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Autore: Echocide    14/09/2017    3 recensioni
Laki Maika'i è il modo in cui ad Alola augurano 'Buona Fortuna' e sono due parole che Adrien, Marinette e Nino si sentono dire quando iniziano il loro giro delle isole.
Adrien è un ragazzo misterioso, che sembra fuggire da qualcosa.
Marinette è una giovane di Kalos, trasferitasi assieme ai genitori.
Nino è il protetto del Kahuna Fu, deciso a dimostrare il suo valore.
Tre ragazzi.
Tre destini che si uniscono in una regione piena di misteri.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Laki Maika'i
Personaggi: Marinette Dupain-Cheng, Adrien Agreste, Altri
Genere: azione, avventura, romantico,
Rating: G
Avvertimenti: longfic, alternative universe
Wordcount: 3.407 (Fidipù)
Note: Alola a tutti! Ed eccoci nuovamente ad Akala, seconda isola dell'arcipelago di Alola, ancora fermi a Kantai dove facciamo la conoscenza di due 'nuovi' personaggi...Beh, nuovo per così dire. Nuovi nella storia, mettiamola così e poi...Poi...insomma, avevamo lasciato Marinette e Adrien in un certo atteggiamento e quindi...come andrà avanti? Cosa succederà?
Come sempre vi ricordo anche la pagina facebook per rimanere sempre aggiornati, ricevere piccole anteprime dei capitoli e i miei scleri quotidiani.
Infine, ma solo perché li metto sempre alla fine, voglio dire grazie a tutti voi che leggete, commentate e inserite le mie storie in una delle vostre liste.
Grazie tantissimo!

 

 

 

 

Plagg addentò il pezzo di pane con il formaggio spalmato, assottigliando lo sguardo e fissando Adrien che, raggiante, stava facendo colazione con lui e Nino: «Ehi, Giornata di sole!» esclamò, attirando l’attenzione del beato e storcendo la bocca di fronte all’espressione da pace dei sensi che il ragazzo aveva: «Ho paura a chiederti il motivo per cui sei così felice…»
«E allora non chiedere» dichiarò Adrien, sorridendo all’altro e guardando le scale che portavano al piano superiore del Centro Pokémon: «Marinette non scende?»
«Veramente è già scesa da parecchio, bello mio» gli rispose il professore, prendendo la tazza di caffè e sorseggiandola: «Quando sono venuto giù l’ho trovata già in piedi e pronta a scoprire le meraviglie di Kantai» continuò, osservando Adrien sgranare gli occhi e finire velocemente la sua colazione, si alzò poi e, sistemato lo zaino sulle spalle, se ne andò, salutandoli frettolosamente.
«Questo è strano…» commentò Nino, dando un pokégioli a Popplio e osservando l’amico, fuori dalla porta del Centro pokémon che si guardava attorno: «Veramente strano.»
«Tu dici…»
«Erano strani ieri, quando sono tornati. Assieme. Veramente strano.»
«Se dici di nuovo strano, ti mostro la potenza del mio Crescipugno.»
«Ok, ok.»


