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Autore: Shainareth    26/08/2003    2 recensioni
Dopo One Piece, la prospettiva del Piece Main riuscirà a riunire sotto lo stesso Jolly Roger la ciurma di Monkey D. Rufy, con una consistente aggiunta! Non si tratta solo di una storia avventurosa o d'amore, è più che altro un mix di umorismo, avventura e azione... ehm... sì, l'azione c'è, per quel poco che sono stata capace di fare... ç______ç Ma in verità, "Piece Main" racchiude un po' tutti i generi (eccetto il fantasy e il porno, credo! ^^'), quindi, come si suol dire, ce n'è per tutti i gusti! ^___-
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piece Main' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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PIECE MAIN

 

PIECE MAIN 

 

Capitolo II – Non dire mai addio

 

            Il vento si era alzato parecchio nelle ultime ventiquattro ore, e ciò causò un’accelerazione del susseguirsi dei moti d’animo dei tre ragazzi che ancora viaggiavano sulla Going Merry, sempre più vicini alla prossima tappa e soprattutto sempre più vicini all’ennesimo addio. Fuori parevano sereni, ma dentro di loro ribolliva la voglia di fare marcia indietro. Ridevano spensierati. Non volevano per nessuna ragione al mondo rovinare con lacrime e musi lunghi quel poco tempo che restava loro da passare insieme. Era stato crudele, Rufy. Aveva imposto che l’equipaggio si disperdesse. Ma no, non lo aveva fatto per cattiveria. Anzi, il suo unico scopo era quello di dare la possibilità ai suoi amici più cari di far ritorno ai propri luoghi d’origine, dalle persone amate che avevano lasciato per seguire la via del pirata insieme a lui.

            Sanji doveva molto a Zef, forse ancor più di quanto il ragazzo dal cappello di paglia dovesse a Shanks. Il temibile “Zef dai piedi rossi”, infatti, aveva rischiato la vita per quella di un bambino che nemmeno conosceva, aveva compromesso il suo sogno più grande pur di dargli tutto quello che poteva per non lasciarlo morire. Aveva rinunciato ad ogni cosa per quel ragazzino. Sanji questo non lo aveva mai dimenticato. Amava Zef come fosse stato realmente suo padre e mai avrebbe messo da parte l’enorme riconoscenza che gli doveva. Era questo, pensò il giovane, che forse ora gli dava la forza di non abbattersi troppo all’idea di dover salutare i suoi amici. Sorrise osservando il ristorante sul mare che piano si avvicinava alla vista. Lì avrebbe ritrovato tutti quei brutti musi che erano stati la sua famiglia. Lì avrebbe ritrovato quel vecchiaccio che gli aveva fatto da padre. Mise mano alla tasca interna della giacca e ne tirò fuori le sigarette. Ne infilò una in bocca e la accese con un fiammifero che, una volta spento, volò in acqua.

            Nami alle sue spalle, si rabbuiò. Capiva lo stato d’animo dell’amico perché lo provava in prima persona. Abbassò la testa pensierosa.

Zoro le si affiancò, non visto, e guardandola di sottecchi, le disse: - Non fare quella faccia… Sembri molto più triste di lui…

La ragazza però non trovò le parole per ribattere. Le sarebbe mancato da morire quel biondino tutto gambe. Gli voleva un bene dell’anima, anche se non nel modo che sperava lui. Ma già si chiedeva, Nami, cosa avrebbe fatto ora senza più sentirselo addosso ogni secondo con tutte quelle sue amorevoli attenzioni che forse lei aveva troppo sottovalutato in passato. Si sentì un po’ in colpa. Alzò lo sguardo avanti a sè, continuando però a tenere il capo chino: seduto sul parapetto della caravella, vicino alla polena, con gli occhi puntati verso il Baratie, c’era Sanji, che preferiva guardare avanti piuttosto che i volti tristi dei suoi compagni. D’un tratto, la ragazza vide Zoro avvicinarglisi, sedergli vicino e prendere a scrutare anche lui la nave ristorante.

 - Il minimo che tu possa fare quando saremo arrivati è di offrirci il miglior pranzo della casa! – scherzò.

 - Uh?! – si voltò a guardarlo l’altro con un ghigno di sdegno. – Non ci sperare, bello! A te non offrirei niente nemmeno se pagassi oro.

 - Coosa?! – ribatté lo spadaccino. – E’ così che tratti un amico?!

Sanji sorrise portandosi la sigaretta alle labbra. Infine rispose con aria seria e rassegnata: - E’ proprio perché siete miei amici che non voglio che scendiate dalla nave con me.

