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Autore: rocchi68    19/09/2017    4 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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La mattina non aveva cancellato gli strascichi della giornata precedente e ciò era evidente nell’osservare gli occhi di Scott.
Era evidente che fosse a pezzi e che avesse bisogno di riposo.
Già prima di partire per il salvataggio di Dawn non era in forma e tra l’ennesima nottata in bianco e il non aver mangiato si chiedeva dove avrebbe trovato le energie per partire.
Si sentiva meglio solo quando pensava a Dawn e alle sue condizioni.
Anche se non era ancora sveglia, poteva immaginare che fosse quantomeno riposata e quindi non avrebbe patito lo strapazzo del viaggio.
Per forza di cose dovevano ritornare all’albergo in giornata.
Aveva provato a contattare i professori, ma il cellulare non prendeva il segnale e sperava che i soccorsi fossero già in viaggio e che gli evitassero un bel po’ di fatica.
“Scott…”
Fu nel sentire la sua voce che si voltò a fissarla.
Dal cumulo di coperte sbucava soltanto la sua testolina e quella semplice visione era stata capace di farlo ghignare dopo 24 ore infernali.
“Ti senti bene?” Domandò, avvicinandosi a lei.
“Cosa mi è successo?”
“Non ricordi nulla di ieri?”
“Poco.” Sussurrò, mentre Scott si sedeva ai piedi del letto.
“Quando ti ho trovato, credevo fossi morta, ma per fortuna non lo eri.”
“Io…”
“Non sforzarti. Riposa ancora qualche minuto.”
“Vorrei chiederti una cosa.” Bisbigliò la giovane, abbassando la testa e notando di essere in biancheria intima.
La domanda che doveva porgli non riguardava quella situazione imbarazzante, ma era collegata a qualcos’altro.
Tuttavia si ritrovò ad arrossire, quasi temesse che lui potesse prenderla in giro per il fisico gracile e ben poco prosperoso di cui era dotata.
“Dimmi…ti ascolto.”
“Perché mi hai salvato?”
“Perché qualcuno potrebbe soffrire se non dovessi tornare a casa.” Rispose, facendola annuire.
“Non eri costretto.”
“Ci conosciamo da tanto e secondo te non dovevo salvarti? Scusami se mi sembrava la scelta più saggia.” Ribatté con fastidio.
Non era sua intenzione offenderla o che altro, ma quella gli sembrava veramente la scelta più logica che potesse fare.
Scott non sarebbe mai stato in grado di vivere la propria esistenza, sapendo d’avere una povera vittima sulla coscienza.
“Io…”
“Non pensare che l’abbia fatto solo per te. L’ho fatto anche per i tuoi amici e poi senza la tua presenza, il club diventerebbe di una noia mortale.” Sorrise, contagiando anche la compagna che continuava a coprirsi.
Le sembrava strano che lui non capisse d’aver bisogno dei suoi vestiti.
Lui era quasi completamente coperto, fatta eccezione del giubbotto pesante, mentre lei era ancora rintanata sotto le coperte.
“Vorrei uscire da qui.” Borbottò lei con sguardo piuttosto eloquente.
“Ah sì, scusa.” Riprese, avviandosi verso il camino e controllando che anche i suoi vestiti fossero asciutti.
Verificato che fossero in condizioni discrete, li prese in mano e li porse alla compagna che tuttavia si rifiutava ancora di uscire.
Mancava solo una cosa perché lei si sentisse sicura: la privacy. Fino a quando Scott, nonostante le buone intenzioni, fosse rimasto ad osservarla con sguardo spiritato, lei non si sarebbe mossa di un millimetro.
“Ti spiace?” Chiese, stanca d’avere i suoi occhi addosso.
“Non mi sembra d’averti disturbato la scorsa notte mentre ti scaldavo.” La punzecchiò, facendola arrossire.
“Tu…cosa?”
“Non fare quella faccia: non ti si addice.”
“Sai cosa potrei farti per quello che hai combinato?” Domandò, alzando la voce, senza intimorirlo in alcun modo.
“Sono stato costretto.”
“Io non ricordo nulla.” Sospirò la giovane.
“Stavi tremando di freddo, i vestiti erano fradici e sono stato obbligato a spogliarti se non volevi una polmonite. Volevo solo aiutarti e l’unica possibilità era nel dormire abbracciati.”
“Io…”
“Se avessi saputo d’offenderti, non l’avrei mai fatto.” Sbuffò Scott, tornando vicino al camino e aspettando che la ragazza terminasse di prepararsi.
 
