Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: whitecoffee    17/09/2017    0 recensioni
[ slow updates ]
❝«Quindi mi state dicendo... che questa ragazza mi ha visto nudo... tutto il tempo?!» Esclamò JungKook, sollevando il tono di voce di qualche decibel, verso la fine della frase. Arrossii come non mai, mentre lui si copriva il volto con le mani.
«Non che ci sia stato poi molto, da vedere» commentò YoonGi, facendogli un cenno con il capo.
«Yah!» Ribatté il maknae, ferito nell'orgoglio.❞
- Dove Sim Olivia si finge un ragazzo per ottenere il posto di assistente manager dei Bangtan Sonyeondan... ma non tutto va come previsto.
manager!AU | cross!dressing | dorm!life | boyxgirl
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 track 06.  ► S a m e   B a d   C h o i c e s



“Don’t take life too seriously. You will never get out of it alive”
Elbert Hubbard



Verso Hongdae, ore 9.00 

 

L’esperienza del van era proprio come mi capitava di vedere alla televisione, di tanto in tanto. E anche come i ragazzi stessi avevano mostrato durante i loro videolog. Si sedevano in maniera ordinata, rumoreggiando come bambini sovreccitati al loro primo giorno di scuola. Ogni tanto, qualcuno lanciava un’esclamazione, o YoonGi si lasciava sfuggire un insulto a voce alta. Dal mio posto accanto al signor Kang, riuscivo a catturare pezzi di conversazione, di quando in quando. In quel momento, NamJoon stava parlando a JungKook di un film indipendente di produzione giapponese, che aveva visto la sera prima. Distrattamente, mi domandai quanto eclettici potessero essere i suoi gusti, da spingerlo a cercare proprio quel tipo di pellicola. Non avevo ancora avuto modo di conoscerli a fondo, uno per uno. Certo, possedevo comunque l’idea delle loro personalità, costruita in anni di militanza nel fandom, di ascolto attento e consapevole di canzoni e di sedute di video, quando gli esami universitari me lo permettevano. E ciò, veniva poi unito alle mie riflessioni personali. Tuttavia, non avrei mai potuto ammettere di sapere di che colore fossero fatte le loro anime, basandomi solo su ciò che essi mostravano alle telecamere. Avrebbe potuto benissimo trattarsi di un’esagerazione, di un insieme di costrizioni scaturite dai loro contratti. Anche se, la major mi era sembrata, fino a quel momento, particolarmente accorta alle loro esigenze da esseri umani, abbastanza da non avere bisogno di obbligarli a recitare la parte delle allegre superstars per il pubblico.
Sospirai, impercettibilmente. Liv, pensi troppo. E quello era sempre stato un grosso problema, per me. Soprattutto, perché tendevo a ragionare molto su questioni perfettamente inutili, che mi avrebbero permesso di vivere al meglio e a lungo, se non considerate con così tanta apprensione.
«Quale sarà il tema dell’intervista?» Domandai, per distrarmi. Il signor Kang mise in stand-by il suo iPad, prestandomi attenzione.
«Una domanda, finalmente! Pensavo che non mi avresti mai chiesto nulla» commentò lui, con un mezzo sorrisetto sulle labbra. Ammutolii, arrossendo. Realizzai che fosse sempre stato lui a comunicarmi informazioni e a delegarmi impegni, e che io non avessi sollevato neanche una questione, in merito. Non ero una tipa che parlava molto, le domande me le ponevo in testa, non le esternavo mica.
«In ogni caso, parleranno di ragazze» rivelò. «L’etichetta sta lavorando al rilascio di 21st Century Girl come nuovo singolo, prima del repack. Sai, per la connessione che ci sarà con il prossimo album» aggiunse. Wow, amico, frena. Già conoscevano il concept del nuovo album? E non era uscito nemmeno il repack? Mi prendevano in giro? Non ci avevo ancora capito un accidente, io, fra teorie, video e short films, e quello lì mi veniva a parlare di “connessioni” e “prossimo disco”? maledizione, avrei dovuto aprirmi un account twitter per seminare incertezza e terrore nel fandom.