«Che ne dici?» domandò Marinette, mostrando la canotta a Rowlet: era di un bel giallo acceso e sul davanti si poteva vedere la stampa di quello che sembrava essere un Exeggutor forma Alola, almeno da quanto aveva detto Rotomdex; il pokémon volante la fissò, inclinando la testa e tubando poi allegro, facendo sorridere la ragazza.
Posò la maglia sul braccio, avvicinandosi poi alla zona ove erano appesi i pantaloni e dette un’occhiata veloce agli shorts, sobbalzando quando sentì la campanella alla porta suonare: si voltò, osservando una bionda entrare nel negozio e togliersi i grandi occhiali da sole, dando un’occhiata di disapprovazione generale al piccolo negozietto: «Sabrina!» esclamò, schioccando le dita e Marinette osservò una ragazza dai capelli rossi, tagliati in un caschetto, accorrere immediatamente con appresso un Machamp carico di buste e scatole.
«Sono qui, Chloé» mormorò quella che rispondeva al nome di Sabrina, affiancando l’altra e sorridendole, seguendola fedelmente mentre si aggiravano nel negozietto, mentre il Machamp rimaneva sulla soglia del negozio; Marinette scosse il capo, tornando a studiare i pantaloncini, mentre la sua mente vagava e tornava a pensare ai baci.
Adrien l’aveva baciata e, se la prima volta era stato più che altro un assalto, i baci che erano venuti in seguito erano stati dolci e delicati, anche se conditi dall’amaro dei segreti che lui continuava ad avere.
Avrebbe dovuto dimostrarsi più decisa e non cedere, ma sapeva anche che erano impossibile e tutti i suoi propositi e pensieri si sarebbero volatilizzati nell’esatto istante in cui avrebbe rivisto Adrien: «Sono un’idiota» bofonchiò, nascondendo il volto contro la stoffa dei pantaloni e sospirando: doveva rimanere calma e lucida, non farsi abbindolare da quelle labbra che sembravano esattamente quando chiedere e quando prendere da sole, oppure dalle mani che l’avevano carezzata lievi, tirandola più contro il corpo forte e atletico: «Basta, Marinette!»
«Questo posto è veramente insulso!» dichiarò l’altra cliente, riportandola alla realtà e facendola voltare: «Ed è così fuori moda! Questa roba si portava a Kalos, la scorsa stagione» continuò, poggiando una mano sul bancone e sorridendo alla commessa: «Lo vedi il mio vestito? E’ l’ultima moda a Kalos, ma immagino che una primitiva come te non ne capisca assolutamente!»
«Veramente quello è di qualche anno fa…» commentò Marinette, avvicinandosi con la maglietta e gli shorts, sorridendo alla ragazza e cercando di ignorare lo sguardo di puro odio che le aveva lanciato. Un perfetto Fulmisguardo, pensò e sentendo quasi la voce del professor Plagg fare una battuta simile: «Se non erro ne portava uno simile Diantha nel suo film, Reine du Soleil» dichiarò, sorridendo alla commessa: «Tutte le ragazze ne avevano uno a Luminopoli, anche io.»
«Tu?»
«Già, io.»
La ragazza – Chloé, se ricordava bene – sbuffò, scuotendo il capo e studiandola da capo a piedi: «E che ci faceva a Kalos una come te?» domandò sprezzante, facendo sorridere Marinette mentre chinava la testa e studiava i comodi abiti che indossava: dava davvero l’idea di essere una di Alola?
«Ci vivevo» dichiarò tranquillamente, prendendo il portafogli dalla borsa e pagando i suoi acquisti: «Mi sono trasferita qui ad Alola da poco.»
«Non sapevo di qualcuno che si è trasferito qui a Kantai» mormorò la ragazza che rispondeva al nome di Sabrina, mentre Chloé stringeva le labbra risentita: «Mio padre mi avrebbe…»
«Vivo a Mele Mele» dichiarò Marinette, prendendo il resto e mostrando il ciondolo appeso alla borsa: «Sono qui per il giro delle isole.»
«Sei un’allenatrice?» sbuffò Chloé, incrociando le braccia e alzando il mento con fare stizzito: «Adesso si spiega tante cose, come il tuo look da poveraccia.»
