Serie TV > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: ClodiaSpirit_    18/09/2017    0 recensioni
Magnus e Alec dopo la confessione dello Stregone della 2x15. La debolezza dello Stregone lo porta ad aprirsi completamente allo Shadowhunter, mostrando un lato di sé che ha sempre odiato: i suoi occhi da gatto, simbolo della sua natura. Magnus intende mostrarsi ad Alec così per come è, temendo il pensiero dell'altro. « Non c’è niente di brutto in te » aveva detto con così tanta determinazione da far ribaltare in aria le mille convinzioni e castelli d’acciaio che Magnus aveva costruito fin dal momento in cui era venuto al mondo, fin dalla sua infanzia. Da quando sua madre si era tolta la vita per colpa sua, per colpa della sua natura da Nascosto. Aveva ceduto anche se si era ripromesso di non farlo. Ma con Alec era stato diverso.
// Plus altri capitoli basati su altri episodi o di puro pensiero/ immaginazione so stay tuned.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spazio autrice: Ssssalve\hi\ciao\buon pomeriggio\sera (?) non so che ore siano da voi, quindi ho preferito un mix abbastanza random. Io vorrei soltanto dirvi che questo è il penultimo capitolo.
- - -
E lo sono triste anch’io, ma sono grata perché ho visto che più vado avanti, più qualcun altro si aggiunge sempre e con la sua curiosità che amo si interessa e cerca di conoscermi, ed è successo più o meno questo con alcune di voi ragazze. Ma non salutiamoci adesso, altrimenti finisce che mi deprimo e questo non va bene. Cosa c’è dentro questo capitolo?
Uhmmm.                                                                                                                                                                                                                           Pensate un po’ al 4 e moltiplicatelo per 2, sì lo so, otterrete l’8. Ma pensate un po’ a qualche analogia, ci siete arrivati? Conditela con un po’ di angst e voglia di picchiarmi o amarmi ( a voi la scelta) e avrete una morte più che sicura, così come l’ho avuta io scrivendolo. Buona lettura.
Clodia.



And now that I’m breathless
and I just want to disappear



Camminava lungo le strade ritornando all'Istituto, l'arco in spalla con le frecce dalla punta rossa ben conosciuta e visibile. L'aria gli sferzava il viso per via delle previsioni abbastanza repentine di NY che erano cambiate così velocemente. Nessuno aveva previsto un autunno così freddo. La giacca di Alec non bastava a coprirlo dalla brezza autunnale tipicamente americana che portava la gente a coprirsi a strati o a rimandare voli per via del successivo e incombente maltempo. Le sue gambe però si muovevano speditamente dentro i pantaloni color turchese scuro che metteva in risalto la giacca, mentre dalla bocca uscivano piccoli fiotti di nitida nebbia. Simili a cerchi gelidi che salivano verso il cielo nuvoloso delle strade vicino a Central Park. Percorse ancora un paio di metri, ormai conosceva a memoria quelle vie, i suoi passi che le percorrevano meglio di mappe o informazioni di possibili turisti. Il cielo era plumbeo, le nuvole scie bianche che si trascinavano in quella massa su cui si appiattivano i grattacieli e le varie case. Dovevano essere le sette di sera o qualcosa del genere dato che le strade erano semi vuote. Alec voltò l'angolo e si maledisse esattamente due secondi dopo. Un viso familiare entrò nel suo raggio d'azione e si girò immediatamente, pensando a una scorciatoia che lo portasse ugualmente alla sua meta. Restò immobile solo qualche istante, ma bastò per mandare tutto in confusione.                                                                                                                                                                                        « Alec! » una voce da uomo giovanile e il fiato corto « Giusto?! » Alec di spalle, chiuse gli occhi, le labbra che si univano e le mordeva, risucchiava dentro. Inspirò forte e si girò. « Non so se ti ricordi, » l’uomo abbozzò un sorriso nervoso ma che calzava a pennello con quella strana situazione « Sono Harold, » allungò il palmo mano e gli occhi di Alec schizzarono subito verso quel gesto inaspettato e troppo confidenziale per lui «l’amico di Magnus...? » continuò vago. Le sopracciglia dello Shadowhunter che si attaccavano alla fronte, lo stupore disegnato in viso per nascondere l’imbarazzo.                                                                                                                                                                                   « Uhm, » strinse veloce la presa dell’altro senza guardarlo e lasciandola andare molto presto « Sì, ho presente » disse Alec, la voce che si abbassava di tono e la faccia che non cambiava espressione. Harold sorrise compiaciuto. La camicia rosella e i jeans blu scuro, i capelli sistemati in un codino e gli occhi più cerulei - ma bensì verdi - dei suoi. « Ti andrebbe , se ovviamente non è un problema » gesticolò lo Stregone « Di parlare un po'? Conosco un posto a pochi isolati dove fanno dei panini buonissimi, » spiegò, adottando una facciata quasi amichevole, affidabile « sempre se non hai altro da fare, ovviamente » terminò. Alec ci pensò bene. Sarebbe dovuto ritornare in Istituto ma quella giornata sarebbe stata fiacca come le altre, niente di particolarmente nuovo o allarmante. In più il suo cellulare era carico, buttato dentro la tasca della giacca e se fosse successo qualcosa, avrebbe potuto attivare una delle sue rune oppure correre subito all'edificio. Annuì senza nemmeno sentire la metà dei suoi pensieri e si avviò con l’uomo non senza un occhio vigile e attento verso la parte opposta.



