La calda luce del pomeriggio, entrava dall’oblò, illuminando
l’intera stanza e svegliando Selene; Hadmon alla fine era restato tutto il
tempo sveglio di fronte alla finestrella, il suo viso era lievemente in
penombra, con gli occhi inchiodati sul fondo nero dell’oceano, come a cercare
un tesoro rarissimo, tuttavia non appena si accorse che si era messa a sedere
sul letto, il suo sguardo si posò su di lei.
- Siamo arrivati… poco fa il capitano mi ha
annunciato che stavano attraccando in porto- annunciò Hadmon, appoggiandosi al
muro con le braccia conserte.
- Non dirmi che sei rimasto lì tutto il
tempo… - disse lei, con la voce ancora assonnata.
- Non avevo bisogno di riposare e non
c’erano molte alternative… forse mi sarei potuto divertire a terrorizzare il
capitano… - scherzò l’uomo, agitando una mano nell’aria, mentre sulle sue
spalle appariva un lungo mantello scarlatto, identico a quello di Selene.
- Meglio di no – rise la giovane, indossando
la sua tunica, e afferrando la sua borsa che nascose insieme alle sue armi: due
lunghi pugnali neri, con incisioni lungo la lama e lunghe catene avvolte
intorno al manico.
Dopo che Hadmon, costretto da Selene, si era scusato per il
suo comportamento a dir poco che inquietante, erano scesi dalla nave; prima che
i due andassero via, William li aveva bloccati e si era scusato, e
amichevolmente gli aveva regalato una bottiglia di Rapture Rum: al termine del
viaggio, di quel passo, avrebbe riportato con sé una cassa di rum, pensò
ironicamente Selene.
Il porto di Ionia era meno affollato rispetto a Bilgewater,
nella sua interezza era circondato da alte mura in marmo bianco interrotte da
due imponenti arcate che permettevano di entrare e lasciare il porto; al suo
interno gli abitanti si muovevano ordinatamente e l’accesso alle imbarcazioni
era controllato da due guardie, munite di una corazza in acciaio, un elmo che
lasciava intravedere solo due occhi sottili; alle spalle stesse del porto si
poteva già osservare la fitta vegetazione di Ionia con le sue montagne
verdeggianti, da cui proveniva un intenso profumo di fiori, accompagnato da una
lieve brezza. Selene respirò a pieni polmoni l’aria fresca, finalmente dopo
tante ore di viaggio erano arrivati, perciò si diressero verso un’alta arcata
in marmo bianco, con sopra inciso ‘IONIA’, controllata da due guardie, addette
al controllo dei biglietti di coloro che intendevano lasciare il porto;
consegnati i biglietti, la guardia più alta fece cenno a una terza e furono
scortati da un ulteriore guardiano presso una piccola locandina in legno,
dall’aria molto accogliente, ove un anziano li attendeva. Dopo che l’anziano
ebbe fatto cenno con le mani, le due guardie si allontanarono, lasciandoli soli
sull’uscio della porta; Selene, come Hadmon, scrutarono attentamente la figura
che aveva davanti, l’uomo, era appena ricurvo sulla schiena, dai suoi occhi
verdi appena infossati e coperti dalle folte sopracciglia, trapelava uno
sguardo affettuoso, le sue labbra, salvo l’inferiore, erano coperte
completamente dalla lunga barba bianca che arrivava a metà torace; il suo corpo
esile, celante una grande forza interiore, era coperto da una tunica bianca,
ricca di decorazioni floreali azzurre, che arrivava fino ai piedi e si
allargava in prossimità delle ampie maniche ora unite all’altezza del petto.
- Benvenuti a Ionia, onorevoli Guardiani –
salutò cortesemente, inchinandosi – permettetemi di presentarmi, io sono Hanzai,
monaco del monastero Shojin; so che è stata richiesta la vostra presenza alla
seduta di oggi, pertanto sarò io a scortarvi fino a Navori, a sud di Ionia, e
successivamente a Tuula, dove si riunirà il Consiglio –
- La ringraziamo infinitamente, io sono
Selene e lui è Hadmon – rispose Selene, piegando il capo in segno di rispetto.
- Il consiglio di Flauren stavolta ha
inviato dei Guardiani molto giovani – sussurrò amichevolmente Hanzai,
osservandoli da sotto le folte sopracciglia.
