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Autore: MarcoBacchella    13/09/2017    0 recensioni
Ci sono poche ragioni per cui un autore decide di chiamare uno dei suoi due protagonisti "Møbel". Il codice numerico per la o con la sbarretta è difficile da ricordare, e se si ha un portatile bisogna prima premere "FN" e poi attivare la tastiera numerica. Insomma, l'è un casino, ma ci deve essere una ragione ben precisa. Esattamente come la decisione di incentrare un giallo sullo stereotipo stesso del Giallo. Una sorta di meta-giallo con così tanti strati di ironia che l'autore non si ricorda se è serio o meno.
Genere: Comico, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

Capitolo 2


Møbel prese una decisione importantissima, dopo che il bicchiere lo prese in pieno.
Decise di svenire.
Svenendo ha aiutato me narratore a saltare parte della narrazione per simulare una dinamicità inesistente, quindi di per sé mi ha fatto apparire migliore di quello che sono in realtà, e in più mi ha aiutato a citare Dante che, come tutti ben sanno, svenne ogni qualvolta non sapeva come continuare nella Commedia. Quindi, io, per continuare la tradizione innovativa italiana di non discostarsi mai da quello che hanno scritto Dante e Petrarca nel quattordicesimo secolo, farò svenire Møbel per ancora un paio di volte, poi mi annoierò e troverò altri modi di proseguire la narrazione. Forse.

Come sei entrato?” chiese Isabella inviperita, dimenticandosi di come fosse entrato dalla finestra.
“Dalla finestra” rispose Møbel.
Ci furono degli attimi occupati soltanto dal rumore del corrugarsi della fronte di Isabella.
“Perché mi hai lanciato un bicchiere?”
Møbel non era un individuo particolarmente brillante. Cioè, era brillante, ma in un numero altamente limitato e selezionato di campi, come quello del percorrere brevi distanze senza morire e quello dell'entrare dalle finestre.
Sapeva esattamente come fare e come sono state fatte le cose, ma le motivazioni dietro alle cose gli sfuggivano.
“Sei entrato dalla finestra.”
“Sarei entrato dalla porta, non l'avessi chiusa.”
In meno di trenta secondi di reciproca conoscenza, per colpa dei cliché di genere, i primi screzi tra i due coprotagonisti già si erano creati.


Se si pensa alla presentazione generale di tutti gli altri gialli post-moderni questo dettaglio è superfluo ma onnipresente.
Si presentano, sotto forma di archetipi, fin dai primi attimi, due caratteri differenti e inconciliabili, ma per qualche ragione, il rapporto funziona sempre.

“Dammi una buona ragione per non farti anche uscire dalla finestra.”
Questo tipo di affermazione, invece, non è tipica dei gialli in generale, quanto caratteristico della miriade di donne amazzoni della letteratura post-rivoluzione femminista degli anni 60. Le informazioni che ci da sul carattere di Isabella sono molteplici ed efficaci: sappiamo che è emancipata, che questo sia dovutamente a una backstory tragica o ad una semplice sopravvivenza nella giungla che è la laurea in giurisprudenza in Statale.

“Se l'avessi voluto fare l'avresti già fatto.
E in più, non scoprirei mai che genere di crimine c'è stato.”
Per quanto Isabella corrugasse la fronte, Møbel non reagiva.
“Scoprirai? Non vorrai mica dire “scopriresti”?”
“No, no” rispose lui, alzandosi da terra “non ho la benché minima idea di cosa sia successo qui” a quel punto il signorino prese un fazzoletto dal bancone a isola della cucina e se lo mise sulla fronte.
“Ma non stai sanguinando” Il fatto che non stesse sanguinando non era l'unico quesito che aveva la giovane.
“Sì, lo so che adesso non sto sanguinando”
Isabella fece quella cosa con indice e pollice che stringono i lati del naso, poi sospirò”
“Quindi chi sei e perché sei qui?”
Il giovane spettinato, che nel frattempo aveva cominciato a sanguinare dalla fronte, si mise a posto i pantaloni khaki e porse la mano alla ragazza.
“Mi chiamo Møbel, e non ho la minima idea di perché io sia necessario in questo posto. E proprio per questo sono qui.”


La povera ragazza non riusciva a capacitarsi di quello che stava succedendo, quindi fece l'unica cosa ragionevole in questo tipo di situazioni, ovvero, si fiondò verso la porta e tentò di aprire il migliaio di serrature tipiche delle porte di Milano.

Te ne vai di già?” chiese lui, stranito.
Lei cominciò a urlare e a battere i pugni sulla porta, come ogni persona dotata di senno farebbe dopo aver visto uno che sanguina dalla fronte a comando.

Siamo a Milano, per quanto batterai sulla porta e urlerai, otterrai soltanto degli insulti dai vicini.”
Isabella si rannicchiò con la schiena alla porta e cominciò a respirare in modo affannato.
“Capisco il tuo stato d'animo, ma posso spiegarti tutto. Lascia che ti aiuti” disse lui, ottenendo soltanto che la ragazza prendesse una scopa e gliela puntasse contro.
Ci furono degli attimi di silenzio utili solo ad uno scambio di sguardi intenso che portò all'abbassamento della scopa.
Poi lui ricominciò a parlare.

Non c'è un cadavere. Quindi non lo possiamo chiamare omicidio. “
“Scusa?”
“Dico, non vedo cadaveri e non sento puzza di cadavere triturato e scaricato nella vasca da bagno.
Niente sangue in giro, quindi immagino che non ci sia stata neanche un'aggressione alla pari.
La casa è in ordine, quindi anche un'irruzione in senso comune è da escludere.
Niente segni di lotta, o presenza del proprietario, quanto meno.”
“Continuo a non capire. E se fossi io la proprietaria?”
“Non hai più di venticinque anni. Non ti puoi permettere questo appartamento, o un qualsiasi appartamento in questa zona. O un qualsiasi appartamento.”
La prima deduzione di ogni giallo ha sempre lo stesso fine: deve creare fiducia tra il componente Sherlock del duo e il resto del mondo. Il primo deve dimostrare di avere delle buone intenzioni e che ci sia del buono nelle proprie capacità. Passando immediatamente alle deduzioni poi, si può saltare la parte in cui i comportamenti degli altri personaggi vengono spiegati.
“Ora te lo chiedo per l'ultima volta. Perché sei qui?”

Credo per trovare chiunque abbia rubato quel centinaio di lampadine, che dovrebbe essere la stessa persona che ha rapito il proprietario di casa.”
“Ma perché?”
“Perché rubare delle lampadine, perché rapire il proprietario di casa, o perché sono qua?”
Isabella avrebbe voluto chiedere tutti i perché del mondo.
“L'ultima.”
“È semplice, cara “ancora non ti sei presentata”, c'è bisogno di me.”
Finalmente “Isabella, comunque” smise di fare domande stupide in un giallo. Certo, questi personaggi possono anche leggere un libro, ogni tanto.
“L'unico dettaglio importante sono queste piume.”

Sherlock, dopo le deduzioni, trova una prova, la prima di una lunga serie, che non corrisponde a quello che gli altri componenti della trama pensavano che fosse.

Non è del divano?”
“Tu hai sempre vissuto a Milano?”

Che c'entra adesso?”
“Nulla, “Isabella, comunque”, se non che almeno ho una motivazione valida sul perché tu non sappia riconoscere le piume di pulcino da quelle del divano.
Che poi, il divano non è un tipo di uccello.”



  
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