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Autore: Chiaro_di_Luna07    16/09/2017    0 recensioni
"Amami o odiami, entrambi sono a mio favore.
Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore,
se mi odi, sarò sempre nella tua mente."
(Sogno di una notte di mezza estate)
[Personaggi: Jhin, Nuovo Personaggio; scusate non sono riuscita a trovarli nell'elenco TT-TT]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Deadeye-part 2

La calda luce del pomeriggio, entrava dall’oblò, illuminando l’intera stanza e svegliando Selene; Hadmon alla fine era restato tutto il tempo sveglio di fronte alla finestrella, il suo viso era lievemente in penombra, con gli occhi inchiodati sul fondo nero dell’oceano, come a cercare un tesoro rarissimo, tuttavia non appena si accorse che si era messa a sedere sul letto, il suo sguardo si posò su di lei.

- Siamo arrivati… poco fa il capitano mi ha annunciato che stavano attraccando in porto- annunciò Hadmon, appoggiandosi al muro con le braccia conserte.

- Non dirmi che sei rimasto lì tutto il tempo… - disse lei, con la voce ancora assonnata.

- Non avevo bisogno di riposare e non c’erano molte alternative… forse mi sarei potuto divertire a terrorizzare il capitano… - scherzò l’uomo, agitando una mano nell’aria, mentre sulle sue spalle appariva un lungo mantello scarlatto, identico a quello di Selene.

- Meglio di no – rise la giovane, indossando la sua tunica, e afferrando la sua borsa che nascose insieme alle sue armi: due lunghi pugnali neri, con incisioni lungo la lama e lunghe catene avvolte intorno al manico.

Dopo che Hadmon, costretto da Selene, si era scusato per il suo comportamento a dir poco che inquietante, erano scesi dalla nave; prima che i due andassero via, William li aveva bloccati e si era scusato, e amichevolmente gli aveva regalato una bottiglia di Rapture Rum: al termine del viaggio, di quel passo, avrebbe riportato con sé una cassa di rum, pensò ironicamente Selene.

Il porto di Ionia era meno affollato rispetto a Bilgewater, nella sua interezza era circondato da alte mura in marmo bianco interrotte da due imponenti arcate che permettevano di entrare e lasciare il porto; al suo interno gli abitanti si muovevano ordinatamente e l’accesso alle imbarcazioni era controllato da due guardie, munite di una corazza in acciaio, un elmo che lasciava intravedere solo due occhi sottili; alle spalle stesse del porto si poteva già osservare la fitta vegetazione di Ionia con le sue montagne verdeggianti, da cui proveniva un intenso profumo di fiori, accompagnato da una lieve brezza. Selene respirò a pieni polmoni l’aria fresca, finalmente dopo tante ore di viaggio erano arrivati, perciò si diressero verso un’alta arcata in marmo bianco, con sopra inciso ‘IONIA’, controllata da due guardie, addette al controllo dei biglietti di coloro che intendevano lasciare il porto; consegnati i biglietti, la guardia più alta fece cenno a una terza e furono scortati da un ulteriore guardiano presso una piccola locandina in legno, dall’aria molto accogliente, ove un anziano li attendeva. Dopo che l’anziano ebbe fatto cenno con le mani, le due guardie si allontanarono, lasciandoli soli sull’uscio della porta; Selene, come Hadmon, scrutarono attentamente la figura che aveva davanti, l’uomo, era appena ricurvo sulla schiena, dai suoi occhi verdi appena infossati e coperti dalle folte sopracciglia, trapelava uno sguardo affettuoso, le sue labbra, salvo l’inferiore, erano coperte completamente dalla lunga barba bianca che arrivava a metà torace; il suo corpo esile, celante una grande forza interiore, era coperto da una tunica bianca, ricca di decorazioni floreali azzurre, che arrivava fino ai piedi e si allargava in prossimità delle ampie maniche ora unite all’altezza del petto.

- Benvenuti a Ionia, onorevoli Guardiani – salutò cortesemente, inchinandosi – permettetemi di presentarmi, io sono Hanzai, monaco del monastero Shojin; so che è stata richiesta la vostra presenza alla seduta di oggi, pertanto sarò io a scortarvi fino a Navori, a sud di Ionia, e successivamente a Tuula, dove si riunirà il Consiglio –

- La ringraziamo infinitamente, io sono Selene e lui è Hadmon – rispose Selene, piegando il capo in segno di rispetto.