«P-prossimo album…?» Balbettai, ancora in shock da quel che avessi sentito. Lo vidi annuire, riaprendo la schermata dell’iPad. Minimizzò alcune app ed aprì un nuovo foglio di word. In cima, prima del corpo del testo, lessi “BTS 7 _LOVE YOURSELF”. L’indice nodoso del signor Kang scorse la pagina, mostrando bozze di disegni, concetti, scritte fitte in ideogrammi stretti ed allungati. Qui e lì, colsi le parole “fiore”, “autostima”, “prevenzione contro il suicidio”. Sbarrai gli occhi. Eccoci qua. Un nuovo comeback super emo con almeno cento riferimenti ad ambiti ed aspetti diversi, dove il tema principale si frammentava in altre sottocategorie collegate. Il mio cervello da elaboratrice di teorie stava già partendo in quarta, quando un nuovo scroll del manager mi spinse sotto gli occhi il disegno di una ragazza, pieno di annotazioni. Ma chi si occupava della grafica, lì dentro? Lo sapevano che gli esseri umani non erano così magri, né alti?
«Questo è il nostro target, la 21st Century Girl per eccellenza. Dopo la scuola, il sistema e la ribellione, analizzati nei loro precedenti album, abbiamo dato un taglio più maturo ai contenuti, e collegato un po’ di cose. Per esempio, l’amicizia, la fratellanza, il peccato, il tradimento e via discorrendo. Sono comunque argomenti di una certa levatura emotiva, non è roba per ragazzine. Ed è proprio questo che ci differenzia dalle altre majors: noi vogliamo raccontare una storia, la loro e anche quella di chi guarda il video. Soprattutto, lasciare sempre l’impressione sospesa che anche le situazioni più brutte, alla fine volgono per il meglio» spiegò. «Ah, un’altra parte del tuo ruolo, sarà quella di cercare teorie costruite dalle ARMYs in giro per la rete. E di farti un falso profilo twitter, per lanciare ami e smentirli subito dopo. Insomma, creare confusione attorno alle loro pontificazioni. Non possiamo permettere che qualche fan con abbastanza fantasia da poter competere con i nostri creativi, spoileri l’andazzo della storia, capisci che intendo?» Chiese, sollevando un sopracciglio e cercando la mia complicità. Feci del mio meglio per non scoppiargli a ridere in faccia, concludendo il mio accesso d’ilarità in un pianto disperato. Allora era vero, la Big Hit conosceva le teorie, e dava spunti per poi demolirli l’attimo dopo, seminando labirintite nel cervello già più che andato delle loro fans. Ci si divertivano proprio, a sguazzare nel mare che loro stessi si erano dati tanta pena di creare. E come biasimarli: l’avrei volentieri fatto anche io. No, rettifica: avrei dovuto farlo anche io. Proprio io, che mi prendevo giornate sabbatiche all’università ed occupavo un posto in biblioteca, per collegare quello che quei sette disgraziati facevano nei loro video. Molto, molto divertente.
«Non temere: diventerà tutto più chiaro dopo la tua prima riunione con Bang PD-nim e il team di creativi, giovedì. Discuteranno del nuovo mv e potrai osservare come funziona la loro progettazione sul campo. In caso avessi anche qualche tua idea, potrai esporla: ascoltiamo tutti, presenziano pure i ragazzi» commentò, e quella notizia non contribuì affatto a calmarmi, casomai sortì l’effetto contrario. Una riunione vera, con il team dei creativi? Con le menti bacate dietro quel gran disagio che erano i video dei Bangtan Sonyeondan? Avrei potuto scuotere qualcuno di loro per le spalle, urlandogli in faccia che i suoi deliri mi avevano rovinato la vita? No? Peccato.
