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Autore: ClodiaSpirit_    11/09/2017    1 recensioni
Magnus e Alec dopo la confessione dello Stregone della 2x15. La debolezza dello Stregone lo porta ad aprirsi completamente allo Shadowhunter, mostrando un lato di sé che ha sempre odiato: i suoi occhi da gatto, simbolo della sua natura. Magnus intende mostrarsi ad Alec così per come è, temendo il pensiero dell'altro. « Non c’è niente di brutto in te » aveva detto con così tanta determinazione da far ribaltare in aria le mille convinzioni e castelli d’acciaio che Magnus aveva costruito fin dal momento in cui era venuto al mondo, fin dalla sua infanzia. Da quando sua madre si era tolta la vita per colpa sua, per colpa della sua natura da Nascosto. Aveva ceduto anche se si era ripromesso di non farlo. Ma con Alec era stato diverso.
// Plus altri capitoli basati su altri episodi o di puro pensiero/ immaginazione so stay tuned.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spazio autrice : Here we are again.
Oggi il colore è particolarmente gayggiante o molto rosato semplicemente perchè mi andava e perchè fluff è la keyword di questo capitolo. Sentitevi liberi di awware o gongolare o crogiolarvi nei feels e di beccarvi qualcosa che riporti ai primi capitoli perchè praticamente la sottoscritta ci vive di momenti fluffuosi e li intercala con fantasie poco accessibili a tutti *ehm*
Spoiler: nel capitolo si trova una cosa che in particolare oggi, è uscita fuori e non era prevista.
Avevo già finito di scrivere ieri, I swear ed era già tutto pronto e spero vi piaccia ugualmente.
I love you readers.
Good lecture.
Clodia.

 

