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Autore: Mayfa_P    13/09/2017    1 recensioni
Primo libro della trilogia "I Dominatori di Elda".
Per secoli Elda venne tenuta sotto controllo dai 4 dominatori che mantenevano l'ordine al fianco del Capostirpe, al termine della Grande Guerra però scomparvero diventando leggenda, una leggenda trascritta da un antico stregone il quale narrava il ritorno di queste forze ritenuto minaccia o fonte di grande potere per colui che fosse riuscito a conquistare la loro fiducia.
Mornon, uomo privo di sentimenti, privo di pietà e bramoso di potere tanto da mettere in pericolo la vita del suo stesso primogenito Erech, verrà a conoscenza di una verità che lo porterà all ricerca dei dominatori.
Sarà Nilde, una guerriera senza passato, che per scoprire la verità e per proteggere Elda dal tiranno, scenderà in prima linea pronta a combattere per il popolo, troverà però un'ostacolo ad attenderla, un'ostacolo che non si sarebbe mai immaginata.
Un uomo spietato pronto a tutto per il potere.
Un figlio sottomesso.
Una Guerriera, pronta a tutto per difendere la pace di Elda.
Una Guerra contro le tenebre e un amore proibito.
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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12 Saovine
Stavano cavalcando ormai da tre giorni in quella landa desolata e ne mancavano altri tre per raggiungere i boschi del nord, in lontananza si scorgeva una folta linea di Galadh che, mano a mano che avanzavano diventavano sempre più grandi.
Il vento gelido gli sferzava il volto provocandogli brividi di freddo in tutto il corpo, non era abituato a quelle temperature, a differenze della sua terra natia, gelide anche d'estate, in cuor suo gli mancava il dolce tepore del sole autunnale che lo accompagnava nelle sue giornate a corte, rendendole un po' meno amare.
"Avanti manica di rammollito, avanzate più in fretta!"
Si ritrovò ad urlare ai suoi soldati, l'inverno era ormai alle porte seppur avessero gli indumenti adeguati, non erano abituati a vivere con certe temperature e non poteva permettersi di perdere degli uomini per il freddo, dovevano giungere a destinazione il prima possibile.
"Mio Principe, gli uomini sono esausti, non possono avanzare più in fretta."
Il principe rivolse un fugace sguardo in direzione dell'uomo che lo aveva appena affiancato e un piccolo sorriso di scherno gli scappò dalle labbra violacee per il freddo.
"Hathol stiamo forse viaggiando con delle bestie?"
Hathol rimase disorientato per un secondo da quella domanda ma si affrettò a rispondere.
"No mio signore."
"Ecco allora bisogna velocizzare il passo, dobbiamo arrivare il prima possibile a destinazione! - fece un attimo di pausa per osservare l'espressione del suo compagno prima di concludere - e poi sono o non sono dei soldati? Dovrebbero essere abituati a vivere in situazioni ostili."
"Mio signore, con tutto il rispetto.."
Il principe interruppe bruscamente Hathol con un gesto secco della mano e puntò il suo sguardo negli occhi dorati del compagno fulminandolo.
"Non mi interessano le tue solite scuse, dobbiamo velocizzare il passo!"
Convinto di aver concluso la conversazione, il principe riportò lo sguardo davanti a se concentrandosi sul cammino ancora da percorrere, ciò nonostante la voce di Hathol irruppe nuovamente nei suoi timpani infastidendolo più dell'aria ghiacciata sul volto.
"Erech ti rendi conto di ciò che dici? Questi uomini sono esausti hanno bisogno dì riposo, di questo passo moriranno per il troppo sforzo!"
Hathol aveva ragione, aveva sforzato quegli uomini fino al limite, e se avesse tirato ancora la corda avrebbe perso degli uomini, non per il freddo, ma per lo sforzo.
Ciò nonostante preferì non rispondere e continuò a mantenere il suo sguardo fisso davanti a se.
Hathol non ricevendo nessun tipo di risposta decise di proseguire cercando di convincere il suo amico a ragionare.
"Erech, amico mio, anche tu hai bisogno di riposo. Per favore, non essere testardo ed egoista come tuo solito!"
