Ricordi
Tornò ad aprire gli occhi e osservò i due ragazzi,
a quanto
pareva avevano finito di prepararsi e se ne stavano per andare, era la
sua
ultima occasione. Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi,
puntellò le
mani sul davanzale della finestra e si tirò su per scavalcarla.
Inutile dire che il suo goffo tentativo non andò
in porto e
si ritrovò semplicemente con la testa che sporgeva sul vicolo
accompagnata
dalle spalle e dalla prima parte del busto, l’angolo del davanzale che
premeva
insistentemente sul suo diaframma impedendogli di respirare e le gambe
ancora
dentro casa a penzoloni. Tossicchiò cercando di rispendere il respiro e
si tirò
nuovamente su con le mani cercando di alleviare la pressione sui
polmoni, con
una certa fatica si issò a sedere sul pezzo di legno e prese qualche
respiro
per calmarsi, aveva lo stomaco che pulsava, una nausea imminente e un
ginocchio
sbucciato che si era ferito nello sfregare contro il muro. Un
fallimento su
tutta la linea.
-Ehi, ti senti bene?-
Sollevò lo sguardo incrociandolo con quello
confuso e
divertito del ragazzo biondo, allora non se ne erano ancora andati!
Forse non
era stato un totale fallimento. Sorrise annuendo energicamente -Sì, sto
bene!-
Farlan, che si era accorto del bambino già da un
po’ vista
l’incredibile confusione che aveva fatto nascosto dietro l’imposta
della
finestra, sorrise avvicinandosi -Non si spia la gente, non te l’hanno
mai
detto?- Levi dietro di lui sbuffò.
-Ma voi potete volare!- ribatté il bambino con gli
occhi
sgranati, la bocca aperta a formare una tonda “O” e le braccia tese in
avanti a
indicare entrambi i ragazzi. Il suo interlocutore sollevò un
sopracciglio, non
capiva come il fatto che lui e Levi potessero “volare” fosse una
giustificazione alle azioni del moccioso
-Quindi?-
Il bambino sgranò ancora di più gli occhi
accigliandosi,
come se non comprendesse la sua domanda
-Voi potete volare!- ripeté stavolta a voce più
bassa in un
borbottio incrociando le braccia al petto –Voi…- mosse le mani in una
serie di
gesti repentini e confusi davanti a lui non trovando le parole adatte
poi
sbuffò incrociandole nuovamente.
Farlan rise mentre il moro, che ormai aveva
raggiunto il suo
fianco, sbuffò leggermente divertito e irritato -C’è ne andiamo?-
chiese
lapidario
L’altro lo ignorò completamente rivolgendosi al
bambino –La
tua mamma è la proprietaria della locanda?-
Il piccolo scosse la testa a destra e a sinistra
-No, la
mamma non c’è più, è morta-
-Ah-
Calò un silenzio abbastanza teso nel vicolo e
Farlan si
passò una mano tra i capelli a disagio, era alquanto sicuro che la
ragazza con
cui avevano appena parlato fosse la madre del bambino, ma a quanto pare
aveva
preso un abbaglio
-La locanda è di papà- borbottò il moccioso
giocando con le
dita delle mani, pareva aver intuito l’aria tesa e si sentiva
abbastanza a
disagio.
-La ragazza chi è?- la voce di Levi risuonò nel
vicolo
decisa e permise al compagno di riprendersi piuttosto velocemente, il
bimbo
inclinò la testa di lato
-Mia sorella? Aiuta il papà con il lavoro, perché
lui è
vecchio e si stanca sempre-
Levi annuii infilando una mano in tasca e
tirandone fuori
una busta bianca -Dalla a lei-
-È una lettera?- chiese curioso prendendola in
mano e
rigirandosela, era intonsa
Il ragazzo annuii -Deve leggerla, è importante.
Prometti di
dargliela?-
Il bimbo si sedette meglio sul davanzale facendo
sporgere le
gambe a penzoloni dal lato della strada e, abbandonando la posizione in
ginocchio che aveva avuto fino a quel momento, guardò attentamente la
busta
prima di prenderne un angolo e iniziare ad aprirla.
