Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Rohhh    12/09/2017    2 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao  tutte!
Allora, il capitolo stava venendo giù una cosa enorme, ma proprio immensa, perciò stavolta è stato d'obbligo dividerlo o sarebbe diventato una tortura da leggere!
La cosa positiva è che, essendo il successivo già quasi tutto pronto, probabilmente sarò in grado di fare un aggiornamento rapido tra qualche giorno, ovviamente sempre che riesca, visto che ho dei giorni infernali da passare e settimana prossima devo anche partire per una cosa importante.
In ogni caso, vi lascio alla lettura e spero che di avervi fatto cosa gradita con l'aggiornamento.
Un bacione e un grazie enorme a chi continua a seguire e leggere questa schifezzuola :D
Alla prossima!

 Cap. 26 Lacrime dopo la tempesta

 

Il suono gracchiante e insistente del telefono spezzò il silenzio della stanza, stranamente ovattata e immersa nel buio più totale, nonostante fossero passate da un pezzo le 11 del mattino di un anonimo martedì.

L'abitante della camera si rigirò nel letto, tra le lenzuola sfatte, ed emise dei versi di fastidio e qualche imprecazione mentre tentava di sollevare la testa bionda, sepolta nel cuscino, e aprire a fatica gli occhi, le cui palpebre pesavano almeno una tonnellata.

Matt si guardò intorno e impiegò qualche secondo prima di realizzare di essere a casa sua, piuttosto rincoglionito e vittima dei postumi di una discreta sbronza, con la sensazione lancinante di avere un paletto conficcato da tempia a tempia ma, soprattutto, solo.

Nell'osservare la metà vuota del suo letto a due piazze, un sospiro di sollievo gli scappò dalle labbra, sebbene le sue condizioni fisiche somigliassero a quelle di chi è appena precipitato da un grattacielo.

Non aveva passato la notte con nessuna tizia a caso e lentamente cominciarono a tornargli alla mente i frammenti della serata precedente.

Il telefono si arrese e smise di squillare, Matt si piegò verso il comodino e lo afferrò, accorgendosi della presenza di numerose chiamate senza risposta che non aveva sentito nemmeno per sbaglio, la maggior parte delle quali appartenenti a Luke, così come l'ultima, quella che lo aveva bruscamente svegliato.

Di sicuro l'amico era preoccupato per lui e in fondo Matt non poteva biasimarlo.

Lottando contro il mal di testa, si mise a sedere sul letto e si affrettò a recuperare una felpa dal cassetto del comodino, per ripararsi dal freddo che gli aveva già congelato le braccia scoperte.

Rimase in silenzio, imbambolato a fissare il vuoto davanti a lui, e i ricordi amari di meno di ventiquattro ore prima, gli tornarono prepotenti alla memoria.

Tra lui ed Ashley, qualunque cosa ci fosse mai stata, era probabilmete finita per sempre.

Le parole fredde di lei, l'ennesima dimostrazione che non avrebbe mai rinnegato i suoi amici per lui, che la sua paura era più forte di qualunque altro sentimento, l'insieme di quelle cose avevano avuto su di lui l'effetto di una porta sbattuta in faccia con violenza.

Non che Matt si fosse mai aspettato qualcosa di diverso, lui era stato il primo a tentare di spegnere ciò che lo scuoteva ogni volta che stava con lei, che la toccava o baciava ma...gli avvenimenti di quel pomeriggio avevano scatenato un dolore che pensava di non poter provare, simile a una forte delusione o un tradimento e si rese conto di essersi, suo malgrado, illuso di poter fare finta di nulla.

Aveva compreso in quell'esatto momento che Ashley gli era ormai entrata dentro a forza e farla uscire non sarebbe stata un'impresa facile.

A sorpresa lei si era rivelata la più lucida tra loro due, non aveva lasciato prevalere i sentimenti o altre smancerie, aveva fatto la sua scelta logica e razionale e in quella lui non era contemplato se non come una segreta compagnia occasionale, mentre i baci, il sesso, il loro rapporto esclusivo e intimo, che gradualmente aveva finito per somigliare a quello di una coppia, stavano complicando le cose e andavano fermati.

A costo di perderlo, a costo di gettarlo tra le braccia di un'altra ragazza se fosse stato necessario.

Quello voleva Ashley e quello lui le aveva promesso, in un attimo di crudeltà di cui si era pentito presto.

Non era andato con nessuna, alla fine, non avrebbe mai potuto.

