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Autore: SkyFullOfStars_    16/09/2017    0 recensioni
Tra gocce di pittura e tele silenziose, Grantaire viaggia con sua madre per la Francia, con l'obiettivo di trovare una stabilità economica...Ma cosa succede quando l'arte incontra l'amore? Cosa accade nel momento in cui due colori, il rosso ed il nero, si mescolano sulla stessa tela?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L'aria fresca della sera entrava silenziosa nella stanza di Grantaire


L'aria fresca della sera entrava silenziosa nella stanza di Grantaire. Il moro era disteso sul letto, le palpebre semichiuse, i ricci ancora un po' bagnati molleggiavano a tempo di quella danza ventosa.

Fuori tutto era buio, tranquillo; le fronde degli alberi ridotte ad ombre giganti ondeggiavano leggiadre, come se stessero cullando dolcemente i vari nidi che ospitavano.

Grantaire guardava fuori dalla finestra: anche se non riusciva a vedere molto, la superficie vetrosa del lago del campeggio risplendeva grazie alla fioca luce della luna. Un piccolo brivido lo scosse: poche ore prima era stato in balìa di quelle acque profonde, simili a mani risolute che lo avevano afferrato e lo avevano condotto giù, nell'oblio dell'oscurità.

Non ricordava molto. La sua memoria aveva smesso di registrare nel momento in cui era svenuto tra le braccia dell'oscurità; non si era accorto delle mani che lo avevano riportato in superficie, delle labbra che lo avevano riportato in vita. Enjolras gli aveva salvato la vita.

L'ultimo ricordo era proprio il viso del ragazzo dagli occhi blu oceano, delle sue braccia possenti che lo stringevano a sé... "Finché sei con me nessuno potrà farti del male...". Questo non l'aveva dimenticato.

All'improvviso qualcuno bussò alla porta. Grantaire si voltò, sospirò e poi scacciò via le coperte.

Chi poteva essere a quest'ora?

Mentre si massaggiava i capelli umidi, andò ad aprire a piedi scalzi. In fondo stava per addormentarsi.

-Ciao, lapinou.-

Bastarono quelle due parole a dipingergli un piccolo sorriso sul volto, facendogli passare completamente la voglia di dormire. Non appena aveva aperto la porta, le sue narici si erano inondate del dolce profumo di talco, tipico di Enjolras.

Il biondo, con una spalla poggiata sullo stipite della porta, lo guardava con i suoi occhi blu, umidi ma rilassati. I capelli, quelle splendide foglie d'oro che gli circondavano il capo, erano leggermente intrecciati, ma nonostante ciò trasmettevano ancora quel senso di calore che Grantaire aveva provato la prima volta che li aveva visti.

-Lo so che sono un bocconcino delizioso, ma la smetti di divorarmi con gli occhi?-

-C-cosa? Non stavo...- ribatté il moro con evidente imbarazzo. -V-vieni, entra. Scusa il disordine.- continuò timidamente,massaggiandosi ancora i capelli.

Non appena varcò la soglia della camera, Enjolras si ritrovò circondato da un dolce aroma di agrumi; si guardò intorno curiosamente: non era poi così disordinata quella stanza.

Per quello che riusciva a vedere nel semibuio, alcuni libri colorati erano sparsi per terra; un mucchio di pennelli da pittura di vari colori e dimensioni giacevano pigri sul letto, altri invece impedivano a piccoli fogli di volare via

Per quello che riusciva a vedere nel semibuio, alcuni libri colorati erano sparsi per terra; un mucchio di pennelli da pittura di vari colori e dimensioni giacevano pigri sul letto, altri invece impedivano a piccoli fogli di volare via. La minuscola scrivania, ad un angolo dimenticato della stanza, era coperta di disegni, macchie di colore e qualche tubetto di tempera stropicciato.

Grantaire se ne stava al centro delle quattro mura, limitandosi ad osservare quello sguardo bluastro girovagare per la stanza. Ringraziò il cielo di non essere a casa, in camera sua, poiché si sarebbe vergognato a morte a far curiosare Enjolras lì dentro: era come se, osservando il tutto, avesse potuto vedere dentro di lui.