«Quando viaggi non puoi stare attento a come ti vesti» dichiarò Marinette, sorridendo: «Ma penso che tu sappia di cosa sto parlando, a meno che tu non abbia mai fatto il giro…»
«Infatti, Chloé non l’hai mai fatto!» dichiarò Sabrina, sorridendo: «Non è vero, Chloé?»
«Sta zitta, Sabrina!» tuonò Chloé, scuotendo il capo e uscendo veloce dal negozio mentre Sabrina sgambettava per raggiungerla, invocando il nome dell’altra.
Marinette scosse il capo, sorridendo e prendendo i propri acquisti: «Grazie mille per aver comprato da noi e buona fortuna con il tuo giro delle isole» dichiarò la commessa, regalandole un sorriso e, dopo essersi guarda attorno, mise mano ai fermagli che teneva esposti nella bacheca dietro di lei: «Questo è un ringraziamento per te» mormorò, allungando una mano e donandole un fermaglio di legno a forma di fiore: «Non sono in molti quelli che rispondono a Chloé Bourgeois.»
«Ma chi era?»
«La figlia del sindaco di Kantai, nonché proprietario dell’hotel Voce del Mare» spiegò la ragazza, sbuffando: «In pratica, pensa di essere la regina di qui solo perché suo padre è quello con più potere…»
Marinette annuì, salutando poi la commessa e uscendo dal negozio, alzando il viso al sole di Alola e sospirando, indecisa sul da farsi: era uscita veramente presto quella mattina e, aveva visitato a fondo la zona del porto di Kantai, chiacchierando del più e del meno con qualche attempato pescatore che le aveva raccontato un po’ di aneddoti del luogo, finché i negozi non avevano aperti e lei si era rifugiata al fresco dei condizionatori; si sistemò meglio il berretto in testa, dirigendosi nuovamente verso la zona dove erano ormeggiate le barche, fermandosi vicino all’embargo e, poggiatasi a uno dei pioli di cemento, osservò il gigantesco palazzo che dominava la parte opposta della baia.
Rowlet sbatté le ali, librandosi nel cielo e facendo sorridere la ragazza, mentre il pokémon si stagliava contro il cielo terso; la ragazza era così immersa nella contemplazione che non si accorse della persona alle sue spalle, finché non sentì due mani posarsi decise sui fianchi: sobbalzò, voltandosi e incontrando il volto sorridente di Adrien: «Ciao» le mormorò, prima di catturarle le labbra con le proprie, ingoiando le parole mugugnate da Marinette.
Improvviso. Caldo. Pieno di passione.
Marinette strinse le mani a pugno, lasciando che Adrien intensificasse il bacio: cosa doveva fare? Come poteva non abbandonarsi quando il ragazzo che le piaceva la baciava come se fosse un assetato?
Sospirò, lasciando perdere ogni idea di resistenza e poggiò le mani sulle spalle di Adrien, sentendolo piegare la bocca in un sorriso, mentre la mano calda si posava sul centro della schiena e la tirava contro di lui: «Mi sei mancata a colazione» biascicò contro la sua bocca e Marinette non seppe cosa rispondere, se non prendere lei l’iniziativa e continuare quel bacio meraviglioso.
«Adrikins?»
Una voce, fin troppo familiare a Marinette, mise fine a tutto e lei si ritrovò barcollante e abbandonata a se stessa nel giro di pochi secondi: Adrien si staccò da lei si voltò, osservando la persona che li aveva interrotti: «Chloè?» mormorò sorpreso, mentre un sorriso allegro gli piegava le labbra: «Sei veramente tu?»
«Adrikins!» esclamò la ragazza che Marinette aveva incontrato poco prima, gettandosi poi fra le braccia di Adrien e stringendolo in un modo veramente familiare, forse fin troppo; rimase lì mentre Adrien allontanava di poco la ragazza, mormorandole qualcosa e poi allontanandosi con lei, senza neanche voltarsi.
«Ma che…?» mormorò Marinette, osservandolo poi fermarsi improvvisamente, quasi si fosse ricordato anche di lei; sbuffò, sistemandosi il berretto in testa e notando il sorriso piegargli le labbra mentre marciava decisa verso di loro, superandoli poi e non voltandosi indietro, diretta verso il Centro pokémon.