Aveva sempre considerato l'opzione di innamorarsi di Ashley una cazzata bella e buona e più volte Luke si era sorbito una lavata di capo dal biondo per aver osato insinuare che ci fosse dell'altro sotto la scorza da indifferente e cinico che Matt amava sfoggiare.

Come dirgli adesso che, forse, non aveva poi così torto?

Il rifiuto di Ashley, il fatto che lei detestasse di essere trattata come una persona speciale per lui perché quel comportamento poteva rivelarli al mondo intero, lo aveva colto alla sprovvista, confermando che quella ragazza testarda e anche un po' problematica, per lui era diventata molto più che una piacevole compagnia e un oggetto di interesse fisico.

Ma lei non lo ricambiava, l'aveva respinto e Matt aveva assunto il suo classico atteggiamento di autodifesa, come un animale selvatico che, dopo tempo, arriva a fidarsi della mano dell'uomo per poi ricevere un calcio inaspettato.

Quell'immagine rispecchiava perfettamente come si era sentito e così aveva reagito per proteggersi nella maniera più umana che conosceva, sputando veleno, cercando di apparire freddo e distaccato e di farle sentire lo stesso dolore che lei gli aveva provocato.

Una vendetta spietata che le aveva scagliato contro quando ormai Ashley gli aveva dato le spalle ed era indifesa, senza possibilità di guardarlo negli occhi e leggere che, in realtà, non c'era odio nel suo sguardo ma un amore ferito che non aveva trovato altro modo per sopravvivere che ferirla a sua volta.

Quanto si era odiato per quelle parole dure e sprezzanti e per il modo in cui gliele aveva rivolte!

Si erano comportati entrambi da stupidi e il risultato adesso erano solo i cocci di una relazione morta ancora prima di nascere.

Era uscito quella sera con gli amici, aveva bevuto qualche bicchiere di troppo nel tentativo di dimenticare tutto, ma era rimasto lucido quanto bastava per rendersi conto che non aveva alcuna voglia di mantenere la promessa fatta ad Ashley di farsi una ragazza qualunque per zittire i pettegolezzi che si stavano diffondendo.

Nessuna di quelle che gli si strusciavano addosso gli accendeva nemmeno la metà del desiderio e del benessere che gli dava lei, anche soltanto tenendolo per mano.

Ricordava a stento Luke, le sue occhiate preoccupate e quelle incazzate di Jessica, entrambi ben consapevoli che il suo comportamento sconsiderato non doveva essere stato casuale.

Si rigirò il telefono in mano, indeciso, poi selezionò il numero di Luke e chiamò.

«Matt, che cazzo di fine hai fatto?» sbraitò il suo amico dopo uno squillo e mezzo, senza nemmeno degnarsi di salutarlo o chiedergli se lo avesse disturbato con le sue insistenti chiamate.

«Dormivo» rispose lui lapidario, scompigliandosi i capelli e passandosi una mano sul viso per fargli riacquistare sensibilità.

«Dormivi? É quasi mezzogiorno! Non sei a lavorare?» domandò allora Luke, sconvolto e con un tono di rimprovero che ricordava quello di una madre allarmata.

«Non sono andato in studio, stamattina. Il bello di fare il libero professionista è anche questo, posso decidere come organizzare il lavoro in base alle giornate, no?» rispose placido Matt, soffocando uno sbadiglio e facendo aumentare esponenzialmente il nervoso di Luke.

Il riccio era già abbastanza tormentato dai suoi problemi personali con Melissa, soprattutto in quel periodo, da quando Jessica gli aveva fatto notare che sarebbe esplosa una guerra tra loro e il gruppo di Terence, e lui si sentiva confuso e in colpa nel rischiare di farle perdere i suoi amici e la serenità.

Se ci si metteva anche quello svalvolato del suo amico, tra poco sarebbe imploso di sicuro.

Non rispose subito, o avrebbe vomitato una lunga trafila di parole poco carine e insulti coloriti verso Matt, poi prese un lungo respiro e si calmò.

«Tra poco esco dall'università e arrivo. Fatti trovare!» gli intimò, le ultime parole risuonarono come un ordine e facevano presagire conseguenze letali se solo avesse osato trasgredire.

«Va bene» disse rassegnato Matt, doveva delle spiegazioni a Luke e aveva bisogno di lui, anche se stentava ad ammetterlo.

 

 

Ashley aprì gli occhi, gonfi e impastati dal sonno, e si voltò a guardare la sveglia.

Erano le 8 e il dovere le imponeva di alzarsi e di affrettarsi a fare colazione per andare all'università.

