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Autore: michaelgosling    18/09/2017    2 recensioni
Delle creature geneticamente modificate capaci di mutare aspetto e di viaggiare nel tempo rischiano di alterare la storia dell'umanità.
Sei persone completamente diverse per età, carattere, mentalità e che vivono in diversi luoghi e in diverse epoche vengono scelte per fermarle.
Dal testo (secondo capitolo):
"Perché? Perché noi?"
"Perché siete anime spezzate."
Genere: Angst, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5. KIRA RADENICH


“A volte sono le persone che nessuno immaginava che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare.”


                                                                                                                                   (The Imitation Game)



Non aveva mai fatto a pugni in vita sua.

Non aveva mai iniziato una rissa, né aveva usato la forza per difendere sé stessa o gli altri, e bastava conoscerla un minimo per saperlo. Lei si arrabbiava, urlava internamente, si sfogava, ma non faceva a pugni, mai.

Aveva sempre risposto ad un'aggressione fisica o verbale con delle parole, ma nella maggior parte dei casi si limitava a ricorrere al silenzio non per codardia o per paura, ma perché si ritrovava quasi sempre ad arrivare alla conclusione che chi aveva davanti non meritasse nient'altro.

Eppure.. eppure quella volta fu diverso.

Le era già capitato parecchie volte che qualcuno la ferisse, la insultasse, le facesse venire voglia di reagire, ma aveva sempre taciuto e represso i suoi istinti con la stessa forza che usavano i Vulcaniani(1) per reprimere le emozioni.

Era stata zitta quando i professori a scuola le avevano dato della stupida basandosi esclusivamente sul suo rendimento scolastico, era stata zitta quando le coetanee, tra le quali anche delle amiche, l'avevano umiliata pubblicamente, era stata zitta quando anche la sua famiglia sembrava vergognarsi di lei.

Ma tutti avevano un limite, e il suo era stato oltrepassato da anni ormai, eppure non era mai arrivata alle mani. Non con qualcuno più grande di lei, un uomo soprattutto, un poliziotto, che ad un simile gesto avrebbe potuto benissimo risponderle con maggiore cattiveria, o arrestarla. Non era nemmeno certa di esserne capace. Di poter fare una cosa del genere. E la parte più incredibile era che.. non ne era affatto pentita. Neanche un po'. Anzi. Altre emozioni sentiva dentro di sé. Emozioni tutt'altro che spiacevoli.
Soddisfazione. Gratificazione. Vittoria. L'unica cosa di cui era pentita era di non avergliene dati altri, di pugni.

E poi perché mai avrebbe dovuto sentirsi in colpa? Gli stava bene. Quel tizio era la personificazione umana di tutto ciò che disprezza in una persona. Quel tizio rappresentava ogni individuo che aveva incontrato nel corso della sua vita e l'aveva fatta arrabbiare per qualche ragione. Ad un tratto arrivò a chiedersi come avesse fatto a resistere tanto a lungo. Come avesse fatto a restare per così tanto tempo civile con una persona del genere.

Avrebbe gongolato ancora per un po', se non avesse sentito un leggero fastidio al naso. Si guardò intorno, e tutti erano messi come lei. Tutti avevano le mani al naso cercando di capire a cosa quel fastidio fosse dovuto, tranne il poliziotto, che aveva tirato fuori un fazzoletto per pulirsi il sangue, mentre si rialzava.

Nello suo sguardo, Kira riuscì a leggere tutta l'ira che stava provando, ma invece che spaventarsi, era quasi divertita.

Pensa di farmi paura questo stronzo facendo l'espressione alla DeNiro? Ha una tale faccia da pirla. Non riuscirebbe a spaventare neanche un cucciolo.

Il poliziotto stava per dire qualcosa, ma venne interrotto da un'altra voce, che si avvicinava al gruppo.

“Ma che è successo? Sono stato via cinque minuti!” esclamò Henrich, allargando le braccia.

Questa psicopatica mi ha dato un pugno! A me! Un agente del Dip..”

Il cowboy sbuffò esasperato.

“Ti prego, taci! Abbiamo capito sei uno sbirro, ma anche se nessuno te lo sta dicendo, sappi che ci siamo tutti rotti il cazzo di sentirtelo dire. Ogni volta che hai aperto bocca, hai detto stronzate. E se proprio vogliamo dirla tutta, la ragazzina ha fatto più che bene. Posso assicurarti che io non ci sarei andato così leggero.”