Nino non sapeva cosa fare e, doveva ammettere con se stesso, aveva anche un po’ di paura a muoversi dalla sedia: si voltò verso la ragazza, seduta con lui al tavolino davanti al caffetteria, e osservò quello che stava scrivendo velocemente su un blocco, che aveva chiesto all’infermiera.
Da quando era tornata, Marinette sembrava…
Come dire? Nervosa.
Decisamente molto nervosa.
Anche se assetata di sangue rendeva molto meglio l’idea.
Il giovane allenatore si era scambiato un’occhiata con Plagg, ma questo aveva scosso la testa ed era rimasto in un religioso silenzio; l’arrivo di Adrien, con una bionda appesa al braccio, aveva fatto trovare la risposta ad alcune domande: «Ehm. Marinette?» mormorò, chinandosi in avanti e sorridendo allo sguardo celeste che, da dolce e caloroso, era diventato glaciale.
Per la prima volta, in vita sua, Nino comprese l’effettiva portata della frase: se uno sguardo poteva uccidere…
Nino abbozzò un sorriso, osservandola voltarsi per una breve frazione di secondo verso i due biondi che, vicini, parlavano a un tavolo poco distante dal loro: «Che c’è?» ringhiò quasi la ragazza, rimanendo in attesa di una risposta che non arrivò e tornando a scrivere alacremente sul foglio, domandandosi se Miss Chloé Bourgeois avesse delle ventose sulle mani, dato che sembrava non riuscire a togliere di dosso le mani da Adrien.
E lui glielo permetteva come se nulla fosse.
Sbuffò, osservando le varie opzioni di team che aveva buttato giù, scoprendo di trovare rilassante il pensare alle varie combinazioni di pokémon possibili per creare una squadra con cui avrebbe potuto partecipare alla Lega, ricordandosi solo in quel momento che lì ad Alola non esisteva nessuna Lega…
«Va tutto bene?» s’informò Nino, facendola sorridere: alzò lo sguardo, osservando l’amico e il professore, che la fissavano interessati; annuì con la testa, radunando i fogli e cercando di ignorare il ragazzo poco distante: l’aveva baciata come se nulla fosse, poi era arrivata quella e lui si era completamente dimenticato di lei.
«Professore?»
«Che c’è?»
«Stavo pensando di andare a fare un giro per Kantai.»
«Un altro?»
Marinette si strinse nelle spalle, alzandosi e allacciandosi la borsa alla vita, sorridendo: «Qui è tutto così diverso da Kalos, che…» iniziò a dire, osservando l’uomo annuire e sospirare, mentre si alzava anche lui: «Professore?»
«Sono abbastanza esperto di questa città per poterti fare da guida…»
«Ma…»
«Oppure preferisci che l’oggetto degli omicidi che stia pensando ti segua?» le domandò innocentemente Plagg, posandole le mani sulle spalle e spintonandola in avanti: «Nino?»
«Passo. Grazie.»
«Ci vediamo dopo» decretò Plagg, portando fuori Marinette e fermandosi appena usciti: «Mi piacerebbe portarti in un posto, ma al momento è chiuso perché stanno facendo esperimenti sul campo…» bofonchiò, tirando indietro il cappellino e fissando la strada che si snodava lungo la costa: «Quindi che ne dici di farci una camminata, così mi racconti quello che sta succedendo?»
«Ma…»
«Tesorino, non sono nato ieri» decretò Plagg, sorridendole: «E al momento sono l’unica voce con una certa maturità che può aiutarti.»
«Maturità? Lei?»
«Quando voglio…» decretò Plagg, indicando la strada e osservando la ragazza incamminarsi: «Vediamo se ho indovinato: tra te e Adrien c’è sicuramente qualcosa – penso che l’abbiano capito anche i sassi – e questo è fiorito negli ultimi giorni…»
«Se per fiorire si può intendere uno che ti salta addosso…»
«Oh, allora ha gli attributi.»
«Professore…»
«Devo dire che avrei scommesso il contrario» dichiarò Plagg, ghignando allo sguardo celeste: «Insomma, è successo qualcosa e poi, ecco che arriva Miss Kantai che si appolpa come un Toxapex a un Corsola»
«Appolpa?»
«Voce del verbo appolpare, significa attaccarsi con i propri tentacoli.»
«Oh sì. Più o meno»
«Più o meno, eh? Sono un genio» decretò Plagg, ridacchiando e osservandola poggiarsi alla ringhiera di pietra, guardando il mare e l’isola che si vedeva in lontananza: «Quella è Ula Ula, la terza isola del nostro arcipelago, che raggiungeremo una volta che avrete completato le prove di Akala» spiegò, poggiandosi accanto a lei: «Che cosa è successo Marinette?»
«M-m-m-mi…»
«Ti ha baciata? Ti ha fatto cose che alla pensione fanno spuntare Uova?»
«La prima, professore.»
«Ok» assentì Plagg, sorridendole: «E questo immagino sia successo ieri, prima che tornaste al Centro assieme, giusto?» si fermò, osservandola assentire con la testa: «Stamattina quando è venuto a cercarti, immagino ti abbia salutato con un bel bacio caliente come solo uno Slugma sa essere, però poi è arrivata Miss Kantai e…»
«E mi ha lasciato lì, come una stupida.»
«Moccioso, non ti ho proprio insegnato niente» sbuffò Plagg, posando una mano sul capo della ragazza, abbassando un poco la visiera del berretto con un sorriso in volto: «Non darci più di tanto peso, ok? E’ un idiota e, in quanto idiota come lui, posso dirti che in quel momento non stava pensando.»
«Beh, ovvio con Miss Kantai spalmata addosso.»
«No, in verità stava sicuramente pensando come ucciderla, dato che l’aveva interrotto con la sua bella e dolce Marinette» ghignò Plagg, sorridendole: «Fidati, fino a che non sei arrivata tu, quello non sapeva neanche cosa fossero le ragazze.»


