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Autore: Saigo il SenzaVolto    12/09/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!


 

Fortezza e Bestie 5


SQUADRA 5


“Come facciamo ad attirare una delle bestie qui?” chiese Sarada aggiustandosi gli occhiali e guardando il biondo con serietà.

Boruto fece un passo in avanti, sorridendo feralmente. “Ho un’idea! Seguimi!”

La giovane inarcò un sopracciglio, ma non protestò. Sapeva bene che Boruto era molto abile, più abile di chiunque lei avesse mai conosciuto (eccezion fatta per suo padre ed il settimo Hokage), perciò decise di fidarsi del suo piano.

I due ragazzi del futuro uscirono dalla sala circolare, camminando ed addentrandosi nei corridoi bui della fortezza. Camminarono per diversi minuti in silenzio, il suono dei loro passi era l’unico rumore che risuonava ritmicamente.

Durante il tragitto, Sarada continuava a fissare il suo vecchio amico davanti a lei con occhi pieni di rammarico.

Le era mancato da morire. Aveva sentito moltissimo la mancanza di Boruto per tutti questi anni. Non vi era stato un singolo giorno in cui la sua mente non si fosse soffermata a pensare dove potesse essere, cosa stesse facendo, se stesse pensando a lei. E persino adesso che erano finalmente insieme, dopo tutto questo tempo, sentiva la mancanza del suo sorriso e del suo sguardo confidente ed innocente. Per cinque lunghissimi anni, da quando era successo quel terribile incidente, ogni giorno il suo obiettivo era stato quello di trovarlo e riportarlo a casa. Riportarlo nel posto dove apparteneva, con la sua vera famiglia, e non con quel gruppo di criminali con cui aveva deciso di stare.

Quel pensiero le fece nascere un’improvvisa fitta di rabbia nel cuore. LEI era stata la causa di tutto questo. Boruto era cambiato dopo aver conosciuto lei. Era stata lei a trasformarlo pian piano in quello che era diventato oggi. Lei insieme a quell’altro suo amico che non si separava mai da lui.

La colpa era di quella ragazza.

Eppure, nonostante questo, non poteva biasimarla. Perché, in fondo al suo cuore, Sarada sapeva benissimo che la vera causa del cambiamento di Boruto era dovuta ad altre due persone.

I suoi genitori.

Sarada ricordò con dolore le parole che lei e Boruto si erano scambiati anni fa, quando entrambi si erano confrontati l’un l’altro ed avevano lottato tra loro. Ricordò le sprezzanti parole che lei le aveva rivolto in difesa di Boruto. E, dopo quel terribile scontro, i suoi sospetti si rivelarono fondati. La colpa era del Settimo e di sua moglie. Ed anche Himawari era stata un fattore non trascurabile. Quei tre avevano commesso un errore terribile, un errore che era costato loro un prezzo altissimo. Era costato loro Boruto. E nonostante tutti sapessero quanto la famiglia Uzumaki fosse pentita e disgustata dalle loro azioni passate, niente era cambiato.

Boruto non era più tornato.

Sarada non voleva accettarlo. Non poteva accettarlo. Teneva troppo al suo vecchio amico per potersi rassegnare in questo modo. Era decisa più che mai a riportarlo al Villaggio. E adesso non avrebbe sprecato questa occasione in cui erano da soli.

“Boruto,” cominciò a dire lentamente. “Possiamo parlare?”

Il biondo non si fermò neanche, né si voltò a guardarla. Tuttavia decise di rispondere. “So già di cosa vorresti parlare,” rispose con un tono freddo. “E dovresti anche conoscere già la risposta. Ma dato che sei così ostinata, allora dovresti comunque renderti conto che questo non è certo il momento giusto per mettersi a fare quattro chiacchiere.”

La ragazza strinse i pugni. “A me sembra il contrario!” sbottò con foga. “Dato che in qualsiasi altro momento non ti degni neanche di mostrare la tua presenza né a me né agli altri!”

“Oh?” fece Boruto con finta innocenza ed un sorrisetto malizioso. “Come mai sei così arrabbiata? Ti sei svegliata col piede sbagliato? O siamo in quel periodo del mese per caso?”

Sarada arrossì istantaneamente all’udire la risposta sarcastica ed allusiva del ragazzo. Ma non permise all’imbarazzo di avere la meglio. “Non girare intorno all’argomento, Boruto!” esclamò. “Perché continui ad evitarci? Perché non ti apri a noi?”