-Ehi!- Farlan intervenne subito strappandogli la
lettere di
mano -Cosa pensi di fare?-
Il bambino lo guardò corrucciato prima di
allungarsi per
riprendersela -Tanto la devo leggere io! Mie non sa leggere!- disse
semplicemente allungando ancora di più le mani mentre Farlan si
allontanava di
un passo
L’urlò stridulo di quando perse l’equilibrio
cadendo dal
davanzale quasi stordì i due ragazzi, ma nonostante tutto Mihir non si
fece
male, Levi fu abbastanza svelto da afferrarlo prima che cadesse per
terra.
Rimasero fermi in quelle posizioni per un attimo, Farlan con la lettera
in mano
ancora proteso con una gamba avanti per afferrare il bambino, il
marmocchio
attaccato al petto del suo salvatore e suddetto salvatore con il
bambino tra le
braccia e un’espressione infastidita in viso.
Il biondo sospirò quando ebbe la certezza, dopo
qualche
secondo, che nessuno sarebbe venuto a controllare, probabilmente nella
locanda
c’era troppa confusione perché avessero sentito l’urlo e i passanti non
fremevano
certo per intromettersi in problemi non loro. Si rimise in posizione
eretta
affiancandosi agli altri due -Tutto bene?-
Levi schioccò la lingua provando ad allontanare il
bambino
dal petto con pochi risultati, quest’ultimo infatti si era ripreso
velocemente
dallo spavento più dei due ragazzi e adesso stava ben ancorato alla
fascia in
cuoio del movimento tridimensionale osservandola con sguardo assorto.
-A cosa serve?- chiese con gli occhi che
brillavano di
curiosità
-Si chiama movimento tridimensionale-
-Oh- sorrise divincolandosi come un’anguilla tra
le braccia
di Levi che fu costretto a poggiarlo a terra per evitare una craniata
sul naso,
ma Mihir non lo lasciò andare attaccandosi alla cintura sulla vita,
esaminandola attentamente insieme al resto dell’imbracatura
-Ti fa volare?- chiese, la voce venata di allegria
e
curiosità
-Sì-
Le risposte fredde e secche di Levi parevano non
avere altro
effetto sul bambino se non quello di aumentare ancora di più la sua
curiosità,
afferrò l’elsa della spada e fece per tirarla fuori quando con un
movimento
repentino il moro gli afferrò il polso -Non toccarla-
-Perché?- gli chiese dal basso
-È pericolosa-
-Cos’è?- continuo imperterrito tenendo ben ferma
la mano
sull’elsa
-Una spada-
-E a cosa ti serve?-
Farlan sollevò un sopracciglio abbassandosi al
livello del
bambino, meglio evitare che Levi lo traumatizzasse con una delle sue
risposte
caustiche tipo
-A difendermi da chi vuole farmi smettere di
volare-
Batté le palpebre un paio di volte osservando il
viso di
Levi, la risposta era stata incredibilmente adatta al bambino che
adesso pareva
aver esaurito la curiosità per quella parte del movimento passando al
resto
delle cinghie. Non si aspettava una tale… sensibilità? Avrebbe potuto
chiamarla
così, sì, sensibilità, da parte del proprio compagno. Il bambino,
intanto, lo
guardava confuso
-Perché qualcuno dovrebbe impedirti di volare?-
-Ci sono persone molto invidiose a cui non piace
l’idea che
anche noi possiamo volare-
Il bambino lo fissò e Farlan si sentì quasi a
disagio sotto
quello sguardo penetrante
-I soldati?-
Sgranò gli occhi e socchiuse la bocca, era
sorpreso, non si
aspettava di certo che un bambino potesse conoscere certe cose, a
proposito
come faceva a saperlo?