Lei, invece, avrebbe solo voluto rimanere sdraiata a fissare il soffitto, senza muovere nemmeno un muscolo, più o meno per l'eternità.

Si era appena svegliata ed era già stanca morta, gli occhi bruciavano da impazzire e la testa le girava vorticosamente, dandole un leggero senso di nausea.

Aveva dormito due o tre ore in tutto e passato la maggior parte della notte a piangere col viso affondato nel cuscino, perché nessuna delle sue coinquiline la potesse sentire. Lo aveva bagnato incessantemente a intervalli regolari fino all'incirca alle 4 del mattino, poi i suoi poveri occhi martoriati avevano reclamato pietà e si era abbandonata a un sonno tutt'altro che sereno.

Gli incubi l'avevano tormentata anche lì, sembrava proprio che, per quanto si sforzasse di scappare, non esisteva un singolo posto nel pianeta in cui potesse rifugiarsi senza i suoi mostri alle calcagna a perseguitarla.

Le sue eterne paure, alla fine, l'avevano fregata, facendole compiere un gesto al quale, a mente fredda, non riusciva ancora a dare una spiegazione logica.

Che cosa l'avesse spinta a presentarsi da Matt, con la presunzione di avere ragione e l'arroganza di ordinargli come comportarsi per non metterla nei guai, contestando persino le sue scelte affettive e sessuali, era ancora un mistero.

Soprattutto perché il senso delle sue parole era l'esatto opposto di ciò che le urlava il cuore, senza che lei si degnasse di dargli ascolto, una buona volta.

Doveva essere stato un momento di pazzia, un terrore cieco, o un momentaneo black out nel suo cervello; in ogni caso il risultato non cambiava, aveva esagerato e lo aveva perso, stavolta definitivamente.

Ashley sussultò quando l'immagine degli occhi delusi di Matt le passò di nuovo davanti e il suono duro delle sue parole riecheggiò nelle orecchie, come a ricordarle che aveva meritato tutto, dall'inizio alla fine.

Rimase coricata a pancia in sù, con le braccia inerti ai lati del corpo e una voragine scura e profonda in mezzo al petto, grossa e dolorosa, come se le avessero sfondato il petto e strappato via l'anima e non ci fosse più niente che riuscisse a trasmetterle anche solo una minuscola scintilla di voglia di vivere.

Vuota e inerme, così si sentiva e tutto per colpa della sua vigliaccheria.

Fino a due mesi prima Matt per lei non era altro che un ragazzo fastidioso e irriverente, che la innervosiva coi suoi modi sfacciati e fin troppo sicuri di sè, e adesso...pensare di non poter più sentire la sua voce o il calore del suo corpo a proteggerla, la disorientava e le dava la sensazione di aver perso il suo punto di riferimento più stabile.

Quando, esattamente, erano cambiate le cose? In quale preciso istante era avvenuta quella trasformazione dentro di lei?

Non lo sapeva con esattezza e probabilmente non l'avrebbe mai potuto stabilire ma ciò di cui non aveva dubbi era che l'artefice di quella disfatta portava il suo nome a lettere cubitali.

L'ennesimo nodo alla gola la soffocò al pensiero che, in quel momento, qualcuna stava dormendo nel letto di Matt, dopo averci passato la notte insieme ed il colmo era che glielo aveva suggerito proprio lei.

Da dove era venuta fuori quella genialata?

Non doveva essere gelosa di lui, se lo ripeteva da giorni ormai, ma semplicemente non riusciva ad evitare che fosse così.

Ammettere di provare qualcosa di più era difficile e avrebbe significato mettere ancora a repentaglio la sua normalità, costringerla a un nuovo cambiamento improvviso per il quale non era pronta e che richiedeva più coraggio di quanto le scorresse in corpo.

Quindi meglio ferirlo e distruggere ogni cosa, sì, scelta davvero saggia!

Si maledì per la centesima volta, sbuffò e a fatica riuscì a tirarsi giù dal letto e scostare le tende della stanza.

Il sole la accecò e i suoi occhi, già messi a dura prova, si ribellarono.

Avrebbe dovuto usare chili di correttore per camuffare il rossore del suo viso e quelle occhiaie terribili che avrebbero fatto allarmare le sue amiche a metri di distanza.

Tanto lei a nascondere la verità era brava, forse era l'unica dannata cosa che aveva imparato a fare, tanto valeva continuare.

A passi lenti si trascinò in cucina, dove trovò Michelle, da sola, comodamente seduta al tavolo a consumare la sua colazione.