- Il consiglio dei Guardiani si scusa
profondamente per questa inconvenienza, ma date alcune circostanze sfavorevoli,
nessun Maestro è potuto venire e hanno inviato noi. Faremo del nostro meglio –
asserì Hadmon, scrutando attentamente l’anziano.
- Ne sono certo, adesso andiamo, durante il
viaggio vi darò le informazioni di cui necessitate – concluse l’altro
sorridendo.
Dopo che entrambi ringraziarono l’anziano maestro, si
diressero verso una carrozza e silenziosamente vi entrarono; durante il
tragitto, il maestro illustrò i motivi che non erano stati specificati nella
lettera, inviata presso l’isola dei Guardiani: recentemente il Consiglio di
Ionia, facendo leva sul futuro aiuto dei Guardiani, aveva deciso di liberare il
famoso Khada Jhin, noto per la sua natura molto instabile, per porlo sotto
stretta osservanza; purtroppo però, i mesi di prigionia non avevano contribuito
a ridimensionare le sue tendenze folli, ne tantomeno le avevano acuite, anzi la
sua scarcerazione, era stata accompagnata da un comportamento insolitamente
calmo e cauto, questo era stato fonte di sospetto per il Consiglio, che temeva
di aver compiuto un passo falso. Infatti i membri ritenevano che dietro quella
calma, la sua mente meticolosa stesse elaborando un nuovo copione al fine di
realizzare un futuro scenario di morte; in vista di ciò, il Consiglio aveva
iniziato a farlo pedinare presso la sua abitazione a Tuula, seguendone tutti i
possibili spostamenti, ma nessuna prova poteva avvalorare la loro tesi, inoltre
ad accrescere il clima di tensione, vi erano stati alcuni omicidi a Zhyun di
cui non era stato trovato il responsabile. Pertanto la richiesta rivolta ai
guardiani era quella di recarsi presso l’abitazione del pistolero, e, in
cooperazione con la scuola di Shen, controllare il criminale, comunicando
eventuali progetti criminali; il tutto implicava sia il dovere di prendere
parte ai conflitti nella Landa degli Evocatori, sia Selene con Hadmon,
avrebbero dovuto ‘convivere’ con l’uomo, senza rivelare lo scopo ultimo della
missione e la loro vera identità di guardiani.
- Dobbiamo aggirarlo con l’inganno… -
commentò Selene, con un pizzico di disapprovazione, a lei non era mai piaciuta
l’idea di ingannare le persone.
- Parliamo di un criminale, folle per di più
– rispose Hanzai, serio in volto.
- Di un uomo… inoltre non possiamo
presentarci alla sua abitazione di punto in bianco - ribatté lei, con tono
duro, mantenendosi distaccata.
- Nessuno ha detto questo, delle guardie vi
scorteranno presso la residenza e annunceranno il motivo della vostra venuta:
voi sarete coloro che lo affiancheranno nel periodo della sua libertà vigilata,
al fine di valutare se può integrarsi o no nella nostra società senza recare
danni; vi fingerete membri del monastero Shojin, nascondendo la vostra identità
e i vostri legami con la scuola di Shen – chiosò Hanzai, incrociando le
braccia.
- Cosa succederà se non sarà in grado di
integrarsi? – osservò Hadmon, intervenendo per la prima volta.
- Di questo, signor Hadmon, ne discuteremo un
giorno con molta tranquillità – proferì il monaco volgendo lo sguardo fuori
dalla finestrella della carrozza, poi continuò – siamo arrivati a Tuula–
Tuula era una città di media dimensione, circondata da
verdeggianti colline e costruita alla base di un’alta montagna, sulla cui cima
si ergeva un alto arco bianco decorato da striature rosse e seguito da una
serie di ulteriori archi, costruiti nel punto in cui l’altura terminava per
lasciare spazio a un ripido dirupo, terminante in prossimità di un fiume; tali
strutture erano sospese nel vuoto e al centro presentavano una piccola frazione
di un ponte che unite alle altre, formavano il passaggio che conduceva al luogo
dove si trovava il Consiglio. Per il resto la città si sviluppava intorno a
un’ampia pagoda in stile giapponese, che spiccava per la sua altezza e la sua
bellezza, il pinnacolo terminale della pagoda, recava il simbolo di Ionia e
presentava rossi motivi floreali, motivo di contrasto con il color mogano del
legno; la pagoda era situata al centro di una piazza circolare, luogo in cui si
organizzavano spesso eventi o cerimonie, da esse poi si dipartivano a raggiera
cinque strade principali costeggiate ai lati da case in stile giapponese,
qualche piccolo dojo, tra cui una piccola sede del monastero Shojin, botteghe e
luoghi d’istruzione. Infine a ridosso della città tra le innumerevoli zone
periferiche si estendeva una strada che conduceva in una zona isolata in cui
era situata la prigione.
