Film > Giovani ribelli - Kill your Darlings
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Autore: lapoetastra    15/09/2017    1 recensioni
Un momento, uno sguardo, un sorriso, prima dell'inizio.
Un incontro, prima della fine.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Che brillante giovane aitante”, pensò David, con gli occhi fissi su quel ragazzo vivace che, a pochi passi da lui, in piedi sul tavolo della sala comune, declamava a gran voce poesie di Rimbaud.
Non che fosse un tipo particolarmente straordinario: era normale, forse quasi banale ed ordinario, così simile a tutti gli altri giovani che, con aria smagata ed appena un po’ intontita, lo ascoltavano pendendo dalle sue labbra, labbra sottili ed arcuate, rosse come un tramonto di piena estate.
Ma era il suo sguardo ad aver attratto primariamente l’attenzione di David.
Quello sguardo non aveva nulla di banale, o ordinario.
Nulla di normale.
Brillava, brillava come le Lune che di notte giocano sui tetti, o come i mille splendidi Soli che si celano dietro i muri del mondo.
David aveva già veduto quella straordinaria brillantezza sfolgorante, prima d’allora: lo scorgeva nelle sue stesse pupille, ogni volta che si guardava allo specchio in un atto che negli ultimi tempi era diventato più di coraggio che di vanità.
Si rese conto di assomigliare a quel ragazzo; o meglio, che quel ragazzo assomigliava a lui, come se fosse la sua copia in versione giovane, come se fosse una sorta di suo alter ego, solo con qualche anno in meno, ed un bel po’ di vivacità in più.
< All’alba, armati di ardente pazienza, entreremo nelle splendide città >, urlò lo pseudo poeta, seguito da uno scrosciare senza fine di applausi e fischi, come fosse una ballerina che aveva appena terminato di eseguire una danza particolarmente provocante.
Il ragazzo si profuse in un rapido inchino di circostanza, improvvisamente timido, forse imbarazzato da tutta quella esultanza e partecipazione.
David lo fissava, rapito, immobile, silente.
Era un leggero rossore, quello che improvviso come un pensiero gli imporporava la candida pelle del viso?
Era sicuramente un ghigno, quello che altrettanto rapidamente gli deformava quegli stessi lineamenti fini come quelli di una stuatua greca.
Stava guardando lui.
Fu la volta di David di sentirsi in imbarazzo, sotto la luce accecante del suo sguardo.
Forse era quel brillio di intelligenza e di voglia di vivere, a far tremare il cuore di David, ed a fargli tremare le mani.
Forse invece era la consapevolezza di essere ciò che lui stesso era, e di come doveva apparirgli: null’altro che un professore di provincia con i capelli che da chissà quanto tempo non vedevano l’ombra di un pettine, ed i vestiti sgualciti, troppo larghi, ora che era dimagrito a causa dello stress per il lavoro, il quale gli aveva anche provocato delle profonde e violacee occhiaie che gli si allargavano sotto gli occhi come pozze d’acqua oceanica.
Sicuramente lo avrebbe deriso, quel giovane angelo che, dal punto di vista fisico, era lontano mille miglia da lui: David lo sapeva, ne era certo, e lo accettava.
Non lo fece.
Semplicemente, fluente come un gatto, il ragazzo gli si avvicinò, aprendosi senza alcuna fatica un varco tra quella folla che fino ad un attimo prima lo idolatrava come fosse la rincarnazione vivente di Rimbaud.
Erano vicini, ora.
David non era riuscito neanche a rendersi conto di come tutto fosse accaduto così in fretta; i suoi sensi era proiettati unicamente verso il giovane studente – che ora sembrava ancora più piccolo di quanto gli era parso prima – che gli si parava davanti, scrutandolo con un sorriso storto, un sorriso strano, un sorriso in grado di fermare il tempo.
< Ti piace Rimbaud? >, si sentì chiedere da una voce che, adesso che aveva assunto un tono normale e non più declamatorio ed esaltato, era profonda come i pozzi del silenzio.
Niente formalità, niente distanze, tra loro.
A David fece piacere.
< Rimbaud è l’emblema della poesia. Allucinante, fuori di testa, certo. E complicato. Soprattutto complicato. Ma a lui è concesso >, rispose, cercando di apparire sicuro di sé, e di ricoprire dunque il proprio ruolo di professore.
Il giovane sorrise, di nuovo ferino, di nuovo enigmatico.
< Adoro il complicato >, sussurrò semplicemente, e la sua voce aveva nuovamente cambiato tonalità,
facendosi più bassa, più provocante, più…eccitante.
David cadde, allora.
Cadde con tutto se stesso e senza alcuna possibilità di ritorno nelle spire di quell’affascinante fanciullo-poeta, che ancora splendeva, splendeva nella notte scura come un fuoco d’artificio spumeggiante e scoppiettante, uno di quelli che tutti guardano ammirati, e si meravigliano, e si stupiscono, e fanno “ohh”.
Ma tale bagliore idilliaco si affievolì inevitabilmente in quella notte d’estate perduta nel bel mezzo della guerra, quando quel brillante giovane aitante di nome Lucien Carr si prese, o forse accolse, il lieve e sensuale tocco del suo mentore, del suo molestatore e giocattolo, del suo amante ed amato, del suo creatore e distruttore, David Kammerer.
   
 
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