Avrebbe voluto fare dietro front ed evitarla, quello era decisamente il momento meno adatto per avere un confronto con lei, ma ormai la castana l'aveva scorta e le aveva fatto un cenno con la mano.

«Buongiorno Ashley!» esordì, aprendosi in un sorriso luminoso che Ashley non ebbe forza di ricambiare.

«Buongiorno» disse apatica, gli occhi semi chiusi e rossi e la voce tremolante.

Michelle le dedicò un'occhiata furtiva da dietro la sua tazza di tè, poi aggrottò le sopracciglia mentre la rossa prendeva posto di fronte a lei, rassegnata come davanti al patibolo.

«Tesoro hai una faccia! Sicura di stare bene?» le chiese, scrutando con attenzione il viso della ragazza.

«Ho dormito male, stanotte, tutto qua. Avevo...avevo un po' di ansia per gli esami...mi capita a volte» si giustificò Ashley, cominciando a mangiare uno yogurt senza tanto appetito.

«Capisco – disse Michelle non troppo convinta, poi sollevò lo sguardo, rimase a fissare qualche secondo la sua amica, che invece non lo distoglieva dal tovagliolo sul tavolo e si schiarì la voce – comunque noi...non abbiamo ancora avuto modo di parlare di mio fratello» iniziò, incrociando le dita sotto il mento.

Ashley smise di mangiare ma la sua espressione non mutò più di tanto.

Quel discorso era più che prevedibile e, anche se si sentiva uno straccio, forse era meglio toglierselo di mezzo il prima possibile.

«Michelle io...» cercò di dire, ma la ragazza la fermò.

«Prima che tu dica qualunque cosa voglio solo farti sapere che quello che vi siete detti non cambia le cose tra noi...Terence è mio fratello e ovviamente non mi va che soffra, a essere sincera mi ero quasi convinta che tra voi fosse nato qualcosa e non nego che mi avrebbe fatto piacere ma...ho apprezzato che tu sia stata onesta e non l'abbia illuso oltre...beh, vuol dire che rimarremo solo coinquiline e non diventeremo cognate! Certo, un ragazzo serio come lui, con una carriera brillante e di buona famiglia è raro da trovare al giorno d'oggi ma...sono sicura che tu ci riuscirai!» concluse, sorridendole in maniera tirata e riprendendo a sorseggiare la sua bevanda con nonchalance e una certa aria di superiorità.

Ashley non poteva credere alle sue orecchie, più che un augurio quella sembrava proprio una frecciatina acida e, conoscendo il caratterino orgoglioso di Michelle, c'era proprio da aspettarselo.

«Senti Michelle, voglio bene a Terence e lo sai bene ma... per me è solo un caro amico. Vorrà dire che la sua futura ragazza sarà fortunata e mi ringrazierà per averlo lasciato disponibile!» le ribattè, decisa e ricambiando il suo sorriso falso.

Non voleva risultare così brusca ma Michelle l'aveva quasi obbligata a rifilarle una risposta per le rime.

Il silenzio calò tra le due, nessuna osò più aggiungere altro mentre una strana tensione aleggiava nell'aria.

Piccole increspature in quell'amicizia che avrebbero potuto presto trasformarsi in gigantesche crepe, destinate a spezzarsi in mille pezzi.

 

 

 

Nell'attesa di Luke, Matt si era vestito, aveva riassettato casa e gli era rimasto anche del tempo per prendere accordi relativi a futuri servizi fotografici.

Aveva messo sù qualcosa per il pranzo e preparato porzioni doppie in quanto immaginava che Luke si sarebbe fermato a mangiare da lui.

Il citofono lo informò dell'arrivo del ragazzo e Matt si preparò per l'uragano imminente.

«Ciao» salutò freddo Luke, immobile sul pianerottolo del quarto piano, con gli occhi accigliati neri come carboni ardenti, poi con passo svelto varcò la soglia di casa ed entrò, sorpassando l'amico.

«Ciao Luke» rispose il biondo, seguendolo con lo sguardo.

Il moro si catapultò nel salone senza dire una parola e, altrettanto silenziosamente, prese posto sul divano.

Matt lo raggiunse subito e si sedette accanto a lui, tirando indietro la testa e poggiandola sullo schienale.

«Ah, ho fatto le polpette, spero siano di tuo gradimento» dichiarò subito dopo, calmo e serafico, la sua indifferenza colpì a morte la poca pazienza rimasta a Luke.

Non sopportava la subdola capacità di Matt di scivolare via dalle situazioni scomode, comportandosi come niente fosse e assumendo quella terribile faccia da schiaffi e un tono ironico che avrebbe messo a dura prova qualunque nervo saldo.