-Chiunque dovesse entrare in questa stanza capirebbe subito che sei un artista ...- sorrise Enjolras.

-Dovrei prenderlo come un complimento o no?-

Il biondo rise. -Certo. Io adoro gli artisti.-

Il moro abbassò timidamente lo sguardo. Si ritenne molto fortunato poiché, grazie alla luce fioca della stanza, Enjolras non poté scorgere il rossore formatosi sul suo viso.

-Soprattutto quelli che si fanno salvare da bravi nuotatori come me.–scherzò il biondo, avvicinandosi lentamente al giovane pittore.

Entrambi accennarono un risolino. Poi un'onda di serietà calò sulla stanza.

-A proposito...come stai?- chiesero gli occhi blu oceano con evidente interessamento.

-Sto bene, grazie a te. Non ricordo nulla da quando sono svenuto. Ti ho per caso vomitato addosso?-

Enjolras scoppiò a ridere. Grantaire avrebbe voluto immortalare la bellezza di quella risata su tela, così ingenua, così frivola. Si ricordò quando, da piccolo, aveva accidentalmente fatto cadere delle tempere sul pavimento. L'esplosione di tonalità che ne era venuta fuori era indescrivibile, magica...Qualcosa di così casuale e di così perfetto allo stesso tempo. Proprio come quella risata.

-Sei semplicemente svenuto. Quando ti ho portato fuori dall'acqua io ho...- Enjolras s'interruppe.

Per un momento stava per raccontargli dell'istante in cui le sue labbra avevano incontrato quelle del moro.

All'improvviso un'ombra di tristezza calò sul suo viso. Più che tristezza, quel piccolo nodo che gli stringeva la gola si poteva definire delusione. Non sapeva bene il perché, ma il fatto che Grantaire non fosse cosciente nel momento in cui lo aveva "baciato", lo rendeva nervoso e frustrato.

Forse perché quel bacio indiretto, per Enjolras, significava qualcosa.

-Mi hai...cosa?- continuò il pittore, squarciando il mesto velo che portava sul viso.

Enjolras scosse la testa sorridendo. -N-no niente...Ti ho colpito forte sulla schiena per...per farti sputare l'acqua e...beh, poi ti sei ripreso, quindi direi che è andata bene.-

Bugia.

Enjolras sapeva benissimo che non era andata così, e bastava guardare dietro quel suo solito sorrisetto per scorgere la verità.

Grantaire annuì incerto. Il biondo sembrava piuttosto nervoso mentre pronunciava quelle parole. Poi osservò Enjolras sedersi sul suo letto. Quel dettaglio lo fece rabbrividire leggermente.

-Solo non capisco perché tu ti sia gettato in acqua se sei consapevole di non saper nuotare. Stavi cercando un tesoro perduto per caso? –

Il moro sospirò massaggiandosi ancora una volta i capelli; non passò molto tempo prima che si sedesse accanto al biondino.

La vicinanza tra i ragazzi era minima, eppure nessuno dei due stava considerando questo particolare. In fondo, sulla riva del lago si erano abbracciati, ed una strana sensazione di fiducia si stava stabilendo tra di loro.

-In realtà io cercavo...questa.- e fu con quella manciata di parole che Grantaire mostrò al ragazzo il ciondolo che gli era quasi costato la vita. Ma non importava. Sarebbe annegato volentieri se questo fosse servito a far sorridere Enjolras ancora una volta. A chi importava della vita di un giovane pittore malvisto da tutta la scuola?

La collana lucente venne tolta dal collo del moro e fatta oscillare davanti agli occhi increduli del biondo.

-Questa...questa è...-

-La collana di tua madre. Lo so. Ho sentito mentre ne parlavi con il tuo amico, quello che mi ha scambiato per un canestro.-

Enjolras sorrise. L'oceano che teneva intrappolato negli occhi si stava increspando, le prime lacrime di una gioia che non provava da tempo ondulavano in quel mare di bellezza che era il suo sguardo.