Nami lo fissò stupita. Zoro sorrise.

 - Gli addii sono sempre troppo tristi. Non voglio avervi sotto il naso quando tornerò dagli altri. – concluse spingendo una nuvoletta di fumo fuori dai polmoni con un sospiro.

 - Vero. – convenne Nami più risollevata, mentre si avvicinava a loro, e sedendosi accanto al cuoco continuò: - Però il nostro non è un addio, ricordi?

 - Rufy ci ha assicurato che ci incontreremo ancora in futuro. E tu sai bene che quando quel matto dice una cosa, è quella e basta. – concluse Zoro.

Sanji sorrise di nuovo. Avevano ragione.

Sarebbero probabilmente passati anni prima che si sarebbero ritrovati tutti insieme, ma ciononostante, era piuttosto sereno. Non aveva motivo di preoccuparsi, d’altronde. In un attimo gli balenarono alla mente tutte le stravaganti imprese vissute in quei tre lunghi anni a cominciare dall’entrata nella Rotta Maggiore. Ripensò a quel decelebrato di Rufy e a tutte le sue stranezze: quel ragazzino apparentemente insignificante, ma dal cuore e dallo sguardo più profondi di un abisso senza fine, gli aveva insegnato grandi verità quali la fiducia in se stessi e la voglia di tentare il tutto e per tutto pur di vedere realizzati i propri sogni. Zoro invece, gli aveva insegnato anche l’esatta definizione della parola “determinazione”. Quante volte aveva visto quel pazzo lottare fino a che continuasse a scorrergli una sola goccia di sangue nelle vene? Non lo ricordava nemmeno più ormai. E Nami? Lei, la sua adorata, gli aveva dato l’ennesima lezione di vita, dimostrandogli cos’era lo spirito di sacrificio, esattamente come Zef aveva fatto anni prima. Sorrise ripensando ad Usop: quel nasone non era certo un cuor di leone, ma dentro di sé aveva una gran voglia di imparare e di diventare forte e coraggioso come i suoi amici. Lo ammirava per questo. Anzi, li ammirava tutti quanti quei compagni così strambi e male assortiti. Un equipaggio minuscolo, ma senza pari. Si sentiva orgoglioso di averne fatto parte. Infine gli sovvenne il ricordo della dolce Bibi: anche lei gli aveva dato qualcosa dimostrando una grande forza interiore ed un senso di responsabilità indescrivibile.

            Sospirò scendendo da dove si era arrampicato e con i gomiti poggiati sul parapetto della caravella, gettò il mozzicone ancora acceso in mare.

 - Siamo arrivati. – disse con una voce tranquilla, ma pigra come quella di chi sta per compiere il grande sforzo di rimettersi in moto.

Zoro si allontanò verso poppa e quando l’imbarcazione fu a poche decine di metri dal ristorante, gettò l’ancora senza il minimo sforzo.

La Going Merry ormeggiò davanti al Baratie. Era arrivato il momento dei saluti.

Quando lo spadaccino tornò a prua, vide una scena che lo lasciò allibito: Sanji era inginocchiato in terra che piangeva come una fontana con le braccia strette attorno alla vita di Nami che invano cercava aiuto con lo sguardo rivolto verso Zoro, il quale chinò il capo, chiuse gli occhi e si portò una mano alla fronte sospirando.

 - Nami-saaaaaan!!!!!!! – piangeva il cuoco. – Non ci riescooo!! Non posso lasciartiiii!!!! Mi mancherai da morire, già lo so!!!!

 - D-dai, Sanji-kun… non è il caso di fare così… - balbettò la ragazza dispiaciuta, ma comunque decisamente a disagio. In una situazione normale, come minimo lo avrebbe preso a pugni più che volentieri, ma ora non aveva proprio cuore di maltrattarlo come al solito.

 - Non mi lasciare, amore mio, ti pregooooo!!!!! – ripeteva l’altro con un lamento che quasi spaccava i timpani.

 - Sii uomo e scendi da qui, prima che sia io a buttarti giù a calci nel sedere! – intervenne il “terzo incomodo”, come lo chiamava Sanji.

Quest’ultimo lo fulminò con lo sguardo e si alzò in piedi a fissarlo negli occhi, più per una questione di principio che per un moto d’orgoglio, lasciando finalmente andare la povera Nami.

 - Sta’ zitto tu! – cominciò rabbiosamente. – Maledetto! Lo so perfettamente che sei contento ch’io me ne vada! Ammettilo che non vedevi l’ora che arrivasse questo momento!! Ma ti avverto: se provi a toccare la mia Nami-san anche solo con un dito, giuro che ti torco il collo!!

