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Autore: heliodor    19/09/2017    5 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Addio

Quando tornò al tempio era buio. Passò davanti agli stregoni di guardia senza che nessuno la fermasse ed entrò da una porta laterale.
Si immerse nei corridoi e nelle sale, senza pensare a dove stava andando e quale strada strava prendendo. Nonostante questo trovò la sua stanza personale al primo colpo.
Era un alloggio spazioso riservati ai maestri e agli stregoni di un certo prestigio all'interno del circolo.
Era arredata in modo semplice come tutte le altre stanze di quel tipo. C'erano un comodo letto, uno scrittoio, un baule e persino un armadio.
Una lampada a olio spandeva una luce tenue.
Bryce si accigliò. Chi l'aveva accesa visto che non era previsto che passasse la notte al tempio?
Quando aprì la porta della sua stanza notò la figura seduta sul bordo del letto.
Vyncent sollevò la testa di scatto, un sorriso incerto dipinto sul viso radioso. "Ti stavo aspettando. Scusa se mi sono permesso di entrare, ma non volevo che mi vedessero sull'uscio della tua stanza."
"Hai fatto bene a entrare. Sei sempre il benvenuto, lo sai."
"Grazie."
"C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi? Sarei un po' stanca."
"Oggi ho detto a Joyce che voglio sposarla."
Per Bryce fu come ricevere un pugno allo stomaco. La cosa buona è che lei era abituata ai pugni nello stomaco e sapeva come nascondere il dolore, se necessario. Si limitò ad annuire. "E...?"
"Non lo so, credo che voglia pensarci."
"Anche tu dovresti."
"L'ho fatto. Per settimane."
"Pensaci ancora. Di tempo ne hai."
"Non tanto" disse Vyncent. "Tra qualche settimana dovremo partire."
"Vyncent" disse sedendosi al suo fianco. "Tu sei proprio sicuro di volerlo fare?"
"Ho preso un impegno con il re."
"Parlerò io con lui e lo convincerò a sciogliere il tuo voto."
"E spezzerei il cuore a Joyce."
"È giovane, capirà."
Vyncent la guardò e lei temette di cedere davanti a quello sguardo. "Ma io voglio sposarla."
"Tu lo vuoi davvero?"
"Ne ho bisogno" disse Vyncent.
Bryce scosse la testa. "Non ti capisco."
Lui si passò una mano sul viso. "Ricordi la prima volta che ci conoscemmo, al ballo?"
"Come potrei dimenticarlo?" Quella sera ci fu l'attacco da parte di Malag che aveva dato il via a quella guerra.
Erano morte molte persone e altre ne sarebbero morte nelle settimane seguenti.
"Ballasti con Joyce prima di..."
Vyncent annuì. "Quello fu un caso. Al ballo stavo cercando te."
"Me?"
"Bryce, amo Joyce dalla prima volta che l'ho vista, davanti a quel negozio."
"Capisco."
"Ma amo te da prima ancora che ti incontrassi" aggiunse Vyncent.
Bryce sentì che il cuore le si fermava nel petto.
"Ero a Valonde per incontrarti. Avevo sentito della tua abilità e della tua bellezza e morivo dalla voglia di conoscerti. Pensavo scioccamente che sarebbe bastato incontrarti per fare colpo su di te e convincerti che ero la persona giusta... che eravamo destinati."
"Ma tu..."
"Poi ci fu la guerra e noi partimmo per la prima campagna. Credevo che sarei riuscito a conquistarti in qualche modo, stando vicino a te."
Bryce non riusciva a credere a quelle parole.
"Ma più passava il tempo, più mi accorgevo che eri irraggiungibile. Tu eri la strega suprema, è questo il tuo destino e io sono solo uno stregone qualsiasi, anche se molto fortunato."
"Vyncent, io..."
"Tu sei una creatura meravigliosa e invidio l'uomo che ti farà sua."
Potresti essere tu, pensò Bryce disperata. "Perché stai dicendo queste cose?"
"Quando tornammo per la prima volta a Valonde, ero intenzionato a confessarti il mio amore. Lo avrei fatto, ma poi..." Si fermò.
"Poi cosa?" lo incalzò lei.
"Poi accadde qualcosa di strano. Ogni volta che pensavo a te, ogni volta che ti ero accanto, ogni volta che qualcuno accennava al tuo nome, ricordavo ciò che avevamo passato sul campo di battaglia, rivedevo i visi di quelli che erano morti e riprovavo le stesse sofferenze."
"Perché non me l'hai detto?"
"Non potevo gettare anche questo peso sulle tue spalle."
