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Autore: EiryCrows    13/09/2017    1 recensioni
Un instante e il suo mondo era crollato a pezzi.
Un attimo prima facevano l' amore, un secondo dopo uno dei due era in fin di vita.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Yes, it's me.



Gli ospedali erano tutti uguali.
Durante i suoi venticinque anni ne aveva visti parecchi ed era giunto alla conclusione che per quanto potessero essere esteticamente diversi; all' interno erano tutti perfettamente uguali.

L' odore di disinfettante si mescolava a quello delle persone rendendo impossibile anche solo il respirare correttamente. Le persone si mescolavano tra loro rimanendo però isolate nel loro dolore, o nella loro gioia. Takashi Shirogane si chiese com'era possibile che un posto così anonimo fosse teatro dei due più grandi eventi principali della vita; nascita e morte si mischiavano e si confondevano in quel preciso luogo.

Un luogo che però molti avrebbero ricordato per sempre.
Con felicità.
O con dolore.

Shiro passò in rassegna le sedie in plastica blu accanto alla sua.
Fortunatamente solo poche sedie ospitavano delle persone, sfortunatamente la sua era una di queste poche.

Shiro si domandò per un attimo quante persone avessero vissuto quello che stava accadendo a lui adesso. Quante persone distrutte o felici erano state sostenute da quelle sedie? Quante lacrime di tristezza o di gioia erano state versate?

L' uomo non lo sapeva.
Non sapeva proprio niente.

La cosa peggiore era l' attesa.
Quale?
Quale delle due? Sarebbe uscito da quella grande porta a vetri in lacrime o con un ampio sorriso di sollievo?

Desiderava una risposta e allo stesso tempo non voleva averla.

Aspettava il verdetto dei medici in silenzio, facendo caso solo adesso a quanto la vita potesse essere meschina. Aspettava, mentre continuava a fissare quella dannatissima porta grigia ; un colore che aveva ben presto imparato ad odiare.

Eppure c'era stato un momento in cui questo colore gli era indifferente.

Le pareti della Garrison erano grigie. Non tutte, ma quelle dei dormitori sì.

La Garrison era tra le migliori scuole militari dell' intera nazione, ecco perché lui l' aveva scelta. Ricordava ancora con quanta eccitazione e trepidazione aveva varcato la soglia e come nulla aveva deluso la sua aspettativa; ricordava con quanta fatica era riuscito a diventare il primo del suo corso e l' orgoglio di essere chiamato " Il miglior pilota del paese ".

Ricordava tutto.
A distanza di anni, ricordava tutto come se fosse stato ieri.
Soprattutto quel preciso momento in cui aveva incontrato la persona che gli aveva sconvolto la vita.

Era successo un giorno mentre passeggiava nei corridoi con il suo miglior amico Matt; per caso, senza alcuna intenzione, i suoi occhi avevano incrociato quelli di un ragazzo del primo anno.

Occhi violetti, profondi e duri come il marmo.

Feroci ma così magnetici che non riusciva a staccare i suoi.

Occhi che da quel fantomatico giorno non aveva mai smesso di cercare e che dopo qualche settimana si era ritrovato di fronte insieme ad una mano tesa.

- Keith Kogane.-

Niente fronzoli, una voce chiara e decisa degna del suo sguardo.

- Takashi Shirogane, ma puoi chiamarmi Shiro.- Il ragazzo aveva assunto un' espressione quasi ferina - Sì, lo so - e aveva quasi sorriso. E il "miglior pilota della nazione" che si era un attimo perso in quel sorriso si era reso conto che era tremendamente nei guai.

Il rumore della porta lo riportò fastidiosamente al presente. Sembravano passate ore e invece erano trascorsi solo una manciata di secondi; all' opposto di quando passava il tempo con Keith, potevano stare insieme, ore e ore addirittura giorni o settimane, sotto il cielo notturno a guardare le stelle o tra le pareti grigie della sua stanza a fare ben altro che dormire, ma per lui era come se fosse passato un istante, un battito di ali.

Lui di Keith non ne aveva mai abbastanza. Dei suoi baci sfuggenti, delle sue labbra screpolate; dei suoi graffi e dei suoi morsi; dei suoi sussurri e dei suoi respiri rapidi e inframmezzati.
Shiro ne voleva di più, sempre di più.

Avrebbe voluto averne di più.
Avrebbe voluto non aver mai ricevuto quella telefonata che ancora gli ronzava nelle orecchie e che probabilmente non avrebbe mai dimenticato.

"Takashi Shirogane? "
" Sì sono io."
" Lei è il contatto del signorino Kogane Keith in caso di emergenza, me lo conferma?"

No. Ti prego. No.

{ - Shiro, se dovesse succedermi qualcosa voglio che tu sia il primo a saperlo. -
Aveva riso.
- Non ti accadrà nulla. - }


" Sì, sono io."
" Chiamo dall' ospedale Cerberus, mi dispiace informarla che c'è stato un grave incidente stradale… "

No.
Per favore.

{ Keith aveva una moto. Una moto rossa che amava guidare a velocità. }

"… Il signorino Kogane è stato ricoverato nella nostra struttura "

No!

" … tuttavia… non si è ancora svegliato "

NO!

"Signor Shirogane? "
" … Sì."
"Mi dispiace infinitamente"
" Sto arrivando."

Un istante e il suo mondo era crollato a pezzi. Un attimo prima facevano l' amore, un secondo dopo uno dei due era in fin di vita.

Un attimo prima era appena uscito dalla gioielleria, un secondo dopo era seduto su una stupida sedia di plastica. E no, non era pronto a lasciarlo andare; non così, senza neanche avergli detto addio . Con quella domanda incastrata in gola che forse avrebbe dovuto inghiottire e seppellire nell' oscurità del suo cuore, per sempre; perché mai avrebbe più provato quel desiderio bruciante di trascorrere la vita insieme ad un' altra persona.

La risposta era lì, dietro una porta che non gli era stato ancora concesso di aprire.

Shiro strinse il cofanetto di velluto nero che aveva in tasca mentre ad ogni secondo scoccato dall'orologio, l'ansia e la paura iniziavano ad aumentare. L' angoscia dell' attesa, il rimorso del poco tempo trascorso insieme passato più volte, a litigare per cose inutili; La rabbia di non poter fare nulla in entrambi i casi.

Il dolore di poter perdere una parte fondamentale di sé.

Il silenzio assordante di quel posto.

Una donna in camice bianco entrò nella sala d'attesa e esaminò le persone presenti. Shiro si alzò di scatto non appena la dottoressa gli si avvicinò con un espressione indecifrabile sul volto.

- Takashi Shirogane? - chiese con voce grave. Shiro esalò un breve agitato respiro.

- Sì sono io. -





A.d.A.


Salveeeee!


Vi prego non mi linciate. È la prima Fanfiction che scrivo su Voltron ed è una Sheith nonostante io preferisca la Klance... Ma, ehí, principalmente l'ho scritta per una mia carissima amica che li shippa tantissimo ( aka @Jade The Psycho Killer ) e che voleva un po' di Angst, quindi * fa spallucce*
Il finale? È aperto come vedete ~
Che ognuno immagini la fine che preferisca ;)

EiryCrows
   
 
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