- Il consiglio di Flauren stavolta ha inviato dei Guardiani molto giovani – sussurrò amichevolmente Hanzai, osservandoli da sotto le folte sopracciglia.

- Il consiglio dei Guardiani si scusa profondamente per questa inconvenienza, ma date alcune circostanze sfavorevoli, nessun Maestro è potuto venire e hanno inviato noi. Faremo del nostro meglio – asserì Hadmon, scrutando attentamente l’anziano.

- Ne sono certo, adesso andiamo, durante il viaggio vi darò le informazioni di cui necessitate – concluse l’altro sorridendo.

Dopo che entrambi ringraziarono l’anziano maestro, si diressero verso una carrozza e silenziosamente vi entrarono; durante il tragitto, il maestro illustrò i motivi che non erano stati specificati nella lettera, inviata presso l’isola dei Guardiani: recentemente il Consiglio di Ionia, facendo leva sul futuro aiuto dei Guardiani, aveva deciso di liberare il famoso Khada Jhin, noto per la sua natura molto instabile, per porlo sotto stretta osservanza; purtroppo però, i mesi di prigionia non avevano contribuito a ridimensionare le sue tendenze folli, ne tantomeno le avevano acuite, anzi la sua scarcerazione, era stata accompagnata da un comportamento insolitamente calmo e cauto, questo era stato fonte di sospetto per il Consiglio, che temeva di aver compiuto un passo falso. Infatti i membri ritenevano che dietro quella calma, la sua mente meticolosa stesse elaborando un nuovo copione al fine di realizzare un futuro scenario di morte; in vista di ciò, il Consiglio aveva iniziato a farlo pedinare presso la sua abitazione a Tuula, seguendone tutti i possibili spostamenti, ma nessuna prova poteva avvalorare la loro tesi, inoltre ad accrescere il clima di tensione, vi erano stati alcuni omicidi a Zhyun di cui non era stato trovato il responsabile. Pertanto la richiesta rivolta ai guardiani era quella di recarsi presso l’abitazione del pistolero, e, in cooperazione con la scuola di Shen, controllare il criminale, comunicando eventuali progetti criminali; il tutto implicava sia il dovere di prendere parte ai conflitti nella Landa degli Evocatori, sia Selene con Hadmon, avrebbero dovuto ‘convivere’ con l’uomo, senza rivelare lo scopo ultimo della missione e la loro vera identità di guardiani.

- Dobbiamo aggirarlo con l’inganno… - commentò Selene, con un pizzico di disapprovazione, a lei non era mai piaciuta l’idea di ingannare le persone.

- Parliamo di un criminale, folle per di più – rispose Hanzai, serio in volto.

- Di un uomo… inoltre non possiamo presentarci alla sua abitazione di punto in bianco - ribatté lei, con tono duro, mantenendosi distaccata.

- Nessuno ha detto questo, delle guardie vi scorteranno presso la residenza e annunceranno il motivo della vostra venuta: voi sarete coloro che lo affiancheranno nel periodo della sua libertà vigilata, al fine di valutare se può integrarsi o no nella nostra società senza recare danni; vi fingerete membri del monastero Shojin, nascondendo la vostra identità e i vostri legami con la scuola di Shen – chiosò Hanzai, incrociando le braccia.

- Cosa succederà se non sarà in grado di integrarsi? – osservò Hadmon, intervenendo per la prima volta.

- Di questo, signor Hadmon, ne discuteremo un giorno con molta tranquillità – proferì il monaco volgendo lo sguardo fuori dalla finestrella della carrozza, poi continuò – siamo arrivati a Tuula–