In realtà doveva ancora decidere se fosse un difetto o un pregio ma quel giorno di sicuro optava per la prima.

«Vaffanculo le polpette, Matt! - esclamò Luke inviperito e rosso in viso, poi respirò e si massaggiò le tempie, cercando di riprendere un certo contegno – Allora, ricapitoliamo: ieri spunti all'improvviso, mi degni forse di una decina di parole in tutta la serata, cominci a bere da fare schifo e a scherzare con Christie e altre quattro ochette insulse, Jessica si altera e sono io a dover sopportare i suoi sproloqui, e poi che fai? Di colpo prendi,molli tutti e tutte e te ne vai, sparisci e nessuno sa dove sei finito!» riassunse in maniera molto efficace Luke, gli occhiali scesero sul suo naso per la foga usata nel racconto, Matt invece parve non fare una piega.

Si staccó dallo schienale, si piegó in avanti e fissó il pavimento senza espressione.

«Credo fossi annoiato o stanco...non ricordo granchè, volevo solo andare a casa» spiegò semplicemente, facendo sbottare Luke.

«Ma ti rendi conto? Eravamo preoccupati, eri ubriaco perso e non sapevamo dove fossi andato e cosa potesse saltarti in testa! Si vedeva lontano un miglio che eri incazzato o turbato per qualcosa! Ti ricordo che siamo tuoi amici e ci teniamo a te, se non te ne fossi accorto!»

Le parole di Luke scossero l'animo di Matt, il ragazzo sapeva benissimo di avere sbagliato, l'impulsività era un'altra delle caratteristiche di cui non andava fiero e stavolta aveva fatto stare in pensiero persone che gli volevano bene e che si preoccupavano per lui.

«Mi dispiace...» mormorò sconfitto, sollevando poi lo sguardo verso Luke, che sobbalzò quasi stupito.

Non si aspettava una sua resa così immediata e capì che Matt doveva davvero stare male per aver deposto la sua spavalderia così presto.

Lo guardò i suoi occhi azzurri e malinconici, quasi da cucciolo bastonato ma sempre un po' infido, e Luke ci cascò di nuovo, depose le armi e decise di non infierire.

«Va bene, dai...non fa niente. Piuttosto, vuoi dirmi che ti prende? Hai litigato con Ashley, vero?» gli domandò sapendo di avere una buona probabilità di averci azzeccato, visto che ultimamente l'umore del biondo era molto influenzato dalla vicinanza di quella ragazza.

Matt non disse nè sì, nè no, ma riprese a parlare.

«Lei non...non tradirà mai i suoi amici, ne ho avuto la conferma ieri. Mi ha chiesto di andare con le altre perché, a quanto pare, qualcuno che non ha un cazzo da fare nella vita, ha sparso la voce che io sia devoto solo ed esclusivamente alla ragazza per la quale brucio d'amore e lei aveva paura di venire scoperta» gli spiegò, arrivando dritto al nocciolo della questione.

«E tu l'hai fatto?» chiese allarmato Luke, non voleva che l'amico rovinasse tutto solo per colpa di una litigata. Per quella poteva esserci rimedio ma le cazzate difficilmente facilitano le cose.

«Certo che no, sono per caso uno che fa le cose a comando o per ripicca? Le ho detto che mi sarei cercata qualcuna per farla soffrire ma non lo voglio davvero, non mi interessa portarmi a letto una qualunque anche se...sarebbe tutto molto più semplice così» mormorò, al pensiero di quanto i sentimenti riuscissero sempre a complicare tutto per chi aveva la sfortuna di ritrovarsi un animo leggermente più sensibile della media.

«Purtroppo credo non sia facile nemmeno per lei, magari non ha reagito così perché lo voleva, magari si è trovata a non sapere come comportarsi» gli fece notare Luke, abbassando il tono della voce e portandosi col pensiero fino a Melissa, prigioniera esattamente come Ashley di una scelta che non voleva fare.

«Senti, io la capisco e non la biasimo affatto, insomma...perchè mai dovrebbe rinunciare a tutto per me? Non sono nessuno per lei e quella era la scelta più sensata eppure...è stata come una doccia fredda, pur sapendo che prima poi sarebbe successo» ammise senza vergogna, togliendo qualunque maschera o barriera di protezione.

Luke rabbrividì, si rivedeva nelle parole dell'amico, in particolar modo in quel periodo, conosceva alla perfezione l'orribile sensazione nel sapere che la persona a cui tieni di più possa mollarti da un momento all'altro, per dei motivi assurdi.