«Ah, siamo quasi arrivati», notò il manager. Poi, si slacciò la cintura e salì con le ginocchia sul sedile, voltandosi indietro. Mi sporsi anch’io per osservare la scena, curiosa di quel che stesse per accadere.
«Gente, mancano cinque minuti» richiamò l’attenzione, facendo immediatamente calare il silenzio nel van. «Sapete benissimo che la vostra originalità è la nostra forza, e che il lavoro di squadra fa raggiungere i sogni» recitò. «Ma, vi prego, l’argomento dell’intervista ruoterà attorno alle ragazze…» e si sollevarono un paio di esclamazioni e risatine, seguite da goliardiche pacche. «Mi sta bene che diciate che la vostra tipa dei sogni ha i capelli lunghi e cucina nuda in tacchi a spillo» altre urla. «Ma per l’amor di Dio, TaeHyung-ah, menziona anche solo alla lontana che la tua donna dovrà saperti legare al letto e ti prendo a calci da qui fino al dormitorio» lo minacciò e quasi mi strozzai con la mia stessa saliva. Che cosa?
«Hyung, ma è vero» protestò lui, mettendo il broncio. Ancora: che cosa?
«Non m’interessa. Le stranezze da BDSM tienitele per te».
«Diciamo tutti una preghiera per la futura moglie di Tae, ragazzi» s’intromise HoSeok.
«Diamogli Wonder Woman, è brava con la frusta» aggiunse JungKook.
«L’unica corda che ti legheranno mai addosso, sarà il cappio» commentò poi YoonGi, scatenando le risate generali.
«Sbellicatevi pure. Quando io avrò almeno tre orgasmi a notte, non venitemi a piangere al telefono, dicendo “le mie scopate non hanno senso, buu huu”» ribatté il castano, incrociando le braccia e guardando fuori dal finestrino, mentre gli altri lo strattonavano o gli lanciavano addosso fazzoletti e cuffiette.
Ero completamente sconvolta. Probabilmente, non mi sarei mai ripresa da un trauma del genere. Legare? BDSM? Kim TaeHyung? Quell’adorabile piccolo pupazzo fuori di testa, che saltellava sul palco e creava elefanti pizzicandosi la sua stessa ciccia? Quel Kim TaeHyung? Erano proprio sicuri? Notando la mia costernazione, il signor Kang si sentì in dovere di scuotere la testa.
«Il ragazzo è pieno di strane manie» bisbigliò. «Detto fra noi, non penso esisterà mai una donna disposta a tanto, pur di stare con lui» concluse, mentre l’autista si accostava al marciapiede ed io perdevo il contatto con la realtà sempre di più. Il mio ultimate era un pervertito. Sì, lo erano un po’ tutti gli uomini, ma quello lì era un pro. Gli piacevano le corde. E io a stento sapevo allacciarmi le scarpe in maniera socialmente accettabile. Iniziai seriamente a considerare l’ipotesi di scegliere NamJoon, come ultimate. Almeno, ci saremmo fatti lunghe conversazioni sul senso della vita al tramonto, sorseggiando vino rosso come veri intellettuali sofisticati.
«Si scende» comunicò l’uomo, mentre la sua voce veniva coperta dal rumore di cinture che venivano slacciate, e qualcuno ancora ridacchiava per le raccomandazioni di poco prima.
