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Autore: heliodor    11/09/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Onore e rispetto

Lasciò Oren dopo avergli suggerito un paio di titoli che doveva leggere e si mise alla ricerca dei testi che in quel momento le interessavano di più.
Andò alla sezione storica e cercò qualsiasi cosa riguardasse Malinor.
Trovò un paio di volumi della Guida al Grande Continente di Athar Sandelfor. La guida dedicava un capitolo a ogni grande regno del mondo conosciuto. C'erano Taloras, Valonde, Londolin e, ovviamente, Malinor.
Si trattava di un regno che sorgeva al confine col Mare di Fuoco, il deserto che divideva in due il continente vecchio. La popolazione era concentrata lungo il corso dei suoi due fiumi principali, Mira e Bjorni. Portavano i nomi delle due divinità principali, che secondo il mito erano sia fratello e sorella che amanti.
I due fiumi confluivano a sud in un unico corso d'acqua che dopo un centinaio di leghe sfociava nel Mare Orientale. Qui sorgeva la capitale. Non c'erano altre informazioni utili, ma Sandelfor aveva aggiunto una sezione in coda a ogni capitolo che parlava delle grandi famiglie di ogni regno e dei loro simboli.
Qui trovò, tra gli altri, quello del sole a nove raggi. Secondo Sandelfor era appartenuto al casato dei Rovantine, famosi per essere stati i primi a creare il circolo stregonesco del regno. Infatti questo usava come singolo proprio lo stemma del casato. Sempre secondo l'autore la famiglia Rovantine era estinta da seicento anni, dopo che l'ultimo membro era scomparso nel nulla.
Di loro si era persa ogni traccia e tutto ciò che restava era il loro simbolo.
Lacey aveva qualcosa a che fare con la famiglia Rovantine? Forse era un lontano discendente? Se non era così, allora perché usava il loro simbolo? Forse era stato un membro del circolo stregonesco di Malinor?
Doveva chiedere a Bardhian se esisteva o era esistito un Lacey tra i loro confratelli.
Quando tornò nella zona dei leggii scoprì che Oren era andato via. Chiese a Ilys quali libri avesse preso.
"Pirati Senza Gloria e La Spada Maledetta" rispose la bibliotecaria.
Erano un'ottima scelta, anche se la Spada Maledetta aveva un ritmo un po' fiacco. Sperò che a Oren piacessero i dialoghi lunghi e il linguaggio piccante di alcuni personaggi.
Tornò nella sua stanza e prese il compendio. Sfogliando le pagine che aveva già tradotto si accorse di avere imparato per lo più incantesimi che recavano in cima ala pagina il simbolo del sole a nove raggi. Gli incantesimi col simbolo della rosa stilizzata erano solo il Globo di Luce e la Levitazione.
Decise di imparare qualche incantesimo della rosa. Ne scelse uno in cui c'era la raffigurazione di uno strano animale simile a un cavallo. Aveva una lunga escrescenza che gli cresceva sul muso. A dispetto della deformazione, sembrava un animale dall'aspetto nobile.
Nell'illustrazione successiva una figura umana stilizzata protendeva le mani verso l'animale che sembrava lanciato al piccolo trotto.
Il testo era pieno di simboli che non conosceva. Le sarebbe occorso del tempo per imparare la formula magica a memoria con la giusta cadenza. Chiuse il libro.
Non aveva tempo per una traduzione così complessa ed era quasi ora di cena. Non le andava di iniziare e poi doversi interrompere a metà.
Indossò degli abiti comodi, una gonna di seta leggera e una blusa scura e scese nella grande sala dei banchetti.
Da quando erano tornati era lì che cenavano.
Joyce ne era felice perché, a dispetto del fatto che mancassero Galef e Roge, la famiglia sembrava essersi allargata.
Vyncent era diventato un ospite fisso insieme a Deliza ed Elvana. Quest'ultima era diventata una maestra a sua volta e aveva un giovane discepolo che la seguiva ovunque. Quella sera erano presenti tutti e tre. Bardhian, che sedeva accanto a Vyncent e gli altri due di cui ignorava il nome.
Elvana presentò il suo discepolo. "Lui è Bato, del regno di Dorwine" disse. "Quando re Helmund è stato assassinato in una congiura, lui e altri ottanta giovani stregoni si sono ribellati. Gauwalt li ha rinchiusi nei sotterranei e lui è l'unico che  riuscito a sopravvivere finché non l'abbiamo liberato."