Colton si arrabbiò ulteriormente, ma non proferì parola. Si sedette e volse lo sguardo altrove.

“Avete finito?” chiese Henrich a braccia incrociate, come se avesse a che fare con dei bambini.

Nessuno parlò, mentre qualcuno annuì.

“So che è difficile andare d'accordo all'inizio, sarebbe stato strano il contrario. Ma come potete vedere..” e indicò tutti e sei che si tenevano le mani sul naso “se uno di voi si fa male, si ripercuote su tutti gli altri.”


Nel senso..”

“Nel senso che voi tutti siete legati l'uno all'altro. Magari adesso vi odiate, vi disprezzate, non vi comprendete, ma non potete cambiare questo fatto. D'ora in avanti, se uno di voi si fa del male fisico, di qualsiasi tipo, tutti gli altri sentiranno parte di quel dolore. Mi spiego meglio. Se uno di voi si rompe una gamba, gli altri sentiranno un sesto del dolore dell'infortunato. Potranno camminare, muovere la gamba che l'altro si è rotto, ma sentiranno il dolore. Quindi se siete abbastanza furbi, e sono certo che lo siete, non proverete mai più ferirvi. Sarebbe come ferire voi stessi.”


Ma è una cazzo di condanna.” borbottò Walker.

“C'è il risvolto della medaglia. Se uno di voi è debole, mentre gli altri forti e riposati, possono ricaricare il primo dividendo la loro energia. Può essere una condanna o un aiuto. Dipende dalla situazione.”


Tu non avrai un solo grammo della mia energia, sappilo.” sibilò a denti stretti Colton a Kira.

“E chi la vuole la tua cazzo di energia? Io no di certo.” rispose lei, ricambiando lo sguardo d'odio.


Henrich li ignorò, come il resto del gruppo.

“E se uno di noi morisse? Morirebbero anche gli altri?” chiese Giovanna.

In quel momento lo sguardo di Henrich si incupì. L'Henrich che avevano conosciuto, quello gentile e solare, sparì, e rimase solo un Henrich quasi depresso, triste, come se sopra di sé avesse una nuvola nera che non lo abbandonava mai. Tutti si preoccuparono per lui, persino Colton e Kira smisero di bisticciare per guardarlo.

“No. Se uno di voi morisse, gli altri sopravviverebbero. Ma a che prezzo..” sospirò come per trovare la voce, per poi deglutire “vivrete, ma con un enorme peso dentro di voi. Come se qualcuno vi avesse strappato un pezzo della vostra anima. La vostra vita non sarà mai più la stessa. Mai.” concluse con voce grave.

Ora sembrava che il nuvolone avesse avvolto tutti. Un senso di angoscia riempì la stanza. E poi disagio. Tristezza. Ansia.

Henrich se ne accorse poco dopo, e dopo un finto colpo di tosse, tornò ad essere l'uomo che avevano conosciuto, con sorrisi e gentilezze, per rasserenare gli animi.

“Ma io sono sicuro che sarete pronti. Domani inizieremo a lavorare sulle vostre nuove capacità. Per oggi credo che sia sufficiente.”

“Abbiamo dormito per giorni. Pensi davvero che siamo stanchi?”

“Forse non lo siete, ma dovete assimilare molte informazioni e soprattutto, dovete conoscervi meglio. Anche se foste preparatissimi nelle esercitazioni, se non siete uniti come gruppo, non andrete da nessuna parte. Il legame che si è instaurato tra di voi vi danneggerà se non sarete uniti. Se lo sarete, vi salverà. Anche perché non è ancora completo.”


Cosa significa che non è completo?”


Funziona già nel piano fisico. Come vi ho già spiegato, se uno di voi si ferisce fisicamente, gli altri lo sentono sula propria pelle. Ma solo sul piano fisico. Manca quello mentale.”


Aspetta aspetta..” fece Kira in tono nervoso “mi stai dicendo che sapranno quello che penso? Tipo professor X(2)?”