 

 



Hongdae, ore 10.10

 
«Yo, a tutti i nostri ascoltatori! Lo sappiamo che stavate aspettando solo questo momento, e che non siete qui per la voce sexy del sottoscritto…» disse lo speaker, scatenando l’ilarità generale. I ragazzi erano seduti attorno all’ampio tavolo dello studio di registrazione, ognuno munito di cuffie e microfono mobile. Non ero mai stata in un luogo del genere, prima di quel momento. I muri erano coperti da un materiale soffice al tatto, che ricordava molto le confezioni di cartone in cui si conservavano le uova, al supermercato. Immaginai che servisse per ottenere un’acustica migliore, in fin dei conti. E anche la disposizione degli ambienti era particolare: gli speakers e i Bangtan si trovavano in una stanza, separata da quella in cui fossimo il manager ed io, da una parete per metà costituita in vetro. Intuii che dovesse occorrere per l’insonorizzazione, ma chiedere informazioni in merito era fuori discussione. Avrei dovuto sembrare professionale, non la versione mascherata da uomo di Alice in Wonderland, andando a sfiorare qualsiasi altro strumento tecnologico dall’aspetto sufficientemente astruso. No. Me ne sarei rimasta dall’altro lato del muro trasparente, con il mio paio di cuffie e il foglio sul quale erano annotati i topic dell’intervista. Lessi “situazioni sentimentali”, “donna ideale” e “turnazione”. Interessante. Mi sarei proprio divertita, a sentire che tipo di ragazza avrebbe voluto Min YoonGi. E temevo per TaeHyung. Se il suo sogno era quello di farsi legare, non potevo neanche permettermi di indovinare che razza di relazione si aspettasse, con l’altro sesso.
Un brivido mi corse lungo la spina dorsale e riportai l’attenzione sui Bangtan, che ridevano e chiacchieravano come se fossero seduti al bar, di fronte ad un caffè. Probabilmente, erano così abituati, a quel tipo di esperienze, che ormai si trattava di una sorta di normalità, per loro. In una situazione analoga, io non avrei saputo cosa rispondere o come comportarmi. “Cosa ne pensi del nuovo singolo degli EXO?”, pausa imbarazzante di due minuti. Risposta: “mi farei Park ChanYeol”. Visto? Ingiudicabile. Inenarrabile. Per fortuna che l’apprendista manager non aveva voce in capitolo.
«JiMin-ah» lo chiamò lo speaker, e lui rispose con un cenno del capo. Ancora una volta, i suoi morbidi capelli biondi ondeggiarono, imitando le spighe di grano al vento. Mi venne in mente il meme di Pacha, delle Follie dell’Imperatore, quando parlava delle “colline che cantano”. Immaginai la mia versione, dello stesso meme: “e quando Park JiMin muove la testa… i suoi capelli cantano”. Che squallore. Ma perché pensavo a quelle cose?
«Ho letto parecchi commenti sotto al tuo short film, su YouTube… hai un sacco di fans» seguitò l’uomo, che si chiamava Kwon MinHyuk ed aveva venticinque anni, quindi perfettamente cosciente di come una fangirl con gli ormoni in palla ragionasse, soprattutto dopo aver ricevuto il magnifico super potere di una tastiera sotto le proprie dita. Il ballerino arrossì, coprendosi il volto con le piccole dita.
«Ah, che tenero» intervenne la seconda speaker, Kim YouRa, ventiquattro anni ed assurda somiglianza con Dara delle 2NE1. Veramente, sarebbe potuta passare per sua sorella, o per l’imitatrice ufficiale. Aveva una carriera spianata, di fronte a sé.
«JiMin-ah è quello che riscuote più successo fra le giovani» disse NamJoon, prendendo in mano la situazione.
«È colpa del suo faccino carino, quando sorride chiude quasi completamente gli occhi, come uno Shiba Inu» aggiunse HoSeok, facendo ridere gli speakers.
«Yah, non sono un cane» protestò il biondo, lanciando una matita addosso ad Hobi.
«Colgo la palla al balzo: preferiresti che la tua ragazza avesse la tua stessa età, o che fosse più piccola? Magari più grande…?» Domandò, mentre risatine vaghe si diffondevano in sottofondo. Posai il foglio con i topics sul banchetto di fronte a me, dove altri addetti al suono erano appollaiati, seguendo la trasmissione radio, e presi la bottiglietta di plastica che il signor Kang mi aveva portato dal distributore automatico. Sperai di poterla bere in pace, senza essere interrotta da frasi moleste.
