Anime & Manga > Rayearth
Ricorda la storia  |      
Autore: Hedoniste    18/09/2017    3 recensioni
Al termine dell'avventura dei Cavalieri Magici, ogni cosa sembra essere andata per il meglio e tutti hanno trovato la strada della felicità nel Nuovo Sephiro... proprio tutti? Non sempre la forza di volontà è sufficiente.
Manga!verse - 2000 parole ca.
Prima classificata al contest "La rivincita dei piccoli fandom II edizione" organizzato da Nuel2 sul forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clef, Eagle Vision
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La voce nel silenzio



banner


Una lama di luce penetra attraverso le mie palpebre, non perfettamente chiuse, facendosi strada fra le tenebre del mio sonno. I recettori nei miei occhi reagiscono, inviando uno stimolo al cervello per riscuotermi dal torpore. Con un guizzo, il segnale viene diramato di nuovo verso i muscoli orbitali, recando un ordine conciso: apri gli occhi.

ttt

Mentre attraversava il porticato ai piani alti del castello, Clef percepì distrattamente una risata provenire dal rigoglioso giardino sottostante, coperta appena dal gorgoglio della fontana. Volse lo sguardo verso la fonte di quel suono argentino, ancora immerso nei propri pensieri, e vide due sagome scure stagliarsi contro il marmo bianco della fontana. Riconobbe Hikaru e Lantis; la prima per la lunga treccia color rame che contrastava sull’uniforme nera, il secondo per l’imponente armatura di metallo brunito: era rientrato nel ruolo di Capitano delle Guardie da poco.

La ragazza aveva pensato bene di festeggiare questo avvenimento entrando nella fontana e bagnandogli il mantello – «Dai, così perdi quell’aria ingessata!» – e ne stava ancora ridendo. Lantis la guardava sgomento, il velluto grondante avvolto sul braccio.

Il mago non si fermò, approssimandosi alla sua destinazione, ma ebbe il tempo di notare come nell’aura di Lantis, un tempo talmente plumbea da risultare impenetrabile ai suoi poteri ESP, fosse tornata una certa trasparenza. Non avrebbe mai più riacquistato il bagliore adamantino dell’infanzia – era cresciuto troppo severo e compassato, a causa dell’addestramento da guerriero – ma il miglioramento era innegabile. Clef era sinceramente affezionato al ragazzo, di cui era stato il tutore, e aveva suggerito il suo nome quando Rafaga aveva lasciato le Guardie.

Le cose stavano ritornando alla normalità, per Sephiro, tanto che il precedente Capitano delle Guardie aveva potuto smettere di combattere per seguire la moglie nei suoi spettacoli itineranti[1]. Sarebbe ora che tutti andassimo avanti, pensò Clef, schiudendo la porta dell’ultima camera che dava sul giardino.

ttt

Apri gli occhi.

Apri gli occhi!

Dannate palpebre, vi ordino di aprirvi. Al mio tre: uno… due...

Apritevi e basta!

Cerco di alleviare l’ansia che cresce con il sarcasmo – proprio io, con il nome che porto[2], condannato al buio eterno – ma il riso mi muore in gola e suona come un singhiozzo spezzato. Una coltre di tenebra torna ad avvolgermi – il mondo esterno distante, sfumato – e premendo sul mio torace, rende il respiro affannoso e irregolare.

Se non ho il controllo della mia muscolatura, come posso avere quello del diaframma? Come riesco a respirare?

Non ci riesco, infatti. La gabbia toracica collassa sotto il suo stesso peso, incapace di espandersi ancora. La disperazione cresce, mentre cerco strenuamente di farmi obbedire dalla carcassa fatiscente che è il mio corpo, le cui cellule cominciano a strillare per l'asfissia. Mi dimenerei, stringendomi una mano al petto, ma gli arti giacciono immobili e posso solo arrendermi al dolore – quello sì, tagliente e acuto – ed unirmi al grido di morte che mi ottunde l'udito. Percepisco appena il suono della porta che si chiude e faccio appello alle ultime forze, prima di annegare nel limbo.


ttt

'Clef, Clef! Attaccatemi ad una macchina, presto! Non respiro…'

«Stai avendo un attacco di panico, Eagle. Sei perfettamente in grado di respirare senza aiuti esterni.»