Loving all your features

Il telefono squillava e lui si allontanava per qualche secondo dalla sua postazione, mentre altri parlottavano tra loro e consultavano i vari schermi luminosi senza troppo entusiasmo.
Alec si era un attimo chiuso nel suo studio fuori da sguardi indiscreti per chiamare e trovarsi un attimo lontano dallo stress di quella mattina. Non che fosse stato tanto stressante quel giorno, ma se ricercava il significato ti quella sarebbe stato sicuramente impegnativo. Impegnativo far rientrare all’ ordine tutte le varie famiglie di tutti gli Istituti controllando lo stato di sicurezza e di protezione. Qualche giorno fa una piccola strage era accaduto all’Istituto di Londra ma erano stati subito cacciati fuori rinforzi e ordini precisi. E lui ovviamente, ne era stato informato. Erano state prese le dovute e precise procedure e aveva coordinato il tutto. Ma quella mattina stessa, Magnus era uscito presto per un impegno dovuto a uno dei suoi tanti clienti particolari e pretenziosi, e sentiva il bisogno di sentire la sua voce. Anche se per pochi secondi, già gli mancava e la cosa lo faceva sentire appiccicoso e ansioso, neanche si trovasse a vivere in dramma adolescenziale. Appena il suono fastidioso dei bip terminarono un Alec in attesa sospirò di sollievo.
« Pronto? Magnus? » lo chiamò ma sentì una voce gracchiante e per niente melodica dall’altra linea.
« Maaaagnus, ritorna qua, i miei capelli sono ancora uno schifo, e ho bisogno -» ma lo Shadowhunter sentì anche una risposta scattante abbastanza esausta.
« Christine per l’amor di dio, » era Magnus « Ho bisogno di rispondere, è Alec » Lo Shadowhunter si grattò la testa alla voce dello Stregone e se lo immaginò in preda a una crisi di nervi, sorrise subito per quella stessa fantasia, quel pensiero familiare.
« Uuuh, Alec lo Shadowhunter, quell’Alec? Il tuo ragazzo? » la voce della donna sembrava sorpresa e maliziosa e Alec sembrò immaginarsela: più o meno sulla trentina a dire dal tono di voce squillante e con mille problemi grandi e grossi come satelliti per la testa.
« Sì, sì proprio lui ed è importante » supplicò lo Stregone. La donna sembrò acconsentire ma sbuffò, perché Alec la sentì prima che scomparisse completamente dall’ altra linea del cellulare.
« Alexander, ehi.. scusami ma proprio non c’è modo che io sia in pace oggi » sospirò Magnus. Alec sorrise piano.
« Tranquillo, una cliente... difficile? »
« Una delle peggiori » rispose estenuato. «Comunque, è successo qualcosa? » chiese curioso, premuroso. Si morse il labbro inferiore.
« Niente, avevo bisogno proprio di una pausa e avevo voglia di sentirti, di sentire la tua voce » esordì schietto. Magnus sembrò non rispondere per alcuni secondi che ad Alec parvero anni.
« Ora che mi ci fai pensare, hai preso due piccioni con una fava Alexander, » ridacchiò « avevo bisogno di non sentire una voce o aspetto che assomigliasse a un pappagallo esotico, » sentì l’ altro scoppiare a ridere « E... anche tu mi mancavi » ammise sussurrando quasi.
Se solo lo Stregone avesse potuto vedere gli occhi di Alec in quel momento, erano la vita personificata. In carne ed ossa, camminante su una fune diretta solo verso l’andata e non il ritorno che invece sapeva di straziante e deludente.
« E beh... in effetti c’erano anche altre ragioni per cui ti ho chiamato » disse trasformando il suo tono, inumidendosi le labbra « la prima: dov’è stato messo il vestito che ha portato mia sorella ieri? Quello per la festa di stasera? »
Sì, perché nonostante quei giorni pieni di stress e tensione, gli Shadowhunters avevano deciso di concedersi una pausa per distrarsi e far qualcosa di diverso. Alec era stato convinto più da Isabelle che dal suo stesso compagno, ma dato che era un occasione più unica che rara nel vedere il fratello sfuggire al controllo e di svagarsi, aveva insistito affinché venisse. Lo aveva convinto della piccola ricompensa dopo giorni di stanchezza, insomma. E in effetti, non aveva tutti i torti. Avevano deciso di partecipare tutti e sei a un recente evento lanciato dal locale più frequentato e a tratti famoso per il suo aspetto abbastanza scapestrato e insolito: il Pandemonium. Anche se la locandina affermava l'invito a soli mondani, per loro era ormai diventata una routine entrarci e semplicemente andare in perlustrazione per tracce di demoni, quindi, non sarebbe stato difficile intrufolarsi.
« Prima di tutto, non è una semplice festa, » Lo corresse subito Magnus infastidito « Ma un ballo in maschera »
« Sì, non sono molto tecnico di queste cose, l’esperto e il festaiolo al riguardo qui, sei sempre stato tu » sospirò cristallino. Magnus sembrò ridersela e Alec sentì un rumore metallico provenire dall'altro capo. Magnus giocherellava con un paio di pendenti appesi al porta gioielli, nel soggiorno di Christine « Comunque per quello e,» esitò Alec, sperando di non risultare troppo... appiccicoso? Col fiato sul collo, senza dare gli spazi dovuti? Magnus si fermò con le dita a mezz’aria lungo una delle perle che adornavano il collo di un calco di donna, appeso a una sorta di cassettone che definì subito, a mo’ di utopsia, di forma piuttosto kitch « Per sapere a che ora dovresti essere di ritorno a casa » disse finalmente un po’ nervoso, però la voce dell’altro, sembrò rilassarlo all’ istante.
« Il costume, è nell’armadio, nel cassetto tra le tue cose, dentro uno scatolone nero, in basso,» spiegò in modo esauriente lo Stregone « e per la seconda, non penso di far molto presto, » Magnus era tranquillo ma la voce gli calò di malavoglia e di noia « Non ci sono per pranzo perché Christine ha praticamente allungato il mio appuntamento inserendo altre sue due amiche, quindi » fu vago « credo di essere lì a casa verso le sei, giù di lì » concluse diplomatico.
« Uh, okay » rispose Alec.
« Ma questo non ti da il permesso al mio ragazzo di poter ciondolare in giro per casa senza farsi trovare minimamente pronto » lo riprese lo Stregone sicuro e fiero « dobbiamo essere fuori verso le sette e mezza, almeno così diceva uno dei tanti biglietti » farfugliò.
« Il biglietto? Quello che hai praticamente preso di soppiatto, quel biglietto? » chiese confuso Alec.
« Il biglietto che ho preso per farci entrare lasciando il dovuto pagamento al bancone del locale, sì, Alec, quello. » mormorò a mo’ di favoletta, sospirando al finale.
« Potresti, » esordì « ripeterlo? »
Magnus si trovò più esausto in meno di due secondi.
« Alexander, è facile, ho preso i biglietti-»
« Non quello... quello che hai detto, ancora prima. » disse furbamente mandando l’altro in confusione stavolta.
« Questo non ti da il permesso di ciondolare? » si domandò Magnus. Alec scosse teneramente la testa di lato, la mano ancorata al telefono.
« No, manca qualcosa » sbuffò, pignolo.
Magnus restò in silenzio. Forse ci arrivò molto prima di quanto avesse immaginato.
« Ragazzo? » pronunciò esitante.
« Sì, quello. »
« Il mio ragazzo » sussurrò piano, Magnus, ripetendolo dolcemente. Alec si sentì invadere nuovamente da tante piccole farfalle inesistenti e che a lui, non aveva mai capito cosa significassero prima che iniziasse a innamorarsi dell’altro.
« Alexander, » Magnus ridacchiò « ci sei? »
« Sì, sì ci sono, è solo...» Alec si leccò il labbro superiore, la schiena appoggiata contro il camino, la mano che si agitava di poco ma che non aveva davanti a sé il viso su cui poggiarsi « mi piace sentirlo » confessò dopo un grande lasso di tempo.
« E io adoro quanto suoni tremendamente stucchevole e adorabile e io, » sorrise e sottolineò con la sua voce così melliflua « odio queste smancerie. Penso sia solo il tuo effetto, Alexander, » sospirò « solo quello » soffiò fuori.
« Ed è...positivo? »
« È nuovo Alexander. E nuovo significa meraviglioso. »
Alec si diede il tempo di sorridere per quelle poche parole. Nuovo. Rinascita. Inizio.
« Okay, beh devo dire che con questa mi hai battuto » ruppe il momento. Magnus sospirò scocciato.
« Sei il solito stupido, » ridacchiò poi facendo cadere la finta maschera del broncio « Ci vediamo questa sera, fatti trovare pronto »
« Agli ordini, ragazzo! » adottò un tono di voce militare.
Sentì un ultima risata e l’altro chiuse con in sottofondo un rumore familiare, il rumore, schiocco di Magnus che gli mandava un bacio.

 

**

 