«Oh, no, a me vanno bene sia piccole che coetanee. L’importante è che abbiano una personalità gentile, dei modi amorevoli… e che i loro lineamenti rientrino nei miei gusti» spiegò il biondo, mentre bevevo. «È Kookie, quello a cui piacciono grandi. Soprattutto di circa due anni più di lui, più o meno della mia età» aggiunse, ed io sputai nuovamente l’acqua. Il vetro s’inzuppò, mentre un paio di addetti saltavano giù dal ripiano, sibilando. Mi coprii ancora la bocca con la mano, dispiaciutissima e sorpresa allo stesso momento, mentre il signor Kang mi lanciava un’occhiata al massimo della costernazione.
«L’ha fatto di nuovo!» Esclamò JungKook, puntando il dito contro il vetro, dalla saletta. Mi aveva visto?
«Che cosa?» Domandò YouRa, guardandosi attorno.
«Abbiamo un nuovo apprendista manager, ha l’età di Tae e JiMin-ah» esordì il maknae, facendomi cascare le braccia. Ma che voleva, dalla mia vita? Avevo delle reazioni particolari, e allora? La gente sveniva senza motivo, io avrei potuto sputare dell’acqua per non affogare, o no?
«E, ogni tanto, mentre beve, sputa via l’acqua… in maniera molto teatrale…» seguitò, iniziando a ridere.
«Sembra un idrante rotto» aggiunse YoonGi. Gli speaker stavano ormai sghignazzando, mentre Jin e NamJoon si guardavano confusi, non seguendo la situazione. Io, dall’altra parte del vetro, avevo ormai raggiunto lo stesso colorito del ketchup. Avrei potuto finalmente gareggiare negli States come “più gran pomodoro dell’anno” e vincere il titolo senza sforzo. I medesimi tecnici del suono che avevano testimoniato l’accaduto, stavano provvedendo a pulire il vetro con uno straccio, lanciandomi occhiate sospettose. In mia difesa, avevo posato l’acqua ben lontano dalle mie mani, e sprofondato il volto nel colletto della camicia, fingendomi interessatissima al foglio dei topic. Pubblica umiliazione il primo giorno di lavoro? Check. Voglia di scavarmi un tunnel sotterraneo e non salire mai più in superficie? Double check.
«Yah, portate rispetto al manager hyung!» Li redarguì HoSeok. Luce dei miei occhi, unico neurone sano in quella moria d’intelligenza. L’avrei lasciato dormire dieci minuti in più e gli avrei preparato il piatto più abbondante, a pranzo.
«Ma che cosa state dicendo?» Chiese NamJoon, guardando i suoi compagni con un sopracciglio sollevato. JungKook era ormai fuori dai giochi, avendo seppellito il volto nelle braccia sul tavolo, mentre le spalle sussultavano ritmicamente, YoonGi ridacchiava con aria di superiorità e JiMin e TaeHyung ridevano perché il maknae rideva. Non c’era speranza di salvare quell’intervista, ormai.
«Possiamo chiamarlo in sala? Abbiamo un altro microfono? Voglio saperne di più su questa storia» disse MinHyuk e gli addetti mi fecero cenno di entrare in studio. Che cosa? E, prima che potessi oppormi in ogni modo, mi avevano già tirato per un braccio e sbattuta in saletta, sotto gli occhi di tutti. Appena superai l’uscio, la maknae line scoppiò di nuovo a ridere ed io sentivo la voglia di vivere scivolarmi via di dosso, velocemente. Perché avevo dato retta a YooNa? Perché non ero rimasta a piagnucolare sul divano, in santa pace?
