CAPITOLO
5. KIRA RADENICH
“A volte sono le
persone che nessuno immaginava che possano fare certe cose, quelle
che fanno cose che nessuno può immaginare.”
(The
Imitation Game)
Non
aveva mai fatto a pugni in vita sua.
Non aveva mai iniziato
una rissa, né aveva usato la forza per difendere
sé stessa o gli
altri, e bastava conoscerla un minimo per saperlo. Lei si arrabbiava,
urlava internamente, si sfogava, ma non faceva a pugni, mai.
Aveva
sempre risposto ad un'aggressione fisica o verbale con delle parole,
ma nella maggior parte dei casi si limitava a ricorrere al silenzio
non per codardia o per paura, ma perché si ritrovava quasi
sempre ad
arrivare alla conclusione che chi aveva davanti non meritasse
nient'altro.
Eppure.. eppure quella volta fu diverso.
Le
era già capitato parecchie volte che qualcuno la ferisse, la
insultasse, le facesse venire voglia di reagire, ma aveva sempre
taciuto e represso i suoi istinti con la stessa forza che usavano i
Vulcaniani(1) per reprimere le emozioni.
Era stata zitta
quando i professori a scuola le avevano dato della stupida basandosi
esclusivamente sul suo rendimento scolastico, era stata zitta quando
le coetanee, tra le quali anche delle amiche, l'avevano umiliata
pubblicamente, era stata zitta quando anche la sua famiglia sembrava
vergognarsi di lei.
Ma tutti avevano un limite, e il suo era
stato oltrepassato da anni ormai, eppure non era mai arrivata alle
mani. Non con qualcuno più grande di lei, un uomo
soprattutto, un
poliziotto, che ad un simile gesto avrebbe potuto benissimo
risponderle con maggiore cattiveria, o arrestarla. Non era nemmeno
certa di esserne capace. Di poter fare una cosa del genere. E la
parte più incredibile era che.. non ne era affatto pentita.
Neanche
un po'. Anzi. Altre emozioni sentiva dentro di sé. Emozioni
tutt'altro che spiacevoli. Soddisfazione.
Gratificazione.
Vittoria. L'unica
cosa di cui
era pentita era di non avergliene dati altri, di pugni.
E poi
perché mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa? Gli stava bene.
Quel
tizio era la personificazione umana di tutto ciò che
disprezza in
una persona. Quel tizio rappresentava ogni individuo che aveva
incontrato nel corso della sua vita e l'aveva fatta arrabbiare per
qualche ragione. Ad un tratto arrivò a chiedersi come avesse
fatto a
resistere tanto a lungo. Come avesse fatto a restare per
così tanto
tempo civile con una persona del genere.
Avrebbe gongolato
ancora per un po', se non avesse sentito un leggero fastidio al naso.
Si guardò intorno, e tutti erano messi come lei. Tutti
avevano le
mani al naso cercando di capire a cosa quel fastidio fosse dovuto,
tranne il poliziotto, che aveva tirato fuori un fazzoletto per
pulirsi il sangue, mentre si rialzava.
Nello suo sguardo, Kira
riuscì a leggere tutta l'ira che stava provando, ma invece
che
spaventarsi, era quasi divertita.
Pensa di farmi
paura questo stronzo facendo l'espressione alla DeNiro? Ha una tale
faccia da pirla. Non riuscirebbe a spaventare neanche un cucciolo.
Il poliziotto stava per
dire qualcosa, ma venne interrotto da un'altra voce, che si
avvicinava al gruppo.
“Ma che è successo? Sono stato via
cinque minuti!” esclamò Henrich, allargando le
braccia.
“Questa psicopatica
mi ha dato un pugno! A me! Un agente del Dip..”
Il cowboy
sbuffò esasperato.
“Ti prego, taci! Abbiamo capito sei uno
sbirro, ma anche se nessuno te lo sta dicendo, sappi che ci siamo
tutti rotti il cazzo di sentirtelo dire. Ogni volta che hai aperto
bocca, hai detto stronzate. E se proprio vogliamo dirla tutta, la
ragazzina ha fatto più che bene. Posso assicurarti che io
non ci
sarei andato così leggero.”
Colton si arrabbiò
ulteriormente, ma non proferì parola. Si sedette e volse lo
sguardo
altrove.
“Avete finito?” chiese Henrich a braccia
incrociate, come se avesse a che fare con dei bambini.
Nessuno
parlò, mentre qualcuno annuì.