"Devo tutto a voi" disse Bato. Aveva occhi di un blu intenso e capelli biondo oro. Sopra le spalle portava un mantello rosso con il simbolo di un grifone ricamato in oro. "Vi ringrazio di avermi accettato nel vostro circolo, ora che il mio è praticamente estinto."
"Te lo sei guadagnato" disse re Andew. "Re Helmund sarebbe orgoglioso di te."
"Grazie maestà."
Accanto a Bryce sedeva una ragazza che poteva avere al massimo diciotto anni. "Lei è Djana di Nulbaram" disse appoggiandole una mano sulla spalla.
La ragazza sospirò e arrossì. Indossava un semplice vestito composto da una gonna azzurra e una blusa scura ricamata con motivi floreali.
"Come potete vedere non ha alcun mantello" proseguì Bryce. "Ma è molto abile nell'uso della magia."
"Faremo in modo che si consacri al più presto" disse re Andew.
Djana arrossì e chinò la testa in avanti.
"Sa anche parlare?" chiese Bardhian in tono provocatorio.
Vyncent gli rivolse un'occhiataccia.
"E tu chi saresti?" chiese il re.
Vyncent si schiarì la gola. "Stavo giusto per presentarlo. Lui è Bardhian di Malinor. Come vedete deve imparare a tenere a freno la lingua più che addestrarsi nell'uso degli incantesimi."
"Mi aspetto che impari entrambe le cose" disse il re con tono severo.
Bardhian gonfiò il petto. "Sono già il miglior stregone seduto a questo tavolo" disse con orgoglio.
Re Andew sollevò un sopracciglio.
"E stavo per chiedervi la mano di vostra figlia" aggiunse Bardhian.
Vyncent si toccò la fronte con una mano in un gesto esasperato.
Joyce non riuscì a trattenere una risatina.
Bryce la guardò sorpresa. "Tu lo sapevi?"
Joyce si strinse nelle spalle.
Re Andew guardò la figlia maggiore. "Di quale figlia mi stai chiedendo la mano?"
Bardhian arrossì. "Di Bryce, ovviamente."
Ovviamente, pensò Joyce offesa.
Re Andew annuì come soppesando quelle parole."Voi due vi amate?" chiese.
"Padre" esclamò Bryce.
Il re le fece cenno di tacere.
Bardhian si strinse nelle spalle. "In verità ci consociamo appena."
 "Quindi mi stai suggerendo un matrimonio dinastico?"
"Io sto solo dicendo che..."
"Lo sai che ci sono delle regole, ragazzo?"
"Io sono un principe di...
"E io sono il re" disse alzando la voce. "E tu devi imparare a moderare i termini."
Bardhian chinò la testa. "Chiedo il vostro perdono se vi ho mancato di rispetto."
"Non devi chiedere perdono a me, ma a mia figlia" disse re Andew. "Bryce si è meritata il rispetto di un'intera alleanza sul campo di battaglia. Una dozzina di re e principi le hanno reso omaggio per le imprese che ha compiuto. Non è un onore che si riceve a caso. Ha sacrificato anni della sua vita per raggiungere questo scopo. E in fondo era il suo destino fin dalla nascita. Se c'è una cosa che questa guerra mi ha insegnato." Guardò Vyncent. "È che il rispetto non puoi guadagnarlo vantandoti di un titolo. Devi meritartelo per le tue azioni."
"Me ne ricorderò" disse Bardhian con tono mortificato.
Ben gli sta, pensò Joyce.
Re Andew si rilassò. "Dimentichiamo quello che è successo. Principe Bardhian di Malinor, se un giorno compirai imprese meritevoli, ti concederò la mano di mia figlia. E se lei vorrà accettare la proposta, sarò ben felice di benedire questo matrimonio."
"Mi sembra una proposta accettabile" disse Bardhian.
"Bene. E ora continuiamo."
La cena andò avanti per un'altra ora mentre parlavano di argomenti frivoli.
Joyce ascoltò i racconti di Bryce sulle strane usanze del regno di Forline e rise delle barzellette che raccontò Deliza.
Tutti si divertivano, persino Bardhian dopo un iniziale imbarazzo si sciolse e partecipò alla discussione.
Tutti tranne Djana.
La ragazza continuò a tenere lo sguardo basso per tutta la serata, tranne dei fugaci momenti in cui alzava gli occhi e lanciava una rapida occhiata a Vyncent.
Joyce lo notò un paio di volte ma non diede alcun peso a quella cosa.
 
Dopo la cena si riunirono in una sala del castello. Joyce avrebbe voluto uscire sul balcone ma era autunno inoltrato e il freddo poteva essere fastidioso.