Il biondo continuò a camminare.

“Perché preferisci restare sempre da solo?” domandò ancora con un tono un po’ più alto. “Perché continui questa farsa?”

Boruto si fermò di botto. Sarada quasi gli finì addosso.

“Farsa?” ripeté lui con voce glaciale. La ragazza deglutì nervosamente.

“L’unica persona che continua a mettere in scena una farsa sei tu, Sarada!” disse ancora il giovane voltandosi verso di lei. “Smettila di vivere nel mondo dei sogni! La realtà è molto più crudele di quel che credi, e che tu la voglia accettare o no non è un mio problema!”

Sarada fece per rispondere a tono, ma lo sguardo freddo e glaciale del biondo la zittì in un istante. Il suo occhio pieno d’odio e disinteresse le fece morire le parole in gola.

“Se proprio insisti, allora lascia che te lo ripeta di nuovo.” continuò a dire Boruto, avvicinandosi a lei minacciosamente. La giovane Uchiha non riuscì a muoversi, i suoi occhi incollati al suo. Il ragazzo col mantello si fermò a qualche centimetro dalla sua faccia, costringendola ad alzare lo sguardo per fissarlo poiché era più alto di lei di qualche centimetro.

“Io non tornerò indietro.” Boruto scandì le parole sillaba per sillaba. “Non abbandonerò la mia famiglia. Né ora, né mai. E non esiste un futuro dove tu possa in qualche modo convincermi a fare diversamente. Perciò smettila di torturare te stessa e me con false speranze, e cresci una volta per tutte!”

Una sola lacrima le scese dagli occhi. Quelle parole le fecero stringere il petto dolorosamente. Il suo tono freddo e tagliente le spezzò il cuore ancora una volta. Eppure, neanche stavolta si diede per vinta. I suoi occhi divennero rosso fuoco in un istante, e la ragazza ricambiò il suo sguardo con decisione e forza.

“Mai!” dichiarò con decisione.

Boruto la perforò col suo occhio. “Allora morirai senza mai raggiungere il tuo sogno!”

Rimasero a fissarsi negli occhi per diversi istanti. Due volontà inarrestabili che si fronteggiavano prepotentemente l’un l’altra. Poi, prima che la giovane potesse ribattere per l’ennesima volta, il biondo col mantello si voltò e riprese a camminare per qualche metro. Si fermò davanti ad una porta alla sua destra.

“Siamo arrivati.” disse.

Aprirono la porta e si ritrovarono in una stanza particolare. Era uno stanzino minuscolo e vuoto, eccezion fatta per uno strano marchingegno di metallo attaccato alla parete destra. Era di forma quadrata, simile ad una scatola grigia a cui era attaccato un contatore di pressione, e da esso partivano dei tubi di metallo che percorrevano una parte del muro, per poi penetrare la pietra e continuare nella parete. L’aspetto era incredibilmente simile a…

“Questo è…” cominciò a dire Sarada, allibita.

“Esatto,” confermò Boruto. “Un generatore di corrente!”

La giovane Uchiha si voltò verso di lui di scatto. “Ma come è possibile?” esclamò. “Esiste l’elettricità in questo posto? Pensavo che questo castello fosse antico!”

Il biondo strinse le spalle. “Non ne ho idea!” rispose semplicemente. “Ho trovato questa stanza mentre mi stavo allontanando dal principe Tigre. Non ho idea del come o del perché esista un generatore elettrico in questo mondo.”

Sarada esaminò il generatore. Sembrava antico ed arrugginito, e sicuramente non era stato usato da molto tempo. Era impossibile riattivarlo in quelle condizioni.

“E cosa facciamo adesso?” chiese.

Boruto sorrise. “Lo faremo esplodere.”

“CHE COSA?!” urlò la ragazza, sconvolta.

“Fammi spiegare,” disse subito il Nukenin alzando una mano. “Se lo facciamo saltare con un attacco, il contatore esploderebbe di sicuro. Questo genererebbe una grossa esplosione per tutta la fortezza. E quale modo migliore di attirare una delle bestie se non con un’esplosione?”

La ragazza ci rifletté alcuni istanti. Il piano aveva senso. Se le bestie si fossero distratte dall’esplosione allora gli altri avrebbero avuto maggiore probabilità di sconfiggerle o di trovare il manufatto. Valeva la pena tentare.

“Molto bene,” disse. “Come lo facciamo esplodere?”