**


Appena tornò a casa si rilassò buttandosi sul divano, irritando una ben vistosa palla di pelo che stava accucciata vicino a uno dei cuscini grandi. Sospirò.  « Presidente » sbottò Magnus «So che non sei la persona che volevi vedere e sei deluso, » le sue mani scivolarono su quella pelliccia calda e morbida « ma dovrai accontentarti » cominciò ad accarezzare il felino e quello sembrò rilassarsi. Magnus sembrava pensieroso. Era raro che Alec potesse fare così tardi quei giorni dal lavoro. In istituto non c’erano grandi novità, ne situazioni d’ emergenza da ben una settimana e si stupì che ancora alle nove passate, l’altro non fosse tornato a casa. Cercava di stare tranquillo « È così strano, » disse pensando ad alta voce « Alec non fa mai così tardi, » sospirò « almeno non da quello che mi ha detto Isabelle. È una gran chiacchierona nonché, » passò la mano sopra una delle orecchie del Presidente « grande compagna di crimini. La migliore di quella famiglia, » sentenziò « dopo suo fratello » Accarezzò il gatto, il bracciale che si spostava e gli penzolava dal polso. Guardò in aria, poi il Presidente.                                                                                                                                                                                                                « Che dici, » ruppe il silenzio « lo chiamo? » il gatto miagolò in modo acuto e se lo conosceva ben dopo tutti quegli anni , quel suono significava no. Magnus sospirò pensando che forse avrebbe potuto farla un’altra chiamata, però diversa, dopotutto.  « Dovrei chiamare Isabelle? » ripeté. Presidente si accoccolò sul grembo del suo padrone e si rilassò. Lo Stregone prese il cellulare che aveva posato sul tavolino e se lo portò all’ orecchio senza però prima lanciare uno sguardo al felino sotto di sé « Speriamo solo che tu abbia ragione » mormorò piano.



 

Alec aveva scelto solo un misero cappuccino, stringendosi la giacca mentre la luce a neon del locale rendeva l’ aspetto di quel posto meno decente di quanto in realtà non fosse. Tutto sommato le pareti azzurre e i tavoli bianchi e neri, con quelle poltrone a mo' di locale retrò potevano anche starci. Ma la luce che sfarfallava con lo scoppiettio di qualche insetto strano e minuto dentro ogni tanto arrivava rapido alle orecchie dello Shadowhunter mandando in aria tutti i suoi buoni propositi per farsi piacere Harold. Lo Stregone dal canto suo stava trangugiando elegantemente un panino con un hamburger e qualche strana salsa più pancetta, cercando di sporcarsi il meno possibile e far affidamento a un tovagliolo più spesso di quanto addentasse quel paradiso calorico. Alec sorseggiava il suo caffè, mentre la conversione era sfociata un pelino sul silenzio.
« Credo tu abbia del fegato, Alec » l’altro suonò improvviso mentre si puliva i lati della bocca « Uno Shadowhunter e uno Stregone, chi lo avrebbe detto? » sbottò ridendo. Alec però rimase serio, il retrogusto dolceamaro del suo cappuccino dentro il bicchiere.
Harold si portò un altro boccone alla bocca e masticò velocemente « D’altro canto il mondo delle ombre può favorire grande mescolanza dopotutto, » sospirò, e Alec si accorse che aveva finito il cibo davanti a sé « Siamo circondati da diverse razze, unicità rare, cose mai viste prima e che i mondani, scambierebbero per anomalie » sentenziò intelligentemente.
« Non lo nego, » dispose finalmente Alec « ma non vedo quale sia il problema, è un paese libero, un mondo libero. I mondani hanno il loro, » chiarì diplomatico « Noi il nostro »
Harold sembrò pensarci, una smorfia evidentemente insoddisfatta in viso.
« Ma i problemi, rimangono ugualmente, noi nel nostro mondo pecchiamo per quasi le stesse cose di cui pecca il mondo mondano, » si sistemò meglio allo schienale, le mani che si univano sotto il mento « i sentimenti, l’euforia, il rancore, » scoccò un occhiata rapida allo Shadowhunter « la fiducia, la perdita » sottolineò.
Alec scattò, si irrigidì abbastanza ma restò in allerta.
« E certe volte le gestiamo in modo uguale, ma sappiamo uscirne. » fu determinato perché sentiva che qualcosa stava per colpirlo o per colpire qualcosa a cui lui probabilmente teneva « Dove vuoi andare a parare? » fu diretto. Un estraneo piuttosto intelligente, ma Alec non era stupido.
Harold adottò un sorriso scaltro e studiato. Gli occhi che si coloravano e le labbra che si alzavano.
« Un Nephilim, resta pur sempre un nephilim, incredibile. La vostra storia, il vostro Angelo, le vostre regole, che cosa magnifica, no? » sembrò gongolare e una smorfia gli si dipinse in volto « Ma è tutto quello che resta: fascino e grazia. Niente di più, » la mano che scacciava via una briciola dal tavolo « niente di meno »
Alec, le braccia intorno al petto, il caffè ormai abbandonato sul tavolo freddo.
« Vuoi, gentilmente, » incalzò « arrivare al punto? Ho un posto dove andare e uno dove tornare, » respirò forte « e non intendo starmene tutta la giornata qui, » sottolineò « a farmi prendere in giro o far sì che venga presa in giro la mia gente » chiarì diretto e lucido.
« Tranquillo, » schioccò la lingua in fare teatrale « Non ci vorrà poi molto, la questione è Alec, » scandì bene il suo nome e ad Alec sembrò di sentire il suo sangue ribollirgli dentro spontaneamente e cercò di rilassarsi subito « che potranno passati anche mesi, anni, » sospirò « Ma ciò che ti ritrovi ora, sparirà. Quanto tempo credi che passerà,  » giocherellò con il suo bicchiere di birra lì a fianco, lo sguardo famelico « prima che Magnus possa sopportarti ancora?»
Alec sentì i nervi cedere, lo sguardo che si buttò minaccioso, il respiro caldo nonostante la brezza che entrava dalle finestre del locale squallido « Credo tu abbia capito ormai da te che si stancherà, semplicemente perché, » il tono che si faceva affilato e tremendamente annoiato « Tu sei un ragazzino e lui è un uomo. Non potrai mai dargli ciò di cui ha bisogno, » continuò « Non capirai mai ciò che merita, semplicemente perché non sei alla sua altezza, che tu sia uno Shadowhunter, la grazia e l’aria da guerriero sono le uniche cosa che veramente hai a disposizione, » il sorriso che affiorava sul suo viso, ora da completo bastardo « E diciamocelo, non ne avrai ancora per molto. E quando Magnus si stancherà, » un ultimo colpo, un ultima opportunità « io sarò, ad aspettarlo » tuonò concludendo.
Tutto sembrò fermarsi, la poca gente presente in quel piccolo spazio definito locale di quartiere, il vento fuori che soffiava , la luce a neon e i suoi piccoli ospiti che ci sbattevano intorno.
Alec in un unico gesto rapido, afferrò la camicia di Harold per il colletto stropicciandogliela, entrambe le mani che la stringevano per evitare che lo colpissero direttamente in faccia. Il volto dell’ altro Stregone era ridotto a una maschera di sorriso beffardo per celare quanto invece gli importasse di quei pochi che stavano osservando in prima visione.
« Prova a far qualcosa, qualsiasi cosa per ferire lui, o per cercare di allontanarci, o anche lontanamente di provare a minacciarmi di nuovo » lo minacciò serio, impulsivo, le nocche quasi bianche per via della forza che stavano applicando « E giuro, giuro che una di quelle frecce rosse che vedi » inclinò la testa, le sue armi poste al suo fianco, sul suo posto, la faccia ridotta a un fuoco e il verde dei suoi occhi ridotti a due fessure « ti finisce dritta in petto » affilò per bene la sua lingua mentre l’ altro si azzardava ancora a sorridere. E sempre tenendolo per la camicia che ormai era più simile a uno straccio che a un indumento concluse: « E sì, sono un guerriero. E per quant’è vero che io sia un Nephilim e un umano allo stesso tempo, » sputò fuori « Non intendo sprecare ancora il mio tempo con uno come te, devo tornare al mio lavoro, » lasciò  l’ altro che non si mosse, Alec prese le sue cose senza staccargli gli occhi di dosso, occhi di fuoco « E a casa, dalla persona che amo e che ama me » chiuse una volta per tutte, uscendo a passo svelto e fulmineo dal locale senza nemmeno voltarsi indietro a guardare quella feccia che gli aveva avvelenato la giornata.




