Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: imoto    13/09/2017    1 recensioni
[...] -Ci siamo!- urlò la levatrice, con una manovra sapiente afferrò il nascituro per le scapole tirandolo fuori, velocemente lo mise a testa in giù e gli diede un paio di colpi decisi, in una reazione immediata l’aria riempi i piccoli polmoni e l’urlo fragoroso del piccolo invase la camera sostituendosi a quello della madre. Si sente tremendamente stanca, eppure non riesce a chiudere gli occhi, sa che se ne prenderà sempre cura, qualsiasi cosa accada perché non può fare a meno di amarlo. [...]
"Una visual novel è un videogioco d'avventura interattiva in cui il personaggio giocante può effettuare alcune decisioni che influenzano la trama del gioco; la storia è simile a quella di un racconto o di un romanzo, spesso sono presenti finali alternativi, alcuni dei quali negativi, che dipendono dalle azioni del giocatore."
Avete mai giocato a una visual novel? Io sì, ed è proprio da questo che mi è venuta questa idea. Una storia interattiva dove tu puoi scegliere il futuro di questo racconto e cosa accadrà nel capitolo successivo. Se vuoi saperne di più clicca e scoprì le informazioni alla fine del primo capitolo.
Sei pronto?
Tre… due… uno… GO!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
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SNK ricordi
Atto IV
Ricordi

Tornò ad aprire gli occhi e osservò i due ragazzi, a quanto pareva avevano finito di prepararsi e se ne stavano per andare, era la sua ultima occasione. Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi, puntellò le mani sul davanzale della finestra e si tirò su per scavalcarla.

Inutile dire che il suo goffo tentativo non andò in porto e si ritrovò semplicemente con la testa che sporgeva sul vicolo accompagnata dalle spalle e dalla prima parte del busto, l’angolo del davanzale che premeva insistentemente sul suo diaframma impedendogli di respirare e le gambe ancora dentro casa a penzoloni. Tossicchiò cercando di rispendere il respiro e si tirò nuovamente su con le mani cercando di alleviare la pressione sui polmoni, con una certa fatica si issò a sedere sul pezzo di legno e prese qualche respiro per calmarsi, aveva lo stomaco che pulsava, una nausea imminente e un ginocchio sbucciato che si era ferito nello sfregare contro il muro. Un fallimento su tutta la linea.

-Ehi, ti senti bene?-

Sollevò lo sguardo incrociandolo con quello confuso e divertito del ragazzo biondo, allora non se ne erano ancora andati! Forse non era stato un totale fallimento. Sorrise annuendo energicamente -Sì, sto bene!-

Farlan, che si era accorto del bambino già da un po’ vista l’incredibile confusione che aveva fatto nascosto dietro l’imposta della finestra, sorrise avvicinandosi -Non si spia la gente, non te l’hanno mai detto?- Levi dietro di lui sbuffò.

-Ma voi potete volare!- ribatté il bambino con gli occhi sgranati, la bocca aperta a formare una tonda “O” e le braccia tese in avanti a indicare entrambi i ragazzi. Il suo interlocutore sollevò un sopracciglio, non capiva come il fatto che lui e Levi potessero “volare” fosse una giustificazione alle azioni del moccioso

-Quindi?-

Il bambino sgranò ancora di più gli occhi accigliandosi, come se non comprendesse la sua domanda

-Voi potete volare!- ripeté stavolta a voce più bassa in un borbottio incrociando le braccia al petto –Voi…- mosse le mani in una serie di gesti repentini e confusi davanti a lui non trovando le parole adatte poi sbuffò incrociandole nuovamente.

Farlan rise mentre il moro, che ormai aveva raggiunto il suo fianco, sbuffò leggermente divertito e irritato -C’è ne andiamo?- chiese lapidario

L’altro lo ignorò completamente rivolgendosi al bambino –La tua mamma è la proprietaria della locanda?-

Il piccolo scosse la testa a destra e a sinistra -No, la mamma non c’è più, è morta-

-Ah-

Calò un silenzio abbastanza teso nel vicolo e Farlan si passò una mano tra i capelli a disagio, era alquanto sicuro che la ragazza con cui avevano appena parlato fosse la madre del bambino, ma a quanto pare aveva preso un abbaglio

-La locanda è di papà- borbottò il moccioso giocando con le dita delle mani, pareva aver intuito l’aria tesa e si sentiva abbastanza a disagio.

