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Autore: CHAOSevangeline    11/09/2017    1 recensioni
{ Sarumi }
Sei frammenti di un piccolo mondo ormai perduto.
Momenti trascorsi e impolverati, pensieri mai espressi e ricordi custoditi con gelosia da due ragazzi che tengono l'uno all'altro più di quanto abbiano mai osato ammettere a se stessi prima che fosse troppo tardi.
Prima che la nostalgia cominciasse a lacerarli.
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I. Alone together
II. Hold on
III. Who knew?
IV. In my veins
V. Just one yesterday
VI. Lights off
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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vi. lights off

“It's like my brain is wired up
and there's a glitch in my system
You're like a drug and now my blood won't stop itching
I'm in critical condition
someone let me out of this prison

Losing you It’s like somebody just turned all the lights off”




Click.
L’interno spoglio dell’appartamento rimase nella più totale oscurità.
Non che durante la loro permanenza lì fosse stato poi molto pieno: vederlo senza mobili voleva dire vederlo solamente un po’ più sguarnito rispetto al passato.
Nulla che potesse disorientarli.
«Mi aspettavo che si accendessero.»
«Illuso.»
Stare lì, fra quelle quattro mura scialbe per l’intonacatura scrostata – lo stavano dando per scontato entrambi, non potendo vedere le pareti con nitidezza a causa del buio – era strano.
Essere lì insieme era strano.
Troppo strano.
Quel tipo di strano che più che disagio suscita stupore.
Misaki si calcò il berretto nero sugli occhi mentre il profumo di zucchero filato cominciava ad impregnare l’aria dell’appartamento.
Erano stati al luna park quella sera, senza che nessuno si azzardasse a dividerli: le dita di Saruhiko erano state artigliate con tanta forza a quelle di Misaki che nessuno ne sarebbe stato in grado.
Lo erano ancora.
Il silenzio dell’attico rendeva quel momento ancor più particolare.
Misaki fissò fuori dalla finestra, osservò il profilo di Shizune City e si sedette sul pavimento, sotto lo sguardo perplesso di Saruhiko.
Lasciò la sua mano.
Saruhiko non giudicò le sue azioni e si sedette accanto a lui.
Non un fiato.
Dopo tutto ciò che era accaduto ritrovarsi in quell’appartamento portava tanta malinconia quanta gioia; erano andati davanti, avevano raggiunto mete diverse, ma avevano imparato a trovare un punto d’incontro.
Un punto dove potevano stare insieme.
Un piccolo sospiro da parte del rosso.
«A cosa pensi, Misaki?»
Quel nome aveva smesso di suonare aspro e antipatico, di nuovo pregno della melodiosità che Misaki vi trovava in passato.
«Mi sembra incredibile.»
La mano che non reggeva il bastoncino dello zucchero filato esplorò lo spazio accanto al suo corpo. Mentre cercava quella di Saruhiko, questa gli andò in contro.
I polpastrelli di Misaki tastarono il polso altrui; un piccolo lembo di pelle gli parve più liscio, non coperto dai polsini.
Una fitta al petto, ma non disse nulla.
«Che vivevamo in questa topaia?» domandò Saruhiko, sarcastico.
Doveva pur difendersi dal brivido provato per il tocco in un punto ancora tanto sensibile. Pareva andare a fuoco tutte le volte che lui stesso lo guardava, lo toccava. Che Misaki lo fissava.
Sapeva quanto facesse male anche a lui, quanto si sentisse responsabile.
Saruhiko aveva bisogno di lui perché lui stesso gli aveva fatto del male e Misaki aveva disperatamente bisogno di occuparsene.
«Che ci siamo tornati», rispose il rosso leggermente imbronciato. «Mi era mancato questo posto.»
Non riuscivano ancora a parlare dei loro trascorsi troppo apertamente. Un bel ricordo portava malinconia, poi rabbia per il tempo sprecato stando divisi, senza costruire nulla insieme.