Quando Magnus arrivò a casa, trovò le luci del soggiorno spente, posò la giacca sull’attaccapanni e si diresse in modo molto comodo e senza fretta in camera. Il presidente sente stava raggomitolato e dormiente, da passare quasi inosservato, in un angolo della sua piccola cuccia, il cibo e l’acqua a fianco. Lo Stregone arrivò in camera e la visione gli illuminò l’umore.
Trovò un Alec saltellante e senza speranza alle prese con il costume e scattò di conseguenza in una tenera risata scuotendo il capo. Lo Shadowhunter se ne accorse e lo guardò ricambiando, in modo abbastanza teso, mentre provava a infilarsi il mantello sulle spalle dopo averlo spiegazzato chissà quante volte. Anche la sua camicia nera sotto era un disastro. Il mantello era finalmente al suo posto ma quella no. Lo Stregone di avvicinò a lui e gliela sistemò.
« Vieni qui » prima però che potesse mettere mani su quest’ultima, Alec lo sorprese con un bacio a fior di labbra, facendolo sorridere.
A pochi passi dal suo fiato disse: « È la mia ricompensa? » soffiò fuori sfacciato mentre gli abbottonava il resto della camicia, fino a salire su per il colletto.
« Sono le sei e mezza » esalò fuori troppo evidentemente. Lo Stregone gli tirò il colletto su per poi piegarglielo gentilmente subito dopo.
« È passata solo mezz’ora, non sei morto, non è scoppiato un incendio e va tutto bene, no?» lo prese in giro. Alec lo guardò di traverso. Magnus sospirò. « Non dare la colpa a me, » le sue dita si chiusero attorno ai pochi bottoni del colletto « Christine mi ha fatto uscire pazzo » Alec si soffermò a guardare l’altro, un lieve accenno di occhiaie, i capelli sparati ovunque.
« Se sei stanco, » lo fermò, la mano dello Stregone che si immobilizzò « Non andiamo, possiamo anche restare a casa » fu premuroso. Magnus gli sorrise sorpreso e riprese, riuscendo a sistemargli questa volta la camicia.
« No, sto bene e poi, » fece un profondo respiro « uscire mi servirà, o meglio, » e così facendo adocchiò il cappello del costume da Zorro abbandonato sul letto e glielo mise « uscire con il mio ragazzo non potrà che farmi bene » concluse osservandolo. Alec sorrise pienamente e Magnus gli stampò un bacio sulla guancia. Poi si diresse verso l’armadio e ad una cuccia era appeso il suo, di costume.
Alec si sporse per curiosare ma trovò solo un rivestimento nero a coprire l’indumento misterioso.
« Alexander, » lo adocchiò l’altro da dietro le spalle « tranquillo, non è niente di così esorbitante o appariscente-»
« È una festa, » si affrettò a fermarlo « E poi sei tu » silenzio « Accetterei qualsiasi cosa ti vorresti indossare, è il tuo stile… ho solo… sono solo curioso di non essere l’unico... » si guardò « idiota in quel posto, vestito in maschera » finì. Magnus, ancora con la cruccia in mano, gli si avvicinò.
« Non sei un idiota, » lo baciò piano « smettila di ripetertelo. E poi, » sospirò lanciandogli un ultimo sguardo prima di sparire in bagno, lo Shadowhunter che osservava mentre l’altro lo studiava « stai benissimo »
Alec fu poco convinto e Magnus sparì dietro la porta del bagno.



Un Magnus pronto e più pimpante di prima e anche soddisfatto a dire dal suo stesso volto, uscì dal bagno dopo circa una ventina di minuti buoni. Alec si meravigliò, le sopracciglia che quasi si toccavano, la fronte alzata, gli occhi che vagavano sulla figura di Magnus. Ai piedi portava dei mocassini lucidi e salendo con lo sguardo, Alec vide che sfoggiava dei pantaloni bianchi a vita alta. Questi gli disegnavano le cosce, le gambe e anche i fianchi, mentre una giacca a maniche lunghe e color bordeaux con dei bottoncini in ottone, gli cadeva corta a mo’ di gilet davanti e scendeva lunga in stile coda dietro. Il colore che aveva scelto era stato azzeccato, facendo così risaltare la sua pelle caramellata. Sotto la giacca, a segnare il suo fisico, una semplice camicia nera lucida era infilata dentro i pantaloni, fermata da un foulard o forse era qualcosa di molto simile, che evidenziava il suo collo e pomo d’adamo. Sul viso, sfoggiava del trucco, che Alec riconobbe come un ombretto color argento e un filo di nero sotto gli occhi. Stava benissimo, no, non stava bene, stava meglio di lui.
Lui sembrava un idiota in nero elegante, un mantello, una cintura, una spada. Aveva delle piccole strisce che risaltavano sulla camicia - era stata un idea dello Stregone ma oltre a quello, non credeva avrebbe fatto molta differenza. Alec pensò di essere di parte, ma in realtà Magnus sarebbe stato bene con qualsiasi cosa.
Magnus si girò a guardarlo, l’espressione vacua, confusa, allarmata.
« Cosa, dici che è troppo? » le sue mani sfiorarono l’inizio della giacca e Alec notò che non portava nessun anello quella sera. Nemmeno un accenno di accessorio. « Per niente » sussurrò mentre lo guardava ancora. Magnus raccolse il suo sguardo.
« Alexander » mormorò. Lo sguardo dello Shadowhunter vagò lungo la figura dello Stregone, così perso, sconfitto. Sembrava uno di quei signorotti dal titolo ottocentesco, uno di quelli usciti direttamente da qualche romanzo classico.
Magnus in pochi secondi gli fu vicino, inginocchiandosi di fronte a lui, che era seduto sul bordo del letto.
« Sei bellissimo » esalò fuori, Magnus gli prese le mani, che lo Shadowhunter portava sulle ginocchia « Sembro rid-»
« Alexander, » disse piano « So cosa stai pensando » sospirò, lo guardò sinceramente « E no, non ti permetterò di pensarlo ancora. Perché so che non è vero. » si alzò e ancora con le mani tra le sue, lo fece alzare. Si sporse per prendere le due maschere sulla sedia vicino al mobile del comodino e con fare premuroso, la mise ad Alec « Sei stupendo » mormorò e gli diede un bacio semplice ma d’effetto. Poi appena si staccarono Alec prese la maschera dalla sua mano.
« Posso?» chiese gentilmente. Magnus annuì e ci fu un silenzio, ma non uno di quei silenzi fastidiosi, uno di quei silenzi che permetteva solo di sentire il respiro di entrambi. Fu un gesto delicato e le mani di Alec gli sfiorarono leggermente le guance.
Alec posizionò la maschera sul suo viso, i suoi occhi ben in vista, la maschera nera come la sua. Magnus lo prese sotto braccio.
« Se non stessimo andando a una festa » esordì lo Stregone « giurerei di star sognando di vedere il mio ragazzo vestito come un eroe spagnolo cavalleresco, » sottolineò « in nero » aggiunse « e con dei magnifici occhi, e » mormorò, Alec che lo guardava interessato « dei magnifici baffetti » ridacchiò indicando quei finti baffi che si era appiccicato addosso, per entrare perfettamente nel personaggio.
Alec sorrise un po’ e Magnus cercò di incoraggiarlo, sapendo come farlo distrarre.