'Non ce la faccio, come potrei? Sono passati mesi da quando sono rimasto paralizzato, i muscoli sono atrofizzati. Ho bisogno di innesti biomeccanici; ad Autozam...'

«Non siamo ad Autozam, Eagle. Qui a Sephiro, la forza di volontà è sufficiente.»

'Attaccami ad una maledetta macchina!'

«Devi crederci, Eagle. La tua guarigione è possibile solo così.»

Di nuovo questi discorsi. 'La volontà ti salverà, Eagle', 'nel tuo cuore hai tutta la forza che serve, Eagle'. La Fede non è mai stata il mio forte, però: Scienza è la parola che più mi si addice. Sembra che nessuno lo capisca, qui. Continuano a raccontarsi le stesse favolette sui buoni sentimenti propinategli dall'alba dei tempi dalla Colonna, ignorando il fatto che per certi problemi una bella fiaba, semplicemente, non basta. È così diverso dall'approccio che avremmo ad Autozam: gli ingegneri biomedici di mio padre starebbero già cercando un modo per travasare la mia coscienza all'interno di un apparato meccanico. Là, il pensiero è tutto.

Clef stava fissando la figura nell’alcova e il cuore gli si strinse di pietà e commozione. Pur essendo il mago più potente del regno, non poteva decifrare in dettaglio i pensieri di Eagle, a meno che lui stesso non decidesse di condividerli con il prossimo – quel ragazzo aveva un potere strabiliante, energia mentale allo stato puro, che sarebbe stato affascinante studiare e comprendere proprio perché così diverso dalla magia che funzionava su Sephiro. Inconsciamente, aveva eretto una barriera che impediva a chiunque di avvicinarsi[3] – e impediva a chi avesse poteri ESP di leggere la sua aura – ma, grazie alla propria innata empatia Clef percepì comunque quali emozioni gli attraversavano l’anima: disperazione, smarrimento, rabbia. Soprattutto, solitudine. L’anziano mago provò un moto di tenerezza tale che, pur sapendo che non sarebbe riuscito a sfiorarlo, fu sul punto di abbracciare quel corpo così magro che giaceva immobile sotto le coltri. Tuttavia, per quanto fosse chiaramente provato dai mesi di paralisi, l’Alto Generale di Autozam non era ancora stato sconfitto. Clef avvertiva il fuoco pronto a divampare ancora, sotto le ceneri lasciate dalla battaglia per il Cammino della Colonna. La prova di questo era il fatto che, per quanto durante i suoi frequenti attacchi di panico Eagle chiedesse di essere attaccato alle macchine, a mente lucida non avesse mai ordinato di essere riportato ad Autozam per terminare la propria vita. Aveva continuato ad insistere sul fatto di aver bisogno di un supporto meccanico – e Clef aveva continuato a rispondergli freddamente che crederci sarebbe bastato a farlo alzare da quel letto – ma non aveva mai deciso di mettere fine al proprio soggiorno a Sephiro. Forse, c’era ancora un barlume di speranza al quale aggrapparsi e il suo cuore avrebbe trovato la via della guarigione, permettendogli infine di uscire da quella stanza con le proprie gambe.

«Aspettami, Lantis, non te ne andare! Ops… Ah!»

La voce di Hikaru giunse dalla finestra aperta e il tonfo di un corpo che cadeva in acqua annunciò ai presenti che la ragazza era scivolata nella fontana. Clef alzò un sopracciglio, pronto ad accorrere. Un istante dopo, un altro scoppio di risa ancor più forte degli altri gli confermò che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi. Quando, però, un altro suono si mescolò alla risata brillante di Hikaru – un riso più sommesso, basso e maschile: anche Lantis stava ridendo? – la luce intorno a Eagle si tinse di un lilla acceso che non sfuggì ai poteri del mago, che attese, all’erta.