Erech, udendo quelle parole, serrò nervosamente la mascella estremamente contrariato nonostante, in fondo, sapesse che aveva ragione.
Rimase per un po' in silenzio meditando sulla scelta da prendere, era sicuro di quale fosse la scelta gusta ma non voleva darla vinta ad Hathol.
Ciò nonostante si ritrovò a dover acconsentire, in fondo anche lui aveva bisogno di riposo.
Diede ordine ai suoi soldati di fermarsi e riposare mentre lui decise di fare una passeggiata, aveva bisogno di stare solo con i suoi pensieri senza nessuno che lo interrompesse per qualche motivo.
Si allontanò a sufficienza fino a quando lo schiamazzo dei soldati fu abbastanza lontano, dopodiché decise di lasciare il suo cavallo libero di pascolare e si sedette su un tronco solitario.
Il vento gelido gli colpiva il volto lacerante e, istintivamente, si portò una mano sulla cicatrice che gli sfregiava lo zigomo sinistro in un gesto che faceva ormai da anni, la accarezzò delicatamente ricordando come se la fosse procurata.
Era successo dieci anni prima, ma lui lo ricordava ogni giorno come fosse appena avvenuto, un errore da dilettante, si era fatto abbindolare da una ragazzina la stessa che si ritrovava a cercare ancora.
Si ritrovò a pensare a come fosse diventata quella bambina, all'epoca così piccola eppure così esperta nell'arte della spada, ricordava quegli occhi verde smeraldo così vivi e accesi, non aveva mai visto occhi come quelli e in tutti quegli anni non fu in grado di dimenticarli.
Cercava di auto convincersi che se li ricordasse per puro rancore, ma sapeva che in fondo lo avevano catturato in un altro modo.
Sicuramente sarà una donna bellissima pensò distrattamente senza accorgersi realmente di dove la sua mente lo stesse portando.
Una voce alle sue spalle lo riportò bruscamente alla realtà facendolo irrigidire.
"Erech, amico mio, come mai siete qui tutto solo?"
Hathol si sedette al suo fianco dandoli una forte pacca sulla spalla, Erech in tutta risposta rimase muto fissando le sue mani congiunte in grembo.
"Vi mancano le donne? - chiese il ragazzo con un sorriso divertito. - tranquillo mio principe al nostro ritorno troveremo interi bordelli ad attenderci." concluse scrutando l'orizzonte.
Erech si fece scappare un piccolo sorriso, il suo amico era sempre stato un gran amante delle donne a differenza sua, che preferiva concentrarsi internamente sull'addestramento e la battaglia, trovava le donne come una perdita di tempo che ti distoglievano dalle priorità.
"Hathol, amico mio, sapete che non penso mai alle donne."
"Non questa volta, vero?"
Il ragazzo puntò lo sguardo in quello del principe, sapeva che non doveva mentire al suo amico, era in grado di capirlo fino nel profondo.
Si passò una mano sulla nuca pelata e, dopo aver abbassato lo sguardo, con un sonoro sospiro ripeté le parole di Hathol.
"Non questa volta."
"Chi occupa la tua mente così intensamente? Non è da te pensare a qualche donzella."
Erech non riusciva a rispondere a quella domanda, per lui, così complicata poiché si ritrovava a pensare a una ragazza che non doveva occupare nessun tipo di posto nella sua mente se non tra i ricercati.
Il disagio del principe doveva essere palese poiché il moro decise di concludere quella strana conversazione.
"È ora che riposiate un po' mio principe, ci aspettano ancora molte ore di cammino."
Con un ultima sonora pacca sulla spalla Hathor si alzò dalla sua postazione e si diresse verso l'accampamento seguito a ruota da Erech, particolarmente sollevato dal fatto che il suo amico avesse deciso di interrompere quella conversazione.
Sapeva che non si sarebbe dato per vinto e, fino a quando non avesse scoperto chi fosse la ragazza in questione, avrebbe continuato ad indagare. Per il momento però era felice di poterla dimenticare per un attimo e potersi riposare un po’.

 
   
 
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