sua animalità: lieta, irrequieta, pieghevole, morbida, crudele.

Incominciai con una ripetitiva nenia totalmente incontrollata dettata dalla parte più irrazionale di me dove oltre a mettere a nudo me stessa mettevo a nudo anche i miei sentimenti.

    “Ti amo” erano queste le due paroline che sussurravo ad ogni affondo, ad ogni bacio, ad ogni gemito, ad ogni grugnito.

Non ebbi mai risposta ma non sembrò importarmene, continuavo a pronunciarle ininterrottamente con gli occhi socchiusi totalmente abbandonata a quell’incendio che Inuyasha sembrava non riuscire ancora a placare.

Gli graffiai la schiena e lui emise un ringhio gutturale mostrandomi quei canini affilati di cui non avevo affatto paura.

    “Smettila di guardarmi così” sbuffai ridacchiando nascondendo in parte il mio volto.

Non sapevo come definirmi, non sapevo bene cosa stavo provando in quel momento ma l’unica cosa di cui ero certa era che ero estremamente felice e mi trovavo in parte sdraiata sul letto sfatto e in parte sul corpo tonico di Inuyasha.

    “Ma a me piace guardarti così”.

E con quello sguardo carico di affetto, passione e fame compresi che il più grande godimento che si possa immaginare nell’amore è quello di essere amati sopra ogni cosa al mondo.

 

 

 

 

BUONSALVE A TE LETTORE!

Eccomi ritornata con un nuovo capitolo che sarebbe dovuto essere l’ultimo ed invece no.

A causa della mia vacanza in Puglia e di uno zio che non mi voleva fare usare il suo computer non ho avuto modo di aggiornare prima tuttavia meglio tardi che mai, giusto?

Non mi prolungo più di tanto anche perché non so cosa dire ahahah, ringrazio chiunque sia arrivato fin quaggiù, chi ha recensito, chi ha messo tra le seguite/preferiti/da ricordare vi giuro che per me è un onore.

Chiedo perdono se ci sono degli errori, l’ho riletto talmente tanto che ormai ne ho la nausea anche se -ne sono sicura, ci saranno degli errori comunque e spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.

Un bacione a tutti voi,

 

LODOREDELMARE

P.S. Giusto per essere corretti: tutte le frasi in corsivo non sono di mia proprietà ma sono citazioni varie, la maggior parte tutte prese da quel porcellino di D’Annunzio

 
   
 
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