-La ragazza chi è?- la voce di Levi risuonò nel vicolo decisa e permise al compagno di riprendersi piuttosto velocemente, il bimbo inclinò la testa di lato

-Mia sorella? Aiuta il papà con il lavoro, perché lui è vecchio e si stanca sempre-

Levi annuii infilando una mano in tasca e tirandone fuori una busta bianca -Dalla a lei-

-È una lettera?- chiese curioso prendendola in mano e rigirandosela, era intonsa

Il ragazzo annuii -Deve leggerla, è importante. Prometti di dargliela?-

Il bimbo si sedette meglio sul davanzale facendo sporgere le gambe a penzoloni dal lato della strada e, abbandonando la posizione in ginocchio che aveva avuto fino a quel momento, guardò attentamente la busta prima di prenderne un angolo e iniziare ad aprirla.

-Ehi!- Farlan intervenne subito strappandogli la lettere di mano -Cosa pensi di fare?-

Il bambino lo guardò corrucciato prima di allungarsi per riprendersela -Tanto la devo leggere io! Mie non sa leggere!- disse semplicemente allungando ancora di più le mani mentre Farlan si allontanava di un passo

L’urlò stridulo di quando perse l’equilibrio cadendo dal davanzale quasi stordì i due ragazzi, ma nonostante tutto Mihir non si fece male, Levi fu abbastanza svelto da afferrarlo prima che cadesse per terra. Rimasero fermi in quelle posizioni per un attimo, Farlan con la lettera in mano ancora proteso con una gamba avanti per afferrare il bambino, il marmocchio attaccato al petto del suo salvatore e suddetto salvatore con il bambino tra le braccia e un’espressione infastidita in viso.

Il biondo sospirò quando ebbe la certezza, dopo qualche secondo, che nessuno sarebbe venuto a controllare, probabilmente nella locanda c’era troppa confusione perché avessero sentito l’urlo e i passanti non fremevano certo per intromettersi in problemi non loro. Si rimise in posizione eretta affiancandosi agli altri due -Tutto bene?-

Levi schioccò la lingua provando ad allontanare il bambino dal petto con pochi risultati, quest’ultimo infatti si era ripreso velocemente dallo spavento più dei due ragazzi e adesso stava ben ancorato alla fascia in cuoio del movimento tridimensionale osservandola con sguardo assorto.

-A cosa serve?- chiese con gli occhi che brillavano di curiosità

-Si chiama movimento tridimensionale-

-Oh- sorrise divincolandosi come un’anguilla tra le braccia di Levi che fu costretto a poggiarlo a terra per evitare una craniata sul naso, ma Mihir non lo lasciò andare attaccandosi alla cintura sulla vita, esaminandola attentamente insieme al resto dell’imbracatura

-Ti fa volare?- chiese, la voce venata di allegria e curiosità

-Sì-

Le risposte fredde e secche di Levi parevano non avere altro effetto sul bambino se non quello di aumentare ancora di più la sua curiosità, afferrò l’elsa della spada e fece per tirarla fuori quando con un movimento repentino il moro gli afferrò il polso -Non toccarla-

-Perché?- gli chiese dal basso

-È pericolosa-

-Cos’è?- continuo imperterrito tenendo ben ferma la mano sull’elsa

-Una spada-

-E a cosa ti serve?-

Farlan sollevò un sopracciglio abbassandosi al livello del bambino, meglio evitare che Levi lo traumatizzasse con una delle sue risposte caustiche tipo