«Mi scusi, signora carpa, l’ho quasi schiacciata…»

La voce di Hikaru fu seguita da un altro guizzo di colore, di un rosa antico che stemperò il lilla. Clef, con un respiro profondo, si immerse in una sorta di trance per poter usare al meglio la propria magia ed avere una lettura più chiara dell’aura che gli si era finalmente dischiusa, sfruttando quel momento in cui le difese psichiche di Eagle sembravano essere abbassate, colte in fallo dalla risata di Lantis.

ttt


Lasciarsi avvolgere dall'aura di Eagle per leggerla fu come entrare in una foresta devastata da un incendio: ovunque regnava il grigio cenere, simbolo di depressione e sconfitta, striato dal nero di ciò che è danneggiato oltre ogni rimedio. L'unico altro colore dominante era il viola, come Clef si aspettava vista la potenza dell'energia mentale del ragazzo; il lilla e il rosa che aveva notato poco prima erano dei piccoli, tenui accenti in un quadro altrimenti desolante. I colori dell’affetto e dell’amore scevro da secondi fini, pensò il mago. Non possono essere qui per caso. Tese una mano, sperando che, per una volta, Eagle non rifiutasse l'aiuto che gli veniva offerto. Fece appena in tempo a sfiorare il broccato che ricopriva il letto – un istante che gli attraversò il corpo come una scarica elettrica e in cui, finalmente, capì – quando fu ricacciato indietro.

'Cosa hai visto?'

«Nulla, Eagle, nulla...» rispose Clef. Non sapeva nemmeno lui perché stesse dissimulando.

'Bugiardo! Ho avuto un flashback di alcuni miei ricordi, e ho visto il tuo volto in ognuno. Parla!'

«Hai intenzione di tornare ad Autozam, vero?»

Il silenzio che seguì fu più eloquente delle parole. I poteri di Clef gli avevano consentito di andare oltre le emozioni che il giovane stava provando in quel momento e di vedere i ricordi ad esse collegati: ricordi e sentimenti che, probabilmente, Eagle non aveva mai condiviso con anima viva.

«Ho visto il momento in cui hai capito che l’amicizia con Lantis avrebbe cambiato la tua vita. E quello in cui hai deciso di dare una possibilità a te stesso e lasciare che Hikaru ti portasse qui a Sephiro per guarire. Cosa è cambiato da allora?»

‘Ho fatto del mio meglio per migliorare le mie condizioni di salute, per le persone che mi vogliono bene, come aveva detto lei. Incontrare Lantis è stata una delle cose migliori che sia successa nella mia vita: abbiamo combattuto insieme, ci siamo sempre capiti con uno sguardo. Non potevo tirarmi indietro.’

Clef aveva visto mille battaglie nei ricordi di Eagle, con il volto di Lantis a fare da filo conduttore: sempre calmo e compassato, sapeva sempre dove essere e quando intervenire. Le memorie che riguardavano quelle battaglie avevano tinte più vivide delle altre, in virtù dell’affetto fraterno che legava i due.

‘Entrambi siamo partiti per Sephiro con l’intento di salvare altri dal destino tragico della Colonna. Lui voleva distruggere il Cammino, io percorrerlo e addormentarmi con il regno in una pace eterna.’

Il Mago tacque. Sapeva quali parole sarebbero seguite e il suo primo impulso fu quello di interrompere il discorso di commiato di Eagle, implorandolo di restare e provarci ancora, come altri avevano fatto prima di lui; ma, con il cuore, aveva sempre saputo che fermarlo non sarebbe stato giusto e lui avrebbe dovuto poter scegliere il proprio destino. L’abolizione del sistema della Colonna aveva portato proprio questo, su Sephiro: la libertà per ognuno di seguire il proprio cuore, anche su una strada che i più avrebbero considerato sbagliata.

‘Oramai, però, il volere di Lantis si è compiuto: non c’è più una Colonna Portante che, sola, sia condannata a portare il peso del destino del mondo intero. Oggi, ho avuto anche la riprova che il mio desiderio più grande si è esaudito, perché lui ha ritrovato la speranza in un mondo migliore. Quindi, è tempo che anche la mia volontà si compia: riportami ad Autozam, Clef. Sono così stanco…’

«Chiamo gli altri, vorranno salutarti» disse Clef voltandosi. «E poi, farò arrivare la tua nave per venirti a prendere.»