La stanchezza unita ad altro aveva fatto arrabbiare il ragazzo.
Scott aveva capito che, per quanto s’impegnasse, l’incompatibilità dei loro caratteri era più che lampante.
E questo era solo uno dei motivi per cui Scott dubitava di contare qualcosa per lei.
L’aveva salvata, prendendosi cura di lei ed era stato trattato come l’ultimo degli idioti.
Aveva provato ad essere carino e non l’aveva capito.
Qualsiasi cosa facesse, era tutto sbagliato.
Nemmeno lei aveva mai elogiato i suoi meriti e si era convinto che mai l’avrebbe fatto.
Quando era freddo e menefreghista non andava bene.
Ora che era accettabile risultava comunque indigesto.
Nel fissare le fiamme si era chiesto cosa volesse di più.
Lui aveva provato a cambiare e non se ne era accorta.
Scott si era convinto che forse era il caso di tornare a com’era prima: tanto non avrebbe notato la benché minima differenza.
Mai un segnale d’incoraggiamento, mai una parola dolce per spronarlo a continuare in quella direzione: tutto era stato lasciato al caso.
Era giunto a credere che aveva fatto male a rifiutare la proposta di Chris.
Avrebbe dovuto lasciarla da sola in balia degli eventi.
Invece era rimasto al suo posto.
Un po’ perché si divertiva a stare con lei e un po’ perché sperava di diventare qualcosa di speciale.
Non di certo come l’ultimo degli idioti che si gettava nella tempesta per salvarla.
I suoi compagni si sarebbero detti spaventati e avrebbero ottenuto il suo perdono, ma lui che si era buttato, che non aveva chiuso occhio, che non aveva mangiato e che aveva vegliato su di lei, sarebbe passato come il classico coglione.
Nonostante fosse preso a sminuire i suoi meriti, si alzò con sicurezza non appena percepì il suo avvicinarsi.
Senza dire nulla raccolse il giubbotto, spense il fuoco e uscì dalla capanna, sperando che Dawn non gli complicasse la vita.
Se non era stupida, avrebbe capito che doveva essere seguito e che la distanza che li separava doveva rimanere intatta.
Non aveva troppo tempo da perdere con una ragazza così superficiale, anzi ne aveva già speso fin troppo per i suoi gusti.
“Potresti aspettarmi?” Chiese lei, avendo qualche difficoltà a stargli dietro.
“Credevo avessi fretta.”
“Vorrei solo tornare all’albergo e restare in pace.” Ammise, risistemandosi lo scialle che aveva trovato vicino al camino.
“Perché a me piace stare qui con te e congelarmi. Sto ottenendo il massimo dalla vita.” Ribatté sarcastico.
“Non volevo dire questo.”
“Ti consiglio di smetterla di seccarmi. Qualsiasi cosa ci diciamo, m’infastidisce.”
“Non ho ancora capito cosa non ti dia fastidio.”
“Perché non sono rimasto a casa?”
“Non sono stata io a costringerti a venire.” Borbottò la ragazza, facendolo fermare di colpo.
“Ne sei sicura?”
“Sei venuto solo per me?” Domandò lei con un sorriso appena accennato.
Un sorriso che sembrava quasi una presa in giro e che aveva fatto aumentare la rabbia di Scott.
Perché pazienza il non essere nemmeno considerato, ma l’essere così declassato gli sembrava un affronto bello e buono.
“Sono venuto solo per perdermi tra queste montagne, ma qualcuno non riesce nemmeno a sciare senza uccidersi.”
“Io…”
“Andiamo prima che sia tardi. Non voglio perdermi il pranzo.” Sbottò, dandole le spalle e riprendendo a camminare.
“Non potrai scappare per sempre.” Bisbigliò, senza che l’amico riuscisse a sentire quelle poche parole.
Qualsiasi cosa avesse da dire non sarebbe stato poi così importante.
Per qualunque faccenda privata ne avrebbero riparlato con più comodo, non appena entrambi fossero stati in buona forma e, cosa più importante, da soli.
 