Io non ho la minima idea di chi sia questo professor X, ma puoi stare tranquilla. Nessuno saprà quello che pensi. E' più generica la cosa. Se uno di voi soffre dentro, anche gli altri soffrono, in maniera minore. Può essere un cuore spezzato dovuto ad una delusione romantica, può essere il tradimento di un amico che vi ha ferito, un lutto, qualsiasi dolore non fisico, mentre se uno di voi è particolarmente felice per un fatto, gli altri proveranno parte di questa felicità. Ma è un tipo di legame che ancora non esiste. Esiste solo il legame fisico, perché non è dipeso da voi. E' dovuto al vostro corpo, che è entrato in connessione con quello degli altri, e voi non potete fare niente al riguardo. Questo legame sarà diverso. Questo legame dipende esclusivamente da voi. E' il legame delle vostre anime, e non nascerà se non sarete uniti.”

Henrich scandì bene le parole per essere certo che tutti capissero l'importanza di quello che stava dicendo, per poi andarsene in camera sua per lasciarli soli.




. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .





Da quando Henrich aveva abbandonato la stanza lasciandoli nuovamente soli, i sei viaggiatori del tempo avevano ricominciato ad interagire tra loro, e con il luogo che li circondava.

Mentre Giovanna e Walker ispezionavano ogni oggetto facendo espressioni sempre più sorprese, Colton e quella specie di nobile se ne stavano sul divano a parlare delle loro esperienze in guerra.

Il taciturno se ne stava sulla poltrona completamente perso nei suoi pensieri, quasi a suo agio con sé stesso. Kira provò a sorridergli timidamente quando vide i suoi occhi su di lei. Lui non ricambiò, ma lei lesse nel suo sguardo una sorta di.. Ammirazione?

Stanca di quel ridicolo siparietto che durava da troppo per i suoi gusti, Kira si alzò per andare verso l'unica persona lì dentro che le interessava davvero conoscere più a fondo.

Bussò delicatamente un paio di volte sulla porta della stanza in cui era andato Henrich, e non appena sentì avanti, entrò con sospetto.


Vieni pure.” fece Henrich, alzandosi per chiudere la porta dietro di lei.
Kira si ritrovò in una stanza spoglia. Un vecchio letto, una finestra impolverata, un armadio, un tappetto, una scrivania, una sedia e una piccola lampadina, che avrebbe dovuto dare luce all'intera stanza ma in realtà ne illuminava solo una piccola parte. Non c'era altro.

“Non avete fatto di nuovo a pugni, vero?”


Non ancora. Ma non posso garantire nulla in futuro.”


Henrich sorrise, poi dopo un sospiro “c'è qualcosa che volevi sapere?”


Ci sono tante cose che vorrei sapere.”


Lo so. Lo capisco, ma penso che per oggi sia abbastanza. E poi non sarebbe giusto dire certe cose a te, e tenere all'oscuro gli altri. Domani vi parlerò più dettagliatamente delle vostre cap..”


Smise di parlare quando vide Kira scuotere la testa.

“Non mi riferivo a questo. Parlavo di te.”


Henrich la guardò sorpreso.

“Di me?”

“Sai più di quanto vuoi farci credere. Tutte le cose che hai detto e fatto. Il legame. Il microchip che traduce istantaneamente quello che diciamo. Non puoi conoscere tutte queste cose, se non ci sei passato.”


Henrich continuò a guardarla, non sapendo cosa dire.

“Non siamo i primi. Ci sono stati altri sei, vero? Altri sei di altri tempi e luoghi, con gli stessi poteri acquisiti, gli stessi obbiettivi, gli stessi problemi iniziali di comunicazione.”

“Cosa te lo fa credere?”


Kira fece un piccolo sorriso, come se dentro di sé non aspettasse altro di poter rispondere a quella domanda.

“Il fatto che tu sei uno di loro. Uno dei primi sei.”


Henrich si mise una mano davanti alla bocca come indeciso su come reagire a quella situazione, ma poi prese la sedia e si avvicinò a Kira, che era seduta sul letto.

“Al diavolo, sono troppo vecchio per mentire su queste cose.”


Kira sgranò gli occhi.

“Allora.. allora è vero? Cioè ovvio che è vero, io lo sapevo.” balbettò la ragazza.

Henrich sghignazzò, ma poi tornò serio.

Quando l'hai capito?”


Dei sospetti li ho avuti fin dall'inizio, ma la conferma l'ho avuta quando hai risposto alla domanda sul legame in caso di morte di uno di noi. In ogni parola che hai detto si leggeva il dolore che provavi. Un dolore del genere poteva significare solo una cosa. E cioè che tu ci sei passato.. quindi significa che qualcuno del tuo gruppo..”

