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Autore: TheWalkingNerd    18/09/2017    1 recensioni
[Dunkirk]
Il molo: Casa è una linea bianca all'orizzonte, così vicina che basterebbe allungare un braccio per toccarla. Eppure, attorno a lui continuano ad esplodere bombe.
Il mare: Lo scafo si innalza ad ogni onda e, ogni volta, il soldato seduto sul ponte trema un po' di più. Fissa la punta delle proprie scarpe da ore, stretto nella coperta. Di sotto, George gira la testa, mentre con una mano Peter cerca di farlo stare fermo. C'è troppo sangue sulle sue dita, tra i capelli di George, sul bendaggio improvvisato.
Il cielo: Quando scenderà sarà come amputarsi una gamba, perché quella carretta mezza rotta e quasi a corto di benzina è un prolungamento del suo corpo.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Non ho scusanti, se non che Dunkirk ha messo k.o. quei pochi neuroni che mi erano rimasti.
Queste prime tre flash (che poi sono drabble cicciotte: dalle 200 alle 300 parole) sono ambientate durante il film e raccontate dal punto di vista di Tommy, Peter Dawson e Farrier, rispettivamente. Le prossime seguiranno l'aftermath, ovvero gli eventi successivi al film. [Inoltre, mi sono imbarcata nella scrittura di una storia sulla Battaglia di Inghilterra e su Farrier che scappa dal campo di prigionia, ma non ho idea se e quando riuscirò a portarla a termine]
Per le note tecniche, ci vediamo in fondo alla pagina.

 
 
Casa è una linea bianca all'orizzonte, così vicina che basterebbe allungare un braccio per toccarla. Eppure, attorno a lui continuano ad esplodere bombe.
Il molo scricchiola sotto le sue scarpe. Un'onda gli spruzza dell'acqua in faccia, che il vento asciuga. Sarebbe più facile se quell'acqua si potesse bere, perché lì sono tanti e stanno un po' tutti morendo di sete.
Il rombo lo fa voltare. L'Heinkel abbassa il muro giallo verso di loro e vira; una scia bianca sporca l'azzurro del cielo.
Tommy si getta sulla sabbia e copre la testa con le mani. Un fianco urta il suo; l'altro soldato trema, o forse è lui che sta tremando. Ha perso di vista Gibson qualche minuto fa e ora non si trova, in quella massa di corpi rannicchiati a terra. Potrebbe essere-
L'esplosione è una coltellata nelle orecchie. Tommy serra i denti e tiene gli occhi chiusi. Quasi non sente le urla, al di sotto degli scoppi. Ma è il sangue che rimbomba nelle tempie, a fare più rumore. Gli ricorda che è vivo, è ancora vivo. Attorno a lui, le bombe esplodono.
La sabbia gli atterra sulla faccia, umida. O forse è il sangue di qualcuno ad essere umido, non vuole saperlo. Punta i gomiti per terra e si rimette in piedi, lo sguardo fisso all'orizzonte.
Bisogna solo aspettare la prossima nave. Verranno a prenderli.
 
 
Lo scafo si innalza ad ogni onda e, ogni volta, il soldato seduto sul ponte trema un po' di più. Fissa la punta delle proprie scarpe da ore, stretto nella coperta. Di sotto, George gira la testa, mentre con una mano Peter cerca di farlo stare fermo. C'è troppo sangue sulle sue dita, tra i capelli di George, sul bendaggio improvvisato. Troppo, perché vada davvero tutto bene.
Chissà se anche suo fratello sarebbe diventato così, se l'Hurricane non fosse precipitato quel giorno. Forse è un bene che non abbia visto tutto questo, che non sia ridotto a battere i denti e sussultare ad ogni scroscio delle onde. Gli piace ricordarlo mentre si scola una birra e gli arruffa i capelli, con la divisa che profumava di nuovo indosso, prima di chiudersi la porta di casa alle spalle.
Rialza gli occhi su suo padre, al timone. Dunkirk è vicina eppure lontana, uno stretto minuscolo li separa dai loro soldati. Si chiede se sia abbastanza, se quelle navi siano abbastanza, se i giubbotti salvagente serviranno a qualcosa, quando una bomba o un u-boot li colpirà; se al molo ci sia ancora qualcuno da salvare.
La mano di George ancora stringe la sua, ma la presa è più debole. Peter lo avvolge in una coperta ed esce sul ponte. 
Uno Spitfire scivola verso il mare in una nuvola di fumo. Lo stomaco di Peter si annoda in un carrick. Dovrebbero rientrare, perché George ha bisogno di un medico e quel soldato, Dio, è tutta colpa sua, e invece Peter artiglia il parapetto e si sporge il più possibile, con gli occhi cerca l'arco del paracadute.
Hanno delle persone da salvare.
 