**

            

« Ehi » gli disse appena il moro ritornò, il rumore familiare della porta che si chiudeva, il passo felpato tipico della sua natura. Magnus gli si avvicinò, il gatto ora sul tappeto che muoveva la coda. Gli diede un bacio leggero sulle labbra, le mani che gli si appoggiavano alle guance. Si staccò, lo sguardo premurosamente allarmato « Dov’eri finito? » Alec non pensò a quanto tempo era passato, ricordava solo di essersela svignata da quel locale fetido e di aver percorso almeno due volte il parco, senza minimamente avvisare sua sorella o il suo Parabatai. Le frecce ancora a tracolla, l’arco che ora, poggiava sul mobile affianco. « Ho perso la cognizione del tempo, scusa » mormorò cercando di sorridere e lo fece, poco e male, ma uscì lo stesso un sorriso. Lo Stregone lo osservò, le mani sempre poggiate sul suo viso. « Tutto bene? E’ successo qualcosa? Dove sei stato?»

Alec baciò il palmo della sua mano sinistra spostandola leggermente.                       
« Sono vivo. E sono solo stato all’Istituto, il solito »  Magnus si morse le labbra, chiuse gli occhi e questa volta si appellò a chissà quale forza per cercare di tirare fuori qualcosa di vicino alla tranquillità. Alec spostò le sue mani e posò il resto dell’attrezzatura, le mani che si toccavano i capelli, l’animo non in pace.                                                                                                                                                                                                  « Ah, » Magnus non ce la stava proprio facendo « pensavo fossero giorni inutili, di questo tempo … »   
« Sì, in effetti » spiegò Alec, di spalle, mentre apriva il frigo e ne usciva qualcosa di forte. Magnus lo seguì e deglutì, gli occhi chiusi come sarcofagi antichi. « Ma c’è stata solo una perlustrazione a Central Park » forse se avesse uscito qualche scusa credibile o quanto meno verosimile, non sarebbe impazzito. Non impazzirò, non adesso. « E ci abbiamo messo un po’, scusa se non ho chiamato » concluse, abbozzando un sorriso dispiaciuto. Magnus lo sentì, quel piccolo frammento che andava a beccarsi in pieno viso, una parola di troppo. Alec che beveva sorprendentemente della birra, a quell’ora, le nove di sera.                                                                                                                                                                                                     « Non hai mangiato? » esordì Magnus, trovando un appiglio per reggere « Ti stavo aspettando » sembrava sul punto di scoppiare per via di ciò che stava vedendo e sentendo dal suo ragazzo.

« No, e mi dispiace, » ribadì Alec « Non ho fame » si avvicinò allo Stregone depositandogli un bacio in fronte e voltandosi. Sto per impazzire, pensò, Non ci riesco più, Alec. 
 