Adrien alzò la testa, osservando Plagg rientrare da solo: fischiettava, le mani infilate nelle tasche del camice e lo sguardo tipico di qualcuno che aveva appena combinato qualche danno: «Dov’è Marinette?» domandò, avvicinandosi e guardando alle spalle dell’uomo alla ricerca della ragazza: «Lei…»
«Una sola domanda per te, idiota» sentenziò Plagg, incrociando le braccia al petto nudo: «La stavi veramente mollando lì da sola, quando Miss Kantai è arrivata? A proposito dov’è?»
«Suo padre è venuto a riprenderla» bofonchiò Nino, scuotendo il capo: «E per fortuna Adrien ha accennato all’uomo dei possibili pericoli che ci sono nel giro delle isole, perché la tipa era veramente intenzionata a venire con noi…»
«Bene, bravo! Non avevo nessuna voglia di avere Miss Kantai per tutto il viaggio…» mormorò Plagg, sbuffando: «Anche se, scommetto il camembert che ho in tasca, avremo ancora a che fare con lei.»
«Cos’è questa storia del mollare?»
«Ho parlato con Marinette e…»
«Ah. No, no, no, no. Chloé mi stava portando via ma mi sono fermato appena me ne sono accorto e…» Adrien si fermò, storcendo le labbra: «E’ arrabbiata?»
«Abbastanza da vincere tre lotte pokémon con dei ragazzi che l’avevano fermata» dichiarò Plagg, sogghignante: «Ti conviene prepararti delle scuse decenti se non vuoi morire.»


