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Autore: AmortentiaLethifold    16/09/2017    0 recensioni
Dal testo:
Non so come diavolo io sia finita qui, e non so neanche il perché.
“Non è vero, il motivo lo so benissimo” mi rimprovero da sola.
Sono sull'ultimo gradino del numero 12 di Grimmauld Place ed è la prima volta, dopo che io, Harry e Ron siamo fuggiti per andare alla ricerca degli Horcrux, che ci metto piede.
La prima volta dopo otto anni.
Mi appoggio con quasi tutto il mio peso alla porta per cercare di aprirla, quando questa quasi cede con uno schianto. Stringo i denti, spero di non aver svegliato quell’orrida megera dipinta nel quadro...
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Sono passati sette anni dalla conclusione della II Guerra Magica, ma Hermione realizza solo adesso che i pericoli sono ben lungi dall'essere sepolti e le speranze sono tutt'altro che vanificate.
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Remus Lupin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Good morning. 
Questa è la prima storia - in assoluto - che scrivo. 
Non mi sono mia cimentata nella scrittura, l'ho sempre ritenuta un po' fuori dalle mie righe, tuttavia so di avere un'immaginazione alquanto fervida. Ciò, unito al fatto che non ho ancora trovato la fanfiction che mi ha sfagiolato come si deve, mi ha spinto a esplorare un nuovo campo. 

AVVERTENZE:
La storia si svolge dopo la II Guerra Magica, tuttavia ho apportato alcune modifiche: 
-Ron ed Hermione non stanno insieme (non ancora, nonostante qualcosa di tenero ci sia);
-Remus Lupin non è morto e non ha avuto un figlio da Tonks. Tuttavia sono stati insieme.
Inoltre i punti di vista del racconto possono essere diversi. La storia è narrata in prima persona ed il narratore cambia con frequenza incostante: può essere Hermione, come può esserlo Remus, Harry o altri personaggi. Dipende ovviamente da quello che voglio raccontare e da quali sensazioni voglio che siano suscitate nel lettore.
Nell'intestazione di ogni capitolo sarà indicato il narratore, ed ogni capitolo può avere lunghezza diversa. Generalmente cercherò di farli sulla media lunghezza, ma so già che ci saranno parti più corte di altre, chiedo scusa. 
Ultima cosa: ci saranno sicuramente degli errori, ma non ho un beta che mi rilegge le storie quindi amen. Fatemeli notare ed io provvederò.

Ah, probabilmente i protagonisti canon saranno un po' OOC, ma non so cosa farci, non è semplice cercare di immaginare come si evolve il carattere di un personaggio fuori storia.
Io mi sono sforzata, per di più la fiction è di tipo introspettivo, quindi è stato ancora più complicato di quanto pensassi.

DISCLAIMER:
Ovviamente i personaggi principali non mi appartengono, tuttavia ci sono alcune comparse che sono farina del mio sacco e non solo: nel senso che uno in particolare (per ora) è ispirato ad un mio caro compagno d'università dal quale, tra l'altro, ho preso in prestito il nome. 
La storia non è stata scritta a scopo di lucro, è solo una fanfiction senza pretese.

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HERMIONE'S POV


 
Alzo lo sguardo sull’orologio e vedo che sono già passate le cinque del pomeriggio, il che significa che sto lavorando sulla stessa pratica da almeno otto ore, includendo la pausa pranzo.

Osservo la confusione che regna sulla mia scrivania e mi porto una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. Mi sale l’impellente bisogno di imprecare, invece sospiro quando effettivamente realizzo che, della pratica Tarnoskij di cui mi ero assunta l’onere, non avevo concluso praticamente niente. Si trattava di un caso spinoso in cui la moglie accusava l’ormai ex marito – tal Tarnoskij, appunto – di aver praticato magia oscura in un luogo pubblico, quasi sicuramente per screditarlo e arrogarsi il diritto di ottenere la custodia totale dei due figli.
“Anzi, quasi sicuramente per fare la stronza” mi ritrovo a dire a bassa voce. Generalmente queste volgarità non le manifesto mai, ma son circa dodici giorni che mi spremo le meningi per trovare le prove dell’accusa di quella donna dal carattere infernale oppure per sottolineare come effettivamente Tarnoskij sia un genitore migliore di lei. O comunque non un uomo incline alla magia nera, ecco.
 