« Tu non sei stato in istituto oggi » spezzò il silenzio Magnus, un Alec fermo di spalle davanti a lui « Cosa sta succedendo, Alec, per favore, » lo Stregone stava supplicando per la prima volta in vita sua « dimmi cosa succede, non sto capendo e ho bisogno di sapere » il tono ridotto a un minimo e insufficiente sussurro. Alec si girò per un istante, una facciata che non imbrogliava. « Non ho voglia di dire ciò che non è vero. Va tutto bene e dovresti, preoccuparti meno»  soffiò si incamminò verso la camera. Non deve andare così, finiamola qui per favore. Magnus lo raggiunse, la mano che fermava il braccio dello Shadowhunter e lo faceva voltare.           
« Io mi preoccupo perché devo farlo, Alec. Non stai bene. E mi dispiace, ma non ti credo. Hai trovato il bisogno di camuffarlo e.. » sospirava e si ricomponeva, la grandezza di bontà in un cuore così piccolo « va bene, l’ho già dimenticato. Ma ora, parlami »
Alec lo guardò dritto negli occhi, immobile, impostato.
« Va tutto bene- »
« Smettila, » controbatté Magnus ostinato «Non ho bisogno di questo, non ne abbiamo bisogno, » sul punto di tremare, crollare «Niente più segreti, ricordi? » risuonò il tono bassissimo adesso «Alec...»
Si guardarono entrambi, muti. Le pareti della casa accogliente, a metà tra il soggiorno e le porte scorrevoli della camera da letto, l'aria che si chiudeva istantaneamente.
Il silenzio completo e pesante che tagliava la scena , quel fissarsi a vicenda, ognuno forse, con un pensiero completamente opposto rispetto all'altro.
Uno squillo di un cellulare irruppe. Era dello Stregone. Senza muoversi, con la mano libera, quello fluttuò piano e finì nella sua mano, il pollice che scorreva sul verde della chiamata senza staccare gli occhi da Alec.
« Sì, pronto? » la tensione che si tagliava col coltello. Il respiro di Alec che premeva sul petto. Magnus riportò lo sguardo in alto. « , Harold, ho capito, » continuò attento, calmo, non smettendo di fissare il ragazzo davanti a sé « No, no, » sospirò « È qui davanti a me adesso, » il cuore di Alec sembrava una pompa mal funzionante al momento, attentò qualche passo indietro ma Magnus lo fermò subito, la mano che andava a sfiorargli l’avambraccio mentre ascoltava attento, deglutì e abbassò subito lo sguardo a terra « Sì, ho capito Harold, no, è una cosa tra me e lui, » sembrava irritato «No, non mi interessa, » concluse « Sì, ci sentiamo » e chiuse la chiamata.
Il telefono si posò dov'era prima e Magnus riportò la sua attenzione allo Shadowhunter che adesso, aveva gli occhi chiusi. Un alto secondo liquido scivolò nel silenzio.
« Alec, » disse Magnus cercando di stare calmo « Hai davvero minacciato Harold? »
Alec aveva sempre gli occhi chiusi, lo Stregone sospirò, la mano che sfiorava sempre il suo braccio.
« Mi sono difeso, » sibilò e aprì gli occhi, sembrava esserci così tanta amarezza dentro « Ti ho difeso, ho difeso noi » sottolineò.
« E non pensi che questo toccasse a me?» rispose a tono. Alec lo guardò nello stesso identico modo.
« È me che ha voluto incontrare, è me che ha voluto attaccare per primo » sputò pieno di odio. Lo Stregone sospirò teso e cercò di calmarlo.
« Ma toccava a me, vedermela con lui, » continuò « È sempre un mio amico, che conosco da tempo, » sembrava apparentemente pacato « E anche se, cosa avrebbe potuto dirti di... che ti ha turbato così? » inclinò la testa di lato, mentre Alec si sganciava dalla presa e Magnus si sorprese.
« Non voglio... lasciamo stare » replicò.
« Alec, io ho il diritto di saperlo, » ribatté Magnus « La tua azione ha dovuto avere i suoi motivi e sono sicuro che ce li hanno eccome » era assurdo quanto lo stesse mettendo alla prova. Alec non sapeva ciò che stava scatenando.
« Non devi... » mormorò stancamente « Non preoccuparti, okay
Stava scherzando?
« Alec non puoi chiedermi una cosa simile e lo sai, » la voce gli si impastò bassa e non si alzò più « Non puoi chiedermelo. Non puoi, è ingiusto »
« Ingiustizia?! Tu parli a me di cosa è ingiusto? » sbottò fuori lo Shadowhunter, Magnus si irrigidì.
« Quello che non trovo giusto qui è essere processato per aver agito come dovevo, al diavolo i motivi, ero in dovere di difendermi, » parlava così velocemente neanche fosse un treno in corsa « Ho dovuto farlo perché ho cercato di farmi andare bene il tuo caro amico, la sua assurda gentilezza o forse dovrei dire superbia, ho dovuto metterlo a tacere, » la voce di Alec sembrava sul punto di scoppiare in lacrime « Perché nessuno deve sentirsi dire ciò che ho sentito io, e mi dispiace se ci tieni tanto a lui, ma non credo che le cose cambierebbero se fossi stato tu a riceverle! » deglutì.
Magnus era ancora fermo e si avvicinò ancora di più in modo cauto.
« Se tu mi dicessi che cosa ti ha detto, potrei dirti cosa è stato giusto o no, » gli occhi in quelli dell’altro « Ma credo che minacciare qualcuno non sia da te, Alec, non sei tu e questo, mi fa paura. Per favore, dimmi cosa ti ha detto » lo supplicò.
Alec si sentì tremare le labbra.
« No, no non posso » negò.
« Alec... »
« Non posso, non posso perché sono... » la sua voce si spezzò e Magnus corse in soccorso, le braccia subito vicine in un abbraccio « Sono in parte vere » concluse.
Magnus si strinse di più a lui, senz’avere la minima intenzione di lasciarlo andare.
« Scommetto che sono solo stupidaggini, fesserie di uno Stregone che ormai non ricorda quasi più nessuno, Ale- » si corresse, guardandolo questa volta « Alexander, per favore, non abbiamo bisogno di persone che ci dicano come vivere ricordi? Sei stato tu a dirlo dopo l’ennesima visita e visione di tua madre nei miei confronti. Non intendo lasciar passare niente al caso, niente e nessuno »