«Eccolo qua, il nostro famoso apprendista!» Mi accolse lo speaker, sfoggiando un sorrisone incoraggiante e facendomi cenno di raggiungerlo, con la mano. In altre occasioni, avrei anche potuto pensare che fosse un ragazzo carino: volto ovale, lineamenti delicati, capelli corvini in piega perfetta e aria malandrina alla Seo InGuk. Ma, in quel momento, sentivo solamente le risate dei maknae e i fallimentari tentativi della hyung line di farli stare buoni.
«Ma guarda che carino, che è! Potrebbe tranquillamente essere l’ottavo Bangtan» commentò YouRa, mentre mi sentivo ancora più male. Ottavo cosa, probabilmente mi avrebbero licenziata nell’arco di tre ore. E poi ero una ragazza, diamine. Mia cugina aveva fatto veramente un ottimo lavoro, nel trasformarmi in un uomo, niente da eccepire.
«Siediti…» ed attese che pronunciassi il mio nome, battendo la mano su una sedia libera accanto a sé.
«L-Lee MinSoo» balbettai, prendendo posto fra lui e NamJoon, nell’apogeo dell’inadeguatezza sociale.
«Vuoi raccontarci la storia fin dall’inizio, MinSoo-ah? Questi tre non fanno altro che ridere» mi esortò, mentre la maknae line riprendeva ossigeno e scuoteva mani e teste, cercando in tutti i modi di non esplodere nuovamente. Li avrei presi così tanto a calci, se fossi stata in un modo parallelo, che probabilmente ognuno di loro avrebbe potuto sfoggiare un sedere alla Jennifer Lopez in almeno venti minuti. Mi grattai la testa a disagio per qualche attimo, vedendomi arrivare un microfono sotto il naso, mentre il silenzio calava nello studio e tutti si aspettavano che io prendessi parola. Dall’altro lato del vetro, vedevo il signor Kang farmi cenno di procedere. In fretta.
«Il punto è che succedono degli episodi molto particolari, ai quali io… uhm… non sono abituato. Casualmente, accadono sempre quando sto bevendo, così… per non strozzarmi con l’acqua, devo sputarla via…»
«In faccia a JungKook» concluse YoonGi e risero di nuovo, perfino gli speakers.
«Davvero?» Chiese MinHyuk e il corvino annuì al mio posto.
«Stamattina, per esempio».
«E perché?»
«Perché i nostri maknae hanno delle personalità esuberanti e si comportano come se avessero tre anni» concluse HoSeok, salvandomi dall’imbarazzo.
«Yah!» Protestarono JiMin e TaeHyung, non sapendo se indignarsi o continuare a ridere.
«Dicci un po’, MinSoo, come sono i Bangtan quando si tratta di ragazze?» Domandò YouRa ed io sbiancai. L’unica cosa che mi veniva in mente, era la discussione sul BDSM. Non riuscivo a pensare ad altro. Oh mamma saura. Non avrei potuto spiattellarlo in diretta radiofonica nazionale. Doveva pur esserci un modo diplomatico di chiudere la questione.
«Sono arrivato solo ieri, non ho ancora avuto modo di presenziare a nessun fansign…» mi giustificai, cercando di sorridere e non scoppiare in lacrime. Potevo tornarmene dall’altra parte del vetro, in silenzio?
«Ah, perfetto. Allora, facciamo così: a partire da NamJoon, descrivete qual è, il tipo ideale, della persona alla vostra destra. Così aiuterete il povero MinSoo a conoscervi meglio, senza inzuppare nessuno» propose MinHyuk. Altre risatine. Ma che simpaticone! C’era davvero bisogno di parlare di acqua ogni volta?
«Uhm…» esordì il leader, sistemandosi il berretto sulla testa e sorridendo, impacciato. «Non parliamo spesso di ragazze, anche perché Jin hyung ha standard molto alti» disse, e l’altro annuì, solenne. «Ovviamente, tutte le nostre ne ARMY fanno parte, sia chiaro» specificò, facendo ridacchiare gli speakers. «Però… penso che il suo ideale di donna sia qualcuno di impeccabile, che abbia una grossa forza di volontà ed ottimo gusto nel vestire. Ah, e che sappia cucinare, ma che sia comunque disposta a lasciare a lui i fornelli, di quando in quando. E che adori le battute. Molte battute» concluse, ridendo. L’altro gli batté le mani, in segno d’approvazione.