Faceva ancora male ad entrambi, era ancora difficile metabolizzare tutto quello che li aveva spinti a separarsi e poi a chiarire.
Contava solo che fosse passato.
«Mi sei mancato tu.»
Quell’aggiunta da parte di Misaki portò Saruhiko ad alzare gli occhi dal pavimento. Le gote arrossate del ragazzo, nel buio dell’appartamento, furono qualcosa che Saruhiko non commentò.
Poi, il peso della testa di Misaki sulla sua spalla.
«Anche tu.»
Quelle due parole sembravano una barriera posta ad ostacolare un’infinità di parole non dette, sentimenti da comunicare.
«Siamo stati stupidi entrambi.»
Non c’era motivo per addossare tutta la colpa a Misaki.
«E ti pensavo sempre, maledizione. Ogni giorno. Ero ossessionato.»
Misaki non era abituato a sentire Saruhiko prendere l’iniziativa nel dialogo. Non era abituato neanche ad intavolare certi discorsi; con lui però era disposto a farlo, quello così come qualsiasi cosa potesse essere necessaria per l’altro, per loro.
Alzò gli occhi.
Quelle due gocce d’ambra non nascondevano mai nulla, anche se a malapena illuminate dalla luce esterna.
Era come se brillassero di luce propria nel buio.
Forse era per questo, perché quegli occhi lo avevano sempre guidato, che Saruhiko ne aveva sentito tanto la mancanza quando alzando il capo non era più stato in grado di trovarli.
Erano fondamentali come l’aria, Misaki lo era.
«Anche io.»
Lo aveva detto con sorpresa nel realizzare quanto i loro stati d’animo fossero stati simili.
E come due sciocchi non se lo erano detto.
«Sarebbe bastato parlare», sospirò Misaki. «Per provare a risolvere, intendo.»
«Già.»
“Ma è inutile piangere sul latte versato.”
Lo pensavano entrambi, nel corso del breve bacio che si scambiarono poi; le labbra di Saruhiko passionali contro quelle impacciate di Misaki.
Un piccolo ghigno incurvò la bocca di Saruhiko. Anch’essa ora sapeva di zucchero.
«Sei proprio un verginello.»
Misaki colpì la sua spalla con un pugno, senza complimenti.
«Stai zitto!»
Erano due opposti che si attraevano, due calamite troppo simili che erano state capaci di respingersi fino a giungere troppo lontane.
Allora non avevano saputo riunirsi, ma poi, a fatica, si erano attratte di nuovo.
Non stavano bene l’uno senza l’altro ed entrambi lo sapevano.
Ma erano lì, fianco a fianco.
Non c’era motivo perché smettessero di stare seduti in quel modo, sul pavimento della loro vecchia casa, a ricordare il passato: lentamente, mano nella mano, avrebbero iniziato a muovere i primi passi verso il futuro.
Il loro futuro.
Misaki e Saruhiko.
Senza più nulla a dividerli.



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Avevo iniziato una raccolta, tempo fa, di flashfic Sarumi ambientata durante il periodo delle medie.
Siccome ero molto più incostante di ora non l'ho mai finita e devo ammettere che essere arrivata alla fine di questa, di raccolta, mi fa stranissimo. Ci ho messo un po' a pubblicare anche per questo, perché non volevo veramente concluderla.
Scrivere sulla SaruMi è sempre complicato: mi piace parlare del loro contesto originale, ma trovare la giusta ispirazione, le giuste idee, mi è sempre difficile.
Sento già la nostalgia della mia dose quotidiana di SaruMi, però, perciò spero davvero di riuscire quantomeno a pubblicare qualche one-shot, di tanto in tanto.
Ho scoperto che questo lavoretto è stato molto più apprezzato di quanto mi aspettassi e mi ha resa felice come solo i feedback lasciati su lavori riguardanti una OTP secolari possono fare.
Che dire? Ci tengo a ringraziare chi ha seguito questa storia, chi l'ha messa tra le preferite e chi l'ha solamente letta o la leggerà in futuro chissà, magari scrivendomi cosa gliene pare!
Spero che questo ultimo capitolo vi sia piaciuto, ci rivediamo presto nel fandom!
   
 
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