Tuula era una città di media dimensione, circondata da verdeggianti colline e costruita alla base di un’alta montagna, sulla cui cima si ergeva un alto arco bianco decorato da striature rosse e seguito da una serie di ulteriori archi, costruiti nel punto in cui l’altura terminava per lasciare spazio a un ripido dirupo, terminante in prossimità di un fiume; tali strutture erano sospese nel vuoto e al centro presentavano una piccola frazione di un ponte che unite alle altre, formavano il passaggio che conduceva al luogo dove si trovava il Consiglio. Per il resto la città si sviluppava intorno a un’ampia pagoda in stile giapponese, che spiccava per la sua altezza e la sua bellezza, il pinnacolo terminale della pagoda, recava il simbolo di Ionia e presentava rossi motivi floreali, motivo di contrasto con il color mogano del legno; la pagoda era situata al centro di una piazza circolare, luogo in cui si organizzavano spesso eventi o cerimonie, da esse poi si dipartivano a raggiera cinque strade principali costeggiate ai lati da case in stile giapponese, qualche piccolo dojo, tra cui una piccola sede del monastero Shojin, botteghe e luoghi d’istruzione. Infine a ridosso della città tra le innumerevoli zone periferiche si estendeva una strada che conduceva in una zona isolata in cui era situata la prigione.

La carrozza li aveva lasciati di fronte un imponente portone in legno, ove avevano comunicato le loro identità a delle guardie così, Selene e Hadmon, avevano riposto i loro mantelli recanti l’insegna dei Guardiani, indossandone altri semplici dal colore marrone; dopo di che avevano proseguito per i viali secondari della città, giungendo fino alla piazza, dove si erano fermati qualche minuto per riposarsi. A primo impatto Tuula comunicava a Selene un profondo senso di pace, il sole delle cinque accarezzava i tetti delle case che proiettavano le loro lunghe ombre sulle strade in ciottolato e una piacevole brezza primaverile accarezzava il suo viso nascosto sotto il pesante cappuccio; si ritrovò ad osservare l’alta pagoda notando le persone che affluivano presso il luogo di culto e le altre che passeggiavano, recandosi nei negozi situati ai margini del piazzale. Hadmon e il maestro Hanzai stavano discutendo sui motivi che avevano spinto il Consiglio dei Guardiani a scegliere loro come inviati speciali, il maestro chiese che tipologia di Guardiana fosse la ragazza, dato che sull’isola vi erano diverse caste di Guardiani, e lui rispose che lei era la rara Custode del Buio e lui aveva la funzione di guidarla nell’apprendimento, ritenendo che il viaggio su Ionia avrebbe portato a buoni risultati dato gli innumerevoli luoghi di potere dell’isola; Selene osservò come da sotto il cappuccio Hanzai ascoltava attentamente il suo amico, perciò mentre loro si riposavano ancora un po’, lei comunicò che si sarebbe recata presso una piccola bottega, situata alle spalle della pagoda.

Appena superò l’alto edificio, fu incuriosita da un uomo alto incappucciato, con indosso un lungo mantello nero, ricurvo su se stesso con un enorme protuberanza sulla spalla sinistra, che si avviava con una strana quanto elegante camminata verso una panchina in marmo distante alcuni metri dal negozio che lei aveva puntato; distolta l’attenzione, arrivò sulla soglia del negozio con la costante impressione di essere osservata dallo strano individuo, così si voltò verso lo sconosciuto, scorgendo sotto il cappuccio un occhio scarlatto, intento a guardarla: fu un istante che l’uomo si voltò in un'altra direzione e lei ebbe il dubbio che stesse effettivamente scrutando la sua figura. Scacciò subito dalla sua mente il pensiero e varcò l’entrata del negozio, salutando cortesemente il giovane ragazzo dietro il bancone; scostò appena il cappuccio lasciando scoperto appena il viso e il ciuffo che ricadeva morbido sul suo viso, poi diede un’occhiata alla merce in vendita: esclusivamente alimenti nella stanza in cui si trovava lei e in quella comunicante armi e amuleti intrisi di magia. Contemporaneamente nella bottega era entrato l’uomo misterioso e, senza che lei se ne accorgesse, si era recato nella stanza adiacente e adesso stava scrutando i suoi lineamenti e movimenti. Selene prese alcune bacche e pagò, poi chiese gentilmente al ragazzo se poteva dare uno sguardo alle armi e agli amuleti ricevendo un cordiale sorriso seguito da una risposta affermativa; non appena Selene percorse il piccolo corridoio comunicante con la sala delle armi, notò la figura che prima aveva incontrato di spalle e uno strano pensiero sorse nella sua mente, che la stesse seguendo? Scosse il capo e si mise ad osservare una lunga spada di buonissima fattura, con incisioni sul manico in pelle e sulla lama nera, allungò la mano verso essa, incantata dalla sua bellezza, mentre la manica della tunica si scostava e rivelava parte della sua armatura che non passò inosservata al misterioso uomo accanto a lei.