Il giovane sorrise di nuovo, stavolta più ferocemente di prima. Un’ombra di follia balenò nel suo occhio sinistro e la sua mano destra si ricoprì improvvisamente di una scarica elettrica. Sarada sgranò gli occhi.

“Così!” rispose lui.

Con un movimento rapidissimo, la sua mano trapassò in un colpo solo il generatore.

Dalla scatola grigia partì un suono scattante ed acuto, poi una violentissima scossa elettrica pervase tutti i tubi che si addentravano nella parete per alcuni secondi, facendoli tremare violentemente. Poi, tutto tacque.

La ragazza si voltò lentamente verso il biondo. “Ovunque tu sia realmente, sappi che ti odio!” disse con rabbia.

Boruto ghignò.

KABOOOM!
 



L’esplosione fu improvvisa e devastante. Le stanze adiacenti al generatore saltarono in aria in mezzo secondo, e tutte le pareti crollarono su loro stesse. Se qualcuno si fosse trovato fuori in quel momento, avrebbe visto un’intera ala del castello scoppiare improvvisamente con un fragoroso boato, lanciando in aria pietre e detriti con una forza incredibile e lasciando soltanto un grosso fumo nero e qualche improvvisa scarica elettrica che saltava fuori dal terreno nella zona dove prima c’erano muri e stanze. L’intera fortezza tremò dalla potenza dell’esplosione. Il rumore si sentì per miglia e miglia di distanza. Una nuvola di fumo cominciò ad uscire fuori dalla fortezza.

Boruto osservava dalla cima di una delle torri esterne l’operato del suo clone con un sorriso, mentre il vento gli ondulava i capelli ed il mantello. Con un balzo, si tuffò dentro la cortina di fumo, atterrando sulle macerie senza battere ciglio, completamente illeso ed incurante della distruzione causata da lui stesso.

Sarada, dal canto suo, era decisamente messa peggio. La sua intera figura sembrava essere stata calpestata da una mandria di bisonti. I suoi abiti erano stropicciati e ricoperti di polvere e cenere, i capelli scompigliati completamente con qualche ciuffo che spuntava qua e là, e la pelle piena di macchie di cenere nera. Il riflesso della luce sugli occhiali impediva di far vedere al biondo i suoi occhi contorti e colmi di rabbia. Se non avesse utilizzato la tecnica del Muro di Terra un secondo prima dell’esplosione, se la sarebbe vista brutta.

“Giuro che ti ucciderò un giorno!” sibilò l’Uchiha a denti stretti.

Boruto la ignorò, il suo sguardo fisso verso una parete di pietra davanti a sé, piena di buchi e priva della parte superiore, che si reggeva a malapena in piedi. Proprio là, davanti ad un varco dove fino a poco prima c’era presumibilmente una porta di legno, stava il principe Tigre.

La belva li fissava coi suoi feroci occhi rossi. Era tesa su quattro zampe, i denti snudati, le orecchie tese in avanti e la bocca aperta in un ringhio felino inquietante. Agitava la coda freneticamente da un lato all’altro, e raspava con gli artigli la pietra ed i detriti sotto le sue zampe.

“Sembra che il piano abbia funzionato.” disse il Nukenin senza distogliere lo sguardo dal principe. Sarada focalizzò tutta la sua attenzione sul mostro, attivando lo Sharingan.

La Tigre abbassò un po’ la testa, il corpo teso e le zampe piegate in basso. Boruto sguainò lentamente la spada.

“ROAAAR!”

Con un ruggito portentoso e feroce, la bestia balzò in avanti ad una velocità decisamente superiore rispetto a quella delle altre, correndo con agili ed ampie zampate e portandosi davanti al giovane in meno di un secondo con le fauci spalancate.

Boruto eseguì un fendente verso destra. La belva piegò la testa di lato di scatto, afferrando la lama coi denti prima che potesse colpirla sul fianco. Il ragazzo rimase colpito dalla velocità della creatura, e tentò di liberare la propria arma dalla sua presa possente, ma senza successo. La sua forza era enorme.

Senza un apparente motivo, il giovane sorrise.

Improvvisamente, tutta la lama della spada si ricoprì di un bagliore rosso acceso, ma la Tigre non fece in tempo a rendersene conto che subito dopo dalla lama rossa si staccò un raggio di energia solida dello stesso colore che la colpì negli occhi.