 - Invece di dire cretinate, guarda là! – ribatté Zoro indifferente come sempre alle sue accuse, infondate tra l’altro.

 - Uh?

 - Ehi, Sanji! Guarda! – esclamò felice la ragazza alle sue spalle.

Il giovane si girò e rimase a bocca aperta: vedendo sventolare la bandiera nera di Monkey D. Rufy, davanti all’entrata del Baratie si era formata una calca. Erano tutti lì, i suoi colleghi, la sua grande e bizzarra famiglia. Vide Paty e Carne che agitavano le braccia e lo chiamavano a gran voce.

 - Maledetti brutti musi… - sussurrò il ragazzo con voce malferma e sentendo quasi le lacrime agli occhi, mentre si avvicinava nuovamente alla prua.

 - SANJI! – si levò una voce sopra le altre.

Il biondino alzò lo sguardo: anche Zef era lì.

Cercò di resistere, ma la voglia di gridare di gioia fu più forte di lui.

 - SONO TORNATOOO!!!!

            Subito fu calata in acqua una scialuppa dalla nave ristorante per consentire ai nuovi arrivati di salire a bordo del Baratie. Ma fu solo Sanji a muoversi. Prima di scendere dalla caravella, però, gettò un ultimo lungo sguardo ai suoi amici. Sorrise di cuore e tendendo il braccio sinistro verso di loro, puntò il pollice in su.

 - Ci vediamo! – disse solo. E senza nemmeno aspettare risposta, saltò giù sulla barca più piccola che poco dopo si riavviò pronta per tornare indietro.

Nami e Zoro si affacciarono dalla Going Merry, rivolgendo un sorriso al compagno.

 - Ehi, stupido! – chiamò lo spadaccino facendo nuovamente voltare il ragazzo verso di loro. E con un sorriso furbetto continuò: - Ora che ti sei tolto finalmente dalle scatole ho il campo libero, eh?

Nami scoppiò a ridere.

Sanji, invece, si infuriò e alzandosi di scatto in piedi sulla scialuppa, che per poco non si ribaltò, urlò: - Provaci e ti massacro, stronzo!!

Zoro, appoggiato al parapetto a prua, alzò ridendo la mano destra in segno di saluto.

Sanji sorrise e, agitando entrambe le braccia in aria, ricambiò il gesto.

 - La prossima volta stravincerò la nostra sfida di caccia! – gridò.

 - Non ci sperare, continuerò sempre a batterti! – ribatté l’altro continuando a ridersela.

 - Cosa?! L’altra volta ho vinto io!!

 - Non dire fesserie! Il mio rinoceronte era almeno due volte più grosso della tua lucertola!!

 - Mettiti gli occhiali la prossima volta, spadaccino del cavolo!!! O forse non ricordi già più perché la sconfitta brucia ancora?!!

 - Stammi bene, scemo! – esclamò infine Zoro prima di voltargli le spalle.

 - Anche tu!! E sta’ attento che a Nami non succeda niente, o te le suono, capito?!! – rispose l’altro vedendolo allontanarsi.

 - Ciao, Sanji-kun! Riguardati! Ci rivediamo presto!! – lo salutò Nami agitando energicamente la mano destra con un sorriso immenso che gli spiazzò il cuore.

 - Nami-saaaaaan!!!!!! – ricominciò a piagnucolare Sanji con una mano protesa verso la caravella. – Non dimenticarti di meeeeee!!!!!

 - Credi che sia tanto semplice dimenticarsi di uno come te?! – gridò Zoro che frattanto era salito sull’albero maestro per slegare la vela principale che aveva appena issato.

Sanji rise. “Mi mancheranno da morire”, pensò. Ma ora era di nuovo a casa e quella era la sua unica grande consolazione.

 

            La Going Merry virò e passata la nave ristorante, proseguì nuovamente a vele spiegate verso la prossima tappa: l’isola di Zoro.

 

 

To be continued...

 

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Da quel che, a questo punto, avrete potuto capire, la ff si incentrerà per i prossimi capitoli (NON TUTTI QUANTI!!!!! >_____< Solo per i prossimi cinque! ^^') sul viaggio che Nami e Zoro affronteranno nell'East Blue...

...non vi dico di più, ma per chi si aspetta capitoli melensi e pieni di romanticismo... si vede che non mi conosce affatto, e SOPRATTUTTO non ha la più pallida idea di cosa sia "Piece Main"...

Shaina

  
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