-A difendermi da chi vuole farmi smettere di volare-

Batté le palpebre un paio di volte osservando il viso di Levi, la risposta era stata incredibilmente adatta al bambino che adesso pareva aver esaurito la curiosità per quella parte del movimento passando al resto delle cinghie. Non si aspettava una tale… sensibilità? Avrebbe potuto chiamarla così, sì, sensibilità, da parte del proprio compagno. Il bambino, intanto, lo guardava confuso

-Perché qualcuno dovrebbe impedirti di volare?-

-Ci sono persone molto invidiose a cui non piace l’idea che anche noi possiamo volare-

Il bambino lo fissò e Farlan si sentì quasi a disagio sotto quello sguardo penetrante

-I soldati?-

Sgranò gli occhi e socchiuse la bocca, era sorpreso, non si aspettava di certo che un bambino potesse conoscere certe cose, a proposito come faceva a saperlo?

-Come lo sai?-

Il bambino sollevò le spalle -Tutte le volte che gli chiedo se possono farmi volare loro dicono che io non posso perché non sono un soldato-

Si girò verso Levi che pareva altrettanto sorpreso e confuso, le sopracciglia erano aggrottate e si chinò a sua volta per guardare negli occhi il bambino

-Voi non siete soldati- continuò fissandoli negli occhi -Quindi non potete volare. Ma lo fate. È ovvio che i soldati siano arrabbiati con voi!-

-Come sai che non siamo soldati?- chiese pacatamente Levi

Il bambino li indicò –Non avete il mantello verde!- poi scoppiò a ridere -Lo sanno tutti che i soldati hanno il mantello verde!-

Farlan si grattò il capo sconfitto dalla semplicità del ragionamento -E se fossimo soldati che si sono scordati il mantello a casa?-

Il bambino lo guardò come se fosse uno stupido e lui si sentì quasi offeso, insomma era una domanda logica! Maledizione a Levi che continuava a starsene zitto.

-I soldati non scordano mai il mantello verde perché se non lo hanno non sono soldati. E poi voi non sembrate soldati, siete gentili!-

Levi sollevò un sopracciglio, quel bambino era intelligente. Sorrise di sbieco.

-Quindi tu sai leggere- affermò. Il bambino volse lo sguardo verso di lui fissandolo confuso per poi annuire

-Come lo sai?-

Scrollò le spalle -Puoi leggere questa lettera a tua sorella?-

Il bimbo afferrò la lettera che Farlan gli stava passando -Però non devi aprirla finché non siete tu e lei da soli-

-Perché?-

Levi si alzò in piedi -È molto importante. Sei un bimbo intelligente, non aprirla finché non siete tu e lei da soli-

Gli occhi del bambino si illuminarono a quel complimento e lo fissarono felici –Mihir! Mi chiamo Mihir!- disse ridacchiando e Levi annuii scocciato.

-Va bene Mihir, lo prometti?- chiese Farlan alzandosi da terra, sentiva le caviglie iniziare a dolere a forza di stare inginocchiato

-Prometto!- quasi urlò sorridente, poi si girò allungando le braccia verso l’alto nel tentativo di afferrare il davanzale per tirarsi su, il biondo scosse la testa prendendolo per i fianchi e poggiandolo sul davanzale, per quanto fosse stato buffo da vedere la prima volta era meglio evitare che si facesse troppo male. Se avesse parlato bene di lui e Levi con sua sorella forse avrebbero avuto qualche possibilità in più che lei accettasse la loro offerta.

-Grazie!- berciò mentre lui si girava per raggiungere il compagno già sul tetto della casa -La prossima volta posso volare anch’io?- chiese speranzoso, Farlan girò il capo osservandolo divertito -Così potrò dire ai soldati che anche io posso volare anche se non lo sono! Un soldato intendo- argomentò entusiasta

-Vedremo- gli rispose sollevandosi per aria, sentì il gridolino entusiasta del bambino, ma quando atterrò sul tetto e si girò a osservare la finestra lui non c’era già più.

