Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Totozzy    15/09/2017    1 recensioni
Una tranquilla giornata, come tutte le altre, si trasforma in una nottata d'orrore per i due amici e protagonisti della storia, Edoardo e Mattia.
Riusciranno i due a salvarsi e scampare dai fatti strani che si accaniranno su di loro?
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
FEAR OF THE DARK:
cap.2 i fatti e la notte
Si raccontava che vent’anni prima di quel pomeriggio, in quello stesso luogo, si consumò uno spaventoso episodio. Una giovane suora, non più vecchia di trent’anni, fu sorpresa mentre era impegnata in amorevoli effusioni con un prete che era solito a celebrare messe domenicali nella piccola chiesetta. I due furono scoperti da una suora più anziana che, alla vista di quell’ indecente scena, non ebbe la forza di far uscire alcuna parola dalla sua bocca. Sgranò solamente gli occhi, emise un gemito e si diede alla fuga, più veloce di un' antilope africana. Si racconta che la giovane suora, per la vergogna, si chiuse nella sua piccola, buia e umida stanza senza mai più uscire, nonostante avesse ricevuto dalla compagna più anziana delle rassicurazioni circa quell’episodio, promettendole che mai un particolare sarebbe uscito dalla sua bocca. Ma la giovane ragazza non ne volle sapere e fu ritrovata dieci giorni dopo, in un campo nelle vicinanze, con la gola tagliata e un coltello da cucina tra le mani. L’autopsia confermò: suicidio. Questo non glielo si poteva perdonare; togliersi la vita, dono del Signore, era il peccato più grande che potesse compiere. Una storia popolare, poi, voleva che lo spirito della suora non lasciò mai quella chiesetta e che, ancora oggi si aggirasse tra le sue mura alla ricerca del suo amore.
I due ragazzi erano, ovviamente, a conoscenza di queste dicerie, ed avevano non poca paura, ma l’obiettivo era quello di scattarsi qualche veloce foto in quel posto, per vantarsene poi con i loro amici.
Mentre i due erano lì dentro, il cielo cominciò nuovamente ad oscurarsi e la pioggia riprese prepotentemente  il centro della scena, portando con sé un forte vento. Una folata di quest’ultimo fece crollare una trave che trascinò con sé una parte di muro bloccando l’unica via d’uscita per i due amici.
Ora erano veramente preoccupati, eccezion fatta per qualche ratto o scarafaggio, erano soli in quel posto. Abbandonati a sé stessi.
“scendiamo quelle scale, forse riusciamo a trovare un’ altra via d’uscita”, disse Mattia indicando una voragine che si apriva in fondo alla stanza.
“Premetto che non ne sarei molto convinto, ma vista la situazione…”, replicò l’altro.
Così si diressero verso i misteriosi scalini, senza saper dove li avessero condotti.
I due si ritrovarono in una piccola area, umida e puzzolente. Aveva il soffitto basso, molto basso e, se non si voleva incappare nelle numerose ragnatele presenti, si era obbligati a camminare con il capo chino e la schiena incurvata. Il pavimento era polveroso e attorno ai due, nell’ area circostante, c’erano solo uno scassato e consumato cassone di legno e un vecchio letto singolo, posti vicino l’un l’altro nell’ angolo della stanza.
“Che ne dici di aprire quel cassone e darci un’occhiata?”, domandò incuriosito Mattia.
“Fa’ in fretta!”,fu la risposta.
Aprirono il vecchio e ingiallito recipiente di legno senza saper cosa si celasse al suo interno. Forse un tesoro, o forse delle vecchie scartoffie di chissà quanto tempo fa; magari, alla fine, era anche vuoto. Tutte queste ipotesi maturarono in un tempo relativamente breve, giusto quel secondino scarso che passò da quando i due, dai loro cervelli, diedero il comando alle loro mani di posarsi sul recipiente e scoperchiarlo.
Ciò che videro al suo interno fu qualcosa di a dir poco agghiacciante. I due furono colti da un nodo amaro in gola, da un’enorme massa gelida nei loro petti, non li fu possibile emettere alcun grido di paura; eppure avrebbero voluto. Eccome se avrebbero voluto, ma gli rimase strozzato in gola.