Lancio nuovamente un’occhiata all’orologio appeso alla parete e decido che posso andare a casa: sinceramente sono abbastanza stanca e non vedo l’ora di farmi una doccia.
Sistemo le carte di Tarnoskij – che non voglio più vedere fino al mio ritorno al Ministero, lunedì – e metto il resto in modo abbastanza confusionario dentro ad una cartellina, che infilo in borsa.
Prendo il cappotto e faccio per uscire, urtando per errore con una manica del trench impermeabile la pila di fogli che albergavano sulla scrivania del mio collega, Marcel Iklebogg.
Sbuffo ancora più irritata, sono di fretta e non ho davvero tempo di sistemare, considerando che tra poco i cancelli dell’edifico chiuderanno: sono le 17.26 ed esattamente tra quattro minuti potrei rimanere chiusa dentro questo ufficio per tutto il fine settimana.
Mi metto a correre, praticamente sto sfrecciando in mezzo agli ultimi impiegati che si dirigono pigramente verso i camini per tornare a casa, e siccome nel mio appartamento non c’è un camino di collegamento devo adeguarmi ed usare il portone d’ingresso principale. Che ovviamente è l’uscita più lontana.

Riesco a passare di striscio proprio quando le pesanti porte di legno e d’ottone sbattono tra di loro e mi chiudono fuori dal Ministero della Magia. Mi accorgo di avere ancora i fogli di Marcel in mano e che li avevo accartocciati spasmodicamente durante la mia corsa nell’ingresso.
Sospiro per l’ennesima volta, cerco di dispiegarli alla meglio appoggiandomi al muro e li infilo svogliatamente nella borsa, pensando che avrei potuto dare loro un’occhiata veloce a casa nel tentativo di dare una mano a Marcel con la sua mole di doveri.
Mentre mi avvio verso uno dei vicoli dai quali normalmente mi smaterializzo per tornare a casa, mi ritrovo a sorridere al pensiero di quel ragazzo allampanato, un po’ distratto e incredibilmente poco incline allo spirito di sacrificio sul lavoro. Lo avevo conosciuto durante l’ultimo anno ad Hogwarts quando, senza la compagnia di Harry e Ron, mi ero ritrovata sola per la maggior parte del tempo: era un Tassorosso di discreta intelligenza, ma di infinita bontà. E per quanto alcuni suoi modi di fare mi irritassero fino all’esaurimento, tipo quello di non essere mai al passo con le pratiche d’ufficio adesso come con lo studio allora, aveva sempre in serbo per me qualche gesto affettuoso che mi faceva mandare giù il rospo e lo rendeva un buon amico.
 
Non è di sicuro il migliore collega che poteva capitarmi, ma tutto sommato potevo ottenere molto di peggio.
 
 
 oOo
 
 
Quando arrivo a casa, sono davvero indecisa se prepararmi una cena oppure buttarmi sotto la doccia. La mia indecisione, comunque, dura davvero poco e dopo aver fatto svanire con un colpo di bacchetta le macchie di acqua piovana che avevano lasciato le mie scarpe sull’ingresso, comincio a svestirmi mentre vado in bagno.
 
Quando ho finito – Dio, mi sento rinata – e vado in cucina, comincio a preparare un pasto veloce da cucinare e che sporchi meno stoviglie possibile.
<< Dovrei fare una discreta quantità di cose, questa sera >> Glitch, il mio gatto, pigramente mi guarda con fare assonnato da una delle sedie attorno al tavolo << Beato te che puoi passare le giornate mangiando e dormendo >>.
Finisco di masticare e mandare giù l’ultimo boccone e sparecchio, mentre nel frattempo ritratto con me stessa mentalmente gli impegni che mi sono prefissata: “È venerdì, ad essere sincera non è vero che ho diverse cose da fare. Mi metterò sul divano e guarderò un po' quello che ho preso dalla scrivania di Iklebogg”. Mi lego i capelli assurdamente lunghi in una treccia dietro la nuca, mi siedo alla scrivania e mi estranio dal mondo.
 
Ne riemergo un’ora dopo ma mi sento come se fossi rimasta in apnea nell’acqua di una torbiera per molto di più. Guardo gli appunti che ho preso frettolosamente e cerco di appianarmi con le mani una ruga che, lo sento, mi taglia la fronte a metà.
La pratica di Iklebogg è in realtà una richiesta di demolizione di una casa: so cavarmela benissimo in questo tipo di situazione, sebbene il mio campo d’azione sia l’Applicazione della Legge sulla Magia, tuttavia mi ritrovo a dover ingoiare un groppo che mi si era formato in gola quando leggo l’indirizzo per l’ennesima volta.

Grimmauld Place, no. 12, Londra.

 


 
 
 
  
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