-Cosa gli hai detto per farlo urlare così?- rimbrottò Levi schioccando la lingua sul palato

-Nulla di importante- lo rassicurò avviandosi verso casa -Secondo te esistono movimenti per bambini?-

Levi lo osservò sconvolto e con una punta di irritazione prima di accelerare e distanziarlo per aria, Farlan si sentì per qualche attimo un emerito idiota, poi sbuffò aumentando a sua volta la velocità.

 

Ridiscese il davanzale dalla parte del corridoio e osservò la lettera bianca che aveva in mano, si era leggermente stropicciata. Sbuffò mettendosi in ginocchio e poggiandola per terra iniziando a provare a lisciarla con le mani, era una lettera importante! Non poteva darla a sua sorella stropicciata così!

Si tirò su soddisfatto dopo qualche minuto rimirandosela tra le mani, gli avevano affidato un compito fondamentale e lui voleva svolgerlo al meglio! Corse lungo il corridoio tornando alla locanda, era piena di clienti seduti ai tavoli e al bancone, suo padre dietro quest’ultimo svuotava bottiglie e riempiva bicchieri a un numero considerevole di clienti mentre sua sorella si destreggiava tra i vari tavoli portando piatti e calici. La vide posarli su un tavolo al centro dove quattro persone di avventarono sul cibo come se stessero per morire di fame, poi si girò e attraverso tutto il locale, gli passò affianco osservandolo divertita per poi dirigersi in cucina, lui le trotterellò dietro.

-Oggi non ci sono soldati alla locanda Mihir, forse arriveranno verso il tardi- lo informò conscia della sua passione per quegli uomini.

Il bambino, si imbronciò e annuii, meglio così, la prossima volta che li avrebbe visti gli avrebbe rinfacciato che anche lui aveva volato! La sorella riempì velocemente due ciotole prima di girarsi e poggiarle sul tavolo per riempirne altre due, il bimbo poggiò la lettera sull’angolo più vicino e prese in mano una ciotola, Mie gli accarezzo il capo con dolcezza

-Portala al tavolo vicino al bancone, quello dove c’è il signore con quel cappello buffo-

-Va bene- rispose avviandosi lungo il corridoio, arrivato sulla soglia osservò il locale, era decisamente pieno. Osservò le varie teste sopra di lui cercando quella che indossava il cappello indicato da Mie, ma non la trovò. Il locale era decisamente troppo affolato e faticava a vedere più lontano di due o tre tavoli. Si avviò verso il bancone e passò in rassegna i vari tavoli vicino ad esso, un paio di avventori gli rivolsero delle occhiate, ma lo lasciarono perdere velocemente. Trovò il tavolo verso la fine, vicino alla parete. Un signore che pareva abbastanza giovane indossava un cappello decisamente troppo grande che gli cadeva sugli occhi mentre parlava con gli altri, era di colore rosso con un grosso pon-pon giallo. Era davvero buffo. Si avvicinò stando attento a non far cadere nemmeno una goccia di zuppa e poi poggiò la ciotola sul tavolo. L’uomo col cappello buffo si girò verso di lui osservandolo stranito

-Ma guarda, non sapevo che avessero anche un nano come cameriere!- l’intero tavolo scoppiò a ridere mentre l’uomo gli spiaccicava una mano in testa scompigliandogli i capelli, ci stava mettendo troppa forza e non era per nulla piacevole come quando lo facevano il suo papà o Mie, si divincolò allontanandosi e guardandoli male per poi tronare in cucina seguito dalle loro risate

Mie aveva finito di riempire le ciotole, sorrise nel vederlo

-Hai tutti i capelli arruffati- lo rimproverò dolcemente abbassandosi per sistemarglieli

-È stato il signore col cappello buffo- borbottò -Dice che sono un nano!-

Mie ridacchiò -Ovvio! Adesso sei un nano, ma aspetta ancora qualche anno e sarai più alto- lo tranquillizzò

-Anche del signore col cappello buffo?-

Annuii con aria solenne -Anche di lui. E anche di tutti gli altri, sarai il più alto di tutti! E nessuno potrà chiamarti mai più nano!-

-E non mi farò mai più male a uscire dalla finestra!- finì per lei Mihir lanciandogli le braccia al collo entusiasta -Perché sarò abbastanza alto da scavalcarla!-