Alec sembrò rilassarsi e star meglio ma sentiva che il peso delle parole che aveva sentito non sarebbe stato facile da scacciare via.
« Ho paura, ho avuto paura » ammise. Il cuore dello Stregone che si faceva piccolo piccolo.
« Di cosa hai paura? » gli chiese guardandolo dritto negli occhi, le mani grandi di Alec sul suo petto.
« Magnus » lo supplicò.
« Non mi interessa, non mi muovo da qui fin quando non mi dici cosa ti ha detto esattamente quel cretino, » sbuffò « Perché, qualcuno che ti fa soffrire così, è soltanto un idiota, non merita e sto limitando il mio linguaggio, » sospirò « solo per te »
Alec abbozzò una piccola risata e Magnus si sentì già un po’ meglio.
« Io so che quello che ha detto non vale, che lo ha fatto solo per... provocarmi e arrivare a ciò che voleva, so cosa voleva ottenere, » riuscì a dire nonostante la difficoltà « Ma so anche in parte potrebbe avere ragione su certi punti, » deglutì sotto lo sguardo premuroso di Magnus « Vivo come Shadowhunter, » lo Stregone non si mosse «Un giorno diventerò cenere » pronunciò però senza paura « e non vivrò più di bellezza, né di grazia, né di tutto ciò che vedi ora »
« Non è vero, » si brigò a dire Magnus fermandosi « Io non ti amo solo per i tuoi occhi o per il tuo aspetto, stupido, » la sua mano si andò a posare sulla sua guancia « Non mi interessa che tu sia immortale, » sussurrò dolcemente « Per quello basto già io. Ed è un fardello che porterò sempre, ma non è questa la questione: io ti voglio così, sempre così, così come sei Alexander, con il tuo carattere e la tua forza e le tue fragilità, l’ essere testardo -»
« Ma un giorno tutto questo non ci sarà più, » mormorò privo di dubbi « O nel secondo caso, arriverai a stancarti di me » quelle parole furono peggio di qualsiasi contro incantesimo, lama affilata perché era stato Alec a pronunciarle, quello stesso Alec che gli aveva detto per primo cosa provava per lui attraverso tre semplici parole.
Magnus corrugò la sua espressione, sentì un fitta leggera.
« No, ho sentito anche troppo, » soffiò fuori rapido e sospirò « come potrebbe accadere esattamente? » domandò.
« Sono già stanco di parlare adesso, ma non credo che sarà facile che io mi stanchi così di colpo o che tu possa sbarazzarti di me, non è previsto, non mi ha mai sfiorato il pensiero » la voce come puro miele e dolorosa « Una volta qualcuno mi ha detto:"A me non mi importa di nient’altro, voglio solo godermi adesso" , » Alec sembrò sul punto di scoppiare « So bene cosa succederà un giorno » disse amaramente per poi cambiare velocemente tono « Ma fino ad allora io non voglio sentirti più dar conto a queste idiozie, » Alec cercò il suo contatto , poggiando la fronte contro quella dell’altro impulsivamente « E parlerò con Harold, perché non voglio che ti attiri più in questi giochi, » soffiò fuori lentamente « e perché dovrei seriamente cercare di chiudere i ponti se continua a mettersi in mezzo »
Alec aveva lo sguardo fisso, le mani che prendevano quelle dello Stregone.
« Verrò con te »
« No » la voce ferma, decisa « Tocca a me, » la presa era stretta, così salda « Decidere cosa fare e già lo so. So che non voglio che questo venga toccato di nuovo, » il tono amaro ma sicuro « So che non voglio vedere la persona che amo in queste condizioni » Alec sospirò e Magnus cercò la sua attenzione, lo baciò leggermente, in un soffio, si staccò, l’altro sorrise poco, ma bastò a far capire che stava visibilmente meglio « E poi so quanto sei geloso » mormorò.
Alec sembrò riprendere colore, una smorfia leggera sulle labbra
« Non cominciamo con questa storia » si morse e labbra « Io mi fido di te, sempre » scandì l’ultima parola guardandolo dritto negli occhi, Magnus sorrise piano.
« Non mi riferivo a quello, » non sganciò le loro mani però si fece vicino « Tu, sei geloso » ripeté, le labbra che si posavano sullo Shadowhunter. Un bacio leggero ma premuroso, che si prendeva cura di ciò che gli aveva fatto male. « Geloso » sussurrò lo Stregone, le mani strette sempre fra quelle dello Shadowhunter che adesso sembrava starsi riprendendo. Lo baciò di nuovo e Alec sembrò rilassarsi sotto il suo tocco sincero.                                                                                                                                                                                        Magnus si ritrovò a sorridere sollevato, la fronte che premeva contro quella di Alec, un po’ più alto di lui. « Ho proprio bisogno di una doccia, » sussurrò, le mani che si allargavano con le sue formando un arco per ricadere lungo i fianchi di ognuno dei due, « e non penso di cenare a quest’ora…»                                                                                                                                                                                   « E’ passata la fame anche a me » mormorò, il viso di Magnus così vicino e gli occhi che sembravano miele sciolto. Lo Stregone vagò con il suo sguardo fin troppo previdente « Che ne dici di… » roteò gli occhi e lo guardò di nuovo, Alec lo baciò veloce e l’altro sorrise.                                                                                                                                                                                             « Sì » rispose soltanto. Lo Stregone annuì e inspirò soddisfatto.                                                                                                   « Bene, allora » un bacio stampato sulla mascella « raggiungimi appena hai fatto » fu suadente e si incamminò subito verso il bagno.