Posò lo sguardo su di lui, ancora chino a guardare per terra e gli portò una mano sulla spalla.

«Dimmi la verità...ti sei innamorato di lei?» gli domandò, così, diretto e indolore.

Matt, stranamente non imprecò a quella domanda, nè fece qualche smorfia scocciata, rimase fermo con gli occhi fissi in un punto, leggermente corrucciati, poi scrollò impercettibilmente le spalle.

«Non lo so io...potrebbe anche essere» rispose.

Luke sgranò gli occhi poi sorrise: nel linguaggio contorto del suo amico quello voleva significare che era davvero coinvolto. Conosceva Matt e così anche la sua tendenza a non rivelare molto dei suoi sentimenti e il fatto che non avesse negato o che avesse lasciato uno spiraglio di possibilità, equivaleva quasi ad un'ammissione vera e propria.

«Come diavolo ci siamo ridotti, eh?» esclamò, con una punta di tristezza a colorare la sua voce, mentre con una mano dava una leggera pacca sulla schiena di Matt, un debole tentativo di scuoterlo per il poco che poteva servire.

Matt sorrise, nonostante tutto, lanciò un'occhiata complice a Luke per lasciargli intendere che, sotto sotto, concordava con lui poi raddrizzò finalmente la schiena e scostò i capelli che ingombravano la sua fronte, scoprendo il viso, meno scuro e sfatto della mattina.

«Grazie, Luke» disse a bassa voce ma quanto bastava perché l'amico capisse.

«Cosa mai faresti senza di me? - gli rinfacciò, ridendo e scuotendo la testa in rassegnazione – adesso, se non ti dispiace, non solo le voglio, ma le pretendo quelle polpette!» gli ordinò, rizzandosi in piedi tra risate generali e qualche insulto amichevole.

Alla fine, almeno per qualche ora, si poteva dimenticare tutto.

 

 

«No, io davvero non la capisco! Come le è saltato in mente di andargli a dire una cosa del genere?» sbottò Jessica, mentre addentava voracemente un panino, seduta al tavolo di un bar con Luke, due giorni dopo che lui aveva scoperto cosa stesse facendo impazzire Matt.

L'accoppiata non era delle più solite ma i due avevano stipulato una tregua temporanea per cercare di dare un lieto fine alla storia tra Matt ed Ashley e incontrarsi per parlarne faceva parte del piano, ovviamente, anche se l'avrebbero volentieri evitato.

«Non ti accanire su quella ragazza, credi che sia semplice decidere se buttare all'aria le sue uniche amicizie in città per fiondarsi su una relazione con un ragazzo che conosce da poco?» cercò di farla ragionare, trovandosi a difendere Ashley con così tanta convinzione proprio perché viveva sulla sua pelle quella situazione.

Jessica, scosse la testa, con ancora la bocca piena, poi emise un grugnito simile a una risata.

«Però, per conoscerlo da poco tempo mi sembra che si sia già 'aperta' molto con lui» commentò maliziosa, facendo storcere il naso a Luke.

«Senti chi parla» ribattè il ragazzo, di certo Jessica non era esattamente l'immagine di una vergine pura e casta, perciò sentirla parlare come una vecchia bigotta non era proprio il massimo della coerenza.

«Guarda che non la sto giudicando, anzi, beata lei! Sto solo dicendo che, proprio per questo, a me sembra che tra di loro sia già nata una intesa molto forte, Matt le ha raccontato cose, a quanto pare, che a me non ha mai detto nemmeno dopo un anno di relazione, e lui ha difficoltà persino a rivelarti a che ora è andato a dormire! Credo che ci sia qualcosa di importante che li lega, il problema fondamentale è che sono due idioti!» concluse, prendendo un sorso della sua bibita e appoggiando il mento sulla mano, con fare annoiato.

Passare un pomeriggio col cespuglio occhialuto non era certo un'esperienza che la entusiasmava.

«Beh, su questo mi trovi d'accordo» fu costretto ad ammettere Luke, sospirando affranto.

«Oh, il saputello acido che mi dà ragione, credo che stasera mi andrò ad ubriacare per la gioia!» lo prese in giro piatta, beccandosi un'occhiata assassina e un gestaccio che la bionda fece finta di non vedere per poi proseguire.