« Peccato solo che tu non abbia voluto truccarti -»
« No, non ci provare, » la mano in avanti che fermava il suo discorso, la mano libera che si sistemava il cappello « quello lo lascio volentieri a te »
E dopo che lo disse, finalmente, Magnus prese le chiavi e si affrettarono a uscire di casa per dirigersi al locale.

 

**

 

Magnus e Alec arrivarono in orario all’appuntamento davanti l’ entrata del locale e subito Izzy fece un gesto con la mano per farsi vedere insieme a Simon e agli altri. Una piccola testa di ricci rossi e l’altra che la seguiva subito dopo, color del grano lucente, Jace.
« Sera ragazzi » Isabelle era davvero a suo agio. Indossava una tuta attillata rossa fuoco, degli stivali griffati, i capelli erano sciolti in una chioma selvaggia e capricciosa e una maschera lucida che terminava con un paio di orecchie appuntite, le incorniciava il viso: una Catwoman perfetta. Affianco a lei, Simon invece, sfoggiava un abito da marinaio, con tanto di cappello blu e bianco a righe con affianco una stella corallo - forse un pensiero o una scelta di Isabelle dell’ ultimo secondo - che riprendeva il resto del costume. Jace vestiva una tuta da supereroe che gli fasciava bene il fisico, dando l’impressione di un Superman un po’ troppo furbo e troppo in vista, mentre Clary era vestita da cappuccetto rosso, con tanto di cestino in mano e mantellina che gli copriva i capelli, maculandosi con quelli.
« Ti sta molto bene il costume, Alec » disse Isabelle con un sorriso a labbra rosse, sfoggiando i denti. Alec tentennò un grazie, mentre Magnus si complimentava per la varietà di idee che avevano avuto gli altri. Isabelle si voltò anche lei a sua volta verso lo Stregone scoccandogli un occhiata curiosa.
« Duca o Signore di qualche contea, terra straniera tremendamente ricca? » chiese. Magnus l’adocchiò attentamente, strizzandogli un occhio.
« Sono un Conte, per l’esattezza. Ma, no, » sospirò ridacchiando « non ti sei allontanata di molto »
Entrambi si sorrisero e Alec sentì che quella era la parte più bella dell’ultimo periodo. La sua famiglia stava cominciando ad accettare lo Stregone come parte integrante della sua vita. Ma Izzy lo aveva già accettato da prima. Quei due erano sempre stati molto in sintonia, se era perché lei tenesse a lui o perché avessero tanti interessi in comune, quello Alec non lo aveva ancora capito. Ma era contento che sua sorella avesse approvato prima di tutti, senza battere ciglio o senza aver avuto da ridire.
« Va bene Catwoman e Conte/slash/Stregone,» esordì un Jace abbastanza eccitato o forse solo scocciato « vogliamo entrare?»
Magnus e Isabelle rotearono gli occhi in contemporanea e prendendo sottobraccio i propri compagni si fecero strada verso l’entrata principale. Un bodyguard ben piazzato, si trovava al lato sinistro per controllare i biglietti della varia gente in fila. Un bodyguard ben piazzato, si trovava al lato sinistro per controllare i biglietti della varia gente in fila. I ragazzi si girarono nervosi verso Magnus e lo Stregone scoccò loro in risposta un sorriso calmo e di incoraggiamento. Con un semplice gesto, nelle mani di tutti apparvero dei biglietti colorati, riportanti la locandina dell'evento. Precedettero uno ad uno e l'ultimo fu Alec. Il bodyguard squadrò lo Shadowhunter da capo a piedi.
« Sei nuovo del quartiere? » l'omone non poteva avere più di trent'anni sotto quella massa palestrata ed evidente da sotto la giacca di pelle. Alec arricciò le labbra.
« No » buttò fuori.
Lo sconosciuto abbozzò un sorriso, restituendogli indietro il biglietto staccato a metà.
« Sei un cliente abituale? » la mano che passò tra i capelli.
« Uhm...no » ripeté.
« Oh, » ridacchiò l'omone, lo sguardo interessato, gli occhiali che si abbassavano « prima volta, quindi, bocconcino? »
Alec boccheggiò confuso, non sapendo cosa dire e un braccio sbucato dal nulla lo trascinò dentro il locale, senza dargli il tempo di replicare.
« Ricordami di sistemare quello la, prima che la serata finisca » mormorò Magnus, sistemandosi la giacca. Alec ridacchiò e Magnus sbuffò scocciato « Che pervertito » sbottò. Alec fu veloce, gli stampò un bacio sulla guancia e Magnus sembrò sciogliersi.
« Sto bene, » sospirò sostituendo subito con un sorriso, ricomponendosi « sto bene »
Appena misero piede dentro, quasi stentarono a credere che fosse il Pandemonium di sempre. Le luci erano di mille colori, ma orientate sapientemente e non sparate ovunque come le ricordavano. In alcuni angoli, lungo i divanetti e i tavolini vi erano piccole luci, ghirlande di fiori bianchi e non, come rampicanti o piccole liane, pendevano da diversi punti del soffitto intrecciandosi, sospendendo tutto in un’atmosfera irreale e creando un contesto armonico ma brioso con le luci. Avanzando, si notavano già i primi mondani sulla pista da ballo muoversi a ritmo con la musica o semplicemente riuscendo con qualche fortuna a mettere un piede dietro l’altro. Il deejay in fondo, alla console, sembrava parlottare con qualcuno che o si stava annoiando a morte, oppure stava solo cercando di prestare attenzione e stava fallendo miseramente.
« Ragazzi, sicuri che sia il posto giusto? » suonò confuso Simon guardandosi attorno. Isabelle lo prese per mano, avvicinandolo, mentre le luci le illuminavano il viso, quegli occhi truccati ma che venivano subito fuori come lucciole e i capelli setosi che ondeggiavano leggermente. Isabelle lo avvicinò fino a stampargli un bacio sulla guancia mentre rideva.
« Che importa! Se anche un posto come questo può trasformarsi così, » e con la mano nella sua lo guidò fino ad allontanarsi dagli altri, Simon che la guardava innamorato perso « È una magia! » e dicendo così lei e Simon ridendo, scomparirono tra la folla. Poi, insieme a Jace e Clary, Magnus e Alec avanzarono in mezzo alla gente, osservandosi intorno, immergendosi nella musica che si impossessò a poco a poco delle loro orecchie.