Il principe ruggì di dolore, balzando all’indietro e scrollandosi la testa. Ancora prima che potesse riprendersi, una gigantesca mano scheletrica arancione lo afferrò da una zampa, sollevandolo in aria e scagliandolo verso l’alto. La belva si schiantò contro il muro esterno di una torre della fortezza con un tonfo secco.

Sarada aveva attivato il proprio Sharingan Ipnotico, ed una gigantesca forma umanoide cominciò a formarsi sopra di lei con un ruggito. Il suo Susanoo assunse la propria forma finale qualche secondo dopo. Boruto lo osservò per un istante, e una marea di ricordi gli tornarono in mente nel rivedere quella creatura eterea dopo così tanto tempo.

Il Susanoo di Sarada aveva l’aspetto di un guerriero possente con dei lunghi capelli che arrivavano alle spalle, gli occhi rossi aggrottati ferocemente ed un’espressione perennemente minacciosa con i denti mostrati in un ringhio quasi disumano. Tutto il suo corpo era circondato da un’aura arancione, il petto era privo di vestiti e le braccia erano muscolose e possenti. In testa, due piccole corna appuntite sbucavano fuori dalla folta chioma arancione.

ENTON: Susanoo Kasai no Yari!” urlò l’Uchiha. (Lancia del Sole del Susanoo)

Improvvisamente, nella mano destra della creatura comparve dal nulla una gigantesca lancia appuntita rossastra, la quale era completamente ricoperta da fiamme dorate di chakra puro. Il Susanoo prese la mira con cura, scagliando successivamente l’arma nel punto dove era finita la Tigre.

L’attacco centrò il punto in pieno, causando una seconda esplosione e facendo letteralmente crollare la torre su se stessa. Per diversi minuti, il fragoroso tonfo di pietra che cadeva rovinosamente fu l’unico suono udibile in mezzo ai detriti del castello.

Boruto e Sarada osservavano intenti il cumulo di macerie che era stata la torre, all’erta nel caso il principe fosse ancora illeso. Dopo diverso tempo però, non accadde nulla.

“Forse lo abbiamo sconfitto.” azzardò la ragazza dall’interno del Susanoo.

“Forse,” disse il ninja traditore. “Ma ne dubito. Quella belva è più forte delle altre. Non abbassare la guardia.”

Poi, dal nulla, la sentì. Una forte pulsione dal suo occhio destro. Boruto aprì il Jougan di scatto, e fece appena in tempo ad evitare una zampata possente diretta alla testa piegandosi di lato. Con un balzo all’indietro e roteando in aria, il biondo si portò lontano dalla Tigre.

La belva ruggì minacciosamente, le labbra tirate all’indietro in un ringhio dentato.

“Come diavolo ha fatto a comparire dal nulla?” esclamò mentalmente Sarada.

“C’è mancato poco!” pensò tra sé il ragazzo col mantello, ancora teso e scosso dall’attacco di prima. “Sono riuscito a malapena a percepirlo col Jougan! Questo principe è diverso! Che sia lui il fratello maggiore di cui parlava il libro?”

Il principe Tigre batté le zampe anteriori a terra, graffiando la pietra con gli artigli e ringhiando, i suoi occhi rossi ancora incollati a quelli del biondo. Boruto lo vide chiaramente col suo occhio destro. Tutto il flusso di energia della creatura si accumulava in un punto preciso sul suo petto, proprio sopra il cuore.

Poi vide un’altra cosa che lo sorprese non poco.

La Tigre assorbiva continuamente col corpo una piccola dose di chakra dall’ambiente circostante. In qualche modo, essa era capace di sintetizzare la minima quantità di chakra presente nell’aria e nel terreno col suo stesso corpo, quasi meccanicamente, come un processo naturale e continuo.

Una tecnica del genere era incredibile. Neanche l’arte Eremitica, che si basava esclusivamente sull’assorbimento e l’utilizzo dell’energia naturale presente nell’ambiente, permetteva di assorbirne una tale quantità con quella costanza. Era quasi come se il principe non potesse mai finire a corto di energie, perché il suo corpo la assorbiva automaticamente e in continuazione in qualsiasi circostanza.

“Forse è per questo che è più forte e veloce rispetto agli altri.” ragionò il giovane.

Trapassargli il cuore in quella situazione, dunque, non sarebbe servito a nulla. La Tigre avrebbe semplicemente assorbito altro chakra dall’ambiente per sopravvivere. L’unico modo per sconfiggerlo, perciò, era quello di portarlo in un posto privo di energia da assorbire. Il che era più difficile di quanto sembrasse. Quasi nessun luogo esistente era completamente privo di energia. Neanche le dimensioni personali, quelle illusorie e quelle evocabili tramite tecniche ninja erano prive di chakra.