Mie si irrigidì afferrandolo per le spalle e allontanandolo dal suo petto –Sei uscito dalla finestra?- il tono di voce era decisamene troppo alto e preoccupato, il bambino si strinse nelle spalle spaventato

-Non dovevo dirtelo?-

-Cos… no! Cioè, sì che dovevi dirmelo Mihir! Non devi uscire dalla finestra senza dirmelo! Non dovresti uscire dalla finestra e basta!-

Sua sorella pareva abbastanza spaventata e lui la abbracciò nuovamente nascondendo il viso nel suo collo -Scusa, non lo faccio più- gli disse decisamente triste, Mie sospirò sollevandosi in piedi e tenendolo stretto fra le braccia

-Va bene, ti perdono, ma è molto pericoloso, potresti trovare delle persone cattive che ti prendono e ti portano via da qui e potrebbero farti del male-

Mihir sbiancò -Ma non erano cattivi!-

Mie aggrottò le sopracciglia –Chi non era cattivo? Mihir rispondimi, ti ha detto qualcuno di uscire dalla finestra?-

Il bambino scosse il capo –Erano gentili! Te lo prometto, erano gentili! Mi ha anche aiutato a rientrare e mi ha preso quando sono caduto dal davanzale!-

Mie sgranò gli occhi perdendo improvvisamente colore -Sei caduto dal davanzale?- sussurrò terrorizzata -Oddio! Ti sei fatto male?- lo poggiò sul tavolo mentre lui continuava a negare con la testa -No! No! Mi ha preso prima che cadessi!-

Gli sfiorò il ginocchio -E questo? Ti sei ferito da qualche altra parte?- gli afferrò il viso girandolo prima a destra e poi a sinistra, gli sollevo la maglietta e controllò la schiena

-No, mi sono fatto male mentre cercavo di uscire dalla finestra-

Mie annuii appena più calma, ma ancora scossa.

-Vado a prendere il disinfettante aspetta- e uscì dalla cucina.

 

La casa in cui vivevano era, come la maggioranza delle case del Distretto Sotterraneo, leggermente sollevata dal suolo. L’ingresso della locanda, che fungeva anche da ingresso della casa, si raggiungeva salendo quattro gradini, e se dall’interno Mihir riusciva, sebbene con fatica, e raggiungere il davanzale, la stessa cosa non poteva avvenire dall’esterno; infatti quest’ultimo si trovava circa all’altezza degli occhi di un uomo adulto, ben oltre la portata di un bambino. Ciò era stato fatto sia per una questione di sicurezza che di spazio; le finestre poste abbastanza in alto rendevano più difficile a chiunque entrare in casa senza doversi avvalere di una scala o comunque di qualcosa che svolgesse quel compito, inoltre permetteva di ottenere un piccolo scantinato senza dover scavare troppo in profondità. Molte case infatti avevano ricavato nell'intercapedine tra il pavimento e le fondamenta dei piccoli seminterrati che fungevano da magazzino o da rifugio in caso di ronde improvvise o sommosse, come era già successo.

Era ancora vivido nella mente di tutti il disastro accaduto appena quattro anni prima quando un gruppo di mercanti si era rivoltato contro gli Unicorni e i nobili che passavano solamente scarti da vendere al mercato. La sommossa era stata placata nel sangue, ma molti in quei giorni avevano approfittato della confusione per commettere un gran numero di reati, da ambo le parti. I mercanti e i ladruncoli erano entrati nelle case uccidendo e rubando tutto il possibile, la stessa cosa avevano fatto alcuni soldati stuprando e uccidendo decine di persone. In quei giorni di terrore ricordava come Chayse aveva nascosto lei e Mihir nel seminterrato che si raggiungeva solamente tramite una piccola botola nascosta sotto il bancone. Era stato in quei giorni che era morta Corinne. Quelle scene gli passavano davanti agli occhi, erano indelebili e le rievocavano emozioni che cercava di sopprimere da troppo tempo; loro quattro nascosti li sotto, il rumore dei soldati che entravano in casa, i passi sulle assi sopra di loro, le urla e le imprecazioni, Corinne troppo vecchia e troppo spaventata che sbiancava improvvisamente tenendosi il petto, Corinne che sudava nonostante fosse gelata, Corinne che mordeva il palmo della mano di Chayse a sangue pur di non urlare e farli trovare. E poi il corpo freddo. Il pianto, il dolore, la paura.

