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Autore: Ode To Joy    19/09/2017    0 recensioni
ABBANDONATA
[Lotor x Lance]
Post-S3
”I tuoi occhi sono blu…”
Lance avvertì una nota sorpresa nella sua voce. Sorrise.
“Adesso, però, devi dirmi di che colore sono i tuoi.”

Dopo una battaglia finita male, Lance si ritrova solo ed incapace di vedere a causa di un danno irreversibile subito agli occhi.
"Mi permetterai di vedere il tuo viso, prima che tutto questo finisca?"
Viene salvato e fatto prigioniero da un giovane generale Galra senza nome che ha tutte le intenzioni di sfruttare il Paladino a suo vantaggio.
"Hai già visto molto più di quello che avresti dovuto, Paladino Blu."
Ma ogni strategia ha i suoi punti deboli.
[Questa storia partecipa al contest “Humans +” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, McClain Lance
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Numero Parole: 1567
Prompt/Traccia: P. 24. Senza respiro
 
I
Prigioniero


 

Qualche mese prima...
 


”Lance!” Keith prese ad urlare il suo nome nella radio ancor prima che il Paladino Blu si rendesse conto di quello che stava succedendo.

Lance era ancora cosciente. Aveva avvertito chiaramente il legame con i suoi compagni venire meno e la formazione Voltron spezzarsi.

”Lance!”

“Keith, non riesco a… Ah!” Qualcosa lo colpì e Red prese a precipitare più velocemente. Lance strinse i controller con tutta la forza che aveva ma non servì a molto.

Avanti! Urlò nella sua testa. Avanti, Red!

Il leone, però, non rispose al suo richiamo.

Fu allora che cominciò ad avere paura. “Keith!” Chiamò in una disperata richiesta di aiuto. “Keith!”

Lo schianto fu tanto violento che venne sbalzato via dal posto di pilotaggio.

Batté la testa.

L’ultima cosa che Lance vide fu il cielo stellato sopra quel pianeta senza nome.




Non fu la mancanza d’aria a svegliarlo ma il dolore lancinante agli occhi.

Lance provò ad urlare ma respirare gli era difficile, come se tutto l’ossigeno nella cabina di pilotaggio fosse stato risucchiato lasciandolo ad agonizzare in una scatola senza uscita.

Gli occhi bruciavano dietro la palpebre chiuse.
Non riusciva ad aprirli.

Non riusciva a capire cosa stava succedendo intorno a lui.

“Keith!” Chiamò con il poco fiato che gli era rimasto. “Keith!”

Non gli rispose. La radio era morta e molto presto la sarebbe stato anche lui.

Red! Red!

Se il suo leone avvertì il suo dolore, però, non fece nulla per aiutarlo.

Lance provò a mantenere la calma, a respirare ma fu come inalare polvere e cenere. Tossì, si girò sullo stomaco e provò a muoversi. Piangeva ed il dolore agli occhi continuava ad aumentare.

Gli veniva da vomitare ma sapeva che se avesse ceduto alla nausea sarebbe morto soffocato nel suo stesso schifo.

Si portò le mani al viso ed il casco gli scivolò via dalla testa. Non c’era nulla sui suoi occhi, eppure il dolore era tale che gli pareva di avere qualcosa di ardente dentro la testa.

Spalancò la bocca in un urlo silenzioso.

Basta! Fa male! Basta!

Sentì il sangue scorrere giù dal naso ed avvertì il sapore metallico sulla lingua.

Collassò sulla schiena e lasciò che il terrore ed il dolore si prendessero quello che rimaneva di lui.

Stava morendo. Stava morendo davvero.

“Ma… Mamma…” Era il pianto disperato di un bambino ma non era nella posizione per vergognarsene. Tutto stava per finire e non aveva avuto nemmeno l’opportunità di salutarla, di riabbracciare suo padre, i suoi fratelli ed i suoi nipoti.