Boruto era in grado di evocare due dimensioni tramite il Jougan, ma nessuna delle due faceva al caso suo. La prima, l’Astro Celeste, non sembrava più rispondergli da quando era giunto a Eldia. Boruto aveva tentato diverse volte di raggiungere quella dimensione nei giorni passati, ma ogni volta che ci aveva provato non era accaduto assolutamente niente. Pensò che forse ciò era dovuto al fatto che lo spazio ed il tempo fossero diversi in questo mondo, ma non ne era certo. La seconda invece, il Mondo Distorto, era ancora accessibile al suo occhio, ma evocarla o teletrasportare se stesso e la Tigre dentro quella dimensione non sarebbe servito a nulla in quella situazione.

“Che cosa posso fare allora?” si chiese il giovane, cercando di analizzare la situazione.

Improvvisamente, un’idea gli balenò in testa.

Boruto sgranò gli occhi. Anche se non potevano impedire alla bestia di assorbire energia, potevano però fare il contrario! Potevano fargliene assorbire troppa, facendola così implodere dall’interno!

Il piano era fattibile, ma estremamente rischioso. Tuttavia Boruto non si era mai lasciato scoraggiare dalle numerose possibilità di fallimento, e neanche adesso avrebbe esitato. Dopotutto, lui aveva sempre vissuto con la costante inquietudine dell’incertezza sulle sue spalle. Era ormai abituato a quella sensazione.

“Sarada!” urlò allora rivolto alla sua compagna. “Ho un piano!”

La giovane Uchiha non fece però in tempo a voltarsi verso di lui poiché, in un improvviso scatto di rabbia, la Tigre prese ancora una volta ad attaccarlo con ferocia.

Boruto fu costretto a saltare di lato, evitando un morso mirato alla gamba, ed usò la spada per bloccare una potente zampata della bestia. Il principe non sembrava dargli un attimo di tregua, attaccandolo da tutte le direzioni e con una rapidità stupefacente. Se fosse stato un altro nemico qualsiasi, Boruto era certo di potersela cavare soltanto con le sue abilità fisiche e con la spada, ma quella creatura era diversa da un comune avversario. Gli attacchi fisici ed i Jutsu non funzionavano contro di essa, e la sua velocità e ferocia gli impedivano di colpirla nel punto debole sul petto. La Tigre lo stava lentamente portando all’esasperazione.

“Molto bene, lo hai voluto tu!” ringhiò il ragazzo.

Evitando l’ennesima zampata, Boruto si portò di lato al Principe con un movimento rapidissimo e gli afferrò di getto la coda con una mano. Poi, con un singolo movimento del braccio ed inspirando profondamente, il giovane usò tutta la sua forza per far ruotare la belva col braccio, e subito dopo aver fatto due giri completi attorno a sé, la scagliò con forza contro il Susanoo di Sarada.

La ragazza non perse tempo, e con una grande rapidità evocò un’altra lancia nella mano della creatura e la scagliò con forza contro il principe Tigre. La gigantesca lancia lo colpì in pieno petto, trapassandolo senza pietà ed inchiodandolo al terreno.

La bestia ruggì di dolore, ma non era ancora morta. Si divincolò incessantemente, nel tentativo di spezzare la lancia di chakra.

“Com’è possibile?” esclamò lei, allibita. “L’ho colpita in pieno petto!”

“Quella bestia è in grado di assorbire chakra dall’ambiente!” spiegò Boruto velocemente. “L’unico modo per ucciderla è fargliene assorbire troppo e farla esplodere da dentro!”

Sarada sgranò gli occhi alla rivelazione. Fare una cosa del genere comportava rischi enormi. In pratica avrebbe creato una bomba. Una bomba di chakra! Un’esplosione del genere era molto più potente e molto più pericolosa rispetto a quella che il giovane del futuro aveva causato precedentemente distruggendo il generatore. Un’esplosione di energia era capace di distruggere completamente il sistema di circolazione del chakra nel corpo umano! Le possibilità di morte erano notevolmente superiori per chiunque.

“Boruto, è troppo rischioso!” disse lei freneticamente. “Potremmo morire entrambi nell’esplosione!”

