Capitolo 2
Møbel
prese una decisione importantissima, dopo che il bicchiere lo prese
in pieno.
Decise di svenire.
Svenendo ha aiutato me narratore
a saltare parte della narrazione per simulare una dinamicità
inesistente, quindi di per sé mi ha fatto apparire migliore di
quello che sono in realtà, e in più mi ha aiutato a citare Dante
che, come tutti ben sanno, svenne ogni qualvolta non sapeva come
continuare nella Commedia. Quindi, io, per continuare la tradizione
innovativa italiana di non discostarsi mai da quello che hanno
scritto Dante e Petrarca nel quattordicesimo secolo, farò svenire
Møbel per ancora un paio di volte, poi mi annoierò e troverò altri
modi di proseguire la narrazione. Forse.
“Come
sei entrato?” chiese Isabella inviperita, dimenticandosi di come
fosse entrato dalla finestra.
“Dalla finestra” rispose Møbel.
Ci furono degli attimi occupati soltanto dal rumore del
corrugarsi della fronte di Isabella.
“Perché mi hai lanciato un
bicchiere?”
Møbel non era un individuo particolarmente
brillante. Cioè, era brillante, ma in un numero altamente limitato e
selezionato di campi, come quello del percorrere brevi distanze senza
morire e quello dell'entrare dalle finestre.
Sapeva esattamente
come fare e come sono state fatte le cose, ma le motivazioni dietro
alle cose gli sfuggivano.
“Sei entrato dalla finestra.”
“Sarei
entrato dalla porta, non l'avessi chiusa.”
In meno di trenta
secondi di reciproca conoscenza, per colpa dei cliché di genere, i
primi screzi tra i due coprotagonisti già si erano creati.
Se
si pensa alla presentazione generale di tutti gli altri gialli
post-moderni questo dettaglio è superfluo ma onnipresente.
Si
presentano, sotto forma di archetipi, fin dai primi attimi, due
caratteri differenti e inconciliabili, ma per qualche ragione, il
rapporto funziona sempre.
“Dammi una buona ragione per non
farti anche uscire dalla finestra.”
Questo tipo di
affermazione, invece, non è tipica dei gialli in generale, quanto
caratteristico della miriade di donne amazzoni della letteratura
post-rivoluzione femminista degli anni 60. Le informazioni che ci da
sul carattere di Isabella sono molteplici ed efficaci: sappiamo che è
emancipata, che questo sia dovutamente a una backstory tragica o ad
una semplice sopravvivenza nella giungla che è la laurea in
giurisprudenza in Statale.
“Se l'avessi voluto fare
l'avresti già fatto.
E in più, non scoprirei mai che genere di
crimine c'è stato.”
Per quanto Isabella corrugasse la fronte,
Møbel non reagiva.
“Scoprirai? Non vorrai mica dire
“scopriresti”?”
“No, no” rispose lui, alzandosi
da terra “non ho la benché minima idea di cosa sia successo qui”
a quel punto il signorino prese un fazzoletto dal bancone a isola
della cucina e se lo mise sulla fronte.
“Ma non stai
sanguinando” Il fatto che non stesse sanguinando non era l'unico
quesito che aveva la giovane.
“Sì, lo so che adesso non sto
sanguinando”
Isabella fece quella cosa con indice e pollice che
stringono i lati del naso, poi sospirò”
“Quindi chi sei e
perché sei qui?”
Il giovane spettinato, che nel frattempo aveva
cominciato a sanguinare dalla fronte, si mise a posto i pantaloni
khaki e porse la mano alla ragazza.
“Mi chiamo Møbel, e non ho
la minima idea di perché io sia necessario in questo posto. E
proprio per questo sono qui.”
La povera ragazza non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo, quindi fece l'unica cosa ragionevole in questo tipo di situazioni, ovvero, si fiondò verso la porta e tentò di aprire il migliaio di serrature tipiche delle porte di Milano.
“Te
ne vai di già?” chiese lui, stranito.
Lei cominciò a urlare e
a battere i pugni sulla porta, come ogni persona dotata di senno
farebbe dopo aver visto uno che sanguina dalla fronte a comando.
“Siamo
a Milano, per quanto batterai sulla porta e urlerai, otterrai
soltanto degli insulti dai vicini.”
Isabella si rannicchiò con
la schiena alla porta e cominciò a respirare in modo affannato.
“Capisco il tuo stato d'animo, ma posso spiegarti tutto. Lascia
che ti aiuti” disse lui, ottenendo soltanto che la ragazza
prendesse una scopa e gliela puntasse contro.
Ci furono degli
attimi di silenzio utili solo ad uno scambio di sguardi intenso che
portò all'abbassamento della scopa.
Poi lui ricominciò a
parlare.
“Non
c'è un cadavere. Quindi non lo possiamo chiamare omicidio.
“
“Scusa?”
“Dico, non vedo cadaveri e non sento puzza
di cadavere triturato e scaricato nella vasca da bagno.
Niente
sangue in giro, quindi immagino che non ci sia stata neanche
un'aggressione alla pari.
La casa è in ordine, quindi anche
un'irruzione in senso comune è da escludere.
Niente segni di
lotta, o presenza del proprietario, quanto meno.”
“Continuo a
non capire. E se fossi io la proprietaria?”
“Non hai più di
venticinque anni. Non ti puoi permettere questo appartamento, o un
qualsiasi appartamento in questa zona. O un qualsiasi
appartamento.”
La prima deduzione di ogni giallo ha sempre lo
stesso fine: deve creare fiducia tra il componente Sherlock del duo e
il resto del mondo. Il primo deve dimostrare di avere delle buone
intenzioni e che ci sia del buono nelle proprie capacità. Passando
immediatamente alle deduzioni poi, si può saltare la parte in cui i
comportamenti degli altri personaggi vengono spiegati.
“Ora te
lo chiedo per l'ultima volta. Perché sei qui?”
“Credo
per trovare chiunque abbia rubato quel centinaio di lampadine, che
dovrebbe essere la stessa persona che ha rapito il proprietario di
casa.”
“Ma perché?”
“Perché rubare delle lampadine,
perché rapire il proprietario di casa, o perché sono qua?”
Isabella
avrebbe voluto chiedere tutti i perché del mondo.
“L'ultima.”
“È
semplice, cara “ancora non ti sei presentata”, c'è bisogno di
me.”
Finalmente “Isabella, comunque” smise di fare domande
stupide in un giallo. Certo, questi personaggi possono anche leggere
un libro, ogni tanto.
“L'unico dettaglio importante sono queste
piume.”
Sherlock, dopo le deduzioni, trova una prova, la
prima di una lunga serie, che non corrisponde a quello che gli altri
componenti della trama pensavano che fosse.
“Non
è del divano?”
“Tu hai sempre vissuto a Milano?”
“Che
c'entra adesso?”
“Nulla, “Isabella, comunque”, se non che
almeno ho una motivazione valida sul perché tu non sappia
riconoscere le piume di pulcino da quelle del divano.
Che poi, il
divano non è un tipo di uccello.”