Lasciò andare un singhiozzo e seppe di aver sprecato l’ultima briciolo di ossigeno di cui disponeva.

Spalancò la bocca e, nonostante il dolore, sgranò gli occhi.

Non vide niente. Prese a contorcersi spasmodicamente cercando una fonte d’aria che non esisteva.

Nessun ricordo felice riemerse dalla memoria per consolarlo in quegli ultimi istanti.

Non ci fu niente di poetico, solo il suo corpo che moriva tra atroci sofferenze.

Lance desiderò solo che finisse in fretta.

Non accadde.

Ad un passo dal suo ultimo battito di cuore, il destino fece marcia indietro per Lance McClain.

Non si rese conto che delle mani lo stavano toccando, nè sentì il casco scivolare di nuovo sopra la sua testa. L’unica cosa che riuscì a registrare fu l’ossigeno che di colpo gli inondò i polmoni.

Ingoiò aria tra un colpo di tosse e l’altro ignorando deliberatamente il dolore al petto. Quello passò un respiro alla volta ma gli occhi continuarono a bruciare. Chiuse di nuovo le palpebre e cercò di recuperare il controllo di sè.

Stava respirando. Era vivo.

Qualcuno lo aveva salvato.

“Sì, l’ho trovato,” disse una voce maschile sopra di lui. “È quello ross… Blu.”

“È quello rosso o blu?”

Domandò una vocetta allegra, resa un poco meccanica dal ricevitore.

”Ahia!”

“Lascia parlare me, Ezor.”
Una voce di donna, più matura delle precedente. ”Serve il nostro intervento?”

“No,” rispose il suo misterioso salvatore. “Ce la faccio da solo.”

Solo allora Lance sentì la pressione di una mano contro il suo petto. Avrebbe voluto aprire gli occhi ma aveva paura che il dolore sarebbe aumentato. Dischiuse le labbra.

Che sei?

Emise solo dei versi sconnessi.

“Non provare a parlare,” gli disse il suo salvatore con tono incolore. “Devi avere un polmone collassato o un’emorragia interna di qualche tipo. Mi sorprende che tu riesca ancora a respirare da solo.”

Lance aveva paura di muoversi, di scoprire che aveva subito più danni di quelli che poteva avvertire. Come se non riuscire ad aprire gli occhi fosse una cosa da poco.

“Mandate una nave da carico a recuperare il Red Lion,” ordinò l’uomo che lo aveva salvato. “Al Paladino penso io.”

Fu allora che Lance cominciò ad intuire in che tipo di situazione era finito.

”Ricevuto.” Rispose la voce di donna all’altro capo del canale di comunicazione.

Lance scosse la testa: non si sarebbe lasciato catturare così facilmente.

Cercò di sollevarsi a sedere ma fu facile per la sua mano sul suo petto tenerlo fermo. “Non essere stupido,” disse l’uomo senza nome. “Sei a pezzi, non puoi scappare. Hai perso questa battaglia, Paladino.”

Lance strinse i pugni, poi afferrò il braccio che lo costringeva a terra: non aveva perso fino a che poteva ancora lottare. Il suo tentativo di liberarsi si concluse con un violento colpo alla testa.

L’assenza di sensazioni che seguì fu quasi un sollievo.




Quando riprese conoscenza, qualcosa gli copriva gli occhi e le spalle gli dolevano: gli avevano legato i polsi sopra la testa.

Qualcosa lo toccò. Sussultò.

“È cosciente,” decreto la stessa voce di donna che aveva udito attraverso il canale di comunicazione del suo salvatore. La seconda, quella più matura.

No, ricordò, nessuno lo aveva salvato affatto.

Sentiva freddo, Lance. Doveva essere in una stanza molto grande perchè il rumore di passi che spezzò il silenzio riecheggiò contro le pareti. “Sai dove ti trovi?” Era l’uomo che lo aveva catturato.

Lance strinse i pugni. “È una battuta?”