Le tante ore passate sotto il cumulo di neve non erano state assorbite completamente dal fisico gracile di Dawn.
Si sentiva esausta nonostante le ore di riposo che si era concessa.
La testa era chiusa in una tenaglia e ogni passo le era difficile.
Vacillava sempre di più e la figura di Scott si allontanava passo dopo passo.
Non voleva essergli d’intralcio, non dopo quello che si era lasciata sfuggire e per questo ringraziava che avesse smesso di nevicare e che le fosse più facile tenerlo d’occhio.
“Scott…” Sospirò diverse volte, sperando che lui riuscisse a sentirla.
Invece imperterrito continuava a camminare per quel bosco con una tale sicurezza da far invidia a quelli che conoscevano quei luoghi da anni.
Dopo quasi 10 minuti che continuava a seguirlo, alla fine si ritrovò a crollare al suolo.
Un lieve tonfo sulla candida neve e il rosso si voltò a fissare cosa aveva provocato quel rumore.
Fu nel vederla a terra che si avvicinò nuovamente e si chiese come potesse così debole dal non riuscire nemmeno a proseguire.
“Sei proprio un’imbranata.”
“Scott…”
“Non mi riesce a stare arrabbiato con te.” Sbuffò il ragazzo, accarezzandole il volto e notandola più rossa del solito.
“Io…”
“Hai la febbre e anche molto alta.” Borbottò, caricandosela sulle spalle, mentre lei piagnucolava qualcosa.
“Scott…”
“Quando non ce la fai, non devi continuare per compiacermi. Dovresti darmi ascolto, zuccona.”
“Scusami.”
“Pensa a riposare, lascia a me il resto.” La rassicurò, mentre riprendeva già a muoversi.
Quando l’aveva raccolta e se l’era portata sulle spalle l’aveva trovata ancora più angelica, anche se aveva già deciso di continuare come se quell’intoppo non si fosse mai verificato.
Anche perché una scusa dettata in quel modo perdeva ogni significato e quelle parole potevano contare ben poco.
Così come aveva fatto qualche ora prima, avrebbe affrontato con le sue sole forze quella nuova avventura.
Secondo i suoi calcoli la capanna in cui avevano trovato riparo era ancora parecchio distante dall’albergo.
Con il breve tratto però che Dawn era riuscita a fare, gli restava meno strada, anche se questa era resa difficile dal peso extra che doveva sopportare.
Ogni tanto, per pochi minuti, si fermava e controllava le sue condizioni di salute.
In quelle brevi pause aveva sempre riscontrato una temperatura abnorme che aveva bisogno d’essere abbassata il prima possibile, magari sfruttando l’infermeria interna all’albergo in cui alloggiavano.
Il suo compito per quella giornata era proteggerla, raggiungere l’albergo in tutta sicurezza e buttarsi finalmente a dormire.
Si sarebbe accontentato anche dell’aiuto dei soccorsi, ma fino a quel momento non avevano incrociato ancora nessuno.
L’unica cosa che gli faceva compagnia erano i suoi vaneggi.
Sparlava del periodo delle medie.
Poi si era spostata verso la famiglia e di quanto fosse felice che suo padre fosse tornato.
Poi piccole storielle divertenti che riguardavano le superiori e l’ultimo periodo.
Normalmente sarebbe stato seccante dover ascoltare quei lunghi discorsi, ma il sentirla parlare, lo rassicurava.
Con quel poco di benzina che aveva in corpo, uscì dal bosco e con sommo piacere poté scorgere, a quasi 15 minuti di distanza, la struttura dell’albergo.
Stringendo i denti e con gli occhi ridotti quasi ad una fessura , si fece forza e riprese a camminare.
Non sapeva nemmeno cosa fare dopo aver affidato Dawn alle cure dei medici.
Lui essenzialmente voleva dormire, ma aveva bisogno anche di mangiare e di un bagno caldo con cui sistemare i muscoli indolenziti.
Avrebbe improvvisato.
Con fatica aprì la porta d’ingresso dell’albergo e subito si ritrovò attorniato da un gruppo di persone che lo fissavano a bocca aperta.
“Scott…dove sei stato?”
“Duncan dovresti lasciarlo in pace.” Borbottò Chris, sorpreso nel vedere l’allievo in quelle condizioni pietose.
“Dawn?” Chiese Bridgette, notando l’amica.
“Dove l’hai trovata?”
Scott, nonostante sentisse tutte quelle domande, non aveva nemmeno voce per rispondere.
Troppo stanco per farlo e con il fisico che gli ordinava di crollare, lui ebbe solo la forza di affidare Dawn alle cure dei medici e di salire in stanza per riposare.
Tempo di buttarsi a peso morto sul letto ed era definitivamente volato nel mondo dei sogni, ben sapendo che lei era finalmente al sicuro.
Lei avrebbe ricevuto molte visite, nonostante fosse ancora addormentata.
Tutti erano andati a trovarla, mentre di Scott si sapeva soltanto che russava e che stava discretamente bene.
 