 

 

 

 

Il suono delle casse arrivava quasi chiaro fino a lì, mentre era seduto su uno dei piccoli divanetti, il capello posato lì affianco a sé lo sguardo puntato sulle tante figure oscillanti in quella luce multicolore e surreale.
« Potresti anche andare a scatenarti, Alec » un Jace sudato si avvicinò piano diventando sempre più nitido, e due bicchiere di qualcosa di alcolico quasi sicuramente alla mani, gliene allungò uno. Alec lo accettò e se lo portò alle labbra.
« Non sono bravo in queste cose, » gesticolò con la mano libera, una smorfia in viso « ballare intendo »
« Nessuno è in grado di poterlo dire se non prova,» si portò un sorso alla bocca e la mano per ravvivarsi i capelli biondi sudaticci « E poi,» la sua mano con il bicchiere indicò Magnus che al momento stava parlando con Simon, perché Isabelle era dovuta scappare in bagno e il ragazzo le stava tenendo le orecchie « Non credo che a Magnus dispiacerebbe vederti in azione » sorrise beffardo.
Alec lo guardò, mandò giù quel bicchiere che sembrava qualche strana sostanza simile a un ponce ma corretto, per il retrogusto dolceamaro ma pungente che gli pizzicava il palato.
« Non vorrei... » sospirò « Sembrare ridicolo »
« Alec, » gli poggiò una mano sulla spalla « È una festa, a nessuno importerà come ballerai, » arricciò il naso « okay, forse un po’ sì, ma ehi, guardati intorno, c’è chi lo è molto più di noi » Alec notò le varie figure vestiste in svariati modi. C’erano anche diverse specie di mondani travestiti da animali, chi in una tigre, chi personificava qualche attore a lui sconosciuto, un gruppo di mucche « e poi non hai voglia di divertirti?»
« Sì, sì che voglio farlo, » lo guardò deciso. Alec osservò Magnus, mentre deglutiva leggermente, i suoi occhi concentrati. Lo Stregone stava ridendo a qualcosa che forse Simon gli aveva appena detto, ma non ne era sicuro. Il suo sorriso era ampio, le pieghe intorno alla bocca e il suo profilo particolare che risaltava un po’ di più per luci sopra il suo viso, i capelli che non aveva ingellato per quella sera. È la mia sera, pensò.
« Sì, hai ragione » fu svelto, mentre finiva il contenuto del bicchiere tutto d’ un fiato « E credimi, sono contento di non essere vestito in calzamaglia » prese in giro l’amico, abbozzando un sorriso sghembo.
Jace si mise una mano sul petto, facendo il finto offeso.
« Non posso farci niente, se posso difendermi, tutti amano i supereroi, specialmente Clary »
« E a quanti piace un eroe spagnolo in nero?»
Jace buttò uno sguardo nella stessa direzione di qualche minuto prima. Alec osservò Magnus che si era allontanato ora, verso il bar. Si schiena, distingueva solo la forma dei suoi capelli e la sua giacca. Sospirò. Cosa ci faceva ancora seduto lì? « Credo tu sappia già la risposta » gli diede una pacca sulla schiena, prima che Alec si alzasse dal divano « E poi, detto tra noi, » Jace sembrò pentirsene subito « La calzamaglia prude un po’, almeno tu sei comodo » ammise. Alec era dritto, un po’ rigido ma risoluto e determinato, diede una mano a Jace per alzarsi e quello disse: «Vai tigre!» Alec roteò gli occhi mentre il biondino si sistemava meglio i muscoli finti della sua calzamaglia e sospirò « Andrò a vedere dove si è cacciata Clary questa volta… »

 

**

 

Alec camminò verso il bar, il battito leggermente accelerato, cercò di sciogliersi, vedendo che la distanza si accorciava mentre un paio di spalle familiari si avvicinavano.
Magnus stava bevendo da un bicchiere longilineo, una ciliegina dentro e le dita che circondavano il vetro. Stava per allungare l’altra e chiederne un altro ma una voce lo fermò.
« Ti va di ballare? » chiese un Alec mascherato.
Magnus si girò, saettò in avanti, trovandosi un Alec con il palmo aperto della mano rivolto verso di lui, lo sguardo stranamente rilassato e soddisfatto. Magnus posò sonoramente il drink sul ripiano del bar e gli sorrise.
« Ma certo » fu sorpreso, si allungò immediatamente a prendere la sua stretta e a farsi guidare sulla pista mentre la canzone precedente scivolava via, per far spazio a un’ altra che stava incominciando. Si posizionarono in uno spazio abbastanza capiente, circondati da tanta altra gente che però, non contava. Alec sentì pompare il sangue e quasi le sue orecchie si riempirono solo con quel suono. Portò le mani intorno ai fianchi di Magnus e l’ altro poggiò le sue sul suo petto. Sentiva quanto Alec fosse su di giri, ma non disse niente.