- Signora faccia attenzione, potrebbe farsi male se non è in grado di maneggiarla – disse il giovane da dietro il bancone.

- Non ha di che preoccuparsi, sono una combattente – commentò la ragazza, afferrando la pesante spada e tenendola tra le dita affusolate, accarezzandone la lama.

Selene fece per posare l’arma ma, se era stato facile prendere l’arma altrettanto non lo era stato riporla sullo scaffale, pertanto nei suoi vani tentativi si mise in punta di piedi ma fallì miseramente e il cappuccio ricadde all’indietro rivelando per intero il suo capo; improvvisamente vide il manico della spada venir sollevato da una mano, quindi si voltò verso il suo aiutante e, con sorpresa e un pizzico di inquietudine, si rivelò essere l’uomo misterioso; nuovamente incontrò il suo sguardo, ma stavolta sussultò osservandolo da vicino: da sotto il cappuccio nero, si intravedevano solo i confusi lineamenti di quella che forse doveva essere una maschera, su cui spiccava un occhio rosso scarlatto, quasi demoniaco; ora quell’occhio era posato su di lei, riflettendosi nelle sue pozze color ghiaccio, come a studiarla per carpire i suoi segreti e scavare in lei, per giungere alla sua essenza e stritolarla. Senza spiegarselo, sentì il cuore mancare un battito per poi riprendere la sua corsa più frettolosamente, non accorgendosi di trattenere il fiato da quando l’uomo misterioso le aveva accarezzato casualmente la mano per sfilarle l’arma dalle mani: c’era qualcosa di inquietante e di ipnotico nel suo sguardo che la bloccava, rendendola vittima di quella pozza rosso sangue. La voce del commesso la riportò alla realtà e velocemente racimolò qualche pensiero da dire in segno di ringraziamento all’uomo che ora era immobile di fronte a lei, come ad attendere che una sua parola, così recuperò la calma e proseguì, ma non appena fece per parlare fu interrotta da una profonda voce maschile dal timbro melodioso, leggermente distorto dall’ipotetica maschera.

- Va tutto bene, signorina? Ho notato che non respirava –

Selene arrossì appena, rimproverando sé stessa per aver permesso al suo interlocutore di capire subito il suo stato; scosse la testa sorridendo nella sua direzione, indietreggiando di un passo.

- Si va tutto bene, mi sono solo spaventata non mi aspettavo di trovarla così vicino a me. Ad ogni modo la ringrazio per l’aiuto – rispose, sempre intimorita dal rosso scarlatto del suo occhio.

Per la gioia di Selene, Hadmon si materializzò sulla porta del negozio con fare frettoloso, adocchiando subito la figura misteriosa accanto a lei.

- Ehi Selene, dobbiamo andare – dichiarò, rivolgendole uno sguardo interrogativo come a chiederle chi fosse l’uomo con cui parlava.

Educatamente Selene salutò l’uomo davanti a lei il quale non rispose subito, avviandosi verso l’uscita; poi poco prima di varcare la soglia per raggiungere l’amico che ora l’attendeva fuori, inconsciamente si voltò e lo guardò un’ultima volta.

- Ho come il presentimento che a breve ci rincontreremo, pertanto ometterò l’addio, Selene – proferì l’uomo misterioso, accarezzando ogni sillaba del suo nome e continuando a osservarla intensamente.

Selene sussultò, più stava lì dentro più continuava a sentirsi a disagio, pertanto mostrò un sorriso tirato, tirò su il cappuccio e sgattaiolò via raggiungendo Hadmon.

- Ti vedo un po’ scossa… chi era quell’uomo? – chiese il compagno, riprendendo a camminare verso la cima della montagna lungo un vialetto costeggiato dal verde.

- Non lo so, ma spero di non incontrarlo più – dichiarò Selene, aggrottando la sua fronte al pensiero dell’incontro precedente, un’idea raccapricciante si faceva largo nella sua mente su quale fosse la sua identità, ma lo scacciò.