“So che è difficile andare
d'accordo all'inizio, sarebbe stato strano il contrario. Ma come
potete vedere..” e indicò tutti e sei che si
tenevano le mani sul
naso “se uno di voi si fa male, si ripercuote su tutti gli
altri.”
“Nel senso..”
“Nel
senso che voi tutti siete legati l'uno all'altro. Magari adesso vi
odiate, vi disprezzate, non vi comprendete, ma non potete cambiare
questo fatto. D'ora in avanti, se uno di voi si fa del male fisico,
di qualsiasi tipo, tutti gli altri sentiranno parte di quel dolore.
Mi spiego meglio. Se uno di voi si rompe una gamba, gli altri
sentiranno un sesto del dolore dell'infortunato. Potranno camminare,
muovere la gamba che l'altro si è rotto, ma sentiranno il
dolore.
Quindi se siete abbastanza furbi, e sono certo che lo siete, non
proverete mai più ferirvi. Sarebbe come ferire voi
stessi.”
“Ma è una cazzo di
condanna.” borbottò Walker.
“C'è il risvolto della
medaglia. Se uno di voi è debole, mentre gli altri forti e
riposati,
possono ricaricare il primo dividendo la loro energia. Può
essere
una condanna o un aiuto. Dipende dalla situazione.”
“Tu non avrai un solo
grammo della mia energia, sappilo.” sibilò a denti
stretti Colton
a Kira.
“E chi la vuole la tua cazzo di energia? Io no di
certo.” rispose lei, ricambiando lo sguardo d'odio.
Henrich li ignorò,
come il resto del gruppo.
“E se uno di noi morisse?
Morirebbero anche gli altri?” chiese Giovanna.
In quel
momento lo sguardo di Henrich si incupì. L'Henrich che
avevano
conosciuto, quello gentile e solare, sparì, e rimase solo un
Henrich
quasi depresso, triste, come se sopra di sé avesse una
nuvola nera
che non lo abbandonava mai. Tutti si preoccuparono per lui, persino
Colton e Kira smisero di bisticciare per guardarlo.
“No. Se
uno di voi morisse, gli altri sopravviverebbero. Ma a che
prezzo..”
sospirò come per trovare la voce, per poi deglutire
“vivrete, ma
con un enorme peso dentro di voi. Come se qualcuno vi avesse
strappato un pezzo della vostra anima. La vostra vita non
sarà mai
più la stessa. Mai.” concluse con voce grave.
Ora sembrava
che il nuvolone avesse avvolto tutti. Un senso di angoscia
riempì la
stanza. E poi disagio. Tristezza. Ansia.
Henrich se ne accorse
poco dopo, e dopo un finto colpo di tosse, tornò ad essere
l'uomo
che avevano conosciuto, con sorrisi e gentilezze, per rasserenare gli
animi.
“Ma io sono sicuro che sarete pronti. Domani
inizieremo a lavorare sulle vostre nuove capacità. Per oggi
credo
che sia sufficiente.”
“Abbiamo dormito per giorni. Pensi
davvero che siamo stanchi?”
“Forse non lo siete, ma dovete
assimilare molte informazioni e soprattutto, dovete conoscervi
meglio. Anche se foste preparatissimi nelle esercitazioni, se non
siete uniti come gruppo, non andrete da nessuna parte. Il legame che
si è instaurato tra di voi vi danneggerà se non
sarete uniti. Se lo
sarete, vi salverà. Anche perché non è
ancora completo.”
“Cosa significa che non è completo?”
“Funziona già nel piano fisico. Come vi ho già spiegato, se uno di voi si ferisce fisicamente, gli altri lo sentono sula propria pelle. Ma solo sul piano fisico. Manca quello mentale.”
“Aspetta aspetta..” fece Kira in tono nervoso “mi stai dicendo che sapranno quello che penso? Tipo professor X(2)?”
“Io non ho la minima
idea di chi sia questo professor X, ma puoi stare tranquilla. Nessuno
saprà quello che pensi. E' più generica la cosa.
Se uno di voi
soffre dentro, anche gli altri soffrono, in maniera minore.
Può
essere un cuore spezzato dovuto ad una delusione romantica,
può
essere il tradimento di un amico che vi ha ferito, un lutto,
qualsiasi dolore non fisico, mentre se uno di voi è
particolarmente
felice per un fatto, gli altri proveranno parte di questa
felicità.