«Senti, io posso anche capirla, poveretta ma...è inconcepibile che quella vipera snob di Michelle debba influenzare la loro esistenza e decidere anche su cosa possano o non possano mangiare! Lo sappiamo benissimo che odia Matt perché lui l'ha rifiutata quando lei gliel'aveva praticamente servita ancora incartata e infiocchettata su un piatto d'argento! - disse Jessica, senza scomporsi mentre Luke rimaneva quasi abbagliato dalle sue metafore raffinate e complesse – se becco questa Ashley per strada la prossima volta la fermo e mi sente!» minacciò poi, battendo una mano sul tavolo e accigliandosi.

Luke sbiancò e si sporse in avanti di getto. «Sei pazza? Vuoi per caso fare collassare l'ultima speranza rimasta? Ti avverto che lei e Matt sono una coppia diabolica insieme, la tipetta ha un caratterino non esattamente amichevole, proprio come lui tanto per cambiare, quindi non credo che abbia voglia di fare una chiacchierata pacata con te come due vecchie amiche in passeggiata serale!» la avvertì, con una voce così gracchiante che Jessica sbuffò e voltò la testa dalla parte opposta per ignorarlo.

«Tu lascia fare a me! So essere molto persuasiva, non solo con gli uomini, sai?» sussurrò, con un tono a metà tra il sensuale e l'horror.

Luke deglutì terrorizzato e sperò solo che la bionda non combinasse un putiferio, in fondo non era stupida e nemmeno sprovveduta, ne sapeva una più del diavolo e forse doveva darle un po' di fiducia.

«Fa' come vuoi» si arrese, ficcandosi l'ultimo boccone del suo sandwich in bocca.

«Piuttosto, io mi preoccuperei di Christie e Pam» continuò Jessica, facendosi più seria.

Luke aggrottò le sopracciglia, conosceva Pam, usciva con loro da sempre, cosa poteva esserci di strano?

«Pam? Perchè dovrebbe essere un pericolo?» domandò.

«Da sola è innocua ma quando sta con Christie...diventano un duo letale. L'ultima volta avevano persino pensato di pedinare Matt per scoprire con chi se la faceva. Temo che potrebbero fare danni se solo se ne presentasse loro l'occasione. Dovremmo tenerle d'occhio» gli propose, lisciandosi le lunghe ciocche dei capelli per togliere qualche nodo.

«Ci mancava solo questa...» aggiunse Luke a bassa voce, quasi parlasse tra sè e sè, Jessica drizzò le antenne e il suo radar di situazioni sospette si attivò.

«Che hai, adesso? Sei solo troppo stressato o quell'occhietto da triglia lessa nasconde qualcos'altro?» lo stuzzicò, assottigliando gli occhi chiari in direzione del ragazzo.

«Fatti i cazzi tuoi, Jessica – sbottò Luke, sentendosi quasi sputtanato a dovere con un solo sguardo di quella ragazza inquietante – non sei la mia psicologa e grazie al cielo, aggiungerei! Siamo qui solo per un obiettivo comune, non dobbiamo necessariamente interagire oltre!» la richiamò all'ordine, facendola scoppiare a ridere.

«Dai, calmati! Volevo solo essere gentile e offrirti il mio aiuto spassionato!» lo provocò, alzandosi poi per gettare i resti del lor pranzo, seguita a ruota dal riccio, che emise qualche verso di fastidio e si diresse con lei verso l'uscita.

Avevano già trascorso troppo tempo insieme senza scannarsi o insultarsi, meglio non sfidare la sorte!

Peccato che, probabilmente, rimanere ancora un po' chiuso con Jessica in quel bar non sarebbe stata per Luke un'opzione così tanto orribile se paragonata a ciò che l'aspettava fuori.

Erano appena usciti, ancora l'uno a fianco all'altra, quando Melissa passò di lì e li vide.

Insieme, da soli, e con Jessica che ridacchiava in maniera fin troppo confidenziale.

Melissa diventò pallida come uno straccio e poi rosso porpora, rimase ferma un attimo a studiare la scena che si stava consumando dinanzi ai suoi occhi e si pietrificò.

Tutto quello che riuscì a decifrare fu Luke, con una ragazza bella e provocante, mentre uscivano da un locale in cui chiaramente erano andati a mangiare da soli.

E lui non le aveva detto niente.

Perché non le aveva detto niente?

Non di certo per nasconderglielo ma solo perché Melissa non sapeva nulla della storia tra Ashley e Matt e lui non poteva ancora coinvolgerla.

Quei segreti e quelle bugie si stavano accumulando e moltiplicando alla velocità della luce, invadendo l'intera rete dei loro rapporti a tal punto da creare un groviglio che li avrebbe intrappolati e strozzati tutti quanti.