***

La sede del Consiglio era una pagoda, a pianta quadrata, di cinque piani con una base in pietra su cui poggiava l’intera struttura in legno pregiato; interamente nascosta dalla nebbia che si levava dal fiume, era completamente invisibile sia dal paese sia dall’arcata attraverso cui si accedeva alla sede, in questo modo nessuno sarebbe mai venuto a conoscenza di alcune delicate attività del Consiglio. Al loro arrivo Selene e Hadmon, superarono una porta scorrevole varcando la soglia d’accesso, ritrovandosi in un’ampia stanza, la cui pavimentazione altro non era che un ampio tatami su cui due individui, uno giovane e uno più anziano, erano inginocchiati in meditazione; i due guardiani lasciarono i loro stivali accanto la porta e lasciarono le loro tuniche ripiegate accanto ad essi, dopo di che seguirono il maestro Hanzai che li condusse al cospetto dei due uomini, i quali si misero in piedi non appena li videro.

- Loro sono gli esponenti di punta dell’Ordine Kinkou, Shen l’occhio del crepuscolo e suo padre Kusho; il loro clan si occupa di mantenere da sempre l’ordine a Ionia e sono stati coloro che hanno imprigionato Khada Jhin. Coopererete segretamente insieme alla loro scuola, vigilando sul criminale – annunciò il maestro, mentre Selene e Hadmon facevano un inchino in segno di rispetto e di saluto.

- Sarà un onore lavorare insieme a voi, Guardiani; io sono il maestro Kusho e lui è mio figlio Shen – l’anziano signore, poco più basso di Selene si inchinò, sorridendo cordialmente.

- Siamo lusingati di fare la vostra conoscenza, io sono Selene, Guardiana del Buio e lui è Hadmon, Custode del Tempo – disse Selene, osservando prima il maestro e poi l’uomo alto accanto a lui, percependo la sua natura né umana né di spirito.

- Immagino Hanzai vi abbia già descritto cosa farete, più tardi dopo la breve riunione alcune guardie vi condurranno verso la vostra destinazione. Grazie in anticipo per il vostro intervento – proferì Shen rivolgendo la sua attenzione verso la donna – se mi permette, prima dell’inizio del consiglio, vorrei darle alcune indicazioni necessarie –

- Certamente, ti prego dammi del ‘tu’ – rispose Selene sorridendo nella sua direzione, non le erano mai piaciute le eccessive formalità, sebbene fossero necessarie in quel caso.

Il ninja di fronte a lei annuì e, per un momento, sembrò avesse abbandonato un po’ la sua eccessiva compostezza, così anche lui rinunciò alle formalità dichiarando che non ci sarebbero stati problemi se lei si fosse rivolta a lui con un semplice ‘tu’; insieme si diressero verso il verdeggiante giardino situato dietro la pagoda, seguirono un sentiero giungendo sulla sponda opposta a ridosso di alcuni cespugli e di un piccolo albero; la giovane Guardiana lo osservava con espressione interrogativa mentre l’altro si controllava le spalle: nei suoi occhi azzurri coglieva uno sguardo duro privo di qualsiasi attaccamento al mondo terrestre. Dopo che smise di scrutare l’ambiente circostante, rivolse la sua attenzione su di lei e il suo volto parve rilassarsi; si era informato circa i Guardiani del Buio, scoprendo a malincuore come il loro destino non riservava una piacevole esistenza: un unico Guardiano del Buio ereditava un arcano e oscuro potere apparentemente senza limiti, divenendo custode di un demone che minacciava costantemente di divorarlo e venire allo scoperto, pertanto i maestri ponevano su di loro un sigillo, generalmente un tatuaggio realizzato su una delle due braccia, al fine di mantenerlo sotto controllo; purtroppo l’esercizio di alcune pratiche da parte del Guardiano costava  loro un enorme dispendio di energie col rischio che la loro essenza venisse intaccata dal Buio, accorciandone l’esistenza.

Un corpo così piccolo con un potenziale così grande pensò Shen, percorrendo con gli occhi il viso della donna adesso intenta ad osservare il paesaggio circostante, probabilmente nonostante l’allenamento intensivo cui era sottoposto, il potere del Guardiano del Buio in giovane età poteva diventare incontrollabile, quindi poteva immaginare la forza che la donna aveva nel non farsi sopraffare dai compiti che doveva svolgere, cosciente che una caduta poteva essere fatale.