La carrozza li aveva lasciati di fronte un imponente portone
in legno, ove avevano comunicato le loro identità a delle guardie così, Selene
e Hadmon, avevano riposto i loro mantelli recanti l’insegna dei Guardiani,
indossandone altri semplici dal colore marrone; dopo di che avevano proseguito
per i viali secondari della città, giungendo fino alla piazza, dove si erano
fermati qualche minuto per riposarsi. A primo impatto Tuula comunicava a Selene
un profondo senso di pace, il sole delle cinque accarezzava i tetti delle case
che proiettavano le loro lunghe ombre sulle strade in ciottolato e una
piacevole brezza primaverile accarezzava il suo viso nascosto sotto il pesante
cappuccio; si ritrovò ad osservare l’alta pagoda notando le persone che
affluivano presso il luogo di culto e le altre che passeggiavano, recandosi nei
negozi situati ai margini del piazzale. Hadmon e il maestro Hanzai stavano
discutendo sui motivi che avevano spinto il Consiglio dei Guardiani a scegliere
loro come inviati speciali, il maestro chiese che tipologia di Guardiana fosse
la ragazza, dato che sull’isola vi erano diverse caste di Guardiani, e lui
rispose che lei era la rara Custode del Buio e lui aveva la funzione di
guidarla nell’apprendimento, ritenendo che il viaggio su Ionia avrebbe portato
a buoni risultati dato gli innumerevoli luoghi di potere dell’isola; Selene
osservò come da sotto il cappuccio Hanzai ascoltava attentamente il suo amico,
perciò mentre loro si riposavano ancora un po’, lei comunicò che si sarebbe
recata presso una piccola bottega, situata alle spalle della pagoda.
Appena superò l’alto edificio, fu incuriosita da un uomo
alto incappucciato, con indosso un lungo mantello nero, ricurvo su se stesso
con un enorme protuberanza sulla spalla sinistra, che si avviava con una strana
quanto elegante camminata verso una panchina in marmo distante alcuni metri dal
negozio che lei aveva puntato; distolta l’attenzione, arrivò sulla soglia del
negozio con la costante impressione di essere osservata dallo strano individuo,
così si voltò verso lo sconosciuto, scorgendo sotto il cappuccio un occhio
scarlatto, intento a guardarla: fu un istante che l’uomo si voltò in un'altra
direzione e lei ebbe il dubbio che stesse effettivamente scrutando la sua
figura. Scacciò subito dalla sua mente il pensiero e varcò l’entrata del
negozio, salutando cortesemente il giovane ragazzo dietro il bancone; scostò
appena il cappuccio lasciando scoperto appena il viso e il ciuffo che ricadeva
morbido sul suo viso, poi diede un’occhiata alla merce in vendita:
esclusivamente alimenti nella stanza in cui si trovava lei e in quella
comunicante armi e amuleti intrisi di magia. Contemporaneamente nella bottega
era entrato l’uomo misterioso e, senza che lei se ne accorgesse, si era recato
nella stanza adiacente e adesso stava scrutando i suoi lineamenti e movimenti.
Selene prese alcune bacche e pagò, poi chiese gentilmente al ragazzo se poteva
dare uno sguardo alle armi e agli amuleti ricevendo un cordiale sorriso seguito
da una risposta affermativa; non appena Selene percorse il piccolo corridoio
comunicante con la sala delle armi, notò la figura che prima aveva incontrato
di spalle e uno strano pensiero sorse nella sua mente, che la stesse seguendo?
Scosse il capo e si mise ad osservare una lunga spada di buonissima fattura,
con incisioni sul manico in pelle e sulla lama nera, allungò la mano verso
essa, incantata dalla sua bellezza, mentre la manica della tunica si scostava e
rivelava parte della sua armatura che non passò inosservata al misterioso uomo
accanto a lei.
- Signora faccia attenzione, potrebbe farsi
male se non è in grado di maneggiarla – disse il giovane da dietro il bancone.