Il re e la regina si ritirarono per primi salutati da tutti i presenti, quindi anche Razyan annunciò che voleva riposare per una riunione che aveva il giorno seguente.
Bryce ordinò che fosse servito del vino. I valletti riempirono i bicchieri e si ritirarono.
Joyce bevve solo un sorso dal suo bicchiere, invece Bryce e Vyncent vuotarono i propri mentre chiacchieravano e ridevano rievocando qualche piacevole episodio avvenuto tra due battaglie.
Bardhian e Bato discutevano animatamente tra di loro mentre Deliza stava gesticolando qualcosa all'indirizzo di Djana, che la fissava in silenzio, come intimorita.
Joyce si sentì messa in disparte. Lei non aveva aneddoti di guerra da condividere con loro. Aveva viaggiato e aveva vissuto avventure incredibili, ma solo come Sibyl. Non poteva raccontare loro quelle cose, a parte l'essere stata sballottata avanti e indietro, chiusa in tre diverse prigioni e scaraventata in un fiume di melma.
Tutte cose che voleva dimenticare e non certo condividere.
Elvana si avvicinò quasi in punta di piedi. "Sono proprio una bella coppia" disse a voce bassa.
"Scusa?"
Fece un cenno della testa verso Bryce e Vyncent. "Quei due ne hanno passate tante insieme."
Joyce si limitò ad annuire.
"Ho perso il conto delle volte che Bryce ha salvato Vyncent e viceversa."
Nessuno dei due parlava molto di quello che avevano vissuto sui campi di battaglia. Joyce intuiva che era stata dura, soprattutto veder morire tanti amici e temere di fare la stessa fine ogni volta che scendevano in battaglia.
Anche per quello aveva deciso di imparare la magia contro natura. Per fare la sua parte in quella guerra che ormai era finita.
Che illusa era stata.
"Sarebbero perfetti insieme."
Joyce si accigliò. Elvana sapeva cosa c'era tra lei e Vyncent. Perché stava dicendo quelle cose?
"Non fare quella faccia" disse la strega. "Tu e Vyncent non avete niente in comune. Lui è un eroe di guerra e tu sei la principessa senza poteri. Cos'hai da offrirgli?"
Ora Joyce voleva solo andarsene e chiudersi in camera sua per non sentire quelle parole.
"Dev'essere questo che ha visto in te. Una ragazza debole e insicura che ha bisogno di protezione, che non può fare un passo fuori dalla porta della sua stanza senza portarsi dietro una guardia del corpo. Conoscendo Vyncent e il suo bisogno di proteggere gli altri, era inevitabile che accadesse."
Ma che cosa voleva da lei? Era sicura di non aver mai offeso Elvana. Perché tutt'a un tratto le stava dicendo quelle cose orribili?
"Credo che andrò in camera mia" annunciò a voce alta cercando di tenere la voce calma senza lasciar trasparire alcuna emozione.
Vyncent le rivolse un'occhiata preoccupata. "C'è qualcosa che non va?"
Sì che c'è, pensò Joyce. "È che mi sento stanca e non ho ancora recuperato le forze."
"Direi di ritirarci tutti" suggerì Bryce. "Domani dobbiamo alzarci presto."
Tutti furono d'accordo.
"Ti accompagno" disse Deliza rivolgendosi a Joyce.
"Conosco la strada" rispose lei. In quel momento voleva restare da sola.
"Lo so ma devo imparare" rispose la strega.
Joyce la guardò accigliata.
"È per via delle mie nuove mansioni."
"Non capisco" fece Joyce.
"Papà voleva parlartene domani stesso" disse Bryce. "Deliza sarà la tua nuova guardia del corpo."
"Un'altra? Non credo di averne bisogno."
"Forse non mi sono spiegata bene" disse Bryce. "Deliza sarà la tua unica guardia del corpo."
Ecco, ci mancava solo questa, pensò Joyce. "E Oren?"
Bryce si strinse nelle spalle. "Chiedi a nostro padre. È lui che decide."
Lo fece il giorno seguente, dopo una notte insonne a causa delle parole di Elvana.
Re Andew le concesse subito di parlare. "Ho parecchie cose da fare oggi" disse il re.
"Non voglio un'altra guardia del corpo" disse Joyce.
"Deliza è un'ottima scelta. È una strega esperta e abile. Non pensavo che accettasse. È così difficile che uno stregone accetti un lavoro simile."
"Perché vuoi cacciare Oren?" A Joyce sembrava un'immensa ingiustizia e glielo disse. "Ha fatto qualcosa di male?" A parte baciarmi, ma non sapeva che ero io...