 



Alec entrò in bagno a quanto pare per primo, perché non trovo traccia dello Stregone all’interno. Portò la testa di lato, all’indietro e cominciò a togliersi prima i pantaloni e poi il maglioncino sgualcito azzurro. Le sue orecchie fecero più attenzione e sentì il rumore dell’acqua scrosciare nell’aria. Seguì con lo sguardo e capì di non essere solo, in realtà. Adocchiò gli occhi sulla doccia e intravede una figura poco a fuoco, il corpo libero da costrizioni, la pelle bruna che riceveva il getto d’acqua. Si bloccò a quella vista. Lo vedeva, il collo esposto e il pomo d’adamo evidente, le mani che si accarezzavano il viso. Mentre osservava quella visione, si sfilava via le mutande, appoggiandole poi al mobiletto affianco. Silenziosamente camminò in avanti, con un solo tocco, spostò e aprì l’anta scorrevole della doccia e se la richiuse dietro di sé. Il vapore che saliva lo investì mentre restava contro il vetro ormai umido e appannato. Il suo corpo nudo e libero che veniva avvolto da quel calore vaporoso e che si alzava veloce. Alec si sporse in avanti, il getto d’acqua che adesso lo colpiva, Magnus con gli occhi chiusi davanti a lui che cercava di avvicinarsi al tubo mobile.
Lo Shadowhunter gli accarezzò i fianchi, lo Stregone emise un sospiro rilassato.
« Ci hai messo troppo » mormorò a pochi centimetri, gli occhi che si aprivano di scatto. Magnus sorrise beffardo e prese Alec per il collo con una mano,  lo spinse, mentre con l’altra si appoggiava alla parete ruvida dietro di lui. Lo baciò con foga, lentamente, ma sapendo che punti toccare , che punti esplorare, facendo sì che il contatto si approfondisse.
Alec sentì le labbra dell’altro così soffici e umide sopra le sue, sentiva la sua mano che si reggeva salda alla sua nuca. La lingua che finiva dentro e che in modo pigro si risvegliava, si muoveva. Alec lo avvicinò contro di sé, le mani strette sui glutei, il vapore e l’acqua che li bagnava. Il fiato corto che si ritrovò Alec lo portò a deglutire, le labbra già più gonfie, lo sguardo perso mentre Magnus lo guardava languidamente, in modo così inevitabilmente bello, passionale.
« Alexander » mormorò, la voce bassa, la mano prima sulla sua nuca scese, tracciò le poche rune sul braccio, scese verso l’addome, si fermò con un dito in un punto vicino l’ombelico, Alec col fiato sospeso « Ho preso una decisione » alzò lo sguardo su di lui, si trasformò per quei pochi secondi, la voce sempre bassa ma colorata di dedizione, cura «So che non vuoi che io veda ancora Harold » soffiò.
« No, » riuscì a dire piano Alec « Non voglio vietarti niente, non voglio essere quel tipo di... ragazzo. Ho già detto che mi fido di te» deglutì, fissava così tanto le sue labbra e poi incontrava i suoi occhi che sembravano due chiazze ambrate perde nel vapore.
Lo Stregone si avvicinò al suo viso, abbozzò un sorriso leggero.
« Ho deciso io, » disse con enfasi « se dopo aver chiarito non si tirerà indietro, » era così vicino e Alec sentiva il suo respiro addosso « Non voglio averci più niente a che fare » lo guardò entrandogli praticamente dentro « Non sei tu che me lo hai vietato, » la sua mano gli accarezzo il fianco sinistro, il pollice che imprimeva movimenti semicircolari « Sono io che gli vieto di toccarci » mormorò e Alec non capì più niente perché il modo in cui lo aveva appena detto non aveva dato altre conferme più vere, limpide. Magnus lo aveva pronunciato a una spanna dal suo viso e si era di nuovo ripreso ciò che amava più di quanto avesse mai riuscito a concedersi di fare, il cuore dello Shadowhunter.
Le sue labbra si appiccicarono di nuovo ad Alec, la mano che vagava lungo le sue cosce mentre lo Shadowhunter lo teneva addosso, per fargli sentire quanto voleva, per fargli sentire il suo corpo pulsante. Il sangue che gli pompava mentre la vista gli si annebbiava quel poco e lo portava a notare un Magnus che spostava la sua attenzione al suo collo. Alec non capì cosa l’altro stesse facendo fin quando non sentì la sensibilità della sua stessa runa di blocco a colpirlo. Magnus stava lasciando una scia di baci salati, bagnati proprio lì. Alec inclinò la testa, la poggiò lungo la parete, si morse il labbro inferiore. Nonostante Magnus stesse dedicando attenzioni al suo collo dove quella runa si allungava salendo e scendendo, un percorso nero e aggraziato, qualcosa gli frullò comunque in testa.
« M-magnus » ne uscì un verso strozzato, lo Stregone stava sfoggiando le sue abilità e la sua lingua era appena uscita fuori, Alec soffocò un gemito, cercò di rimanere lucido anche se difficilmente pensava di farlo, perché lo Stregone lo stava facendo sentire così bene che sentì farsi vicina quella fitta familiare. Seguiva quel disegno scuro come un maestro insegna all’allievo, forse era la foga del momento ma Alec si sentì completamente soggiogato. « M-Magnus ho bisogno di c-chiederti una cosa » mugugnò finalmente. Lo Stregone sembrò parlargli sopra, il fiato caldo, goccioline che scendevano sulle sue guance, gli occhi che gli sembravano di un ambra antica, infuocata. Magnus ridacchiò in modo basso.
« Proprio adesso? » sussurrò. Spostò un attimo il suo sguardo e notò un Alec in preda a un incontrollabile perdizione, il cuore che batteva forte e gli occhi chiusi. Lo Shadowhunter si leccò le labbra.
« Secondo te, » la mascella in evidenza, le goccioline di acqua intrappolate tra le ciglia lunghe, le labbra gonfie e in fuori, Magnus lo osservò curioso « io sono solo un ragazzino? » si stupì immediatamente di averlo chiesto e si ritrovò solo stupido.
Magnus lo guardò serio, le sopracciglia che si sollevavano. Oh dio Alexander, fiorellino.