Un istante di silenzio, poi avvertì il ronzio familiare di una blaster in carica.

Trattenne il fiato.

“Ferma,” ordinò l’uomo. “È un Paladino di Voltron, dopotutto. Non ci aspettavamo collaborasse.”

Era divertito? Lance non poteva esserne certo ma aveva la netta sensazione che stesse ghignando. Uno di quei ghigni insopportabili da cancellare a suon di pugni.

“Ma è quello Rosso o quello Blu?” Domandò una vocetta allegra, da ragazzina. La stessa che Lance aveva udito nella cabina di pilotaggio di Red.

“Sta un po’ zitta, Ezor!” Ringhiò qualcun altro.

Letteralmente, ringhiò. E lo fece con un tono femminile per di più!

Nelle mani di chi era finito?

“Sono il Paladino Blu!” Affermò con fierezza. Potevano anche averlo fatto prigioniero ma aveva ancora il suo orgoglio. Quanto utile potesse essergli in quella situazione non lo sapeva neanche lui, ma non si sarebbe lasciato piegare dalla paura.

Ancora rumori di passi. “Allora perchè pilotavi il leone del Re di Altea?”

Non esisteva una risposta semplice a quella domanda e, soprattutto, era un’informazione di cui il nemico non doveva venire a conoscenza. Ci mancava solo che i Galra scoprissero che il Black Lion continuava a rifiutare il Paladino Nero che aveva sconfitto Zarkon e che, per ovviare al problema, la Principessa Allura era entrata a far parte della formazione di Voltron.

Lance strinse le labbra e rimase in silenzio.

“Torturiamolo!” Propose la donna dalla voce animalesca. “Gli si scioglierà la lingua in un attimo!”

Lance serrò i pugni e cercò di preparare se stesso al dolore che stava per arrivare.

Non accadde nulla, però.

“È vivo per miracolo,” obiettò l’uomo. “Potrebbe non resistere ad un altro trauma fisico.”

Lance fu sorpreso da tanta magnanimità da parte di un Galra dell’impero.

“Ci serve vivo,” aggiunse. “Abbiamo il Red Lion ma la vita di un compagno alza di gran lunga il prezzo per gli altri Paladini.”

“E se tentasse di scappare?” Domandò la donna con la voce più matura.

Lance fece una smorfia: quanto gli dava fastidio non poter associare un volto a tutti loro.

Gli facevano girare la testa.

“Ha perso la vista,” rispose l’uomo con voce incolore, come se non fosse un fatto importante.

Lance sentì il respiro venire meno.

“Anche volendo, non saprebbe come andarsene.”

Ancora rumore di passi: si stavano allontanando.

“Asp-Aspettate!” Li richiamò. “Aspettate! Che cosa significa che ho perso la vista?”

Come se ci fosse bisogno di aggiungere inutili dettagli ad una realtà tanto semplice. Ripensò al dolore che aveva provato nella cabina di pilotaggio, all’impressione di avere qualcosa d’incandescente dentro la testa.

“Aspettate!”

Nessuno lo ascoltò.

Udì il rumore veloce di una porta automatica che si richiudeva e seppe di essere rimasto da solo. Completamente da solo.

Urlò. Urlò fino a non avere più fiato.

Che tornassero per chiudergli la bocca, se volevano. Non aveva paura di loro.

Non aveva… Era terrorizzato.

“Shiro…” Chiamò con un filo di voce. Quanto gli serviva un suo incoraggiamento in quel momento, uno di quelli che lo facevano sentire forte anche ad un passo da una sconfitta certa. “Hunk… Pidge…” Loro, invece, gli aveva sempre ricordato casa… Quella che, aveva realizzato, non avrebbe rivisto mai più.

“Keith…” Fu l’ultimo. “Keith…”

Quanto si stava sentendo in colpa per non essere riuscito a salvarlo?

Lance chinò la testa in avanti e lasciò andare le lacrime.




 
   
 
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