Luke si accorse di lei ma fu troppo tardi: ormai lo aveva visto e l'unica cosa che riuscì a scorgere furono i suoi occhi lucidi per le lacrime e quell'espressione delusa e ferita mentre si voltava e correva subito via, sparendo tra la gente che affollava il marciapiede, senza che lui potesse fare niente di niente per fermarla e spiegarle in quale razza di equivoco fosse caduta.

«Stai bene?» domandò Jessica, stranita dall'improvviso comportamento bizzarro del ragazzo e dal colorito cadaverico del suo volto.

«No, per nulla» rispose lui a stento, per poi allontanarsi a passi lenti come uno zombie, lasciandola perplessa e con mille interrogativi in testa.

 

 

Ashley si asciugò l'ultima lacrima colata sulla sua guancia, quel tardo pomeriggio, mentre, chiusa nella sua camera e sdraiata sul letto, si era ritagliata un momento per stare sola, lontana dalle altre e da quegli sguardi sospetti e preoccupati che le riservavano.

Chissà cosa pensavano di lei, chissà quali strane idee si erano fatte e non avevano il coraggio di chiederglielo.

Aveva commesso l'errore di ripensare a lui e a quanto fosse stata stupida e, anche se erano ormai passati due giorni, i suoi occhi non ne volevano sapere smetterla di rispondere a quei ricordi con le solite gocce salate.

Quando le avrebbe esaurite tutte quelle lacrime?

Un botto improvviso alla porta la riscosse e si mise a sedere, il cuore accelerò per lo spavento e anche perchè, in fretta e furia, cercò di cancellare più che poteva dal suo viso le tracce del pianto recente, perché nessuno se ne accorgesse.

«Avanti» balbettò, tirando sù col naso un'ultima volta.

Altre lacrime, stavolta non appartenenti a lei, facevano bella mostra spudoratamente sul viso pallido di Melissa.

Ashley si alzò di scatto dal letto e le andò incontro, preoccupata.

«Ehi, che succede, Melissa? Perchè stai piangendo, che...» provò a chiedere, ma la mora la interruppe, provando a parlare nonostante il tremore che tormentava le sue labbra.

«Luke...lui...l'ho visto...era...» provò a raccontarle, tra i singhiozzi che, nel pronunciare il nome del ragazzo, aumentarono senza controllo.

Ashley non riuscì a comprendere, le posò le mani sulle spalle per provare a confortarla e la guardò dritto negli occhi.

«Che ha fatto Luke?» provò ad aiutarla, corrucciando la fronte mentre si augurava con tutto il cuore che non fosse qualcosa di grave.

«L'ho visto con un'altra! - riuscì a dire Melissa, raccogliendo un po' di fiato e forza e lasciando Ashley più che sbigottita – erano da soli e...lo sapevo, io...sapevo che c'era qualcosa di strano ultimamente e...mi sento distrutta!» fu tutto ciò che uscì dalle sue labbra, prima di scoppiare in pianto disperato.

Ashley sgranò gli occhi: non riusciva a immaginare Luke commettere una carognata simile, era così innamorato di Melissa, anche Matt glielo aveva sempre detto e adesso...come poteva essere possibile?

Ancora incredula fece l'unica cosa che riteneva utile in quel momento e che, forse, serviva disperatamente anche a lei.

Allungò le braccia verso Melissa, e la strinse in un abbraccio, lasciando che l'amica trovasse rifugio sul suo petto e sfogasse quei terribili singhiozzi.

Melissa si accucciò in lei, si lasciò scoprire totalmente vulnerabile ed Ashley le carezzò i capelli scuri dolcemente, provando a farle sentire la sua vicinanza e sentendo gli occhi divenire ancora una volta umidi, come se il suo dolore fosse stato richiamato fuori da quello della sua amica.

Entrambe vittime di una situazione più grande di loro, che non erano riuscite a gestire e che alla fine le stava demolendo pezzo per pezzo.

Entrambe spezzate in due da relazioni impossibili che si erano polverizzate prima di nascere.

«Sono qui, Melissa, sta' tranquilla. Non sei sola» mormorò con la voce rotta dall'emozione, con ancora la ragazza tra le braccia, scossa dal pianto.

Non era sola, Ashley le faceva compagnia in quell'assurda sofferenza, anche se lei non lo sapeva, o probabilmente, poteva solo immaginarlo.

Forse non potevano cambiare le cose, ma almeno per quella sera sarebbero rimaste vicine, trovando l'una un po' di conforto nell'altra.

E aspettando che le lacrime sparissero, da sole.

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Rohhh