- Ora che nessuno può sentirci, vorrei darti alcune informazioni che ho appreso durante la prigionia di Khada Jhin e prima che lo catturassi- disse Shen, facendo una breve pausa – Khada Jhin è un uomo crudele e spietato, due delle tante caratteristiche che lo rendono un criminale psicopatico, le cui potenzialità hanno suscitato l’interesse del Consiglio al punto da decidere di liberarlo e assoldarlo come sicario segreto nella guerra contro Noxus; così facendo, basandosi sul risultato del suo operato e sulla sua collaborazione, i membri valuteranno se sarà possibile integrarlo nella società –

Selene vide il volto di Shen contrarsi non appena illustrò il volere del Consiglio, notò un’ombra oscurare lo sguardo dell’altro rifletté che probabilmente lui non era d’accordo circa la scarcerazione del misterioso assassino.

-Durante il periodo di permanenza nella sua abitazione, in cui il vostro compito sarà quello di affiancarlo e controllarlo nelle spedizioni, vi chiedo di prestare attenzione: le sue azioni spesso sono folli e imprevedibili, ama terrorizzare le sue vittime, peggio di tutto concepisce la morte come il compimento della sua opera d’arte di cui lui è artefice, pertanto rivelate poche informazioni sul vostro conto, se non nessuna, soprattutto sui tuoi poteri che potrebbero accendere la sua attenzione. Non lasciarti intrappolare dalla sua rete di inganni, sa essere scaltro e riesce a perseguire i suoi obiettivi; per anni l’ho inseguito avendo come traccia solo la scia di cadaveri che si lasciava alle spalle e purtroppo, a mie spese, ho constatato come la sua follia cambia radicalmente le persone intorno a lui –

- Non hai di che preoccuparti, noi Guardiani siamo portatori di ordine e giustizia e proprio in virtù di ciò, noi non possiamo compiere mosse false – rassicurò Selene, sorridendo affettuosamente – io sono ancora un’apprendista, ma rispetterò ugualmente il mio compito –

- A nome di tutto il mio Ordine, vi ringraziamo profondamente –

Shen fece un profondo inchino, mostrando la sua gratitudine, dopo di che notando l’arrivo dei membri del Consiglio fece cenno di rientrare nella struttura, così varcarono la soglia e Selene raggiunse Hadmon aggiornandolo sulle nuove informazioni, per poi salire insieme al secondo piano dove si teneva la riunione. Intorno al tavolo centrale erano disposti i membri, Selene notò come molti fossero esponenti degli Ordini presenti sull’isola, tra cui il maestro Hanzai; dopo un reverenziale saluto, il membro più anziano della congrega, chiamato Klain, illustrò loro quanto Hanzai e Shen aveva già spiegato riguardo il loro compito, dando precisazioni circa la situazione di Ionia, attaccata improvvisamente dalle truppe di Noxus, quindi date le mire espansionistiche della città-stato e la loro condizione di svantaggio erano stati spinti a delegare spedizioni segrete al criminale Khada Jhin, reclutandolo; fu imposto loro che dopo ogni spedizione era necessario fare rapporto alla scuola di Kusho e che ogni elemento sospetto era da segnalare, al termine della guerra si sarebbero poi compiute le relative valutazioni. Durante la riunione una guardia consegnò ai Guardiani un piccolo fascicolo contenente le informazioni su Khada Jhin con allegata un’immagine del volto dell’uomo e il relativo armamentario; alla vista della prima foto Selene sussultò, la maschera dell’uomo, intarsiata di incisioni che intersecandosi tra loro formavano ricche decorazioni, le ricordava quella che aveva intravisto sotto il cappuccio del suo misterioso interlocutore. Rapidamente accantonò il pensiero, concentrandosi sul contenuto della cartella, alquanto esiguo: escluso l’armamentario e l’approssimativa età del criminale, all’incirca trent’anni, compresi i relativi crimini, poco se non nulla era dichiarato circa le informazioni più sensibili.

- Come potete osservare, per scarsa inclinazione dell’interessato nelle comunicazioni, poche sono le informazioni che abbia estrapolato sul suo conto, ma comunque le necessarie e le più esaustive – esordì Klain, scrutando i due Guardiani.

- La ringraziamo, Sommo Maestro; saranno più che sufficienti e se indispensabile le ricaveremo – ribatté Hadmon, serio in volto, qualcosa si agitava nei suoi pensieri.