Io l'avrei portato volentieri, pensò. Invece disse: "E Joyce? Perché la stai ingannando?"
"Non lo sto facendo. La amo davvero. Non come amo te, è vero, ma non sopporterei di vederla soffrire. È così indifesa e sola."
"Lei non ha bisogno della tua pietà, ma del tuo amore sincero."
"E lo avrà e in cambio le chiederò solo qualcosa che tu non puoi darmi."
"Cosa?" chiese lei con le lacrime agli occhi. Cosa c'era che non poteva dargli e di cui lui aveva così tanto bisogno?
"Pace" disse Vyncent. "Serenità. Quando pensò a lei dimentico la guerra e tutti gli orrori, ed è tutto quello che voglio."
Bryce non si era mai sentita così disperata, nemmeno quando si era ritrovata circondata da un plotone di guerrieri di Malag che volevano ucciderla. "Posso darti anche io la pace e la serenità che cerchi."
"Come?"
"Ce ne andremo via, lontano. Possiamo partire per qualsiasi regno del continente. Nessuno ci troverà mai. Ci dimenticheremo della guerra, di Malag, dell'alleanza e di tutto il resto. Saremo solo tu e io."
Vyncent scosse la testa. "E la guerra?"
"Agli inferi la guerra. Possono vincerla anche senza di noi."
"Senza di me, forse. Ma senza di te è impossibile. Tu sei la strega suprema, la più forte da molti secoli a questa parte. Tutti lo sanno."
"L'alleanza è abbastanza forte da poter fare a meno di me."
"Ma molti combattono sapendo che tu sei dalla loro parte. Se scappi perderanno ogni fiducia nella vittoria. Perderanno la guerra e sarà la fine."
"Non succederà."
Vyncent si alzò. "Se Joyce accetterà la mia proposta, la sposerò e resterò con voi. Se non vorrà, dopo la guerra andrò via e non mi rivedrete mai più. In ogni caso per me la guerra finirà con la prossima missione."
"Non puoi fare questo."
"Sono stanco di sopportare quegli orrori, Bryce. Non voglio aggiungere il tuo viso a quelli che mi tormentano ogni notte. Cerca di capirmi."
"E allora vai" disse Bryce con tono aspro. " Sposa Joyce o scappa come un codardo, ma dimenticami. Per te sono morta."
Vyncent chinò la testa e uscì dalla stanza.
Rimasta sola, Bryce si stese sul letto e si rannicchiò su se stessa.
 
***
 
Joyce si alzò presto nonostante avesse dormito poco. Aveva faticato a prendere sonno. Per distrarsi aveva letto e riletto il capitolo del compendio sul quale era bloccata da giorni. La formula magica faticava a rivelarsi e lei stava perdendo la pazienza.
Alla fine si era arresa ed era andata a letto, addormentandosi poco dopo.
Quella mattina chiese udienza al re e la ottenne.
Suo padre era nel suo studio intendo a leggere dei carteggi. "Ti sei svegliata presto stamattina" disse accogliendola con un largo sorriso.
Sembrava più felice e sereno dopo la fine della guerra, o almeno di quella fase. Era come se si fosse liberato di un peso che lo schiacciava.
Joyce avrebbe voluto liberarsi anche lei del peso che sentiva.
"Volevo solo dirti che Vyncent mi ha parlato del..."
"Ma è meraviglioso" disse il re interrompendola. "Hai già preso una decisione?"
"Credo che accetterò."
"Bene, bene" disse il re con tono commosso. "L'hai già detto a tua madre? Non essere troppo brusca o la farai svenire" disse con tono ironico.
Joyce sorrise. "Ho pensato di dirlo prima a te."
Si fissarono in silenzio per qualche istante.
"Joyce" disse il re. "Mi dispiace molto. Non ho avuto modo di dirtelo prima."
"Di cosa?"
"Di Taloras e del fatto che volevo costringerti a sposare quel principe straniero. Devi capire che eravamo disperati e non sapevamo se saremmo riusciti a vincere la guerra. Ci serviva tutto l'aiuto possibile. Per fortuna tutto si è sistemato, alla fine."
"Devi delle scuse anche a Vyncent" disse lei.
Il re annuì grave. "Gliele ho già fatte, ma le ha rifiutate. È un bravo ragazzo, non potevi fare scelta migliore."
"Lo so."
"E pensare che stavamo per mandare tutto all'aria."
"Stavate?"
"Bryce e io, quando decidemmo di accettare l'offerta di re Hagar."
Joyce non riusciva a credere a quelle parole. "Che cosa c'entra Bryce?"
"Lei prende tutte le decisioni più importanti insieme a me, dovresti saperlo. Era così dispiaciuta e mortificata per l'accordo con Taloras. È stata male per settimane."