Si muoveva per la stanza, facendo avanti e indietro sotto lo sguardo di Sabrina.
Come poteva fare? Come poteva unirsi anche lei al gruppo di Adrikins?
Lo aveva ritrovato e non l’avrebbe lasciato sfuggire un’altra volta: lui era perfetto per stare con lei.
Ma, purtroppo, suo padre aveva decretato che il giro era troppo pericoloso e sarebbe dovuta rimanere a Kantai.
Però…
«Sabrina! Prepara i bagagli!» ordinò, osservando la ragazza balzare in piedi e annuire, con il sorriso sulle labbra: «Mi sono ricordata che a breve inizierà la stagione delle Battle Royale.»
«Ma…» Sabrina si fermò, le mani sospese a mezz’aria: «Chloé a te non piacciono le Battle Royale.»
«Ovviamente! Ma la Via Royale è lungo il percorso che Adrikins dovrà fare per effettuare il giro qui ad Akala!» sbottò la bionda, incrociando le braccia e sorridendo: «Così ci troveremo lì, un segno del destino…»
«Ma…»
«I bagagli, Sabrina!»
«Subito, Chloé!»


Growlithe sbuffò, scrollando il capo e facendola ridere mentre riprendeva a spazzolargli il pelo, arruffato dalle battaglie di quel giorno: «Sei stato bravissimo» si complimentò la ragazza, osservando Ledyba e Rowlet sonnecchiare poco distanti da lei, con Cosmog che agitava divertito le antenne: «Siete stati tutti e tre bravissimi.»
Si era divertita a sfidare quei giovani allenatori di Kanto che, in vacanza da quelle parti, sembravano trovare divertente sfidare chiunque avesse un pokémon al proprio fianco: era certa che, a un certo punto, il professor Plagg aveva anche allestito un vero e proprio giro di scommesse su chi avrebbe vinto o perso.
Quell’uomo…
Passava da essere un professore decente, e una guida valida, a diventare peggio di un ragazzino!
Quando poi aveva vinto, stracciando tutti e cinque, era rientrata vittoriosa e Nino aveva dichiarato che sarebbe stato il suo prossimo avversario; di Adrien, invece, nemmeno l’ombra.
E lo stesso neanche di Miss Kantai.
Forse erano assieme.
A dispetto delle parole di Plagg, la sua mente non poteva fare a meno di creare film dove Adrien si riscopriva innamorato di Chloé e si gettava fra le sue braccia, regalandole un bacio appassionato come quello che aveva dato a lei solo il giorno prima.
Alzò il volto verso il cielo, osservando le prime stelle spuntare nella volta imbrunita: il giorno dopo sarebbero dovuto ripartire e, sinceramente, non vedeva l’ora.
Kantai non le era piaciuta per niente.
Uno starnuto alle sue spalle la fece trasalire e osservò Adrien avvicinarsi lento, mentre tirava leggermente su con il naso: «Ciao» mormorò titubante, facendo un passo nella sua direzione e allungandole un piccolo pacchetto: «Ho pensato che ti servisse, visto che ti occupi sempre da sola dei tuoi pokémon.»
Marinette fece passare lo sguardo dalle iridi verdi a ciò che il ragazzo teneva in mano e, dopo un momento di esitazione, allungò la propria e prese il dono offerto; Adrien le si sistemò al fianco, osservandola mentre scartava il piccolo pacchetto e sorrise rivedendo il pettinino a forma di Tyranitar, che aveva comprato per lei: «La commessa mi ha detto che è l’ideale per il pelo dei pokémon…»
«Gr-grazie» mormorò Marinette, togliendo l’etichetta al pettine e provandolo subito su Growlithe, osservando il pokémon canide sistemarsi a modo fra le sue gambe e godersi totalmente le attenzioni.
«Non mi ero accorto che Chloé mi stava portando via, oggi» mormorò Adrien, fermando ogni movimento di Marinette, che si voltò verso di lui: «Appena me ne sono accorto, mi sono fermato, ma qualcuno qui è parecchio geloso a quanto pare e…»
«Io non sono gelosa. Cioè sì, lo sono ma non a quel livello o almeno credo. O forse sì? No, non è questo il punto. E’ che è tutto così…così…così strano ed io non so nulla, non capisco nulla e…e…tu sei tu, mi piaci tantissimo ma hai tutti questi misteri che sembrano segreti di stato e poi mi baci ed io non ci capisco più niente perché è tutto nuovo e non ho mai avuto un ragazzo? E’ questo che sei? Poi arriva quella tipa – che fra l’altro avevo incontrato in un negozio poco prima – e te ne vai con que-mpfh.»
Adrien le aveva poggiato una mano sulla bocca, mettendo fine al soliloquio che neanche lei si era accorta di aver iniziato: cosa aveva detto? Cosa aveva detto?
Oh, per Arceus.
Non gli aveva detto che era innamorata di lui, vero? Vero?
«O balbetti o parti in quarta, eh?» domandò divertito Adrien, senza togliere la mano dalla sua bocca: «Anche per me è tutto nuovo. Io…» si fermò, abbassando lo sguardo e sorridendo appena: «Diciamo che non ho avuto molta possibilità di fare pratica, ok? Chloé la conosco perché le nostre mamme erano amiche, ma non la vedo da dieci anni? L’ho riconosciuta perché è l’unica a chiamarmi in quel modo assurdo» si fermò, osservando la ragazza annuire con la testa: «Anche tu mi piaci tantissimo, Marinette. E mi dispiace, ma mi piace tanto anche baciarti quindi penso che continuerò a farlo» dichiarò, abbassando la mano e chinandosi, dandole un bacio veloce e sorridendo alle guance rosse di lei: «E sì, sono un ragazzo. L’ultima volta che ho controllato in bagno, avevo tutto l’armamentario maschile.»
«Ah…ehm…uh…»
«Ti sto prendendo in giro.»
«Lo sappavo…sapovo…»
«Ok» mormorò Adrien, osservandola riprendere a pettinare Growlithe, con il viso completamente in fiamme: «Però potrei esserlo.»
«Eh?»
«Il tuo ragazzo, intendo» dichiarò Adrien, guardando poi le iridi celesti sgranarsi e Marinette allontanarsi appena da lui, non doveva essersi accorta di dove stava poggiando la mano, tanto che fece rovesciare il catino con l’acqua e la salvietta con cui aveva lavato i propri pokémon, con il risultato di bagnare dappertutto; Adrien la vide schizzare in piedi e poi scivolare sulla mattonelle bagnate, massaggiandosi dolorante un fianco: «Sei proprio un attentato alla tua vita» mormorò, stringendosi le labbra per non ridere e osservandola mentre lo fissava imbronciata.

 

   
 
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