« Oh, » boccheggiò lo Stregone, la mano sinistra alla nuca, l’altra che scendeva all’inguine lungo quella pelle nuda, bagnata « Alexander » la voce di Magnus era in netto contrasto con le sue azioni, premette se stesso contro lo Shadowhunter e lo sentì ansimare «Credo sappiamo entrambi » mormorò « che tu sei un uomo, non un ragazzino » sibilò. Alec si ritrovò premuto contro la parete bagnata della doccia che fluiva ancora, mentre si portava per quanto possibile l’altro ancora più vicino, sentendo tutto quanto. Quanto si sentiva stupido per averlo chiesto, ma parte delle parole di quel tizio gli erano ronzate ancora in testa « E sei, » sentì la voce di Magnus quasi per miracolo mentre si sentiva toccato e stretto sul fondoschiena, la mano dello Stregone che seguiva la sua spina dorsale, quella linea che scendeva a formare una curva « Sei un bell’uomo, l’uomo che amo » mormorò. Alec annotò quelle parole automaticamente, non sorrise ma continuò a fissare l’altro meravigliato. Lo Stregone non gli lasciò altro tempo e gli aprì la bocca, Alec non rifiutò e si aggrappò come meglio poteva, le sue labbra morsero di impulso quelle inferiori dell’altro che mugolò. Magnus lo stuzzicò mentre le sue dita danzavano avanti e indietro lungo la sua apertura e Alec si accartocciò alla parete. Lo Stregone evitò che vi aderisse completamente, le sue labbra vicine al suo orecchio mentre lo sentiva iniziare a contorcersi.
« M-Magnus » mormorò strascicando il suo nome Alec, due occhi dorati da gatto nella sua visuale, dentro le sue iridi, in mezzo all’aria umida e calda.
« Non ho mai pensato tu lo fossi, se proprio vuoi saperlo » scese e raccolse una gocciolina che scendeva veloce sulla sua mascella con la bocca.
« M a g n u s » fuori controllo, Alec cercava di non morire sotto quelle attenzioni così sensazionali che stava provando.
Lo Stregone ritornò a torturare il suo collo. Magnus stava succhiando e baciando la sua pelle con una forza, cercando di dedicare attenzione alle piccole porzioni di pelle, le vene che come fili vi passavano attorno, ancora più evidenti per via del calore e dell’eccitazione, il piacere che poteva già percepire essendogli letteralmente spalmato addosso.  Il capo all’indietro di Alec, la bocca dischiusa in un espressione di estasi. Appena lo Stregone fu soddisfatto del suo risultato e capendo che Alec non era più in vena di aspettarlo ancora, guardandolo in quella frenesia così bella, che aveva scatenato lui stesso, ritornò alle sue labbra. Alec sembrava godere di ogni piccolo gesto, come quello di Magnus che adesso, con un leggero sfioramento delle sue dita sulla sua spalla, lo faceva girare e appoggiava la guancia umida contro la sua pelle. Lo Stregone sobbalzò quando l'altro spinse la sua mano sul suo gluteo destro, lo sentì sussurrare tra lo scrosciare dell'acqua, la pioggia calda solo per loro due.
« S-se mai dovessi dubitarne in futuro, » disse improvvisamente, la voce forse sicura, supplichevole, Magnus non riusciva a decifrarla, Alec girò per quanto poteva il capo, per incontrare gli occhi da gatto dell’ altro che erano momentaneamente riapparsi « v-voglio dirti adesso, » soffiò « che proverò a n- non » tentennò « farmi prendere così t-tanto da chi altri fanno parte della tua vita, » l’espressione  dello Stregone non poté far altro ch intenerirsi.
« È giusto così, perché, p-perché ognuno di noi deve essere libero e s-so che certe volte hai bisogno dei tuoi spazi, Magnus, so che ogni tanto ne abbiamo bisogno e-entrambi -»
Magnus lo zittì piano. Sorrise.
« Sssh, » un bacio sull’ orecchio « lo so, Alexander. Cercherò di essere più aperto al riguardo. E farò lo stesso per te, non posso farne a meno, di preoccuparmi, di insistere con te »
« E io cercherò di non chiederti di fare il contrario » concluse anticipandolo.
Magnus rimase in silenzio, Alec giurò di aver aspettato un eternità, che avrebbe aspettato anche volentieri un periodo così lungo, pur di vedere di nuovo il suo ragazzo sorridere commosso. Lo Stregone lo baciò senza sapere cosa dire e accompagnandosi con il suo corpo, con quel movimento dentro la bocca di Alec, si spinse dentro di lui. Lo Shadowhunter si ritrovò con la bocca aperta, lo stupore sul viso, gli occhi chiusi, l'aria ormai consumata, i polmoni che richiedevano di respirare ma che potevano aspettare. Con una mano e il braccio tesi contro la parete e una aggrappata al suo fianco, Magnus si spinse, favorito forse dal suo corpo umido e bagnato, sentendo Alec formulare frasi sconnesse. Gli baciò l’incavo e la nuca, mentre cercava di trovare il ritmo che più si adattava.  « M-maaagnus »  si sentì chiamare, la voce un po’ acuta come non l’aveva mai sentita prima. Sentì il suo cuore scoppiargli e pompare mentre Alec lo avvicinava facendo forza contro la sua pelle, le dita che stringevano mentre cercavano quella vicinanza impossibile.                                                                                                                                                                                    
« M-Magnus, più veloce » ansimò Alec. Lo Stregone non esitò a fare il premuroso anche se, sembrava terribilmente predisposto per farsi sentire completamente, entrambi esposti e il calore, la voglia  « Sono sicuro » gli confermò Alec supplicante, senza bisogno che parlasse. Lo Stregone si spinse ancora e ci volle poco affinché trovasse il ritmo. Più si muoveva più Alec si abituava, girandosi di poco per catturarlo in un bacio languido. E Magnus si spinse ancora, la mano che gli accarezzava la coscia, passava all’ inguine, il suo membro che andava toccando il punto non più segreto che ormai, era stato più volte preso e portato alla luce.
« M-Magnus dio mio » piagnucolò Alec, stringendolo avidamente.
