Una decisione da prendere nel cuore della notte, sorseggiando il suo liquore ambrato preferito e fissando quel ritratto, ma non come se osservasse se stessa ma semplicemente un’opera di egregia fattura, ne studiava le pennellate, la maestria con cui erano state date, la scelta di quei colori quasi monocromatici. Sospirò, chiuse gli occhi e solo allora avvertì il lieve respiro che proveniva dalla sua camera da letto.
Sorrise sentendosi una sciocca, la sola presenza di quella donna la faceva sentire un’ esule, condannata a stare lontana dalla sua camera da letto, quando invece avrebbe voluto soltanto sdraiarsi e godere della morbidezza delle coperte e della comodità del suo letto. Scosse la testa con un impercettibile sorriso sulle labbra, tornando nuovamente a guardare quella grande tela.
“Chiudere tutto quel rancore e la delusione in un forziere e gettare via la chiave, e tornare finalmente a respirare. No… non ci riesco”
E all’imptovviso, nella penonbra della stanza, nel silenzio di quell’ora tarda si sentì ovattata da quella strana sensazione di inquietudine ed oppressione, intravedeva appena gli occhi di se stessa ritratti in quel dipinto, tutto era immobile in quella stanza. Tranne il suo cuore che batteva così forte da aver paura che potesse fermarsi da un momento all’altro.
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Un rumore di sottofondo, quasi impercettibile disturbò il sonno precario di Victoria, aprì gli occhi, restando in attesa di capire se quel suono che credeva di aver udito fosse un eco di un sogno lontano o se avesse un fondo di realtà. Lo sentì nuovamente, quindi si mise in piedi e scese le scale fermandosi in fondo guardando la porta in attesa di quel rumore che non si fece attendere oltre.
Alla fine si decise a muoversi, guardò attraverso lo spioncino e dopo un attimo di stupore spalancò la porta.
- Ruth
L’altra donna non disse niente, si limitò a muoversi verso di lei, baciandola e spingendola indietro, fino a quando anche lei non fu in casa.
Continuò a baciarla, quasi voracemente, le aveva passato le braccia sotto le sue incrociandosi dietro la sua schiena, questo le consentì di sostenerla quando si accorse dell’incertezza del passo della sua compagna. Quasi la sollevò fino a quando non furono arrivate al divano dove caddero insieme.
- Oh Ruth.
E con quel sentimento lei fece l’amore con una Victoria incredula ma felice. Si rendeva conto che c’era qualcosa di diverso in quella donna, nel modo in cui la toccava e la possedeva, come a volerle procurarle dolore e allo stesso tempo farle provare un intenso piacere. Ma non le importava, in quel momento l’unica cosa che riusciva a pensare erano alle sue mani e alla sua bocca che la baciavano e la accarezzavano, e soprattutto che la donna che amava si trovasse finalmente lì. E anche lei l’amò con tutto il corpo e l’anima, con la paura che potesse svanire da un momento all’altro come un bellissimo sogno. Ritrovava quel corpo, i suoi seni, i bellissimi fianchi, la sua pelle che aveva sognato e desiderato in tutti quei mesi.
Ruth era lì. E non le importava di nient’altro.
Iniziava ad albeggiare quando si ritrovarono distese una di fianco all’altra. Victoria non sapeva cosa dire, migliaia di domande ma soprattutto parole d’amore le si affollavano nella mente.
Ma ben presto le fu chiaro che non avrebbe avuto nessuna occasione per pronunciarle.
Vide Ruth alzarsi e iniziare a rivestirsi, senza dire nemmeno una parola. La realtà iniziava a profilarsi davanti ai suoi occhi, comprese che così com’era arrivata se ne sarebbe andata, non sentendo il bisogno di dire una parola o di dare una spiegazione. Anche Victoria si rimise in piedi, sentiva nuovamente il suo mondo sgretolarsi, qualsiasi cosa avesse spinto quella donna ad andare lì da lei, a fare sesso per buona parte della notte, non avrebbe cambiato la posizione in cui l’aveva relegata.
- Sul serio Ruth? Non merito nemmeno una spiegazione?
- Forse perché non c’è ne una. Per una volta sento che non ho niente da dire.