“Non abbiamo scelta!” riabbatté secco l’altro. “È l’unico modo che abbiamo per eliminare questo mostro!”

Sarada strinse i pugni nervosamente. Boruto aveva ragione. Non c’era altro modo. Dovevano farlo per riuscire a trovare il manufatto. Ne andava della salvezza del loro mondo! Inoltre, non poteva permettere a Boruto di rischiare la sua vita da solo contro quella creatura. Non glielo avrebbe permesso per nessun motivo. Se dovevano farlo, lo avrebbero fatto insieme.

“D’accordo!” disse con un cenno del capo. “Io immobilizzerò il principe ed infonderò il mio chakra dentro di lui tramite il Susanoo! Tu avvicinati a lui e fai lo stesso!”

Boruto sorrise trionfante. “Mi hai tolto le parole di bocca!” esclamò feralmente.

Con uno scatto in avanti, Sarada si avvicinò in pochi secondi al principe, il quale era ancora bloccato a terra con la lancia conficcata nel suo petto. Appena fu abbastanza vicina, con un comando mentale il suo Susanoo si piegò verso terra ed afferrò la Tigre con le gigantesche mani. La creatura tentò invano di liberarsi graffiando e mordendo l’essere etereo, ma senza alcun risultato. Poi, senza perdere tempo, la ragazza cominciò ad infondere il proprio chakra nel corpo del principe. La belva si acquietò all’istante, come confusa da ciò che stava succedendo.

Mentre la Tigre era ancora distratta, Boruto si portò dietro di essa con un Sunshin no jutsu, unendo le mani insieme e chiudendo gli occhi.

“Il mio chakra da solo e quello di Sarada non basteranno!” pensò tra sé il ragazzo del futuro. “Dovrò usare anche l’energia del Marchio!”

Focalizzando la propria mente sulla mano destra, nascosta sempre dal guanto scuro, Boruto attivò il proprio Marchio.

Il Marchio di Ishvara.

Un’improvvisa serie di linee e simboli di colore blu cominciò a risalirgli il braccio e la spalla rapidamente, giungendo poi sul volto. Con un sibilo appena udibile, una prima scia azzurra si fermò proprio sulla sua guancia, mentre un’altra scia gli circondò completamente l’occhio destro, dandogli un aspetto inquietante.

Appena il Marchio fu attivato, Boruto sentì una familiare ed enorme quantità di energia scorrergli improvvisamente dentro al corpo come un liquido. Un fiume caldo d’energia rinvigorente che lo attraversava sollevandolo da ogni stanchezza e preoccupazione per diversi secondi. Quella era una sensazione che non provava da tempo, e che ogni volta gli provocava un grande piacere per tutto il corpo, mentre il chakra del Marchio gli incrementava notevolmente la forza ed i riflessi fisici. Avrebbe voluto lasciarsi cullare da quella sensazione per un altro po’ di tempo, ma non aveva tempo. Doveva uccidere il mostro.

Così, spalancando improvvisamente entrambi gli occhi e ghignando ferocemente, poggiò la mano sulla testa del principe e cominciò ad infondergli quanta più energia possibile nel corpo.

L’effetto si fece sentire subito. Tutto il corpo della Tigre cominciò ad illuminarsi di una luce bluastra, e la creatura cominciò a ruggire fragorosamente appena percepì il chakra estraneo, senza però riuscire a dimenarsi grazie alla stretta che Sarada aveva su di essa col Susanoo.

Per diversi minuti, sia Boruto che Sarada continuarono ad infondere il loro chakra all’interno del principe a pieno ritmo, il quale cominciava sempre più a ringhiare ed a tentare di liberarsi.

“S-Sta funzionando!” esclamò Sarada debolmente. Il suo corpo si stava indebolendo troppo a furia di infondere una tale quantità di energia fuori da esso. Il suo Susanoo era ormai diventato scheletrico, e non mancava molto prima che fosse scomparso del tutto. Sentì una grossa fatica accarezzarle la mente e le membra. La sua vista si cominciò ad annebbiare improvvisamente, e le braccia divennero pesanti come piombo. Non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto.

“C-Ci siamo quasi! Non possiamo cedere ora!” disse anche Boruto, gli occhi chiusi in concentrazione e le mani poggiate sulla testa del principe Tigre. Oramai, anche il chakra del Marchio si era esaurito, ed i simboli blu sul suo corpo cominciarono a ritrarsi di nuovo nella sua mano.