Avvicinò una mano tremante al ciondolo luccicante e lo strinse forte. Tutto ad un tratto la memoria si perse ed iniziò a correre tra i ricordi d'infanzia...La sensazione di un abbraccio materno, il profumo che impregnava il cuscino di suo padre...Tutto quello che gli era rimasto dei suoi genitori era lì, custodito in quel ciondolo.

E Grantaire lo aveva recuperato. Lo aveva recuperato per lui.

-So che era molto importante per te...quindi ho provato a cercarlo, finché non ho capito che lo avevi perso nel lago. F-forse non avrei dovuto impicciarmi, ma volevo aiutarti e-

Quelle timide frasi furono interrotte dall'improvviso calore che avvolse il suo petto non appena Enjolras lo abbracciò. Era una stretta forte, sollevata ma allo stesso tempo tremolante e dannatamente dolce.

Dopo essere rimasto senza fiato per alcuni minuti, Grantaire circondò la vita di Enjolras con le braccia, per poi immergere una mano nei suoi capelli, quasi spaventato nel godere di quella morbidezza dorata.

L'aroma frizzante del talco lo avvolse completamente e fu proprio a causa di quella sensazione che nascose coraggiosamente le sue labbra sotto il cappuccio della felpa rossa del ragazzo, nel tentativo di respirare appieno quella freschezza.

Rimasero così per un po', non importò quanto, entrambi sentivano il bisogno di cercarsi e di trovarsi in quell'abbraccio.

Il tutto fu interrotto da un forte tuono che risuonò nel campeggio. Enjolras si scostò spaventato.

-C-Cos'è stato?-

Grantaire diresse lo sguardo fuori la finestra. Una forte pioggia autunnale cominciò a ticchettare sul terreno scosceso del bosco; le fronde degli alberi presero a muoversi violentemente, le ante della finestra iniziarono a tremare finché il moro non fu costretto a chiuderle con un po' di fatica.

 Una forte pioggia autunnale cominciò a ticchettare sul terreno scosceso del bosco; le fronde degli alberi presero a muoversi violentemente, le ante della finestra iniziarono a tremare finché il moro non fu costretto a chiuderle con un po' di fatica

-Sta piovendo. Ed anche tanto, direi.- sbuffò l'artista. La reazione spaventata dell'altro ragazzo lo aveva inquietato un po'. Aveva forse paura dei tuoni?

Enjolras si era rannicchiato ad un angolo del letto, stringendo forte le coperte su di sé.

-Enjolras...Hai paura del temporale?-

Il biondo scostò frettolosamente le coperte, cercando di velare il suo evidente timore.

-Cosa? Pff, no, non ho mica quattro anni.- disse, mentre si guardava attorno preoccupato, in attesa del prossimo tuono.

Sembrava parecchio strano, e forse anche un po' divertente: il ragazzo che lo aveva salvato dalle grinfie di un annegamento, quello che si vantava di essere un eccellente nuotatore, lo stesso che posava nudo per degli sconosciuti e che equivaleva al ragazzo più popolare della scuola...aveva paura di un temporale? Una risata soffocata echeggiò nella stanza.

-Smettila.-

-Cosa?- intervenne Grantaire, fingendo un'espressione ingenua.

-Non ridere. Io non-non ho paura.-

-Giusto.- rise il giovane pittore accostandosi al biondino, che nel frattempo si era trasformato in una piccola creatura indifesa.

-Credo sia meglio se torni nella tua stan-

-No!- esclamò il biondino ad alta voce, forse un po' troppo alta. –E' che...-continuò mentre si massaggiava il collo, visibilmente in imbarazzo, -forse è meglio che io resti...qui, per...beh, per farti compagnia...sai, i tuoni...è pericoloso per te...-sussurrò, riacchiappando quelle coperte lanciate via poco prima. –E poi, dopotutto, poche ore fa stavi per annegare...-

Grantaire alzò stupito le sopracciglia. -Credo proprio che tu non stia più parlando di me. Sei tu che hai bisogno della mia compagnia perché hai paura del temporale.-

-No, io non ho bisogno di nessuno. E smettila di dire che ho paura dei temporali!- scattò il biondino. Tutta la sua rabbia sembrava quella di un bambino di sei anni, dovuta ad un capriccio infantile.