« Il mio uomo » mormorò nel suo orecchio sommessamente, Alec gemette a un altro colpo, il collo indietro, la testa che a poco si poggiava sulla spalla di Magnus, gli occhi che lo guardavano, la bocca aperta « Alexander » continuava a spingere e sentiva l’altro contorcersi in meravigliosi mugolii, strascicando parole.
« M-magnus » notò il sudore del suo Stregone che gli bagnava la fronte e non seppe perché ma perse la cognizione del tempo mentre lo guardava - per quanto poteva - e apriva la bocca per gemere di piacere.
Magnus ricambiò mentre avvicinava la sua mano allo stomaco dell’altro, si muoveva in modo così esperto.
« Alexander » sussurrò « Sei fin troppo bello se mi guardi in quel modo » chiarì, il tono di voce che scivolava mentre sprofondava ancora dentro di lui.
« M-Magnus, s-sì » sussultò mentre si piegava ancora e l’ altro si fondeva con lui. Il rumore dell’ acqua era diventato inesistente, si sentivano solo i loro rumori, il loro fiato corto, il loro cuore.
« Non ce la faccio, Alexander, sei troppo » sussurrò mentre la sua mano si lanciava lungo la sessualità di Alec. Lo Shadowhunter boccheggiò, simulò tranquillità ma in realtà  fece ben altro.
« M-Magnus- »
« Voglio che arrivi a sentirmi tutto » pronunciò dentro il suo orecchio, la mano che arrivava a toccare già la pienezza e durezza dell’altro. Magnus cominciò a massaggiare il membro di Alec con la sua mano mentre i continuava i suoi affondi senza fermare il ritmo a cui aveva abituato entrambi.
« Aaaaaah » Alec squittì mentre cercava di non graffiare la pelle dell’ altro, che stava stringendo con la sua mano, mentre l’ altra sembrava color latte quasi, le nocche bianche e le vene evidenti, che si reggevano. Il suo braccio fu trovato da Magnus, le dita che si inserivano tra lo spazio di quelle di Alec, la stretta che si creò sembrò disperata, bisognosa, sperata.
Magnus continuò a stimolare Alec mentre lo sentiva pronunciare così tante volte il suo nome da farlo letteralmente impazzire.
« C-cazzo, Magnus, » imprecò Alec gemendo, la sua mano salì posizionandosi dietro quei capelli attaccati ala fronte, che però gli fasciavano sempre con sensualità quegli occhi familiari « V-vieni qui » mormorò, baciandolo di nuovo, la sua lingua scivolò dentro, diede tutto ciò che poteva, come sempre, Alec metteva tutto se stesso, disinibito. Magnus fu preso in contropiede mentre lo Shadowhunter ogni tanto prendeva aria soltanto per fermarsi o per gemere dato che lo Stregone non aveva smesso. Alec si sentì sul punto preciso, travolto, fuori controllo.
« Magnus credo di star p-per-»
Lo Stregone lo zittì catturandogli le labbra con le sue, mentre toglieva via la mano, affondava per gli ultimi secondi.
Il rumore di Alec uscì prepotentemente dalle sue labbra, il corpo che si reggeva contro quello di Magnus che, venne pochi attimi dopo in un boato sordo e presente.
Ansimanti e immobili, uno vicino all’altro, si respiravano addosso. Rimasero così per alcuni minuti senza necessità di parlare.
Magnus depositò piano un bacio sulla spalla di Alec, le loro mani che ora scendevano, lo Stregone che sorreggeva l’altro non appena era uscito da lui. L’acqua scorreva e allungando il braccio Magnus si curò di abbassare il getto. Alloggiava una nebbiolina leggera, che saliva verso l’alto e lateralmente. Avanzò leggermente e si sporse a prendere la doccia con la mano e passarla sui loro addomi sudati e appiccicaticci. Lo Shadowhunter sorrise leggermente e Magnus si allungò allo stesso modo dopo, per raggiungere il bagnoschiuma nella piccola rientranza a sinistra. Aprì il tappo e se versò un po’ sulla mano. Alec lo guardava in un modo che avrebbe potuto intenerire chiunque, lo Stregone sentiva quel calore ancora addosso, quello che si dice "fare l’amore" e non qualcosa di lascivo e superficiale che fin troppo spesso viene sminuito o azzerato.
Restava sempre quella sensazione di beatitudine e pace ogni volta che lo facevano e il più delle volte, quegli sguardi erano penetratori di anima.
Lo Stregone passò il bagnoschiuma prima sul ventre di entrambi, poi passò il liquido ad Alec e lo Shadowhunter insaponò le spalle dello Stregone.
Magnus ridacchiò perché mentre Alec lo faceva, sembrava dimenticare il modo in cui lo stava guardando: sembrava più giovane, più sereno. C’era qualcosa di... protettivo anche in quello.
Alec gli accarezzò la pelle delicatamente, mentre lasciava scia di schiuma e sapone lungo la schiena, le cosce, le gambe.
Appena furono entrambi insaponati, Magnus si allungò di nuovo per tenere il manico della doccia e bagnò lo Shadowhunter per primo.
« Mmh » mormorò Alec.
« È... troppo fredda?» chiese.
Alec annuì piano e lo Stregone spostò la manopola, cercando di trovare una temperatura meno gelida. Riprovò.
« Va meglio? » mormorò, incerto.
« Uh-uh » bofonchiò.






Finirono di lavarsi, uscendo dalla doccia Alec si ritrovò ad avvolgere l’alto nell’asciugamano, il che fece ridere lo Stregone allegramente. Lo strinse forte contro il suo petto. Di fronte allo specchio, Alec dietro Magnus che stringeva, le mani sulla sua vita, il viso nell’incavo del collo.
« Hai un buon odore » mormorò, districando il suo naso tra la pelle bruna. Magnus ridacchiò.
« Alexander » soffiò dolcemente « Abbiamo usato lo stesso bagnoschiuma » sottolineò, il sorriso che sullo specchio sembrava abbagliare la stanza.
Lo guardò, fece spallucce.
« Vorrà dire che avremo lo stesso profumo » 
                                                                             
                                                                                                                                 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: ClodiaSpirit_