Solo verso le 15 lei iniziò a dare i primi segnali di risveglio.
Dawn con le medicine in corpo e ancora febbricitante si era resa conto d’essere salva e di dovere tutto ciò ad un caro amico.
“Dove mi trovo?” Chiese dopo essere riuscita a mettere a fuoco Bridgette.
Vicino a lei si trovava anche Zoey che tuttavia era impegnata a leggere una rivista per accorgersi del risveglio dell’amica.
“Sei al sicuro adesso.”
“Bridgette.”
“Siamo stati in ansia per te.”
“Lo so, Zoey.”
“Deve essere stato difficile stare con quel cafone di Scott.” Borbottò nuovamente la rossa, facendo negare l’amica.
“Lui mi ha salvato la vita.”
“Lo sappiamo e di questo gliene siamo riconoscenti.” Intervenne Bridgette, lanciando un’occhiataccia a Zoey.
“No…voi non lo sapete. Lo abbiamo sempre giudicato male e lui non solo mi ha salvato, ma ha anche vegliato su di me.”
“Sicura di non dargli qualche merito di troppo? Lui è lo stesso che non ci ha mai rivolto la parola in questi anni.”
“Lui ha fatto fin troppo per me, Zoey. Sarebbe il caso che anche voi iniziaste a considerarlo sotto un diverso punto di vista.” Sbottò Dawn.
“Se lo dici tu.”
“Perché tutto questo astio nei suoi confronti? Non ha ucciso nessuno.” Intervenne Bridgette, prendendo le difese di Scott.
“Forse se vi dicessi cosa ha detto al mio Mike, cambiereste idea.”
“Avanti allora.” La esortò Dawn.
“Mike mi ha tradito con una che adesso è in Canada.”
“E allora?”
“Allora? Dawn, ma mi hai ascoltato?”
“Mike ti ha fatto le corna, ma non capisco cosa centri Scott.” Sbuffò la giovane, mentre Bridgette preferiva restare in silenzio e riascoltare quella storia per l’ennesima volta senza esprimersi di nuovo.
Già durante la notte precedente era stata costretta ad ascoltarla per quasi 5 volte e anche in quel caso, la cornuta, aveva scaricato la colpa sul rosso.
Come se il consiglio di Scott fosse stato quello di mantenere il silenzio fino alla morte e di negare anche davanti alla verità.
“Gli ha consigliato che forse era meglio non dirmi nulla.”
“Zoey.” La rimproverò Bridgette che sapeva cosa stava nascondendo la rossa.
Quelle non erano le esatte parole che aveva udito da Geoff.
Dal fidanzato aveva sentito invece che Mike sarebbe sempre stato grato al misantropo compagno e che avrebbe fatto di tutto per sdebitarsi.
Zoey stava mentendo solo perché le faceva più comodo comportarsi così.
Voleva che Scott restasse da solo ancora un po’, giusto per ripagarlo della stessa medicina che lui aveva usato con loro, e quale modo migliore se non quello di staccarlo dall’unica che aveva a cuore il suo futuro?
“Mi sembra impossibile.”
“Infatti lo è, Dawn.” Continuò Bridgette, fissando l’amica.
“Allora perché lo sta screditando?”
“Scott ha consigliato a Mike di dire la verità e quella che gli ha esposto era solo una possibilità da non considerare troppo.”
“Perché Zoey?” Domandò Dawn, fissando sconcertata l’amica.
Non poteva credere che lei si concedesse quegli orribili giochetti.
Non voleva pensare che lo stesse facendo solo per isolare una persona che non se lo meritava affatto.
“Lui non doveva dire quelle cose.”
“Perché sei così egoista?”
“Egoista?”
“Scott sta facendo di tutto per farsi apprezzare da noi, ma se gli mettiamo i bastoni tra le ruote i suoi dubbi aumenterebbero e basta.”
“Non ti sei resa conto che sta solo giocando con te?” Chiese la rossa, facendo negare sia Dawn che Bridgette.
“È solo merito di Scott se Mike ti ha raccontato la verità!” Sbottò, zittendo ogni possibile replica.
“Io…”
“Non gli dirò nulla, Zoey, ma ti pregherei di ripensare a ciò che ha fatto per te e Mike. Se non lo vuoi fare per lui, fallo almeno per l’amicizia che ci lega.” Propose Dawn, allungando una mano verso l’amica, la quale la strinse appena.
“Ci proverò.”
“A proposito, dove si trova?” Chiese Dawn, rivolgendosi più a Bridgette che a Zoey.
“Il prof McLean ha detto che sta riposando.”
“Se l’è meritato.”
“Anche tu però avresti bisogno di rilassarti un po’.” S’inserì la rossa, convincendo Dawn a seguire quel consiglio.
Prima che riuscisse a ribattere, le 2 erano già uscite e l’avevano lasciata a riprendersi dopo la brutta avventura che aveva passato.
 



Angolo autore:

Ryuk: rocchi non sta tanto bene...è già sotto le coperte.

It: Influenza pesante.

Ryuk: Non prendetevela con noi se ci sono errori.

Freddy: La colpa è di rocchi.

Ryuk: Alla prossima!
   
 
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