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Autore: MagiaOscura    11/09/2017    1 recensioni
Il rapporto di Pietro il Grande e il figlio Alessio non è mai stato buono, e dopo un rapporto turbolento i due uomini sono giunti alla resa dei conti. Alessio è fuggito dal sacro romano imperatore chiedendo protezione all'imperatore, ponendo precise condizioni per il ritorno in Russia. Pietro il Grande accettò le condizioni poste dal figlio, o almeno è così che cercò di fargli credere
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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La resa dei conti

Alla notizia dell'imminente ritorno del principe ereditario, Menshikov corse da Pietro, e inginocchiandosi, cominciò a piangere e a scusarsi col sovrano:
"Perdonami Pietro, non sono stato un buon precettore per tuo figlio. Ho deluso tutte le speranze e le aspettative che hai avuto nei miei confronti, affidandomi la sua istruzione. Fammi frustare, impiccare, decapitare, torturare e qualsiasi castigo che tu riterrai più opportuno per questa mia degligenza, sono pronto ad accettare la più dura delle tue decisioni e il più duro dei tuoi castighi"
"Alzati, Menshikov. Non ti punirò. Tu hai fatto il tuo meglio, ma quell'inetto non solo non ha seguito i tuoi insegnamenti, non solo ha tradito suo padre e su questo ci potrei anche passare sopra, ma ha tradito la sua Patria, la Russia. Con quale faccia guarderò i miei sudditi e i miei soldati quando gli chiederò di sacrificare le loro vite e quelle dei loro cari in nome della Russia quando mio figlio per primo scappò dal Sacro Romano Imperatore?" si sfogò Pietro, aiutando un disperato Menshikov a rialzarsi
"Con la faccia del grande sovrano che eri, che sei e che sarai. Il popolo non potrà insorgere perchè per amore paterno non hai punito tuo figlio. Hai fatto molto per far uscire la Russia dalla barbaria in cui si trovava" disse Menshikov, cercando di consolare il sovrano
"Sbagli amico mio, io non perdonerò Alessio, sarà punito come un traditore. Altrimenti non avrei più il coraggio di chiedere enormi sacrifici ai miei sudditi. Adesso ti prego, esci, voglio trovarmi solo io e lui quando tra poco arriverà" disse con decisione Pietro, deciso a non perdonare il figlio
"La tua decisione è un ordine, Pietro. Però contieni la tua ira, altrimenti rischi di avere una crisi delle tue e non sei in salute, devi ancora fare molte cose per la Russia. Devi sconfiggere gli svedesi, e devi diventare Imperatore." disse Menshikov prima di congedarsi.