Cutting to the thoughts within
The clarity is wearing thin
Another time to treat this


La canzone avanzava lenta, mentre Alec abbozzava quei pochi passi , ondeggiando leggermente. Sentiva l’anima leggera anche se il cuore non voleva saperla di frenare l’istinto libero di pulsare rumorosamente. Provò a concentrarsi sulla musica. Magnus ancorò le sue braccia al suo collo e Alec lo avvicinò giusto un po’. Ondeggiavano lentamente senza nessuna fretta. La maschere ancora sui loro volti, ma senza la sensazione di estraneità così ambigua. Erano loro.


Holding onto what we find
We don’t want to lose this fight
You, me, and gravity


Danzavano leggermente, le luci che li colpivano, i fiori sopra le loro teste, la sensazione che non ci fosse nessun’ altro, ma solo loro. Magnus lo osservò mentre Alec si rilassava sempre di più lasciando fuggire l’ansia.
« E tu che pensavi di sembrare ridicolo » sussurrò dolcemente « sei assurdo »
Alec deglutì appena, il cuore con meno peso sopra « Stai andando benissimo » e così dicendo, Magnus appoggiò il viso sulla sua spalla, i capelli che solleticavano appena la guancia di Alec. Lo Shadowhunter sorrise silenziosamente, soddisfatto di non aver ancora pestato i piedi allo Stregone. L’incanto sembrava quello di varie volte ma più intenso. Sentire Magnus così vicino lo destabilizzava, lo portava a pensare che se lo fosse meritato nonostante tutto, nonostante fosse certe volte un dilemma esistenziale. Sospirò, sperando che la canzone non smettesse più di aleggiare nelle sue orecchie, dentro di loro.

You, me, and gravity
You, me, and gravity


Alec girò lo sguardo e trovò un Jace che sembrava già ubriaco, ballare a poca distanza da dove si trovavano, fargli strani segni... o forse gesti, verso di loro. Superman Jace, girava anche intorno a Clary, contemporaneamente mentre quella cercava di farlo stare fermo sbuffando di tanto in tanto perché la faceva uscire fuori di testa. Alec si inorridì e subito sussurrò all’ orecchio del compagno.
« Per favore, non girarti, » il tono di voce che mascherava una risata bassa « Jace sta facendo dei gesti non poco sconci »
La risata di Magnus lo colpì all’istante e sorrise facendosi contagiare.
« Okay » mormorò mentre la voce colorata di risata sfociava via.
Oscillarono ancora sulle altre strofe della canzone, non curandosi di nient’altro. Magnus alzò lo sguardo su Alec, il quale lo guardò a sua volta. I passi che erano in sincrono, il respiro mozzato, i secondi che sembravano liquidi e fluivano sinuosi. Magnus sorrise.
« Come si chiama questo, uhm » domandò Alec incerto « questo ballo? »
Lo Stregone toccò la fronte con la sua, immergendosi nella sensazione più bella che avesse provato in tutti quei settecento anni e passa.
« È un lento » soffiò piano. Con quella vicinanza, lo Stregone riusciva a vedere i suoi occhi, nonostante il tessuto nero intorno al viso, riusciva a vederli. Era di un verde più scuro del solito, ma erano comunque così vicini e gli sembrò di vederli ridere.
Lo baciò, mentre le sue dita gli sfioravano la nuca. Si staccò subito ridacchiando. Alec lo guardò sorridendo confusamente.
« Che cosa c’è?»
« Sono questi, » gli toccò i piccoli baffetti neri finti « pungono » rise. Poi, sempre con la stessa mano in modo delicato, li staccò piano, infilandoli dentro la tasca della giacca nera di Alec. Depositò un altro bacio leggero sulle labbra dell’altro. « Molto meglio » gli sussurrò vicino. Alec lo sorprese baciandolo di nuovo, mentre la loro danza si trascinava e Alec, finalmente, pensò di non essere un imbecille e saper seguire il ritmo. Magnus appoggiò, sfiorò la sua guancia con quella destra dello Shadowhunter sospirando. Si staccò quel tanto , alzando lo sguardo sopra i piccoli fiori bianchi intricati al tetto.
Posò gli occhi su Alec e senza aspettarselo, quello prese la sua mano e lo fece girare lentamente. Magnus ritornò davanti al suo ragazzo, lo sguardo e un sorriso sorpresi. Riportò le mani intorno al suo collo, girò il capo e trovò una Clary che ballava con uno strano Superman alla sua destra. Soffocò una risata.
« Credo che Superman abbia bevuto troppo andando a far visita a casa della nonna di Cappuccetto »
Questa volta fu Alec a scoppiare a ridere.
« Continua a...? »
« Sì e alcuni sono davvero senza ritegno » mormorò ridacchiando.
Si guardarono e Magnus si beò di vederlo così felice, gli faceva bene distrarsi, ogni tanto. La presa al suo collo si strinse.
« Mi ritengo soddisfatto Alexander, » fu onesto
« Anche un solo ballo, mi è bastato. Ma non sei poi così male, » sorrise « devo ammetterlo » soffiò dolcemente.
« Magnus, vorrei farti notare che, » lo sguardo furbo e il tono basso, mentre gli posava un bacio sulla guancia e rialzava i suoi occhi dentro i suoi « la serata non è ancora finita »
Magnus fu sorpreso.
« Alexander, » sussurrò « Non smettere mai di stupirmi »

 

 

 

