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Autore: Alison92    13/09/2017    0 recensioni
Susan Winter, ventitreenne dal travagliato passato e da un presente senza attrattive, viene lasciata in tronco dal suo fidanzato Henry. Senza più un lavoro, rimasta sola nella sua grande città e priva di uno scopo per il quale andare avanti, Susan comprende che per lei è arrivato il tempo di ricominciare.
Non crede più nell'amore, non confida che qualcuno possa cambiare la sua situazione, ripartire da sé stessa è l'unico modo che ha per riprendere in mano la sua vita che l'ha trascinata lontano da qualsiasi gioia.
In biblioteca: è qui che Susan intravede la sua opportunità, fra gli scaffali polverosi e nei volumi che fin da piccola aveva adorato.
Fra lettere mai inviate, opportunità sfumate e vecchi sentimenti che non hanno mai abbandonato il suo cuore, Susan incontra le uniche due ancore di salvezza che possono condurla alla felicità: l'amore e la speranza.
"Lettere a uno sconosciuto", quella che reputa una curiosa trovata della biblioteca cittadina per attirare nuovi visitatori, le concede l'opportunità di cambiare vita, di far pace con se stessa e di scoprire che l'amore non è solo una fievole fiamma destinata a spegnersi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Per Susan, non era stata poi un'idea malvagia. Infondo, era pur sempre un luogo carico di pace, o almeno lo era per lei. Felix riuscì a trovare la scuola di musica con facilità e parcheggiò l'auto a poca distanza dalla struttura che appariva più lugubre che mai. Le iniettava uno strano effetto essere tornata dopo così poco tempo, con una compagnia inaspettata.

-Sei sicura che sia prudente entrare?

Le chiese Felix, quando furono accanto alle assi di legno allentate.

-Non sei forse stato tu quello che mi ha convinta a infiltrarmi in un teatro?

Felix rise, ammettendo che Susan non poteva che avere ragione. Entrambi s'insinuarono fra le assi cadenti e si ritrovarono all'interno della scuola. Senza luce e i rumori provenienti dalla strada, tutto appariva oscuro e potenzialmente pericoloso.

-Immagino che non sia la prima volta che tu vieni qui.

Le disse, osservando come Susan si muovesse agilmente fra i brevi corridoi. Stava scovando le immagini del suo passato fra le memorie, voleva ricordare quei luoghi com'erano stati un tempo.

-Questa scuola ha conosciuto tempi migliori.

Susan si voltò verso Felix, che in silenzio osservava la pittura delle pareti prossima a sgretolarsi e qualche solitario quadro, lasciato in balia della polvere.

-Tu c'eri mai venuto prima?

Azzardò Susan, mentre spalancava la porta di una stanzetta.

-No.

La stanza era la medesima dove aveva incontrato Angie Choran Manson. La luce della strada e della luna filtrava pigramente da una finestra sull'alta parete di destra e Susan si accomodò sul pavimento, accanto allo strumento sul quale decine di musicisti avevano prodotto melodie.

-Suonavo, tanti anni fa. Era il mio posto magico, uno dei miei luoghi sicuri, finché non ho deciso di lasciare gli studi. La mia insegnante, la migliore pianista che la città abbia mai conosciuto, è morta e i suoi sacrifici, il suo estenuante lavoro e la sua dedizione sono svaniti. Ecco cos'è rimasto, delle mura fragili e polverose, mobili che nessuno vorrebbe e qualche vecchio quadro senza alcun valore.

Felix si sedette accanto a lei, senza badare al pavimento di marmo sudicio. Restò a fissare Susan, con il volto illuminato dalla flebile luce della notte.

-Suonami qualcosa.

Le sussurrò e Susan avvertì il suo fiato leggero sul collo. Suonare? Da quanto i suoi polpastrelli non sfioravano i tasti di quello strumento? Nove, forse dieci anni erano passati, si chiese se ricordasse ancora anche solo una nota.

-Potresti suonarmi qualcosa tu.

Gli disse incontrando lo sguardo del ragazzo, a pochi centimetri da lei. I capelli del colore del grano di Felix erano arruffati e dal colletto della semplice maglietta bianca s'intravedevano delle iniziali ricamate, che certamente non erano quelle del ragazzo. Susan rimase a osservare le sue iridi scure, scordando chi era lei, chi era lui e dove si trovavano.