Ma è un tipo di legame che ancora non esiste. Esiste solo il
legame
fisico, perché non è dipeso da voi. E' dovuto al
vostro corpo, che
è entrato in connessione con quello degli altri, e voi non
potete
fare niente al riguardo. Questo legame sarà diverso. Questo
legame
dipende esclusivamente da voi. E' il legame delle vostre anime, e non
nascerà se non sarete uniti.”
Henrich scandì bene le
parole per essere certo che tutti capissero l'importanza di quello
che stava dicendo, per poi andarsene in camera sua per lasciarli
soli.
.
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Da quando Henrich aveva
abbandonato la stanza lasciandoli nuovamente soli, i sei viaggiatori
del tempo avevano ricominciato ad interagire tra loro, e con il luogo
che li circondava.
Mentre Giovanna e Walker ispezionavano ogni
oggetto facendo espressioni sempre più sorprese, Colton e
quella
specie di nobile se ne stavano sul divano a parlare delle loro
esperienze in guerra.
Il taciturno se ne stava sulla poltrona
completamente perso nei suoi pensieri, quasi a suo agio con
sé
stesso. Kira provò a sorridergli timidamente quando vide i
suoi
occhi su di lei. Lui non ricambiò, ma lei lesse nel suo
sguardo una
sorta di.. Ammirazione?
Stanca di quel ridicolo siparietto che
durava da troppo per i suoi gusti, Kira si alzò per andare
verso
l'unica persona lì dentro che le interessava davvero
conoscere più
a fondo.
Bussò delicatamente un paio di volte sulla porta
della stanza in cui era andato Henrich, e non appena sentì
avanti,
entrò con sospetto.
“Vieni pure.” fece
Henrich, alzandosi per chiudere
la porta dietro di lei.
Kira si ritrovò in una stanza spoglia. Un
vecchio letto, una finestra impolverata, un armadio, un tappetto, una
scrivania, una sedia e una piccola lampadina, che avrebbe dovuto dare
luce all'intera stanza ma in realtà ne illuminava solo una
piccola
parte. Non c'era altro.
“Non avete fatto di nuovo a pugni,
vero?”
“Non ancora. Ma non posso garantire nulla in futuro.”
Henrich sorrise, poi dopo un sospiro “c'è qualcosa che volevi sapere?”
“Ci sono tante cose che vorrei sapere.”
“Lo so. Lo capisco, ma penso che per oggi sia abbastanza. E poi non sarebbe giusto dire certe cose a te, e tenere all'oscuro gli altri. Domani vi parlerò più dettagliatamente delle vostre cap..”
Smise di parlare quando vide Kira scuotere
la
testa.
“Non mi riferivo a questo. Parlavo di te.”
Henrich la guardò sorpreso.
“Di me?”
“Sai
più di quanto vuoi farci credere. Tutte le cose che hai
detto e
fatto. Il legame. Il microchip che traduce istantaneamente quello che
diciamo. Non puoi conoscere tutte queste cose, se non ci sei
passato.”
Henrich continuò a guardarla,
non sapendo cosa
dire.
“Non siamo i primi. Ci sono stati altri sei, vero?
Altri sei di altri tempi e luoghi, con gli stessi poteri acquisiti,
gli stessi obbiettivi, gli stessi problemi iniziali di
comunicazione.”
“Cosa te lo fa credere?”
Kira fece un piccolo sorriso, come se
dentro di sé non
aspettasse altro di poter rispondere a quella domanda.
“Il
fatto che tu sei uno di loro. Uno dei primi sei.”
Henrich si mise una mano davanti alla bocca
come
indeciso su come reagire a quella situazione, ma poi prese la sedia e
si avvicinò a Kira, che era seduta sul letto.
“Al diavolo,
sono troppo vecchio per mentire su queste cose.”
Kira sgranò gli occhi.
“Allora.. allora è
vero? Cioè ovvio che è vero, io lo
sapevo.” balbettò la
ragazza.
Henrich sghignazzò, ma poi tornò serio.
“Quando l'hai capito?”
“Dei sospetti li ho avuti fin
dall'inizio, ma la
conferma l'ho avuta quando hai risposto alla domanda sul legame in
caso di morte di uno di noi. In ogni parola che hai detto si leggeva
il dolore che provavi. Un dolore del genere poteva significare solo
una cosa. E cioè che tu ci sei passato.. quindi significa
che
qualcuno del tuo gruppo..”
Henrich annuì pesantemente con
la testa.
“Mi.. mi dispiace.”