- Non ha di che preoccuparsi, sono una
combattente – commentò la ragazza, afferrando la pesante spada e tenendola tra
le dita affusolate, accarezzandone la lama.
Selene fece per posare l’arma ma, se era stato facile
prendere l’arma altrettanto non lo era stato riporla sullo scaffale, pertanto
nei suoi vani tentativi si mise in punta di piedi ma fallì miseramente e il
cappuccio ricadde all’indietro rivelando per intero il suo capo;
improvvisamente vide il manico della spada venir sollevato da una mano, quindi
si voltò verso il suo aiutante e, con sorpresa e un pizzico di inquietudine, si
rivelò essere l’uomo misterioso; nuovamente incontrò il suo sguardo, ma
stavolta sussultò osservandolo da vicino: da sotto il cappuccio nero, si
intravedevano solo i confusi lineamenti di quella che forse doveva essere una
maschera, su cui spiccava un occhio rosso scarlatto, quasi demoniaco; ora
quell’occhio era posato su di lei, riflettendosi nelle sue pozze color
ghiaccio, come a studiarla per carpire i suoi segreti e scavare in lei, per
giungere alla sua essenza e stritolarla. Senza spiegarselo, sentì il cuore
mancare un battito per poi riprendere la sua corsa più frettolosamente, non
accorgendosi di trattenere il fiato da quando l’uomo misterioso le aveva
accarezzato casualmente la mano per sfilarle l’arma dalle mani: c’era qualcosa
di inquietante e di ipnotico nel suo sguardo che la bloccava, rendendola
vittima di quella pozza rosso sangue. La voce del commesso la riportò alla
realtà e velocemente racimolò qualche pensiero da dire in segno di
ringraziamento all’uomo che ora era immobile di fronte a lei, come ad attendere
che una sua parola, così recuperò la calma e proseguì, ma non appena fece per
parlare fu interrotta da una profonda voce maschile dal timbro melodioso,
leggermente distorto dall’ipotetica maschera.
- Va tutto bene, signorina? Ho notato che non
respirava –
Selene arrossì appena, rimproverando sé stessa per aver
permesso al suo interlocutore di capire subito il suo stato; scosse la testa
sorridendo nella sua direzione, indietreggiando di un passo.
- Si va tutto bene, mi sono solo spaventata non mi
aspettavo di trovarla così vicino a me. Ad ogni modo la ringrazio per l’aiuto –
rispose, sempre intimorita dal rosso scarlatto del suo occhio.
Per la gioia di Selene, Hadmon si materializzò sulla porta
del negozio con fare frettoloso, adocchiando subito la figura misteriosa
accanto a lei.
- Ehi Selene, dobbiamo andare – dichiarò, rivolgendole
uno sguardo interrogativo come a chiederle chi fosse l’uomo con cui parlava.
Educatamente Selene salutò l’uomo davanti a lei il quale non
rispose subito, avviandosi verso l’uscita; poi poco prima di varcare la soglia
per raggiungere l’amico che ora l’attendeva fuori, inconsciamente si voltò e lo
guardò un’ultima volta.
- Ho come il presentimento che a breve ci
rincontreremo, pertanto ometterò l’addio, Selene – proferì l’uomo misterioso,
accarezzando ogni sillaba del suo nome e continuando a osservarla intensamente.
Selene sussultò, più stava lì dentro più continuava a
sentirsi a disagio, pertanto mostrò un sorriso tirato, tirò su il cappuccio e
sgattaiolò via raggiungendo Hadmon.
- Ti vedo un po’ scossa… chi era quell’uomo?
– chiese il compagno, riprendendo a camminare verso la cima della montagna
lungo un vialetto costeggiato dal verde.
- Non lo so, ma spero di non incontrarlo più –
dichiarò Selene, aggrottando la sua fronte al pensiero dell’incontro
precedente, un’idea raccapricciante si faceva largo nella sua mente su quale
fosse la sua identità, ma lo scacciò.