Henrich annuì pesantemente con la testa.

“Mi.. mi dispiace.”


Questa volta fu l'uomo a scuotere la testa.

“No. E' a me che dispiace. Noi.. noi sei avremmo dovuto essere gli unici. Dovevano essere noi a distruggerli definitivamente, ma abbiamo fallito. Abbiamo fallito perché siamo stati stupidi e perché li abbiamo sottovalutati e ora, a causa nostra, a causa mia, sta a voi rimediare ai nostri errori.” fece Henrich a fatica, con gli occhi lucidi.

Kira mise una mano sulla sua spalla con l'intento di consolarlo, anche se nel farlo appariva chiaramente a disagio, come se non fosse da lei consolare gli altri o toccarli.

La ragazza era seriamente tentata di chiedergli cosa ne era stato degli altri, ma pensò che non fosse il momento, che Henrich non era pronto e lei non voleva ferirlo ulteriormente.

“E quindi.. tu di che luogo e tempo sei?”

“Berlino, Germania. Ma non ero là quando è successo.” spiegò brevemente Henrich, alzando la manica sinistra della maglia mostrando alla ragazza dei numeri neri marchiati sulla pelle.

“Mi stai dicendo che quando sei svenuto e hai ottenuto le capacità di viaggiare nel tempo..”


Ero ad Auschwitz. In fila per la camera a gas. Non mi avevano ritenuto idoneo. Sarei morto quel giorno se non fossi stato scelto. A volte mi chiedo se sarebbe stato meglio.”


Aspetta.. sei svenuto e nessuno se ne è accorto? Chi è venuto a prenderti se tu sei venuto a prendere noi? E una volta che te ne sei andato i nazisti non si sono accorti di nulla? E po..”


Henrich si alzò e mise le braccia davanti a Kira, facendole segno di fermarsi.

“Calma, ragazza! Direi che per oggi hai saputo anche troppo. Domani, prima delle esercitazioni dirò tutto a te e agli altri, è giusto che sia onesto anche con loro. Ora dovresti occuparti di altro, tipo interagire con gli altri. Dopotutto siete voi i sei ora, ed è tutto quello che conta.”


D'accordo..” fece la ragazza dirigendosi verso la porta “..ma con lo sbirro non voglio avere niente a che fare.”


Troverete una connessione, basta sapere dove cercare.”


Kira fece una smorfia e subito dopo aprì la porta, ma poi si voltò di nuovo verso Henrich.

“Un'ultima cosa.”


Sì?”


Perché vuoi a tutti i costi che iniziano domani? Non è per il legame, vero? E neanche perché pensi che non riusciamo a reggere altre informazioni.”


Henrich sorrise.

“Può darsi.”


E allora.. perché?”


Non posso fare questa cosa da solo. Ho bisogno dell'aiuto di qualcun altro per istruirvi. Qualcuno che ora non può esserci.”


Chi?”


Frank.”


Note dal testo:


1) I Vulcaniani sono una specie aliena della serie Star Trek. Reprimono le emozioni con la logica e la ragione per mantenere il controllo e impedire che le emozioni guidino le loro azioni.

2) Il Professor X è Charles Xavier della saga X-Men, mutante con capacità mentali tra le quali leggere nella mente delle altre persone-

PS: il nome del personaggio, Kira, vuole essere un tributo a Kira Nerys, personaggio femminile forte ed indipendente di Deep Space Nine che personalmente adoro.
 

Note dell'autrice:


Dopo tantissimo tempo, eccomi di ritorno. Mi scuso nuovamente con voi.

Che dire di questo capitolo? Avrete notato che di Kira non ho messo la nazionalità, ma potete arrivarci da soli, soprattutto per via del cognome, non è difficile.

Di questo personaggio ho intenzionalmente detto molto poco, proprio perché come tutti gli altri personaggi, voglio renderli come le cipolle. Uno strato alla volta. Di lei sappiamo solo che è una Nerd, ecco il perché delle citazioni a Star Trek e a X-Men, entrambe saghe tipicamente nerd.

Ma da voi voglio sapere cosa ne pensate della rivelazione di Henrich. Lo avevate capito? O è stata una sorpresa? Susu ditemi, sono curiosa. E' forse uno dei personaggi più misteriosi, e c'è ancora molto da scoprire su di lui.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e come al solito ci tengo a ringraziare chiunque leggerà e commenterà!

Alla prossima!



  
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