In quello stesso momento, una delle porte ancora intatte di quell’ala della fortezza si spalancò di botto, e da essa sbucarono fuori Minato e Kushina, assieme a Sakura, Sasuke ed i suoi genitori.

“Che sta succedendo qui?” esclamò Fugaku, sconvolto nel vedere la distruzione attorno ai due giovani.

Minato sgranò gli occhi. “Cosa state facendo?” urlò appena intuì la situazione. “Perché state infondendo il vostro chakra dentro il principe?”

“LEI CHE DICE, QUARTO HOKAGE?” sbottò rabbiosamente Boruto con gli occhi chiusi, tentando a fatica di continuare a passare l’energia che gli restava nella bestia. “VOGLIAMO FARLO ESPLODERE!”

“Andate via da qui!” urlò Sarada. “Sta quasi per saltare in aria!”

Le ultime parole famose.

Appena pronunciò quella frase, il corpo del principe s’illuminò di una luce intensa, quasi accecante per la sua intensità. Boruto e Sarada si allontanarono subito il più possibile dalla belva, ma erano esausti e furono troppo lenti. Con un ultimo fragoroso ruggito di dolore, la Tigre si contorse spaventosamente di lato, e un lampo di luce bluastra si innalzò dal suo corpo all’improvviso.

Poi, tutto divenne bianco.

E l’ondata di chakra arrivò. L’esplosione non fece alcun rumore, ma l’intensità si fece sentire eccome. Lo scoppio fu rapidissimo e veloce, e l’onda di chakra travolse qualsiasi cosa attorno a sé con una potenza indicibile, distruggendo l’intera zona occidentale del castello di Alkatraz in meno di qualche secondo.

Sarada, appena prima di essere colpita in pieno, usò l’ultimo brandello di energia rimasta nel suo corpo per far resistere la gabbia toracica del suo Susanoo in modo da difendersi un minimo, ma la violenza dell’onda la scaraventò lo stesso contro una parete alle sue spalle con una forza inaudita in meno di un secondo.

Minato riuscì in tempo a teletrasportare se stesso assieme agli altri vicino a lui il più lontano possibile dall’esplosione, proteggendosi dall’ondata distruttiva che si stava generando.

Boruto, invece, non fu così fortunato. Con un rapido balzo all’indietro, il ragazzo riuscì effettivamente ad allontanarsi di una quindicina di metri dall’origine dell’esplosione, ma non poté fare altro. L’ondata di chakra lo investì in pieno prima che potesse poggiare di nuovo i piedi a terra.

Il suo ultimo pensiero prima di essere colpito fu:

“La mia vita fa schifo.”

Poi l’esplosione lo travolse. Un invisibile muro d’energia più duro dell’acciaio lo schiacciò completamente. La sensazione che provò era assolutamente indescrivibile. Il dolore era talmente forte, talmente intenso, talmente assoluto che per diversi secondi il giovane rimase totalmente incapace di respirare.

Boruto pensò che l’unica immagine che poteva rendere vagamente l’idea di cosa stesse provando in quegli istanti fosse quella di essere investito in pieno da un treno alla massima velocità, ma anche quello era molto, molto riduttivo.

Un dolore agghiacciante e sublime lo pervase per tutto il corpo, partendo dal petto fino a giungere persino alle dita delle mani e dei piedi. Un dolore talmente intenso da poterlo quasi paragonare al dolore che provò quella volta, quasi quattro anni prima, durante la terribile battaglia nella Terra del Suono. Quello sì che era stato insopportabile. Il solo ricordo di quell’esperienza lo tormentava ancora adesso!

Forse fu proprio quell’esperienza passata a permettergli di non svenire in questo momento.

La potenza dell’esplosione fu talmente grande che il giovane venne scaraventato contro le pareti ancora intatte della fortezza senza alcuna pietà, sfondandole una dopo l’altra senza mai fermarsi come se fosse una palla di cannone. Eppure, persino il dolore causato dallo sfondare le numerose pareti del castello era un sollievo rispetto a quello iniziale.

Boruto chiuse gli occhi e perse la cognizione del tempo. In quel momento, i suoi sensi divennero confusi e riuscì a malapena a sentire il proprio corpo. Non era neanche in grado di dire quanto tempo fosse passato da quando era stato colpito in pieno dall’onda di chakra.

Quando, dopo un lasso di tempo indefinito, cominciò a riacquistare i sensi, sentì di essersi fermato, ma non capiva come. Tentò di muoversi, ma il suo corpo non gli rispose per diversi secondi.