- Quindi adesso te ne andrai e cosa?
- Sei tu quella che andrà via, o almeno è quello che mi hai comunicato con il regalo stupendo che mi hai fatto.
- Quindi cos’è un addio o un ringraziamento.
- Chissà, forse entrambi, ma non ne vedo l’importanza.
- Questa nuova versione di te, non ti appartiene credimi.
- Mi dispiace deluderti, ma non c’è niente di nuovo.
Quando Ruth rientrò in casa era giorno ormai fatto, trovò Sarah in piedi davanti ad una finestra.
- Non mi era mai successo di spingere una persona ad andar via dalla propria casa.
- Perdonami, credimi non è colpa tua. Avevo solo bisogno di uscire e di… non lo so nemmeno io di cosa.
- Beh, è evidente che quello che è successo fra di noi ti ha turbata – la scrutò un attimo fissandola negli occhi – o è stato qualcos’altro. Quel qualcosa che al momento si trova alle tue spalle.
- Ruth, ho bisogno di capire che cosa ti sta succedendo, egoisticamente ti dico che non posso investire sogni e speranze in una persona che… non ha nessun interesse verso di me.
- Sarah..
- Sono davvero un disastro. Sono crollata mesi fa, pensavo di aver raccolto le macerie ed essere riuscita ad andare oltre – scosse la stesta – ma a guardarmi direi che è stata solo un’illusione.
- Perdonami, non ho nessun diritto di tirarti dentro ai miei problemi, alle mie follie. Non so se sono in grado di poter sostenere una relazione come tu la vorresti e la meriteresti.
- Posso aspettare.
- Penso che posso aspettare che tu capisca cosa vuoi. O chi vuoi. Ho solo bisogno di sincerità da parte tua.
- Penso che ne soffriresti, e onestamente, sono stanca di far soffrire le persone.
L’altra donna le si avvicinò per sorreggerla avendo visto quel lieve mancamento.
- Grazie, sto bene.
- Fidati di me Ruth, qualsiasi cosa ti stia succedendo posso aiutarti, devi solo permettermelo
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Era trascorsa qualche settimana da quell’incontro notturno che aveva turbato profondamente Victoria. Era arrabbiata con Ruth, si sentiva come se le avesse versato del sale su una ferita aperta. Quando aveva capito che non sarebbe riuscita ad abbattere quel muro di reticenza dentro il quale si era barricata la curatrice, aveva trovato un minimo di sollievo nella decisione di ritornare alle sue origini. Aveva ricordi stupendi di quando era bambina e la nonna la portava nel loro villagio, dov’era nata sua madre. Il benessere che provava all’epoca era sicuramente legato alla spensieratezza dell’infanzia, fatta di giochi all’aria aperta e di amici, della voce della nonna che la richiamava a gran voce per dirle che la cena era pronta, del suono delle risate e di musica allegra. Quei ricordi le riscaldavano il cuore e le donavano quella pace interiore di cui necessitava, più dell’aria stessa.
Quindi Victoria rimase aggrappata ai suoi propositi nonostante Ruth per un attimo le avesse dato la speranza di poter di nuovo avere un futuro insieme, così non aveva smesso di organizzare la sua partenza, ogni suo pensiero, ogni suo sforzo era rivolto a fare in modo che potesse accadere. Così come sapeva che non avrebbe mai rinunciato alla sua arte e così una sera si era recata da Harry per riuscire a concordare un flusso di lavoro, nonostante lei si fosse trovata a migliaia di chilometri da New York.
Fu sorpresa nel trovare nell’ufficio dell’ uomo anche Ruth, che la salutò con calma e serenità. Era splendida come sempre, in un completo blu scuro e con una maglia viola di un tessuto leggero sotto la giacca, e i lunghi capelli lasciati sciolti a coprirle le spalle come la cornice di uno splendido quadro. Notò come quei due colori le donassero molto.