Quando rientrarono a casa , Magnus si ritrovò un Alec brillo e temette che quello non arrivasse a salire tutte le scale. In realtà, chissà per quale miracolo divino o forse per merito del suo amato Angelo, arrivò a raggiungerlo all’uscio senza troppi problemi. Lo Stregone aveva evitato possibili portali, perché aveva anche il terrore che Alec potesse rimettere da un momento all’altro quindi, si era accertato, dopo aver salutato tutti, di seguirlo in una lunga passeggiata fino a casa, tenendolo ogni tanto d’occhio.
Alec rimbalzò quasi fino al soggiorno, togliendosi le scarpe. I suoi capelli erano sudati per via di quanto aveva ballato. Dopo il loro lungo lento, la musica era partita a tutti ritmo, permettendo allo Shadowhunter di entrare in modalità spensierato e di lasciarsi andare, mentre si avvicinavano anche gli altri quattro.
« Andiamo, prima che tu possa rompere qualcosa » si affrettò a dire Magnus, una risata che gli partiva fuori spontanea. Alec brontolò giusto un po’ mentre andavano in camera.
« Non ho bevuto poi così tanto, » gesticolò, la voce strascicata ma dolce « solo tre... o quattro bicchieri » alzò le mani in segno di difesa.
Magnus lo fece sedere, si avvicinò allo specchio e cominciò a sfilarsi la giacca, abbandonandola sulla poltrona rossa all’angolo.
« Non credo di averti mai visto così pieno di energie » lo stuzzicò ridendo « Credo tu abbia bisogno di qualcosa, un bel po’ d’acqua per iniziare, potrebbe aiutare » concluse premuroso, la mano che si slegava il foulard dal collo e lo appoggiava al mobile vicino. Dopodiché stampò un bacio sulla fronte al compagno, che era ancora seduto, la testa abbandonata di lato, l’aspetto stravagante, era troppo il ritratto di qualcosa di estremamente fragile, tenero «Giusto, l’acqua, torno subito » mormorò ricordando. Ma non camminò molto.
« Truccami » esordì Alec. Magnus si immobilizzò sul posto, si girò.
« Eh? » la fronte corrugata, lo sguardo sorpreso.
« Hai sentito benissimo, » sussurrò « Truccami »
Magnus rimase comunque fermo, non credendo a ciò che aveva appena sentito dire ad Alec. Doveva essere più che leggermente brillo.
« Okay, facciamo due bicchieri d’acqua, » aggiunse « Belli pieni » il dito alzato che portava a correggersi.
« Magnus » supplicò Alec, lo Stregone tornò a girarsi « Non ti ho chiesto di evocarmi un demone, » scherzò « ti ho chiesto solo di truccarmi, » lo sguardo penetrante ma sempre rilassato « rilassati » sentenziò.
Magnus con le braccia incrociate cercava di decifrare lo sguardo dello Shadowhunter, parlava sul serio?
« E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea, rispetto a questo pomeriggio, sentiamo » domandò più a se stesso che all’altro .
Alec scrollò le spalle, era vago. « Non so, non penso sia poi questa grande tragedia, dopotutto » notò come Magnus lo stava guardando, sistemò subito « Non che tu sia una tragedia, era solo un modo di dire, » cominciò a prendere velocità « Non sei mai stato una tragedia per me, anzi, il contrario, Mags, tu sei tutto tranne che quello-»
Lo Stregone rise, le pieghe ai lati del viso, la distanza adesso inesistente che lo aveva fatto avvicinare ad Alec. Gli mise un dito sopra la bocca per zittirlo. Lo Shadowhunter annuì abbassando lo sguardo a quel gesto, riconoscendolo subito.
« Sei adorabile » soffiò, le dita che sfioravano le gote più colorite « Sei proprio sicuro di volerlo?»
Alec si tuffò in quelle pozze verdi - dorate e adesso anche argentate. Annuì piano.
Magnus si allontanò qualche secondo e prendendo una sedia e poggiando la sua scatola di trucchi a terra, si mise di fronte allo Shadowhunter.
« Non uno qualunque » puntualizzò Alec. Magnus annuì, silenzioso e consapevole.
« No, » sospirò, lo sguardo perso « infatti » arricciò le labbra, vedendo quel sorriso che lo distruggeva ogni singola volta. Magnus maneggiò un lungo affare nero, molto simile alla lunghezza di uno stilo, e aprì il tappo che lo chiudeva. Alec guardò lo strano oggetto incuriosendosi.
« Cos’è? » chiese infatti, poco dopo. Magnus si avvicinò con la sedia e avvicinò l’oggetto vicino agli occhi di Alec.
« Qualcosa che spero, » sospirò « Calmerà la tua curiosità » puntualizzò. Alec mise il broncio « Alza gli occhi e guarda su, per favore » gli suggerì e Alec lo fece. La mano di Magnus abbassò leggermente la palpebra inferiore, tenendo ferma la matita e applicando in modo fermo la punta sopra. Alec si mosse leggermente e lo Stregone parlò: « Alexander non muoverti, altrimenti ti caverò un occhio » mormorò tutto concentrato. Alec cercò di stare tranquillo mentre sentiva la matita passargli sopra e il viso sfocato di Magnus dietro. Sentiva un leggero pizzicore agli occhi ma non parlò.
Poi passò all’altro occhio e fece lo stesso, sentendo lo Shadowhunter sbuffare in attesa.
« Calma, » ridacchiò « Ho quasi finito » concluse. Magnus si staccò e osservò il suo lavoro, inclinando il viso dello Shadowhunter in alto e poi di lato. Sembrava soddisfatto. Notò che Alec aveva gli occhi lucidi. « So che brucia, » spiegò premuroso « Prova a sbattere più volte gli occhi senza tenerli chiusi a lungo, » gli consigliò « Andrà meglio »
Alec annuì e subito cominciò a fare come gli era stato appena consigliato, le sue ciglia si muovevano veloci e Magnus pensò che non si potesse essere più belli di così.
« Va meglio? »
« Sì, un po’ » Alec tenne gli occhi super aperti, Magnus scoppiò in una fragorosa risata.
« Vuoi vederti? »