-Siamo noi abitanti di Ionia ad esservi infinitamente grati; ad ogni modo, a breve, dopo il termine della seduta, delle guardie vi scorteranno nelle vicinanze dell’abitazione di Khada Jhin. Permettetemi di darvi un’ultima raccomandazione…- chiosò Klain, facendo una breve pausa durante la quale scrutò seriamente i giovani davanti i suoi occhi, poi riprese -… non lasciatevi traviare dalle passioni di quel criminale –

- Sarà fatto – concluse Hadmon, inchinandosi di fronte al maestro, non appena sciolse il Consiglio.

Se il suo compagno era rimasto impassibile di fronte all’espressione del sommo maestro, altrettanto non lo era stata Selene, di fatto non appena l’anziano aveva posato gli occhi prima su di lei e poi su Hadmon aveva sussultato, i diversi moniti che le erano stati dati l’avevano messa in guardia e il suo intuito le aveva suggerito di prestare più che attenzione; tutto questo la rendeva preoccupata e inquieta, considerando che lei e Hadmon avrebbero soggiornato  nella stessa residenza con un criminale.

Al termine della riunione, indossati i loro rispettivi mantelli e stivali, due guardie li guidarono per un lungo sentiero che costeggiava un’alta collina verso la direzione stabilita precedentemente; senza spiegarsene il motivo, Selene continuava a riflettere su un possibile collegamento tra le identità dell’uomo del fascicolo e del negozio, ma non appena vi ci si soffermava nella sua mente tuonava la voce imperiosa di Klain: qualcosa le suggeriva  che, data la sua età più giovane rispetto a quella di Hadmon, il monito era più indirizzato a lei; in ogni caso la probabilità che un evento simile accadesse era pressoché nulla, pertanto presto smise di pensarci troppo. Indirizzò il suo sguardo verso la natura circostante, il sentiero era interamente immerso nel verde, dal fianco della collina era possibile osservare la cittadella di Tuula poco distante. Giunti al ridosso dell’altura proseguirono per ulteriori metri, costeggiando un lago di medie dimensioni e in prossimità di un gruppo di cespugli le guardie si fermarono, avvertendoli che il loro incarico era terminato e che poco più avanti sarebbero giunti a destinazione; silenziosamente i due Guardiani seguirono il sentiero, raggiungendo una piccola abitazione.

Il piccolo cancello in acciaio, dalle floreali decorazioni, era stranamente aperto, questo incuriosì entrambi; Selene, dopo aver ricevuto il consenso di Hadmon varcò insieme a lui la soglia del cancello, venendo proiettata in un curato giardino: ricco di alberi di ciliegio i cui petali aleggiavano dolcemente in aria, posandosi delicatamente su un letto di erba o sulla superfice del piccolo lago posto in prossimità della recensione destra; al centro del giardino, in armonia con l’ambiente circostante, si stagliava l’abitazione in legno. Dall’esterno la casa si sviluppava su due piani, al secondo un balconcino per ogni stanza, era munito di vasi con fiori di ogni fattispecie, e, al primo piano, in prossimità dell’entrata una piccola terrazza ne riproduceva le medesime decorazioni.

Accanto a lei Hadmon ammirava piacevolmente l’armonia e la pace che comunicava quel posto, non coglieva nessuna nota che ne distorcesse la perfezione, fintanto che non si volse verso Selene e ne vide l’espressione spaventata.

Selene aveva colto la nota disarmonica, eccome se l’aveva fatto ed essa strideva più di qualsiasi altra cosa; voltatasi verso la soglia dell’abitazione, i suoi occhi ghiaccio avevano incontrato quello scarlatto dell’uomo, presumibilmente Khada Jhin, intento a osservarla intensamente. Allora aveva compreso e il suo cuore aveva mancato l’ennesimo battito.

- Assai lieto di incontrarti nuovamente, Selene. Ero in trepidante attesa – annunciò l’uomo, appoggiato con gli avambracci alla ringhiera in legno.

Il suo unico occhio visibile, ridottosi a una fessura, sembrava suggerire che sul volto nascosto dall’indecifrabile maschera, si fosse dipinta un’espressione divertita della sua reazione sconcertata. Ma Selene non poté dirlo con certezza, solamente di una cosa era sicura, il suo era il medesimo sguardo che sembrava scavare nelle profondità del suo animo, carpendone l’essenza e stritolandola.

Deglutì a vuoto: lui li stava aspettando.

 

 

  
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