-Come lo sai?-
Il bambino sollevò le spalle -Tutte le volte che
gli chiedo
se possono farmi volare loro dicono che io non posso perché non sono un
soldato-
Si girò verso Levi che pareva altrettanto sorpreso
e
confuso, le sopracciglia erano aggrottate e si chinò a sua volta per
guardare
negli occhi il bambino
-Voi non siete soldati- continuò fissandoli negli
occhi -Quindi
non potete volare. Ma lo fate. È ovvio che i soldati siano arrabbiati
con voi!-
-Come sai che non siamo soldati?- chiese
pacatamente Levi
Il bambino li indicò –Non avete il mantello
verde!- poi
scoppiò a ridere -Lo sanno tutti che i soldati hanno il mantello verde!-
Farlan si grattò il capo sconfitto dalla
semplicità del
ragionamento -E se fossimo soldati che si sono scordati il mantello a
casa?-
Il bambino lo guardò come se fosse uno stupido e
lui si
sentì quasi offeso, insomma era una domanda logica! Maledizione a Levi
che
continuava a starsene zitto.
-I soldati non scordano mai il mantello verde
perché se non
lo hanno non sono soldati. E poi voi non sembrate soldati, siete
gentili!-
Levi sollevò un sopracciglio, quel bambino era
intelligente.
Sorrise di sbieco.
-Quindi tu sai leggere- affermò. Il bambino volse
lo sguardo
verso di lui fissandolo confuso per poi annuire
-Come lo sai?-
Scrollò le spalle -Puoi leggere questa lettera a
tua
sorella?-
Il bimbo afferrò la lettera che Farlan gli stava
passando -Però
non devi aprirla finché non siete tu e lei da soli-
-Perché?-
Levi si alzò in piedi -È molto importante. Sei un
bimbo
intelligente, non aprirla finché non siete tu e lei da soli-
Gli occhi del bambino si illuminarono a quel
complimento e
lo fissarono felici –Mihir! Mi chiamo Mihir!- disse ridacchiando e Levi
annuii
scocciato.
-Va bene Mihir, lo prometti?- chiese Farlan
alzandosi da
terra, sentiva le caviglie iniziare a dolere a forza di stare
inginocchiato
-Prometto!- quasi urlò sorridente, poi si girò
allungando le
braccia verso l’alto nel tentativo di afferrare il davanzale per
tirarsi su, il
biondo scosse la testa prendendolo per i fianchi e poggiandolo sul
davanzale,
per quanto fosse stato buffo da vedere la prima volta era meglio
evitare che si
facesse troppo male. Se avesse parlato bene di lui e Levi con sua
sorella forse
avrebbero avuto qualche possibilità in più che lei accettasse la loro
offerta.
-Grazie!- berciò mentre lui si girava per
raggiungere il
compagno già sul tetto della casa -La prossima volta posso volare
anch’io?- chiese
speranzoso, Farlan girò il capo osservandolo divertito -Così potrò dire
ai
soldati che anche io posso volare anche se non lo sono! Un soldato
intendo-
argomentò entusiasta
-Vedremo- gli rispose sollevandosi per aria, sentì
il
gridolino entusiasta del bambino, ma quando atterrò sul tetto e si girò
a
osservare la finestra lui non c’era già più.
-Cosa gli hai detto per farlo urlare così?-
rimbrottò Levi schioccando
la lingua sul palato
-Nulla di importante- lo rassicurò avviandosi
verso casa -Secondo
te esistono movimenti per bambini?-
Levi lo osservò sconvolto e con una punta di
irritazione prima
di accelerare e distanziarlo per aria, Farlan si sentì per qualche
attimo un
emerito idiota, poi sbuffò aumentando a sua volta la velocità.
Ridiscese il davanzale dalla parte del corridoio e
osservò
la lettera bianca che aveva in mano, si era leggermente stropicciata.
Sbuffò
mettendosi in ginocchio e poggiandola per terra iniziando a provare a
lisciarla
con le mani, era una lettera importante! Non poteva darla a sua sorella
stropicciata così!