***
La sede del Consiglio era una pagoda, a pianta quadrata, di
cinque piani con una base in pietra su cui poggiava l’intera struttura in legno
pregiato; interamente nascosta dalla nebbia che si levava dal fiume, era
completamente invisibile sia dal paese sia dall’arcata attraverso cui si accedeva
alla sede, in questo modo nessuno sarebbe mai venuto a conoscenza di alcune
delicate attività del Consiglio. Al loro arrivo Selene e Hadmon, superarono una
porta scorrevole varcando la soglia d’accesso, ritrovandosi in un’ampia stanza,
la cui pavimentazione altro non era che un ampio tatami su cui due individui,
uno giovane e uno più anziano, erano inginocchiati in meditazione; i due
guardiani lasciarono i loro stivali accanto la porta e lasciarono le loro
tuniche ripiegate accanto ad essi, dopo di che seguirono il maestro Hanzai che
li condusse al cospetto dei due uomini, i quali si misero in piedi non appena
li videro.
- Loro sono gli esponenti di punta
dell’Ordine Kinkou, Shen l’occhio del crepuscolo e suo padre Kusho; il loro
clan si occupa di mantenere da sempre l’ordine a Ionia e sono stati coloro che
hanno imprigionato Khada Jhin. Coopererete segretamente insieme alla loro
scuola, vigilando sul criminale – annunciò il maestro, mentre Selene e Hadmon
facevano un inchino in segno di rispetto e di saluto.
- Sarà un onore lavorare insieme a voi,
Guardiani; io sono il maestro Kusho e lui è mio figlio Shen – l’anziano
signore, poco più basso di Selene si inchinò, sorridendo cordialmente.
- Siamo lusingati di fare la vostra
conoscenza, io sono Selene, Guardiana del Buio e lui è Hadmon, Custode del
Tempo – disse Selene, osservando prima il maestro e poi l’uomo alto accanto a
lui, percependo la sua natura né umana né di spirito.
- Immagino Hanzai vi abbia già descritto
cosa farete, più tardi dopo la breve riunione alcune guardie vi condurranno
verso la vostra destinazione. Grazie in anticipo per il vostro intervento –
proferì Shen rivolgendo la sua attenzione verso la donna – se mi permette,
prima dell’inizio del consiglio, vorrei darle alcune indicazioni necessarie –
- Certamente, ti prego dammi del ‘tu’ –
rispose Selene sorridendo nella sua direzione, non le erano mai piaciute le
eccessive formalità, sebbene fossero necessarie in quel caso.
Il ninja di fronte a lei annuì e, per un momento, sembrò
avesse abbandonato un po’ la sua eccessiva compostezza, così anche lui rinunciò
alle formalità dichiarando che non ci sarebbero stati problemi se lei si fosse
rivolta a lui con un semplice ‘tu’; insieme si diressero verso il verdeggiante
giardino situato dietro la pagoda, seguirono un sentiero giungendo sulla sponda
opposta a ridosso di alcuni cespugli e di un piccolo albero; la giovane
Guardiana lo osservava con espressione interrogativa mentre l’altro si
controllava le spalle: nei suoi occhi azzurri coglieva uno sguardo duro privo
di qualsiasi attaccamento al mondo terrestre. Dopo che smise di scrutare
l’ambiente circostante, rivolse la sua attenzione su di lei e il suo volto
parve rilassarsi; si era informato circa i Guardiani del Buio, scoprendo a
malincuore come il loro destino non riservava una piacevole esistenza: un unico
Guardiano del Buio ereditava un arcano e oscuro potere apparentemente senza
limiti, divenendo custode di un demone che minacciava costantemente di
divorarlo e venire allo scoperto, pertanto i maestri ponevano su di loro un
sigillo, generalmente un tatuaggio realizzato su una delle due braccia, al fine
di mantenerlo sotto controllo; purtroppo l’esercizio di alcune pratiche da
parte del Guardiano costava loro un enorme
dispendio di energie col rischio che la loro essenza venisse intaccata dal
Buio, accorciandone l’esistenza.
Un corpo così piccolo con un potenziale così grande pensò
Shen, percorrendo con gli occhi il viso della donna adesso intenta ad osservare
il paesaggio circostante, probabilmente nonostante l’allenamento intensivo cui
era sottoposto, il potere del Guardiano del Buio in giovane età poteva
diventare incontrollabile, quindi poteva immaginare la forza che la donna aveva
nel non farsi sopraffare dai compiti che doveva svolgere, cosciente che una
caduta poteva essere fatale.