«NamJoon-ah mi conosce veramente bene, devo ammetterlo» commentò, trattenendo una risata. «Ma per lui è stato facile. Io ho paura di YoonGi-ah» rivelò, facendo ridere tutti. Il corvino si strinse nelle spalle, esibendo la sua espressione di superiorità. «Da quel che ho potuto capire, a lui non importa molto l’aspetto esteriore. A lui interessa che questa persona abbia qualcosa da dire, una storia da raccontare. E che nutra un interesse vero per la musica, altrimenti non potrebbe capire niente, di lui» provò, ottenendo un’espressione colpita dal suo dongsaeng, ed un pollice alto.
«A YoonGi hyung piacciono le donne forti che non hanno paura di niente» s’intromise TaeHyung.
«Black Widow, della Marvel» sottolineò JungKook.
«Una supereroina!» Esclamò YouRa, fra le risate. «Una tipa indipendente».
«Abbastanza, sì» riprese Jin. «Basta che lo lasci dormire in pace» concluse. Spostammo lo sguardo sul corvino, che si passò una mano fra i capelli, scompigliandone i lunghi ciuffi d’ebano.
«Uhm, a JiMin piacciono le ragazzine intraprendenti» sparò, e scoppiammo tutti a ridere. Io per prima, finalmente. Qualcun altro alla gogna, che goduria. Il ballerino era diventato viola dalla vergogna, iniziò a levarsi le cuffie e fece per alzarsi.
«Dove vai, torna qui» gli disse NamJoon, fermandolo prima che uscisse dalla saletta. Il biondo tornò sui suoi passi e si sedette, incrociando le braccia al petto, al di sotto dell’ampio golfino leggero. Con ogni probabilità, si sarebbe volentieri sotterrato anche lui, in quel momento. Ancora una volta, mi meravigliai di quanto potente fosse il karma. Incredibile.
«Dicevo, lui ha un debole per le collegiali. Sai, quelle col faccino pulito, sempre sorridenti, che ti chiamano “oppa” e con le quali andresti a prendere un gelato? Loro» descrisse YoonGi, lanciando un’occhiatina divertita all’amico, il quale si stava mordendo l’interno della guancia, sollevando un sopracciglio.
«Che bravo ragazzo» commentò MinHyuk. «Perché sei così imbarazzato? È una bella cosa» gli disse, provando a rincuorarlo.
«JiMinie è sempre timido, quando si parla di lui ed è presente» disse HoSeok, ridacchiando.
«Uhm» si schiarì la gola il biondo, prendendo la parola per il suo turno di descrizione. «TaeHyung ha gusti eclettici» e iniziò a ridacchiare. Oh no. Oh no, no, no. Iniziai ad avvertire il panico, mentre gli altri sembravano tranquillissimi e il castano gongolava nel suo stesso brodo. Solo io vedevo la catastrofe imminente? «A lui piacciono molto le ragazze brave a… stringere legami» e scoppiò a ridere, seguito a ruota da JungKook e NamJoon, mentre io sbarravo gli occhi e il resto dei ragazzi ridacchiava, scuotendo la testa. Ecco qua. Sapevo che sarebbe finita in quel modo.
«Quindi, ragazze socievoli?» Tentò YouRa. JiMin annuì.
«Oh sì. Tantissimo» concluse, gettando un braccio attorno alle spalle del suo amico, trattenendo un’altra risata. Mi passai una mano sulla faccia. Folli. Erano tutti folli.
«Ad Hobi hyung piacciono le donne di cuore» disse TaeHyung, annuendo, fiero della sua frase formulata con tanta poesia. «Le persone gentili e solari, che mettono l’anima in tutto, un po’ come lui».