Si tirò su soddisfatto dopo qualche minuto
rimirandosela tra
le mani, gli avevano affidato un compito fondamentale e lui voleva
svolgerlo al
meglio! Corse lungo il corridoio tornando alla locanda, era piena di
clienti
seduti ai tavoli e al bancone, suo padre dietro quest’ultimo svuotava
bottiglie
e riempiva bicchieri a un numero considerevole di clienti mentre sua
sorella si
destreggiava tra i vari tavoli portando piatti e calici. La vide
posarli su un
tavolo al centro dove quattro persone di avventarono sul cibo come se
stessero
per morire di fame, poi si girò e attraverso tutto il locale, gli passò
affianco osservandolo divertita per poi dirigersi in cucina, lui le
trotterellò
dietro.
-Oggi non ci sono soldati alla locanda Mihir,
forse
arriveranno verso il tardi- lo informò conscia della sua passione per
quegli uomini.
Il bambino, si imbronciò e annuii, meglio così, la
prossima
volta che li avrebbe visti gli avrebbe rinfacciato che anche lui aveva
volato!
La sorella riempì velocemente due ciotole prima di girarsi e poggiarle
sul
tavolo per riempirne altre due, il bimbo poggiò la lettera sull’angolo
più vicino e
prese in mano una ciotola, Mie gli accarezzo il capo con dolcezza
-Portala al tavolo vicino al bancone, quello dove
c’è il
signore con quel cappello buffo-
-Va bene- rispose avviandosi lungo il corridoio,
arrivato
sulla soglia osservò il locale, era decisamente pieno. Osservò le varie
teste
sopra di lui cercando quella che indossava il cappello indicato da Mie,
ma non
la trovò. Il locale era decisamente troppo affolato e faticava a vedere
più lontano di due o tre tavoli. Si avviò verso il bancone e passò in
rassegna i vari tavoli vicino ad
esso, un paio di avventori gli rivolsero delle occhiate, ma lo
lasciarono
perdere velocemente. Trovò il tavolo verso la fine, vicino alla parete.
Un
signore che pareva abbastanza giovane indossava un cappello decisamente
troppo
grande che gli cadeva sugli occhi mentre parlava con gli altri, era di
colore
rosso con un grosso pon-pon giallo. Era davvero buffo. Si avvicinò
stando
attento a non far cadere nemmeno una goccia di zuppa e poi poggiò la
ciotola sul
tavolo. L’uomo col cappello buffo si girò verso di lui osservandolo
stranito
-Ma guarda, non sapevo che avessero anche un nano
come
cameriere!- l’intero tavolo scoppiò a ridere mentre l’uomo gli
spiaccicava una
mano in testa scompigliandogli i capelli, ci stava mettendo troppa
forza e non
era per nulla piacevole come quando lo facevano il suo papà o Mie, si
divincolò
allontanandosi e guardandoli male per poi tronare in cucina seguito
dalle loro risate
Mie aveva finito di riempire le ciotole, sorrise
nel vederlo
-Hai tutti i capelli arruffati- lo rimproverò
dolcemente
abbassandosi per sistemarglieli
-È stato il signore col cappello buffo- borbottò
-Dice che
sono un nano!-
Mie ridacchiò -Ovvio! Adesso sei un nano, ma
aspetta ancora
qualche anno e sarai più alto- lo tranquillizzò
-Anche del signore col cappello buffo?-
Annuii con aria solenne -Anche di lui. E anche di
tutti gli
altri, sarai il più alto di tutti! E nessuno potrà chiamarti mai più
nano!-
-E non mi farò mai più male a uscire dalla
finestra!- finì
per lei Mihir lanciandogli le braccia al collo entusiasta -Perché sarò
abbastanza alto da
scavalcarla!-
Mie si irrigidì afferrandolo per le spalle e
allontanandolo
dal suo petto –Sei uscito dalla finestra?- il tono di voce era
decisamene
troppo alto e preoccupato, il bambino si strinse nelle spalle spaventato
-Non dovevo dirtelo?-
-Cos… no! Cioè, sì che dovevi dirmelo Mihir! Non
devi uscire
dalla finestra senza dirmelo! Non dovresti uscire dalla finestra e
basta!-
Sua sorella pareva abbastanza spaventata e lui la
abbracciò
nuovamente nascondendo il viso nel suo collo -Scusa, non lo faccio più-
gli
disse decisamente triste, Mie sospirò sollevandosi in piedi e tenendolo
stretto
fra le braccia
-Va bene, ti perdono, ma è molto pericoloso,
potresti
trovare delle persone cattive che ti prendono e ti portano via da qui e
potrebbero farti del male-
Mihir sbiancò -Ma non erano cattivi!-
Mie aggrottò le sopracciglia –Chi non era cattivo?