"Il problema non è Oren, piccola mia" disse il re. "Lo so che sei affezionato a lui come lo eri a Mythey. Ti ha servito fedelmente e con coraggio, se devo credere a quello che mi hai raccontato."
"E allora perché lo fai andare via?"
"Un cavaliere non è abbastanza per garantire la tua sicurezza. Dopo tutto quello che è successo ne ho la certezza. Per proteggerti servono l'esperienza e la preparazione di una strega. Il coraggio da solo non basta."
"E quindi hai deciso di cacciarlo via?"
"Io non ho cacciato nessuno" disse il re spazientito. "È lui che ha voluto andarsene."
"Che cosa?" chiese Joyce incredula.
"Gli ho offerto un posto nella guardia reale e delle terre. Persino un titolo. Ma Oren ha rifiutato."
"Perché?"
Il re sospirò. "Lui e Mythey vengono da un luogo dove la stregoneria non esiste. I giovani vengono allevati come mercenari, educati fin dalla nascita a non legarsi a nessun posto e nessuna persona per sempre. Mythey era un'eccezione, ma suo nipote no. Non si sente più di alcuna utilità qui. Si cercherà un nuovo lavoro come mercenario o guardia del corpo. Di questi tempi le offerte non mancano."
"Tu dovevi insistere."
"Joyce..."
Ma lei non lo ascoltava più. Se ne andò senza chiedere il permesso. Marciò decisa verso il cortile del castello. Non avrebbe permesso che Oren se ne andasse così, senza prima averlo convinto a restare con qualsiasi mezzo a sua disposizione.
Arrivò davanti alla porta del suo alloggiò e bussò.
Oren venne ad aprire. "Vostra altezza."
"Cos'è questa storia?" chiese subito Joyce.
"Come?"
"Perché vuoi andartene? Che cosa ti è saltato in mente di rifiutare la generosa offerta di mio padre?" C'erano altre cento cose che voleva dirgli, ma dalla gola le uscì solo un gorgoglio soffocato. "Sto aspettando una risposta."
"Mi dispiace se vi ho offesa..." iniziò a dire Oren.
"Non sono offesa" disse lei. "Voglio solo una spiegazione."
Oren si strinse nelle spalle. "Il re mi ha comunicato che non sono più la vostra guardia del corpo, quindi il mio lavoro qui è finito."
Quindi era solo un lavoro? "Io credevo che noi fossimo amici" disse Joyce disperata.
"Io ero la vostra guardia del corpo" disse Oren.
Possibile che fosse stata così stupida? Sibyl era amica di Oren, non Joyce. Lei era solo la ragazzina stupida e viziata che frignava quando voleva qualcosa. Così debole e patetica da avere sempre bisogno di una guardia del corpo che la seguisse passo passo.
Si ricompose. "Quindi torni al tuo villaggio?" Ora che ci pensava non sapeva nemmeno come si chiamasse quel posto. Non conosceva il nome dei suoi genitori o del suo migliore amico o del suo cane. Non gliel'aveva mai chiesto. Non sapeva niente di Oren. Come poteva pensare che fosse suo amico?
"Cercherò una nave che mi riporti a casa. Non ne passano molte ma con un po' di fortuna..." spiegò Oren.
Quindi c'era ancora tempo. Come poteva fargli cambiare idea? Doveva esserci un modo e lei l'avrebbe trovato.
"Ma fino a quel momento" disse faticando a trovare le parole giuste. "Puoi restare a palazzo, no? Ci sono ancora tanti libri da leggere."
Lui si strinse nelle spalle.
Possibile che fosse così insensibile? Si chiese Joyce. Vuoi che mi metta a piangere? Che faccia gli occhi languidi pur di convincerti?
Non gli avrebbe dato quella soddisfazione. Quella era la vecchia Joyce e lei era cambiata dopo tutto quello che aveva passato.
"Allora non c'è altro da dire?"
"Io..."
Non gli diede il tempo di aggiungere altro. Si voltò e marciò via con passo deciso e senza voltarsi.
Quella sera, in camera sua, riprese il compendio e lo sfogliò. C'erano ancora tanti incantesimi e lei aveva molto tempo a disposizione ora che era tornata a casa.
Quella notte prese una decisione.
Non voleva più essere la piccola e debole Joyce. Sarebbe diventata l'audace e coraggiosa Sibyl, la maga che sfidava gli stregoni più forti del mondo e li sconfiggeva uno a uno.
Si addormentò sognando di duelli magici ed eroine coraggiose.

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