- Ora che nessuno può sentirci, vorrei darti alcune
informazioni che ho appreso durante la prigionia di Khada Jhin e prima che lo
catturassi- disse Shen, facendo una breve pausa – Khada Jhin è un uomo crudele
e spietato, due delle tante caratteristiche che lo rendono un criminale
psicopatico, le cui potenzialità hanno suscitato l’interesse del Consiglio al
punto da decidere di liberarlo e assoldarlo come sicario segreto nella guerra
contro Noxus; così facendo, basandosi sul risultato del suo operato e sulla sua
collaborazione, i membri valuteranno se sarà possibile integrarlo nella società
–
Selene vide il volto di Shen contrarsi non appena illustrò
il volere del Consiglio, notò un’ombra oscurare lo sguardo dell’altro rifletté
che probabilmente lui non era d’accordo circa la scarcerazione del misterioso
assassino.
-Durante il periodo di permanenza nella sua
abitazione, in cui il vostro compito sarà quello di affiancarlo e controllarlo
nelle spedizioni, vi chiedo di prestare attenzione: le sue azioni spesso sono
folli e imprevedibili, ama terrorizzare le sue vittime, peggio di tutto
concepisce la morte come il compimento della sua opera d’arte di cui lui è
artefice, pertanto rivelate poche informazioni sul vostro conto, se non nessuna,
soprattutto sui tuoi poteri che potrebbero accendere la sua attenzione. Non
lasciarti intrappolare dalla sua rete di inganni, sa essere scaltro e riesce a
perseguire i suoi obiettivi; per anni l’ho inseguito avendo come traccia solo
la scia di cadaveri che si lasciava alle spalle e purtroppo, a mie spese, ho
constatato come la sua follia cambia radicalmente le persone intorno a lui –
- Non hai di che preoccuparti, noi Guardiani
siamo portatori di ordine e giustizia e proprio in virtù di ciò, noi non possiamo
compiere mosse false – rassicurò Selene, sorridendo affettuosamente – io sono
ancora un’apprendista, ma rispetterò ugualmente il mio compito –
- A nome di tutto il mio Ordine, vi
ringraziamo profondamente –
Shen fece un profondo inchino, mostrando la sua gratitudine,
dopo di che notando l’arrivo dei membri del Consiglio fece cenno di rientrare
nella struttura, così varcarono la soglia e Selene raggiunse Hadmon
aggiornandolo sulle nuove informazioni, per poi salire insieme al secondo piano
dove si teneva la riunione. Intorno al tavolo centrale erano disposti i membri,
Selene notò come molti fossero esponenti degli Ordini presenti sull’isola, tra
cui il maestro Hanzai; dopo un reverenziale saluto, il membro più anziano della
congrega, chiamato Klain, illustrò loro quanto Hanzai e Shen aveva già spiegato
riguardo il loro compito, dando precisazioni circa la situazione di Ionia,
attaccata improvvisamente dalle truppe di Noxus, quindi date le mire
espansionistiche della città-stato e la loro condizione di svantaggio erano
stati spinti a delegare spedizioni segrete al criminale Khada Jhin,
reclutandolo; fu imposto loro che dopo ogni spedizione era necessario fare
rapporto alla scuola di Kusho e che ogni elemento sospetto era da segnalare, al
termine della guerra si sarebbero poi compiute le relative valutazioni. Durante
la riunione una guardia consegnò ai Guardiani un piccolo fascicolo contenente
le informazioni su Khada Jhin con allegata un’immagine del volto dell’uomo e il
relativo armamentario; alla vista della prima foto Selene sussultò, la maschera
dell’uomo, intarsiata di incisioni che intersecandosi tra loro formavano ricche
decorazioni, le ricordava quella che aveva intravisto sotto il cappuccio del
suo misterioso interlocutore. Rapidamente accantonò il pensiero, concentrandosi
sul contenuto della cartella, alquanto esiguo: escluso l’armamentario e
l’approssimativa età del criminale, all’incirca trent’anni, compresi i relativi
crimini, poco se non nulla era dichiarato circa le informazioni più sensibili.
- Come potete osservare, per scarsa
inclinazione dell’interessato nelle comunicazioni, poche sono le informazioni
che abbia estrapolato sul suo conto, ma comunque le necessarie e le più
esaustive – esordì Klain, scrutando i due Guardiani.
- La ringraziamo, Sommo Maestro; saranno più
che sufficienti e se indispensabile le ricaveremo – ribatté Hadmon, serio in
volto, qualcosa si agitava nei suoi pensieri.
-Siamo noi abitanti di Ionia ad esservi
infinitamente grati; ad ogni modo, a breve, dopo il termine della seduta, delle
guardie vi scorteranno nelle vicinanze dell’abitazione di Khada Jhin.