Mihir
rispondimi, ti ha detto qualcuno di uscire dalla finestra?-
Il bambino scosse il capo –Erano gentili! Te lo
prometto,
erano gentili! Mi ha anche aiutato a rientrare e mi ha preso quando
sono caduto
dal davanzale!-
Mie sgranò gli occhi perdendo improvvisamente
colore -Sei caduto
dal davanzale?- sussurrò terrorizzata -Oddio! Ti sei fatto male?- lo
poggiò sul
tavolo mentre lui continuava a negare con la testa -No! No! Mi ha preso
prima
che cadessi!-
Gli sfiorò il ginocchio -E questo? Ti sei ferito
da qualche
altra parte?- gli afferrò il viso girandolo prima a destra e poi a
sinistra,
gli sollevo la maglietta e controllò la schiena
-No, mi sono fatto male mentre cercavo di uscire
dalla
finestra-
Mie annuii appena più calma, ma ancora scossa.
-Vado a prendere il disinfettante aspetta- e uscì
dalla
cucina.
La casa in cui vivevano era, come la maggioranza
delle case
del Distretto Sotterraneo, leggermente sollevata dal suolo. L’ingresso
della
locanda, che fungeva anche da ingresso della casa, si raggiungeva
salendo quattro
gradini, e se dall’interno Mihir riusciva, sebbene con fatica, e
raggiungere il
davanzale, la stessa cosa non poteva avvenire dall’esterno; infatti
quest’ultimo
si trovava circa all’altezza degli occhi di un uomo adulto, ben oltre
la
portata di un bambino. Ciò era stato fatto sia per una questione di
sicurezza
che di spazio; le finestre poste abbastanza in alto rendevano più
difficile a
chiunque entrare in casa senza doversi avvalere di una scala o comunque
di
qualcosa che svolgesse quel compito, inoltre permetteva di ottenere un
piccolo
scantinato senza dover scavare troppo in profondità. Molte case infatti
avevano
ricavato nell'intercapedine tra il pavimento e le fondamenta dei
piccoli
seminterrati che fungevano da magazzino o da rifugio in caso di ronde
improvvise o sommosse, come era già successo.
Era ancora vivido nella mente di tutti il disastro
accaduto
appena quattro anni prima quando un gruppo di mercanti si era rivoltato
contro
gli Unicorni e i nobili che passavano solamente scarti da vendere al
mercato.
La sommossa era stata placata nel sangue, ma molti in quei giorni
avevano
approfittato della confusione per commettere un gran numero di reati,
da ambo
le parti. I mercanti e i ladruncoli erano entrati nelle case uccidendo
e rubando
tutto il possibile, la stessa cosa avevano fatto alcuni soldati
stuprando e
uccidendo decine di persone. In quei giorni di terrore ricordava come
Chayse
aveva nascosto lei e Mihir nel seminterrato che si raggiungeva
solamente
tramite una piccola botola nascosta sotto il bancone. Era stato in quei
giorni
che era morta Corinne. Quelle scene gli passavano davanti agli occhi,
erano
indelebili e le rievocavano emozioni che cercava di sopprimere da
troppo tempo;
loro quattro nascosti li sotto, il rumore dei soldati che entravano in
casa, i
passi sulle assi sopra di loro, le urla e le imprecazioni, Corinne
troppo
vecchia e troppo spaventata che sbiancava improvvisamente tenendosi il
petto, Corinne
che sudava nonostante fosse gelata, Corinne che mordeva il palmo della
mano di Chayse a
sangue pur di non urlare e farli trovare. E poi il corpo freddo. Il
pianto, il
dolore, la paura.