Si mostrò davanti ai loro occhi il cadavere della suora,ancora perfettamente integro, intatto. Il corpo era tenuto perfettamente come se qualcuno se ne fosse preso maniacalmente cura in tutti questi anni. Se non fosse stato per l’inconfondibile squarcio all’altezza della trachea, per i due sarebbe stato difficile capire se, quella povera donna, fosse passata a miglior vita come lo era effettivamente. Non emanava neanche un odore troppo sgradevole. Una leggera puzza, che però si confondeva tranquillamente con l’aria viziata di quella stanzetta.
I due riposero il coperchio e si diedero alla fuga ma, una volta imboccata la scalinata e superati i primi due gradini, udirono dei ticchettii di scarpe avvicinarsi verso di loro e, poco dopo, si fece vivo il bagliore di una torcia che si dirigeva verso la stanza.
“Presto sotto il letto!”Esclamò, seppur con un filo di voce, Edoardo.
I due furono dei furetti. Si appiattirono come delle sottilette, schiacciati tra il polveroso pavimento e le ingiallite staffe della branda, attendendo che la figura misteriosa si mostrasse.
I due scorsero l’ombra entrare e, tra un misto di curiosità e paura, aspettarono che anche l’uomo facesse il suo ingresso. Non tardò ad arrivare. Era un signore sulla sessantina, molto alto e robusto, con due spalle larghe che entravano appena nella stretta porticina di quella dannata camera. Aveva due mani grosse e tozze, entrambe impegnate: in una reggeva la lanterna, nell’ altra teneva stretto un mazzo di fiori.
L’uomo fece altri due passi in avanti fino ad arrivare di fronte a quella specie di “tomba”. Si inginocchiò e tolse il coperchio. Adagiò, con molta attenzione, i fiori sul petto della donna e la baciò. Iniziò a recitare qualcosa, forse delle preghiere ma non si capiva bene dal momento che, tutto ciò, fu fatto con un tono di voce estremamente basso.
I due guardavano terrorizzati quell’inquietante scena. Avevano capito che, con ogni probabilità, quello era l’uomo che vent’anni prima fu sorpreso ad amoreggiare con la suora. Ne erano abbastanza sicuri.
 I due osservavano senza dire neanche una parola, regolando anche il loro respiro. Ma respiravano. Questo era inevitabile. E respiravano polvere, inalandola nelle loro narici. Un grosso starnuto ruppe il silenzio, come un fulmine a ciel sereno.
Ci fu una breve pausa, un piccolissimo momento di suspence. I due ragazzi incrociarono prima i loro sguardi, gelidi e inespressivi, per poi incontrare gli occhi di quel misterioso omone. Girò di scatto il suo collo robusto e fissò dritto negli occhi Edoardo e Mattia, pietrificandoli. La paura era talmente alta che per i due non fu possibile muovere neanche un muscolo.
I due, senza neanche accorgersene, si ritrovarono l’uomo dietro di loro e sentirono le sue gelide e ruvide mani scivolargli sulle caviglie e, con un violento strattone, si ritrovarono fuori dal letto, con la bocca schiacciata verso il pavimento e il viso completamente impolverato.
L’uomo avvicinò con una lentezza quasi grottesca la sua bocca alle orecchie dei due. Sentivano il suo alito caldo su di loro, parte del loro collo e delle loro orecchie erano inumiditi. La presenza misteriosa disse loro qualcosa senza che però riuscissero a comprendere quelle parole e, un attimo dopo, si sentirono afferrare da una forza animalesca i loro colli. Stringeva sempre più, di più, di più… la vista cominciò a farsi sfocata, l’ossigeno scarseggiava e, un attimo dopo, i due rimasero senza sensi.
Per un momento la loro mente volò via lontano da quel posto. Si immaginarono con i loro culetti appiccicati ai sellini delle loro biciclette a sfrecciare sulle strade di terra battuta, alzando un polverone simile a quello che si sarebbe alzato al passaggio di una mandria di buoi. Pensavano a quanto bello fosse il momento di tornare a casa dopo una giornata di divertimenti, quando la tavola era tutta bella imbardata e la famiglia riunita attorno a dei pasti caldi, a raccontarsi il corso della propria giornata. Tutto questo era molto bello ma i due non fecero in tempo a convincersi che fosse soltanto un sogno che furono svegliati bruscamente.
Erano legati a delle catene e, davanti a loro, quell’uomo. Ora lo vedevano meglio. Alto quasi due metri, spalle larghe, bicipiti possenti e braccia lunghe e grosse che gli cascavano fino alle ginocchia dandogli un aspetto un po’ goffo. Indossava una tunica nera, era incappucciato. Si avvicinò ai due e li fissò negli occhi. Edoardo e Mattia avrebbero voluto liberare un urlo potente, animalesco, ma non li fu possibile a causa di un fazzoletto posizionato all’ interno delle loro bocche.