Permettetemi di darvi un’ultima raccomandazione…- chiosò Klain, facendo una
breve pausa durante la quale scrutò seriamente i giovani davanti i suoi occhi,
poi riprese -… non lasciatevi traviare dalle passioni di quel criminale –
- Sarà fatto – concluse Hadmon, inchinandosi
di fronte al maestro, non appena sciolse il Consiglio.
Se il suo compagno era rimasto impassibile di fronte
all’espressione del sommo maestro, altrettanto non lo era stata Selene, di
fatto non appena l’anziano aveva posato gli occhi prima su di lei e poi su
Hadmon aveva sussultato, i diversi moniti che le erano stati dati l’avevano
messa in guardia e il suo intuito le aveva suggerito di prestare più che attenzione;
tutto questo la rendeva preoccupata e inquieta, considerando che lei e Hadmon
avrebbero soggiornato nella stessa
residenza con un criminale.
Al termine della riunione, indossati i loro rispettivi
mantelli e stivali, due guardie li guidarono per un lungo sentiero che
costeggiava un’alta collina verso la direzione stabilita precedentemente; senza
spiegarsene il motivo, Selene continuava a riflettere su un possibile
collegamento tra le identità dell’uomo del fascicolo e del negozio, ma non
appena vi ci si soffermava nella sua mente tuonava la voce imperiosa di Klain:
qualcosa le suggeriva che, data la sua
età più giovane rispetto a quella di Hadmon, il monito era più indirizzato a
lei; in ogni caso la probabilità che un evento simile accadesse era pressoché
nulla, pertanto presto smise di pensarci troppo. Indirizzò il suo sguardo verso
la natura circostante, il sentiero era interamente immerso nel verde, dal
fianco della collina era possibile osservare la cittadella di Tuula poco
distante. Giunti al ridosso dell’altura proseguirono per ulteriori metri,
costeggiando un lago di medie dimensioni e in prossimità di un gruppo di
cespugli le guardie si fermarono, avvertendoli che il loro incarico era
terminato e che poco più avanti sarebbero giunti a destinazione;
silenziosamente i due Guardiani seguirono il sentiero, raggiungendo una piccola
abitazione.
Il piccolo cancello in acciaio, dalle floreali decorazioni,
era stranamente aperto, questo incuriosì entrambi; Selene, dopo aver ricevuto
il consenso di Hadmon varcò insieme a lui la soglia del cancello, venendo
proiettata in un curato giardino: ricco di alberi di ciliegio i cui petali
aleggiavano dolcemente in aria, posandosi delicatamente su un letto di erba o
sulla superfice del piccolo lago posto in prossimità della recensione destra;
al centro del giardino, in armonia con l’ambiente circostante, si stagliava
l’abitazione in legno. Dall’esterno la casa si sviluppava su due piani, al
secondo un balconcino per ogni stanza, era munito di vasi con fiori di ogni fattispecie,
e, al primo piano, in prossimità dell’entrata una piccola terrazza ne
riproduceva le medesime decorazioni.
Accanto a lei Hadmon ammirava piacevolmente l’armonia e la
pace che comunicava quel posto, non coglieva nessuna nota che ne distorcesse la
perfezione, fintanto che non si volse verso Selene e ne vide l’espressione
spaventata.
Selene aveva colto la nota disarmonica, eccome se l’aveva
fatto ed essa strideva più di qualsiasi altra cosa; voltatasi verso la soglia
dell’abitazione, i suoi occhi ghiaccio avevano incontrato quello scarlatto
dell’uomo, presumibilmente Khada Jhin, intento a osservarla intensamente.
Allora aveva compreso e il suo cuore aveva mancato l’ennesimo battito.
- Assai lieto di incontrarti nuovamente, Selene. Ero in
trepidante attesa – annunciò l’uomo, appoggiato con gli avambracci alla
ringhiera in legno.
Il suo unico occhio visibile, ridottosi a una fessura,
sembrava suggerire che sul volto nascosto dall’indecifrabile maschera, si fosse
dipinta un’espressione divertita della sua reazione sconcertata. Ma Selene non
poté dirlo con certezza, solamente di una cosa era sicura, il suo era il
medesimo sguardo che sembrava scavare nelle profondità del suo animo,
carpendone l’essenza e stritolandola.
Deglutì a vuoto: lui li stava aspettando.