Dopo mezz'ora i soldati bussarono alla porta dell'ufficio di Pietro I, scordando ammanettato lo Zarevic'. Il sovrano rivolse al figlio uno sguardo colmo di ira, e ordinò ai soldati di liberare le mani del figlio. Lo zar si sedette sulla poltrona della sua scrivania, e lo stesso fece Alessio
"Alzati" ordinò Pietro al figlio, che si alzò immediatamente
"Nemmeno mi volete lasciare seduto, padre" disse Alessio al genitore, con tono di sfida
"Firma" ordinò di nuovo Pietro, senza cedere alle provocazioni del figlio, e lanciò sulla scrivania una serie di documenti, che contenevano la rinuncia formale di Alessio a qualsiasi pretesa al trono del padre
"Grazie, per una volta avete acconsentito a una mia richiesta, padre" disse con soddisfazione Alessio, firmando entusiasta i documenti "Con la firma di questi documenti oltre a rinunciare al trono, hai perso l'immunità che spetta allo zar e ai suoi figli, pertanto sarai giudicato come un semplice suddito" si rivolse al figlio con tono freddo Pietro
Alessio allora scoppiò  a ridere, non si sa se è una risata isterica o se di divertimento, e vedendo Pietro innervosirsi si avvicinò al padre faccia a faccia:
"Immaginavo qualche imbroglio da parte vostra padre. Siete sempre stato una persona meschina e bugiarda, vi conosco ben..."
"Quello meschino sei stato tu, fuggendo dalla tua Patria sotto la protezione degli austriaci. Non solo hai tradito me, ma anche la Russia" urlò Pietro, colmo di ira verso suo figlio, che non si scompose di fronte alla rabbia paterna:
"Voi avete tradito per primo la Patria, aprendo le porte alla cultura straniera, tradendo la nostra vera origine, perchè per voi, corrotto dal marciume europeo, eravamo dei barbari. Mi avete strappato all'affetto di mia madr..."urlava Alessio al genitore, venendo interrotto da Pietro: "Io tua madre non l'amavo, e di te volevo fare un uomo vero, non un'inetto attaccato alla gonna materna. Io volevo renderti forte nell'animo e nel corpo. Io l'ho fatto per il tuo bene, sciocco." urlò Pietro, colmo di ira contro un Alessio quasi in lacrime.
L'atmosfera nella stanza era tesissima. Lo zar Pietro I e il principe ereditario Alessio, dopo un rapporto turbolento, erano alla resa dei conti. Le urla si sentivano in tutto il palazzo, ma su ordine di Menshikov nessuno osava entrare.
"Come vi piace sentirvi importante, padre, come vi piace sentirvi apprezzato, osannato e considerato il padre dei russi. Ma in realtà siete un vile e un meschino. Avete rinchiuso Sofja Alekseevna in convento in condizioni disumane, avete ripudiato mia madre, a cui di fronte a Dio prometteste fedeltà e rispetto, avete inflitto al popolo russo enormi sofferenze e perdite e li avete strappati dalla loro cultura di cui erano gelosi" rinfacciò Alessio al padre, facendo capire tutta la sua contrarietà alle riforme del padre:
"Sofja Alekseevna tramava alle mie spalle, voleva detronizzarmi e portare al trono Ivan, confidando nella sua salute precaria, e tu allora non eri nato. Sei l'ultimo a potermi rinfacciare qualcosa, tu che tradisci apertamente tua moglie" urlò Pietro a sua figlio, afferrandolo per il colletto "Voi lo stesso siete l'ultimo a potermi rinfacciare l'adulterio, voi che avete tradito una promessa fatta davanti a Dio per sposare una sgualdrina...- Alessio non riuscì a terminare la frase quando fu colpito da un violento schiaffo del padre, talmente furioso per le parole del figlio che non sapeva che cos'altro dire - bravo padre, picchiatemi, e magari fatemi impalare se servirà alla vostra sete di potere" terminò la frase Alessio con un tono di sfida e ridendo in faccia al genitore.
"Se tu ti fossi presentato con una richiesta di perdono io ti avrei perdonato e avrei accettato le tue condizioni per tornare in Russia. Ma vista la tua arroganza, non avrò pietà. Convocherò una corte di giustizia straordinaria che ti giudicherà, e non muoverò un dito" disse Pietro al figlio, chiamando le guardie per ordinargli di portare via il padre, e cominciò a tremare Mentre le guardie ammanettavano Alessio, egli disse al padre con il suo solito tono arrogante:
"Tremate,padre? Avete tanta paura per la mia sorte? Strano visto che non mi avete mai mostrato alcun segno di affetto."
"Nemmeno tu ti sei mai sforzato di capirmi e di amarmi" disse Pietro, ordinando di portare via il figlio.
Mentre Pietro era distrutto nell'animo per la decisione presa, entrò Menshikov, che cercò di sincerarsi di come stesse l'amico sovrano:
"Non mi posso fidare di nessuno,Menshikov, di nessuno" disse Pietro all'amico, che gli diede un'abbraccio:
"Puoi fidarti di me e di Hannibal, Pietro. Noi non ti deluderemo mai" disse Menshikov, ma poco dopo aver finito di parlare lo zar cadde a terra, in preda a una violenta crisi epilettica. Menshikov urlò disperato di chiamare l'imperatrice Caterina, l'unica in grado di tranquillizzare Pietro con le sue carezze e dolci parole sussurrate all'orecchio.
   
 
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