Poi, lentamente, riuscì aprire gli occhi. La prima cosa che notò fu il dolore che gli attraversava tutto il corpo e che lo paralizzava da capo a piedi. Il solo respirare gli faceva male al petto. Poi si guardò lentamente attorno, e notò che adesso non si trovava più nella zona di prima dove aveva lottato contro il principe, ma bensì in una sala gigante che non riconosceva. Richiuse gli occhi, esausto.

Una voce familiare gli rimbombò nelle orecchie, ma lui era troppo stanco per riuscire a sentirla bene. Non la riconobbe. Il suo suono gli arrivò confuso e debole, come se si trovasse sott’acqua. Sentì il confortevole abbraccio dell’oscurità accarezzargli la mente, quasi come per liberarlo delle sue sofferenze.

Poi, senza preavviso, un’altra voce gli risuonò in mente. Questa volta, la voce era chiara e concisa. La riconobbe all’istante. Era la voce di lei.

“Alzati pigrone! Non vorrai restare ancora a letto, vero?”

Nonostante il dolore, Boruto sorrise.

No. Non voleva dormire.

Con uno sforzo di volontà enorme, il giovane si decise a muoversi.

Prima una mano. Funzionò.

Poi l’altra. Stessa cosa.

Poi un braccio. Dolore, ma passabile.

Poi l’altro. Altro dolore, molto più intenso. Sentì un grosso taglio all’altezza del bicipite, forse causato da una pietra tagliente.

Poi mosse le gambe. Passabile.

Poi, infine, alzò la testa. Una miriade di puntini rossi gli balenò davanti agli occhi per diversi secondi.

Lentamente e con uno sforzo immane, cominciò a sollevare il proprio corpo da terra.

Si rimise faticosamente in piedi dopo alcuni secondi, e riuscì per miracolo a resistere alle vertigini ed al senso di nausea che lo investirono in pieno. Subito dopo, una fitta lancinante gli percorse il braccio destro. Eppure, oltre al dolore, qualcos’altro cominciò a farsi sentire dentro di lui.

Uno strano senso di trionfo.

Ce l’aveva fatta.

“Ok,” disse affannosamente, toccandosi il braccio destro che pulsava di dolore. “Quello non me lo aspettavo!”
 


 



Note dell'autore!!!

Salve gente! Ecco a voi il nuovo capitolo, spero vi abbia intrigato. Il prossimo dovrebbe uscire sempre dopodomani! Ho un'informazione da darvi.
In questa ultima settimana ho finito finalmente di ideare nella mia testa ed appuntare tutto ciò che accadrà nell'universo narrativo di questa storia. In pratica, ho finalmente scelto cosa succederà dopo il finale, e ho finito di ideare anche quello che è successo prima di questa storia. Non posso anticiparvi nulla, ma sappiate che una volta terminata 'La Battaglia di Eldia' le vicende di Boruto non finiranno qui.

Il Marchio di Ishvara.
Nella serie "Boruto - La Morsa del Destino" che ho ideato e sono intenzionato a continuare anche e soprattutto una volta finita 'La Battaglia di Eldia', questo è uno dei Sette Marchi o Sigilli posseduti dai membri dell'Organizzazione Kara (che non è stata ancora menzionata ma che è molto legata a Boruto nel mio universo narrativo), ma le abilità complete e il vero nome dei Marchi non sarà rivelato in questa storia! Il nome Ishvara è un termine sanscrito che viene associato alle divinità. Può quindi significare "Dio", "Divinità" o "Supremo", ma può anche essere tradotto come se fosse un verbo, e può significare "Comandare" o"Guidare". Non posso ancora rivelarvi i suoi poteri, ma una volta terminata questa storia avremo modo di scoprire cosa sono questi Marchi, anche se per parlare di questo ci vorrà ancora tempo.

Nomi Vari all'interno della storia.
Vi chedo di fare attenzione ai nomi che sono stati menzionati nella storia finora e anche a quelli che verranno rivelati nei prossimi capitoli. ( Ad esempio: il drago, i principi, i nomi delle terre di Eldia, quello della Fortezza ed altro ancora). Ogni singolo nome ha un motivo per cui l'ho scelto, ma lascio a voi il compito di scoprire il perchè ed il significato del nome stesso. (Ovviamente, per coloro che sono interessati!) 

Detto ciò, vi saluto e a prestissimo! ;)

   
 
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