Si fermò poggiando entrambe le mani sul, bordo del lavandino cercando di regolarizzare il respiro e far sparire la nausea, Mihir era vivo e salvo che la stava aspettando in cucina. Lei gli avrebbe medicato il graffio al ginocchio e sarebbe andato tutto bene. Sì, doveva solo convincersene. Si fisso nello specchio e prese un profondo respiro. Sarebbe andato tutto bene.

 

Tornò in cucina decisamente più calma di come ne era uscita, il bambino la stava aspettando placidamente seduto sul tavolo, al suo fianco le ciotole ormai fredde. Con un pezzo di stoffa bagnata pulì il ginocchio, poi imbevette un angolo di quello stesso straccio con il disinfettante e lo poggiò sulla ferita. Il bambino sussultò sibilando

-Fa male?-

Annuii appena strizzando gli occhi -Però continua-

Mie annuii senza informarlo che, in ogni caso, avrebbe continuato comunque. Prese la garza e distese la gamba del bambino, poi l’avvolse un paio di volte intorno al ginocchio e infine la tagliò legando il lembo con la fasciatura in modo che non si sciogliesse e rimanesse in posizione. Mihir pareva decisamente pentito di quello che aveva fatto e si torturava le mani.

-Devi dirmi qualcosa?- chiese dolcemente accarezzandogli i capelli.






Note e Scleri dell'autrice:
E booom! Sinceramente adoro questo capitolo anche se mi sembra stranamente corto... forse perchè è uscito in maniera totalmente naturale, ci ho messo appena due ore per scriverlo, tutto d'un fiato e lo amo, a mio parere è venuto benissimo e anche se mi sembra corto è lungo come tutti gli altri. In ogni caso, passando agli avvenimenti, come tutti voi avevate indovinato i due ragazzi erano Farlan e Levi *lacrimuccia* tutte le volte che ripenso a loro mi viene in mente lo special su Levi e mi sale una tristezza unica. Ovviamente visto che la maggioranza delle risposte è stata "A" Mihir ha parlato con loro e ammetto che mi è piaciuto da morire scrivere quella parte del discorso, spero che si sia capito bene tutto, gestire una conversazione a tre è sempre difficile perchè c'è il rischio che non si capisco chi dice cosa, o almeno per me è chiaro, ma per voi?
Scopriamo inoltre com'è morta Corinne, mi dispiace tantissimo la sua morte visto che era un personaggio che mi piaceva un sacco e mi è dispiaciuto anche farla saprir così in fretta. Nel caso non si fosse capito Corinne è morta d'infarto a causa dello spavento che le è preso quando i soldati o i mercanti o chi per loro sono entrati in casa. Direi che è qualcosa di abbastanza traumatizzante veder morire la propria madre (perchè ormai per Mihir e Mie era quello) sotto i propri occhi così senza poter fare nulla. Non dovrebbe sorprendere quindi la reazione di Mie, magari anche un po' esagerata, quando Mihir le dice di essere uscito di casa senza che lei ne sapesse nulla, è molto affezzionata a lui e quasi iperprotettiva dopo quello che è successo. Passando alla domanda della settimana:

Mihir dirà a Mie della lettera?
A- Sì
B- No

A voi la scelta! Votate numerosi, ringrazio tutti i giocatori che ci sono dall'inizio della storia e tutti quelli che si sono aggiunti in corso d'opera (stiamo crescendo, evviva!), grazie mille per avermi dato questa fiducia! Più siamo e più ci divertiamo in questo gioco ;)
A Mercoledì prossimo,
Imoto-chan


  
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