«È la cosa più intelligente che abbia detto in due settimane» commentò YoonGi, spezzando l’atmosfera romantica calata sui presenti.
«Sento del bullismo nell’aria?» Commentò MinHyuk, ridacchiando. Il corvino si strinse nelle spalle.
«Lo hyung dimostra affetto in questo modo» disse il castano, come se nulla fosse accaduto.
«JungKookie-ah s’imbarazza molto, con le ragazze» ammise HoSeok, mentre l’altro accusava il colpo, annuendo e sorridendo. «Però, JiMinie aveva ragione, a lui piacciono più grandi, con esperienza» e scoppiò a ridere.
«Forse gli manca la mamma?» Chiese Jin, infierendo.
«Gli piace quello che non può avere» aggiunse NamJoon, rigirando il coltello nella piaga.
«Suvvia, lo state distruggendo» intervenne YouRa, in sua difesa. Ma JiMin si oppose.
«No, no! Deve ricordarsi qual è il suo posto» commentò, mentre l’altro si copriva la faccia con le mani, senza più dignità. «E chi è nato a Busan per primo».
«Ancora, hyung?» Ebbe solo il coraggio di dire, liberando il volto e mostrando le guance rubiconde dalla vergogna.
«Sempre» ribatté quello, annuendo. Era proprio vero che i diss più potenti ai Bangtan, li facevano i loro stessi membri del gruppo.
«Kookie-ah, parla di NamJoon hyung, così chiudiamo il cerchio» gli disse MinHyuk. Il maknae tamburellò con le dita sulle grandi cuffie, radunando i pensieri. Aveva l’aria parecchio assorta, quasi stesse facendo un monologo interiore con la sua coscienza.
«Lo hyung andrebbe d’accordo con un’altra anima grande quanto la sua» disse, scegliendo con cura le parole. «Qualcuno a cui piaccia leggere, che abbia un sacco di domande da fare e voglia di vedere il mondo, conoscere altri esseri umani. Una bella persona, insomma. Che abbia anche molta pazienza, per tutti gli oggetti rotti che si ritroverà in casa» aggiunse, facendo ridere di gusto il leader.
«Ben detto» commentò quello, mentre un paio di minuscole voragini di allegria si aprivano nelle sue guance, guarnendo il candido sorriso del giovane. Come faceva, la gente, a dire che non fosse bello? In quel momento, Kim NamJoon era un piccolo pezzo d’arte imbarazzata, uno spettacolo per pochi. Il mondo andava proprio male, per non rendersene conto.
«MinSoo-ah» mi richiamò lo speaker, strappandomi ai miei pensieri.
«Eh?» Dissi, distratta.
«Adesso pensi di conoscere un po’ meglio il tuo team?»
«Direi di sì» ammisi, lanciando loro uno sguardo circolare. «Ci sono ancora degli aspetti sui quali sarebbe meglio non indagare, ma sento di averne proprio approfondito parecchi altri» conclusi, cercando di essere il più diplomatica possibile. Gli speaker annuirono, per poi indire dieci minuti di pausa, durante i quali avrebbero mandato delle canzoni in onda. Mi alzai, stiracchiandomi, felice di non dover più contribuire attivamente all’intervista, desiderosa di tornarmene al mio posto dietro le quinte, dove nessuno poteva vedermi, né udirmi.
Sentii i ragazzi rumoreggiare, fra cui JiMin che si lamentava con YoonGi a causa delle “ragazzine intraprendenti”, con relativo gestaccio e linguaggio colorito in risposta. Dovetti comunque ammettere che fosse divertente, trascorrere il tempo insieme a loro. Magari, mi ci sarei anche abituata. 



 



 


#Yah!: per vostra informazione, io sono realmente convinta che a Tae piacciano quelle cose. E' da Run che lo penso.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: whitecoffee