"Bryce ha deciso chi dovevo sposare?"
"In quel momento agiva in nome del circolo e con le migliori intenzioni..."
Joyce si sentì di nuovo mancare il fiato. Ricordò le parole di Persym. Fino a quel momento aveva creduto che fossero delle menzogne e invece gli aveva detto la verità.
Possibile che quell'odioso stregone fosse stato l'unico a farlo in tutte quelle settimane? Proprio non poteva fidarsi di nessuno?
"Ti senti bene?" chiese il re.
Joyce annuì. "Vado a dare la lieta notizia alla mamma, col tuo permesso."
Non attese oltre e uscì dalla stanza.
Appena fuori quasi andò a sbattere contro una figura umana. "Scusi" disse. Quando alzò la testa, vide che era Bryce e si immobilizzò.
Lei aveva il viso stravolto, come se avesse pianto molto e dormito poco. "Joyce, devo parlarti. È importante."
"Anche io devo parlarti" disse con voce rotta dalla rabbia.
Bryce la fissò sorpresa. "C'è qualcosa che non va?"
"Dimmelo tu."
"Joyce, quello che devo dirti riguarda Vyncent e il tuo matrimonio."
"Perché non sono sorpresa?"
"Non puoi sposarti."
"Neanche questo mi sorprende."
Bryce si accigliò. "Ti sto dicendo la verità."
"Questo sì che mi sorprende."
"La smetti una buona volta? Ti sto dicendo che Vyncent non ti ama davvero."
"Ho parlato con papà" disse senza riuscire a trattenersi oltre. "Mi ha detto tutto."
"Tutto?"
"Del vostro accordo con Taloras per farmi sposare Tharry."
Bryce annuì. "È vero, io ero d'accordo."
Joyce sentì la rabbia montarle dentro. "E me lo dici così? Tu sai quanto amo Vyncent e nonostante questo hai... hai..." Non riuscì a completare la frase.
"Ho fatto quello che ritenevo giusto. Bisognava vincere la guerra ed erano necessari dei sacrifici."
"È facile dirlo quando ero io quella che veniva sacrificata."
"Posso solo chiederti scusa. È stato un errore madornale che non ripeterò mai più."
"Neanche io."
"Ma ora devi ascoltarmi" disse Bryce. "Ed evitare che entrambi facciate un errore ancora più grosso."
"Vyncent e io ci sposeremo e saremo felici."
"Non succederà" disse Bryce.
"Mi ama, fattene una ragione."
"Ti ama come potrebbe amare un cucciolo smarrito. Io lo conosco bene, è fatto così. Quando sono andata a Londolin mi ha raccontato quello che aveva passato e..."
Nella mente di Joyce iniziò a farsi strada un sospetto. Era così terribile che prima di allora l'aveva sempre allontanato. In quel momento ripensò alle parole di Elvana. Quei due ne hanno passate tante insieme.
Insieme.
"Tu lo vuoi per te" disse Joyce con tono accusatore.
Bryce rimase in silenzio.
"Tu ami Vyncent e lo vuoi per te."
"Questo non ha importanza" disse Bryce.
"Questo spiega tutto invece. Ora capisco davvero. Hai fatto tutto questo per portarmelo via. Da quanto tempo ci stai provando? Dal ballo?"
"No" disse Bryce. "Non ho mai..."
"Sei la persona più orribile che io conosca" urlò Joyce richiamando l'attenzione di alcuni valletti che stavano sistemando delle poltrone. "Tu hai tutto. Sei bella, hai i poteri, sei la strega più forte di tutti i tempi... ma non ti bastava ancora, vero? Volevi di più."
"Joyce, lascia che ti spieghi..."
"Non ti disturbare." Fece per andare via ma la sorella le afferrò il braccio. Joyce si divincolò con un gesto brusco.
In quel momento sentì che la rabbia stava per prendere il sopravvento. Le sarebbe bastato evocare un dardo magico e colpirla. Uno solo sarebbe bastato. La sorpresa di quell'attacco non le avrebbe lasciato scampo. Lei, la piccola e patetica Joyce, avrebbe ucciso la strega suprema. È facile, disse una voce dentro di sé. Sentiva già l'eco della formula magica farsi strada nella sua mente.
La porta dello studio si aprì e ne uscì suo padre. "Che cosa succede qui? Perché state urlando?"
Quell'oscuro pensiero morì in quel momento stesso. Joyce riprese il controllo. "Niente. Stavo andando via" disse allontanandosi a passo di marcia. Appena girato l'angolo corse via piangendo.

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