L’unica cosa che invece riuscì a notare Ruth osservando la nuova arrivata, fu la cupa indifferenza che la riportò con la mente ai loro primi incontri, sorrise leggermente al ricordo di come avessero battagliato all’inizio della loro “collaborazione” e nel constatare come le cose in fondo non fossero poi così diverse. Scacciò via quei ricordi e iniziò ad esporle soluzioni secondo lei migliori per poterle consentire di continuare a produrre i suoi dipinti, e il tono che utilizzava era quello che la pittrice le conosceva da sempre, fatto di professionalità e sicurezza. Victoria la guardava e non riusciva a non domandarsi come facesse a mantenere la freddezza e la naturalezza nel discutere con lei il suo allontanamento, come se quello che esisteva un tempo fosse stato del tutto cancellato. Come se le fosse del tutto indifferente il non rivederla più.
Persino Harry si era stupito nel constatare l’atteggiamento della sua amica, non si sarebbe mai aspettato, visti i loro trascorsi, che riuscisse a trattare quella donna come se fosse stata una cliente qualsiasi. Ma non si stupì in fondo più di tanto, ormai era diverso tempo che non riusciva a capire che cosa le passasse per la testa. E questo lo preoccupava e quasi lo feriva, non era da lei aver alzato fra di loro quel muro di riservatezza.
Più trascorreva il tempo e più Victoria si sentiva straziare il cuore nel vedere l’indifferenza con cui Ruth pianificava il lavoro per permetterle di andar via, quando invece lei le avrebbe soltanto voluto urlarle in faccia tutto il suo dolore e risentimento, le avrebbe voluto chiedere come faceva ad essere così crudele.
E fu con l’anima dilaniata dalla rabbia che la prese non appena si ritrovarono da sole nell’ufficio della donna. La spinse sulla scrivania stringendole i polsi con forza per impedirle di muoversi e di essere toccata. In quel momento era lei ad avere la situazione in mano e Ruth se ne rese subito conto, sopresa da quella forza che non credeva possibile viste le condizioni dell’altra donna, avrebbe voluto dirle che le stava facendo male, ma cercò di resistere e non appena fu passata la sopresa del primo momento riuscì a spingerla via.
- Ma che diavolo fai?!
- Qual è il problema? Qualche notte fa non sembrava che ti dispiacesse, ho hai improvvisamente deciso di essere una persona fedele?
- E quanto ti farà impazzire questa cosa?!
Victoria l’afferò nuovamente per i polsi urlandole in faccia
- Si può sapere perché ci stai facendo questo?!
- Dimmi, tu chi sei? Che fine ha fatto la donna che ho amato?
- E’ proprio qui, davanti a te
- No! Non è affatto così, perché la donna di cui mi sono innamorata non mi tormenterebbe in questo modo.
- La donna che amo non farebbe soffrire due persone. La donna che amo non sarebbe in grado di ingannare nessuno… quindi no, non venirmi a dire che è davanti a me.
- Di poche cose sono certa in questo momento. Ma non ho alcun dubbio sul fatto che la donna di cui mi sono immanorata e che amo non si trova di certo in questa stanza.
- Perdonami.
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- Ha ragione lei.
- Capisco tutto, capisco il dolore che ti ha procurato, ma adesso, davvero Ruth, ho tagli definitivamente o…
- O cosa Beth?
- O vissero felici e contente?
- Ruth, sinceramente non vedo perché non dovrebbe essere così. Anche se adesso, beh, riuscire a sanare le ferite che vi state infliggendo, non so quanto sia possibile.
- Esatto. E poi c’è anche Sarah, dimmi che cosa mi dovrebbe impedire di avere la vita perfetta con la persona perfetta.
- Andiamo amica mia, sei abbastanza intelligente da capire che la vita perfetta non esiste.
Intervenne Harry che se ne restava comodamente seduto sul divano dell’ufficio di Ruth ad osservare le due donne intente in quella conversazione.
- Devi fare qualcosa Ruth, qualsiasi cosa, fallo e basta!
- Ok, a quanto pare la prima cosa che devo fare e chiedere scusa a te Harry. Non pensavo di averti esasperato fino a questo punto.
- No, non ho bisogno di scuse e la mia non è esasperazione. Vorrei soltanto che tu tornassi ad avere una vita piena e soddisfacente, e soprattutto vorrei che tu tornassi ad essere semplicemente te stessa. Fai la cosa che sai che ti renderà felice, o quantomeno serena. Ma per l’amor del cielo, fallo Ruth.
- Amen fratello!