L’omone li prese con sé, li poggiò su un altare, tra loro due era posizionato con cura il corpo senza vita della suora, e, tutto intorno svariate candele che illuminavano le tenebre.
Gli occhi dei due si erano fatti lucidi e iniziarono a cacciare lacrime mentre l’uomo iniziò a recitare:
“Oh Signore delle Tenebre, oh Padre dell’Oscurità, ascoltami. Ti porto carne pura, sacrifico questo in tuo onore, in maniera che tu possa ridarmi ciò che mi hai tolto. Ti dono questi due bambini, puri e limpidi, prendili per mano e conducili con te nel regno dei morti”.
Edoardo e Mattia sentendo queste parole iniziarono a sudare, gli occhi colmi di paura e il respiro sempre più pesante. Sui loro corpi lucidi di sudore iniziò a riflettere il luccichio freddo della punta di un coltello, stretto tra le callose mani del malvagio omone. Iniziò ad accarezzare il costato dei ragazzini con l’apice di quella lama, sfiorandone la carne quasi amorevolmente, tracciando un leggero solco che facesse sgorgare la minima quantità di sangue possibile. 
La fioca luce delle candele illuminava l’orribile scena e le sorde mura della camera ascoltavano attentamente le urla strazianti dei due compagni. La notte era ormai calata già da un pezzo, e i primi canti mattutini dei galli annunciavano l’arrivo del nuovo giorno. Il novello sole che stava nascendo lanciava i suoi raggi attraverso una finestrella, come fossero delle lunghe lance, facendoli penetrare nella stanza e facendo allungare sempre di più le ombre dei presenti, facendole sembrare delle lunghe spighe di grano. La luce delle candele era diventata sempre più debole e il corpo dei ragazzini luccicava baciato dal sole, ancora più zuppo di sudore.
La morte, per Edoardo e Mattia, ora era molto più che un semplice incubo che li privasse del sonno la notte; era qualcosa di concreto, vicino, qualcosa che potessero toccare con mano.
Poi un urlo. Acuto. Straziante. Lungo. Interminabile.
I due giovani amici girarono il capo e videro quell’ uomo dannato accovacciato al centro della stanza, con un raggio di sole che lo colpiva dritto in volto e la pelle che sfrigolava diventando polvere. Adesso i due non sapevano neanche se quell’uomo fosse realmente un uomo e se appartenesse al genere umano, o se fosse una specie di vampiro o licantropo. Ma non importava, colsero subito la palla al balzo e, mentre il mostro era impegnato a dimenarsi nel dolore, i due riuscirono a liberarsi e con uno scatto felino fecero capolinea al di sotto della finestrella. Spalancarono la vetrata completamente, in maniera tale che passasse più luce possibile. E quant’era bella quella luce! Segnava la vittoria sulle tenebre, sulle ombre, sul male. Colpiva diritta sul corpo di quella creatura che, seppur in punto di morte, emetteva delle urla strazianti e terrorizzanti. Non ci volle molte che divenne solo un pugno di cenere che andava ad arricchire il pavimento già polveroso. I due ragazzi riuscirono a scappare, uscendo dalla piccola finestra posizionata neanche troppo in alto.
Corsero come se non ci fosse un domani, corsero come delle gazzelle inseguite da un branco di leoni affamati. Alzarono una nube polverosa che copriva tutto ciò che si lasciavano alle spalle, quasi come volesse cancellare quella notte, richiudendola nella camera dei ricordi appartenenti al passato.
Superarono le antiche rovine, passarono di fianco al cimitero ancora con i cancelli chiusi, superarono la vecchia fattoria del sig. Galli e fecero schizzare sulle loro ginocchia l’acqua del fiumiciattolo calpestata dai loro piedi.
Le biciclette erano ancora lì, appoggiate al muretto, immacolate, ignare di tutto, un po’ preoccupate perché erano rimaste tutta la notte lì ad attenderli senza che i due si fossero fatti vivi.
Saltarono sui sellini e iniziarono a correre, pedalata dopo pedalata, sgambata dopo sgambata, promettendosi che quella storia sarebbe rimasta solo un vecchio ricordo.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Totozzy