Questa volta fu l'uomo a scuotere la testa.
“No.
E' a me che dispiace. Noi.. noi sei avremmo dovuto essere gli unici.
Dovevano essere noi a distruggerli definitivamente, ma abbiamo
fallito. Abbiamo fallito perché siamo stati stupidi e
perché li
abbiamo sottovalutati e ora, a causa nostra, a causa mia, sta a voi
rimediare ai nostri errori.” fece Henrich a fatica, con gli
occhi
lucidi.
Kira mise una mano sulla sua spalla con l'intento di
consolarlo, anche se nel farlo appariva chiaramente a disagio, come
se non fosse da lei consolare gli altri o toccarli.
La ragazza
era seriamente tentata di chiedergli cosa ne era stato degli altri,
ma pensò che non fosse il momento, che Henrich non era
pronto e lei
non voleva ferirlo ulteriormente.
“E quindi.. tu di che
luogo e tempo sei?”
“Berlino, Germania. Ma non ero là
quando è successo.” spiegò brevemente
Henrich, alzando la manica
sinistra della maglia mostrando alla ragazza dei numeri neri
marchiati sulla pelle.
“Mi stai dicendo che quando sei
svenuto e hai ottenuto le capacità di viaggiare nel
tempo..”
“Ero ad Auschwitz. In fila per la camera a gas. Non mi avevano ritenuto idoneo. Sarei morto quel giorno se non fossi stato scelto. A volte mi chiedo se sarebbe stato meglio.”
“Aspetta.. sei svenuto e nessuno se ne è accorto? Chi è venuto a prenderti se tu sei venuto a prendere noi? E una volta che te ne sei andato i nazisti non si sono accorti di nulla? E po..”
Henrich si alzò e mise le
braccia davanti a Kira,
facendole segno di fermarsi.
“Calma, ragazza! Direi che per
oggi hai saputo anche troppo. Domani, prima delle esercitazioni
dirò
tutto a te e agli altri, è giusto che sia onesto anche con
loro. Ora
dovresti occuparti di altro, tipo interagire con gli altri. Dopotutto
siete voi i sei ora, ed è tutto quello che conta.”
“D'accordo..” fece la ragazza dirigendosi verso la porta “..ma con lo sbirro non voglio avere niente a che fare.”
“Troverete una connessione, basta sapere dove cercare.”
Kira fece una smorfia e subito dopo
aprì la porta, ma
poi si voltò di nuovo verso Henrich.
“Un'ultima cosa.”
“Sì?”
“Perché vuoi a tutti i costi che iniziano domani? Non è per il legame, vero? E neanche perché pensi che non riusciamo a reggere altre informazioni.”
Henrich sorrise.
“Può darsi.”
“E allora.. perché?”
“Non posso fare questa cosa da solo. Ho bisogno dell'aiuto di qualcun altro per istruirvi. Qualcuno che ora non può esserci.”
“Chi?”
“Frank.”
Note dal
testo:
1) I Vulcaniani sono una specie aliena della serie Star Trek. Reprimono
le emozioni con la logica e la ragione per mantenere il controllo e
impedire che le emozioni guidino le loro azioni.
2) Il Professor X è Charles Xavier della saga X-Men, mutante
con capacità mentali tra le quali leggere nella mente delle
altre persone-
PS: il nome del personaggio, Kira, vuole essere un tributo a
Kira Nerys, personaggio femminile forte ed indipendente di Deep Space
Nine che personalmente adoro.
Note dell'autrice:
Dopo tantissimo tempo, eccomi di ritorno. Mi scuso nuovamente con voi.
Che dire di questo capitolo? Avrete notato che di Kira non ho messo la
nazionalità, ma potete arrivarci da soli, soprattutto per
via del cognome, non è difficile.
Di questo personaggio ho intenzionalmente detto molto poco, proprio
perché come tutti gli altri personaggi, voglio renderli come
le cipolle. Uno strato alla volta. Di lei sappiamo solo che
è una Nerd, ecco il perché delle citazioni a Star
Trek e a X-Men, entrambe saghe tipicamente nerd.
Ma da voi voglio sapere cosa ne pensate della rivelazione di Henrich.
Lo avevate capito? O è stata una sorpresa? Susu ditemi, sono
curiosa. E' forse uno dei personaggi più misteriosi, e
c'è ancora molto da scoprire su di lui.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e come al solito ci tengo a
ringraziare chiunque leggerà e commenterà!
Alla prossima!