Grantaire sorrise divertito dalla sua reazione. -Bene. Allora io mi metto a dormire e tu, visto che devi farmi compagnia, puoi stare su quella poltrona lì, vicino alla finestra. Almeno potrai proteggermi dai tuoni, giusto, mio impavido eroe?-

Enjolras sbuffò con scherno, poi diresse lo sguardo insicuro verso la finestra. In pochi secondi si era già accucciato sulla poltrona che a lui sembrava sempre di più una sedia della tortura, in balìa di quei tuoni e di quei rumori assordanti che gli facevano balzare il cuore.

Avanti, non fare il pappamolle.

-Se hai bisogno di stringermi sono qui.- rise il moro da sotto le coperte.

-Piantala, non lo farò. Perché non ho paura dei tuoni, sia chiaro.-

-Mhmh.- annuì Grantaire poco prima di dare il via ad un pigro sbadiglio.

Il silenzio calò nella stanza. Ogni tanto alcuni forti boati urlavano tra le fronde dei mostri alberati che parevano muoversi verso il tremante corpicino di Enjolras. Tutta quella spaventosa atmosfera lo terrorizzava, lo aveva sempre terrorizzato e lui sapeva bene il perché.

Oltre a sua zia, nessuno conosceva quel tremendo lato di sé, quel terribile passato che lo tormentava dietro la maschera di popolarità che portava

Oltre a sua zia, nessuno conosceva quel tremendo lato di sé, quel terribile passato che lo tormentava dietro la maschera di popolarità che portava. All'improvviso il fragore più forte di quella notte lo fece cadere dall'orlo di terrore sul quale tentava di mantenere l'equilibrio...si mise a piangere. Non seppe quanto forte singhiozzasse lì, rannicchiato su se stesso con le ginocchia sotto il mento, quasi come un bocciolo di rosa in grado di sbocciare in qualsiasi momento. Ma lui non sarebbe sbocciato. Non si sarebbe mai liberato di quel forte nodo che gli soffocava la gola. Non si sarebbe liberato mai di quell'ossessione.

Poi tutto sembrò cambiare: una mano, una mano leggera come una fresca brezza estiva si posò sulla sua spalla. Enjolras alzò gli occhi: Grantaire lo guardava turbato.

Non servirono parole, uno sguardo fu abbastanza. Il giovane pittore si limitò a sollevarlo da quella poltrona infernale e lo accolse tra le braccia. Era buffo: poche ore prima era lui ad essere circondato dalle braccia di Enjolras.

Ora, quegli stessi arti che lo avevano portato via da morte certa si stringevano tremolanti attorno al suo collo; il respiro singhiozzante del biondino non gli permise di accorgersi del deglutire pesante dell'altro, come se Grantaire stesse tentando di sciogliere il nodo dalla gola al posto suo. Come se stesse cercando di salvarlo.

A passi leggeri, l'artista posò la figura scossa da spaventosi fremiti sul suo cuscino, poi si distese dietro ad essa e la strinse forte, accarezzandone i fianchi con un braccio.

-Non devi aver più paura ora. Finché sei con me nessuno potrà farti del male.-

Mano a mano, i singhiozzi si fecero più flebili, fino a diventare inesistenti. Il calore delle sue lacrime fu dimenticato e sostituito da quello che avvertiva dietro il suo collo, grazie ad un paio di labbra che sfioravano i suoi morbidi ricci d'oro.

Enjolras si addormentò così quella notte: i suoi demoni erano stati addormentati dalla dolcezza di Grantaire, ma il biondo sapeva, in cuor suo, che si sarebbero risvegliati prima o poi. E, un giorno o l'altro, la verità sarebbe venuta fuori. Adesso, però, non voleva pensarci. Sognare tra quelle due braccia era fin troppo bello.

 

 

  
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