 
Farrier spinge lo stick e lo Spitfire punta il muso verso il basso. Il vortice del cielo con il mare è inebriante, gli fa girare la testa come dopo l'ultimo bicchiere, alla base. Collins non è che un puntino in mezzo al blu del mare, mentre il suo Spitfire si inabissa.
Quando scenderà sarà come amputarsi una gamba, perché quella carretta mezza rotta e quasi a corto di benzina è quasi un prolungamento del suo corpo. 
Lo Spitfire segue l'Heinkel come un terrier che ha puntato la volpe. Il corpo passa al centro del mirino. Farrier preme il bottone con una spinta secca; la mitragliatrice crivella il metallo.
L'Heinkel cola a picco, il motore già fuma nero. 
Uno in meno
Di sotto, la folla di puntini marroni tira i caschi e alza le braccia. È valsa la pena di spendere anche l'ultima goccia di gasolio lì, anche se casa è alle sue spalle e il serbatoio è vuoto. Quei ragazzi sono vivi grazie a lui, e il calore invade il petto come tè bollente.
La ventola fa un ultimo giro e si ferma. Farrier riempie i polmoni e sospira. Senza il rombo del Merlin, le orecchie fischiano. Sotto di lui scorre un tappeto infinito di sabbia, la pista di atterraggio più grande e bella che abbia mai visto. Altri caschi volano per aria; nelle barche, qualcuno salta. Una macchia blu si muove, su un ponte, ma non ci giurerebbe.
Guida lo Spitfire verso la distesa a est, sempre più lontano dal molo. Si sta avvicinando al punto di non ritorno, a quel confine invisibile che gli strapperà per sempre il biglietto per casa. Lo Spitfire scivola sulla sabbia con uno scossone.
Farrier lascia scorrere lo sguardo sulla carcassa metallica e preme il grilletto. Le fiamme divorano il caccia, come divorano l'ultimo frammento di lui. Oltre il fumo, soldati con un'altra uniforme gli corrono incontro. Gli occhi pizzicano, ma le lingue di fuoco che quasi sfiorano la pelle non c'entrano.
Una presa artiglia il suo braccio. La canna fredda di un fucile preme sulla nuca.

 
 
Non so se qualcuno ha aperto questa raccolta per curiosità  (o se l'unica scema che si spoilera il mondo sono io, lol), perciò, in tal caso, ecco alcuni approfondimenti:
- L'Heinkel è il caccia tedesco, che nel film ha il muso dipinto di giallo. Farrier abbatte diversi caccia (Heinkel, Stuka e ME 109, in particolare, a motore spento) durante il film. Mi sono concentrata sul momento in cui abbatte l'Heinkel che ha colpito Collins (perché sono fermamente convinta della bromance tra questi due, #fightme)
- Il fratello di Peter Dawson è canonicamente morto agli inizi della guerra ed era un pilota di Hurricane.
- Lo Spitfire è il caccia inglese.
- Il carrick è un nodo usato dai marinai; ho pensato che Peter fosse abbastanza esperto in nodi da conoscere più del classico nodo inglese.
- Gli u-boot sono sommergibili.
- Lo stick non è altro che la cloche, con cui si effettuano la maggior parte delle manovre negli aerei. Visto che Farrier è inglese, ho preferito usare il termine nella sua lingua.
- La macchia di colore blu che Farrier nota su una delle barche è Collins. Sempre per quell'headcanon che quei due siano amici, mi piace pensare che Farrier l'abbia visto, così come Collins faceva il tifo per lui sul ponte. Tra l'altro, a me sembra che Collins lo stesse cercando con lo sguardo, alla fine, e cambia espressione quando si accorge dell' ME 109.
Vi lascio in pace. Chi volesse altre teorie strampalate, può consultare il mio blog: jerkchesterx.tumblr.com
   
 
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