Si fermò poggiando entrambe le mani sul, bordo del
lavandino
cercando di regolarizzare il respiro e far sparire la nausea, Mihir era
vivo e
salvo che la stava aspettando in cucina. Lei gli avrebbe medicato il
graffio al
ginocchio e sarebbe andato tutto bene. Sì, doveva solo convincersene.
Si fisso
nello specchio e prese un profondo respiro. Sarebbe andato tutto bene.
Tornò in cucina decisamente più calma di come ne
era uscita,
il bambino la stava aspettando placidamente seduto sul tavolo, al suo
fianco le
ciotole ormai fredde. Con un pezzo di stoffa bagnata pulì il ginocchio,
poi
imbevette un angolo di quello stesso straccio con il disinfettante e lo
poggiò
sulla ferita. Il bambino sussultò sibilando
-Fa male?-
Annuii appena strizzando gli occhi -Però continua-
Mie annuii senza informarlo che, in ogni caso,
avrebbe
continuato comunque. Prese la garza e distese la gamba del bambino, poi
l’avvolse
un paio di volte intorno al ginocchio e infine la tagliò legando il
lembo con
la fasciatura in modo che non si sciogliesse e rimanesse in posizione.
Mihir
pareva decisamente pentito di quello che aveva fatto e si torturava le
mani.
-Devi dirmi qualcosa?- chiese dolcemente
accarezzandogli i
capelli.
Note e Scleri dell'autrice:
E booom! Sinceramente adoro questo capitolo anche se mi sembra stranamente corto... forse perchè è uscito in maniera totalmente naturale, ci ho messo appena due ore per scriverlo, tutto d'un fiato e lo amo, a mio parere è venuto benissimo e anche se mi sembra corto è lungo come tutti gli altri. In ogni caso, passando agli avvenimenti, come tutti voi avevate indovinato i due ragazzi erano Farlan e Levi *lacrimuccia* tutte le volte che ripenso a loro mi viene in mente lo special su Levi e mi sale una tristezza unica. Ovviamente visto che la maggioranza delle risposte è stata "A" Mihir ha parlato con loro e ammetto che mi è piaciuto da morire scrivere quella parte del discorso, spero che si sia capito bene tutto, gestire una conversazione a tre è sempre difficile perchè c'è il rischio che non si capisco chi dice cosa, o almeno per me è chiaro, ma per voi?
Scopriamo inoltre com'è morta Corinne, mi dispiace tantissimo la sua morte visto che era un personaggio che mi piaceva un sacco e mi è dispiaciuto anche farla saprir così in fretta. Nel caso non si fosse capito Corinne è morta d'infarto a causa dello spavento che le è preso quando i soldati o i mercanti o chi per loro sono entrati in casa. Direi che è qualcosa di abbastanza traumatizzante veder morire la propria madre (perchè ormai per Mihir e Mie era quello) sotto i propri occhi così senza poter fare nulla. Non dovrebbe sorprendere quindi la reazione di Mie, magari anche un po' esagerata, quando Mihir le dice di essere uscito di casa senza che lei ne sapesse nulla, è molto affezzionata a lui e quasi iperprotettiva dopo quello che è successo. Passando alla domanda della settimana:
Mihir dirà a Mie della lettera?
A- Sì
B- No
A voi la scelta! Votate numerosi, ringrazio tutti i giocatori che ci sono dall'inizio della storia e tutti quelli che si sono aggiunti in corso d'opera (stiamo crescendo, evviva!), grazie mille per avermi dato questa fiducia! Più siamo e più ci divertiamo in questo gioco ;)
A Mercoledì prossimo,
Imoto-chan