-Sono certo che tu sei più capace di me, non ho mai studiato nessuno strumento, anche se qualche volta un'amica di mia nonna mi ha insegnato qualche nota.

La voce di Felix era carezzevole e suadente, tanto da convincerla a distogliere lo sguardo dal suo e posizionarsi sullo sgabello avvolto dal pulviscolo. Erano poche le melodie che ancora serbava nella sua memoria, ma le note vennero da sé, quando premette il dito sul primo tasto. Erano note incerte, deboli e alla ricerca delle memorie passate. Non suonavano come quelle della dodicenne che era stata, non erano le stesse note felici e prive di malinconia. Susan abbozzò un sorriso, mentre le sue mani si muovevano, anche se con arrugginita destrezza. Non aveva mai avuto le mani di una pianista, fu la prima cosa che le disse Giselle.

-A questo però, possiamo rimediare.

Susan risentì il tono materno di Giselle, che la rassicurava. Con la passione, tutto appariva meno irraggiungibile, anche per le sue piccole mani di undicenne. Terminò nel momento in cui sentì le lacrime minacciare di sgorgare dai suoi occhi, non avrebbe pianto una seconda volta davanti a Felix.

-Perché non m'insegni?

Susan sorrise a quella richiesta, tornando accanto al ragazzo biondo.

-Harvey, io non sono granché, non potrei mai insegnare a nessuno.

-Immagino che per te sia difficoltoso, dopo tanti anni, ma vorrei essere in grado anche solo di saper suonare come te.

-Impossibile.

Felix assunse un'espressione poco convinta e le palesò il suo disaccordo.

-Credo che sia questo il tuo più grande problema Susie, non riesci mai a credere in te, nelle possibilità che ti vengono messe davanti.

Susan non poteva essere d'accordo con lui, ma sentiva dentro di sé che c'era un fondo di verità in ciò che Felix le aveva detto.

-Allora insegnami, mostrami come essere sicura come te.

-Io non ho nulla da insegnarti, sei tu che hai qualcosa da donare agli altri.

Non fiatò, non riusciva a pensare a una risposta da dare a quel ragazzo a cui si era talmente legata. Se Felix voleva suonare, allora lei avrebbe fatto del suo meglio per renderlo in parte possibile. Si alzò e invitò Felix a fare lo stesso.

-Le nostre lezioni iniziano adesso. Tutti i giorni alle tre del pomeriggio, sempre se tu non hai altri impegni. Cercherò anche io di ripassare qualcosa, affinché non sia troppo impreparata.

Susan non si esercitava da anni e non ricordava bene dov'erano stati conservati i suoi vecchi libri. Non se n'era disfatta, non avrebbe mai potuto. Felix sembrava felice del cambiamento repentino, comprendendo che le sue parole avevano avuto effetto su Susan.

-Allora mastra, da dove cominciamo?

Felix era entusiasta più di quanto lei avrebbe mai potuto essere, tanto che la convinse a rimanere fino alle quattro, quando ormai i suoi occhi erano annebbiati dal sonno. Il ragazzo aveva ormai memorizzato la strada che conduceva a casa sua, mentre Susan ignorava ancora molto di Felix.

-Buonanotte, piccola pianista.

Le disse scendendo dalla sua vettura, seguito a ruota da Susan.

-Vedrai che ne rimarrai deluso, sono parecchio inesperta e gli anni hanno peggiorato le cose.

Lui le sorrise fiducioso, quasi non avesse udito le sue parole.

-Non mi dai anche tu la buonanotte?

Le chiese rivolgendole un altro brillante sorriso. Susan si sporse in avanti, per poggiare le labbra sulla sua guancia. Quando si ritrasse, era certa che il suo viso avesse assunto lo stesso colore delle unghie curate color sangue di Ashley.

-Buonanotte anche a te, Felix.

Disse prima di voltarsi e precipitarsi nel suo appartamento. Se fosse rimasta un minuto in più, non avrebbe esitato ulteriormente a baciare Felix.

-Spero che tu abbia un buon consiglio per me, sconosciuto.

Sussurrò al cielo stellatoalla sue finestra. Le sarebbe servito tutto il suo scarno coraggio perconfessare di essersi innamorata di lui. 

  
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