‘Potremo comunicare ancora, quando sarò arrivato ad Autozam. Adesso, ho davvero bisogno di tornare a casa. Niente nave. Tu puoi farlo, vero? So che sei in grado. Te lo chiedo per favore.’


Clef non rispose. Si sentiva il gelo nel cuore, ma poteva – doveva – fare quello che Eagle gli aveva chiesto. Si concentrò per un lungo istante, mentre tracciava simboli cabalistici nell’aria. Con l’occhio della mente, si proiettò oltre il mondo che gli era noto, oltre il proprio regno di magia, fino al pianeta delle macchine. Riconobbe una casa dalla sua visione: non contento, volle arrivare fino alla stanza di Eagle, fino al suo letto. Ti prometto che sarai al sicuro, ragazzo.


‘Lo so’ rispose lui, anche se il mago non aveva pronunciato una parola.


Il corpo di Eagle fu attorniato da sfere luminose che lo sfioravano con la propria scia e cominciò a dissolversi nell’aria, diventando pian piano sempre più trasparente. Ormai completamente rilassato, aveva abbattuto del tutto la propria barriera psichica e Clef potè quindi ammirare la sua aura per un momento.

Il grigio era quasi completamente scomparso, lasciando posto all’azzurro intenso e, soprattutto al verde brillante, colori della serenità e dell’equilibrio. I colori di Sephiro, che portava con sé come un nuovo ricordo.


Gli occhi dell’anziano mago, pieni di quella luce meravigliosa, si offuscarono di pianto quando fu solo nella stanza.





tttttttt


Note

[1] Riferimento a Rafaga e Cardina: nell’anime, Lantis è stato Capitano delle Guardie fino a poco prima della nomina dei Cavalieri Magici, ed è sostituito poi da Rafaga. Al termine della storia quest’ultimo si innamora di Cardina, ballerina itinerante.

[2] Il nome inglese di Aquila è Eagle Vision, e proprio la vista è il senso di cui viene privato.

[3] Su Autozam, Eagle è privo di qualsivoglia potere "magico" ma utilizza il proprio cervello per comandare il suo robot FTO attraverso una connessione neurale. Ho immaginato che su Sephiro, data la natura del pianeta, questa sua grande energia mentale si esprimesse in una sorta di magia psichica.



Note dell’autrice (Uso questo font perché mi piace un sacco, anche se mi ha fatto dannare!)

Nell’anime Eagle muore, sacrificandosi per permettere a Hikaru di diventare Colonna, e lei e Lantis si dichiarano reciproco amore al termine della storia; nel manga, Eagle si salva rimanendo però in una sorta di sindrome locked-in. Si può esprimere con la telepatia ma non può muovere nessun muscolo. La resa grafica del discorso diretto cerca di rendere questa situazione utilizzando le virgolette per le battute di Clef e degli altri, che vengono effettivamente pronunciate, e gli apici per quello che viene comunicato con il pensiero da Eagle. È lui la «voce nel silenzio» a cui fa riferimento il titolo.

La scelta di utilizzare la prima persona presente per la narrazione di Eagle e la terza persona al passato remoto per Clef non mi convince al 100%, ma mi sembrava l’unica maniera per veicolare al meglio le differenze fra i due.

Al momento di scegliere i tag e le categorie per la storia, ero combattuta se segnalare la Slash o meno. Per rimanere fedele all’opera originale ho scelto di non farlo e di mantenere la relazione fra Lantis e Eagle quella fra due “Brothers in arms”, anche se è un amore fra i due è considerato “fanon”. Sono però dell’idea che l’amicizia ti sconvolga la vita e ti dia una ragion d’essere tanto quanto l’amore: sebbene io sia una sostenitrice di loro due come coppia, in questo caso non ho spinto la storia oltre i suoi limiti naturali.

Stesso dicasi per il rapporto fra Lantis e Hikaru: a differenza dell’anime, nel manga i due non si mettono insieme e va benissimo così.

Spero comunque che la storia vi sia piaciuta e che vogliate lasciarmi un commento! Ringrazio Nuel2 per aver organizzato il contest La rivincita dei piccoli fandom II edizione, senza il quale questa storia non avrebbe visto la luce. À bientot!

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Rayearth / Vai alla pagina dell'autore: Hedoniste