« Sì » rispose velocemente. Magnus mosse subito le dita e un piccolo specchio apparì nella sua mano sinistra.
Alec si guardò: a prima vista, non notò nessuna differenza, poi portò attenzione ai suoi occhi e notò che erano contortati leggermente di nero. Il verde spiccava contro quelle linee scure, creando un contrasto evidente.
« Contento, adesso?» lo canzonò dolcemente.
Alec sorrise per poi alzare lo sguardo su Magnus centrò la cassetta dei trucchi buttandoci la matita dentro e fece scomparire lo specchio con uno sciocco. Alec lo tirò per la camicia e lo fece sedere sulla sua gamba.
« Sì, più che contento » sussurrò. L’altro gli incorniciò le braccia al collo.
« Non ho voluto aggiungere altro, » esordì Magnus « Perché non lo trovo necessario, sei già bello così » gli alzò il mento con un dito.
Lo Shadowhunter era silenzioso ma i suoi occhi erano così vividi adesso, che Magnus pensò che non fossero reali, sembravano dirgli già tutto.
« Io vorrei vederti senza trucco invece » fu improvviso, lo sguardo sereno. Visto così, con la camicia nera un po’ sbottonata davanti, i capelli appiccicati alla fronte.
« Mi vedi già tutte le mattine senza trucco »
« No, » negò « ti vedo tutte le mattine quasi senza trucco » puntualizzò. Magnus alzò gli occhi al cielo e sospirò.
Si alzò dalla gamba di Alec e ritornò con una salviettina, gliela porse e si sedette di nuovo.
« A te l’onore » mormorò poco convinto. Alec la prese senza pensarci e lo avvicinò un altro po’ a sé. La mosse piano prima sulle sue guance comunque, anche se non c’era traccia del trucco lì, poi passò ai suoi occhi. Lo Stregone li serrò e inspirò profondamente. Alec cominciò piano a sfregare la salvietta sulle sue palpebre, prendendo via via l’argento e lasciando solo quel colore naturale sottostante della pelle di Magnus. Appena finì, osservò che quello aveva ancora gli occhi chiusi e sembrava star aspettando.
« Ehi » sussurrò Alec. Lo Stregone aprì gli occhi e finalmente, lo Shadowhunter poté ammirare il suo viso senza nessun segno marcato. Senza tracce di colore. Gli occhi di Magnus erano così belli, piccoli, particolari. Due linee curve e sottili che si sposavano con la conformazione della mascella , i tratti delicati. Due gemme sensuali e spontanee che restavano fisse nelle sue.
La sua mano coprì interamente la sua guancia e Magnus coprì a sua volta quella di Alec inclinando la testa « Sei più bello così » la voce era ridotta a un fruscio melodioso « Sei sempre stato bello, » continuò, lo Stregone si sentì in dovere di dire qualcosa ma non ci riuscì a causa di come l’altro lo stava guardando mentre parlava. Alec appoggiò i palmi delle mani sul petto dello Stregone « Ma adesso posso guardarti, » gli occhi si tinsero in un modo che Magnus conosceva fin troppo bene, sentendo i suoi però riempirsi di conseguenza « Per davvero »
Magnus sorrise, sentendosi sfuggire il controllo, sentendo che gli veniva sempre meno il muro che aveva posto tanto tempo prima di quel ragazzo d che anche se lo avesse voluto, non sarebbe stato più in grado di essere ricostruito perché ci pensava Alec ad abbatterlo di continuo, senza neanche sforzarsi.
« Perché mi guardi così? » chiese Alec.
Il petto costretto ai battiti ma tremendamente libero finalmente.
« Perché ti amo » lo Stregone lo guardò allungandosi come un felino sulle spalle dell’ altro, le mani che si salirono al collo. Lo baciò senza ritegno e sentendo che anche l’altro sorrideva con lui.
« Attento, stai baciando Zorro » gli mormorò sulle labbra. Magnus incurvò lo sguardo confuso. Alec lo fece alzare, spostare di qualche centimetro.
« Sì, » Alec riprese il mantello e ci si avvolse attorno, sventolando « Attenzione! »
Magnus cercò di trattenersi mentre Alec assumeva un espressione piuttosto seria.
« Sono solo un povero vedevo, » recitò stando al gioco « Non ho bisogno del vostro aiuto » Si spostò, girando le dita attorno allo schienale della sedia.
« Quindi mi conoscete?» era così calato nel personaggio che Magnus ci prese gusto. Avanzò leggermente in avanti.
« Ma certo, chi non vi conosce? » la voce non sembrava più reale e lo Stregone si abituò
« Alejandro » pronunciò in uno spagnolo perfetto.
Lo sguardo di Alec si fece da serio a curioso, interessato in poco
« Parlate spagnolo? » azzardò spiazzato, il mantello che si apriva. Lo Stregone cercò di non ridacchiare. Anzi, Magnus roteò i fianchi avvicinandosi al bordo del letto con nonchalance.
« Oh, certo, ho visitato la Spagna in uno dei miei viaggi ma sono rimasto troppo poco sfortunatamente » disse frustrato, l’accento che adesso era mischiato. L’eroe lo raggiunse, accomodandoglisi accanto.
« Ditemi qualcos’altro » azzardò ancora.
« Alejandro, » sembrava quasi una soap opera se non fosse stato per il tono realistico con cui Magnus si muoveva in quella lingua straniera
« Non sono in cerca di un hombre, tu eres muy guapo de verdad ... me gustaría mucho...» sembrò giustificarsi e Alec capì solo la parola hombre e si perse per il resto nell’ accento così sensuale, sciolto « No, puedo, tengo novio » scandì rattristandosi.
« ... Un altro uomo? Ahi »
Magnus annuì, roteando lo sguardo per la stanza, ritornando all’ eroe mascherato affianco a sé « Lo invidio, deve essere molto fortunato » dichiarò. Magnus sorrise.
« Non sapete quanto » e dicendo quello, Magnus lo attirò a sé e chiuso il sipario, il mantello di Alec volò via e si trascinarono entrambi a letto.

   
 
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