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Autore: Male_na    19/09/2017    0 recensioni
Ricordo le mie braccia incrociate attorno al tuo corpo flebile, probabilmente temevo che saresti volata via con il vento in quella stessa notte.
Ricordo i sorrisi così vicini alla tua faccia e le tue parole.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti rendi conto di essere arrivato in alto solo quando ti senti giù
Odi la strada solo quando ti manca casa
Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare
E la lasci andare

Ripenso a te, a noi.

Ai vestiti scambiati e al vino che mi facevi trovare quando ero nervosa.

Ripenso alle promesse, ai letti divisi, alle urla.

Resta solo un braccialetto, qualche canzone e quei mesi che mi hanno cambiata.

Adesso che scrivo non so neanche quanti sono i giorni che ci separano, ero convinta che mai nessuna porta si sarebbe riaperta per riportarmi a quei giorni condivisi eppure è successo.

Un giorno come tanti, prima nuvoloso e poi con il sole, come quelli in cui cominciavamo a cantare di prima mattina perché eravamo felici, di cosa non l’ho capito mai, ma era contenta nel saperti lì e nell’esserti di aiuto e compagnia. Quattro passi e poi seduti su un tavolo a studiare, tu non ci riuscivi mai, sempre con quel nervosismo macchiato da telefono e tabacco.

Adesso sono in quella che da qualche mese a questa parte posso considerare casa, malconcia, disordinata ma familiare; probabilmente avresti condiviso anche questo con me, per quella tua malsana abitudine di imitarmi in tutto.

La mattina passa, la gente arriva con calma, quella che mettevo io nello svegliarti la mattina e farti il caffè, quella che mettevi tu nel prepararti accuratamente e truccarti la mattina mentre parlavi da una stanza all’altra con me. Adesso il caffè non lo faccio per nessuno, al massimo me lo offrono.

Tra i tanti volti, uno familiare.

Passavi le sere a parlare di lui, ora estasiata ora in lacrime, io a difenderti strenuamente da un nemico che non avevo mai conosciuto ed ora eccolo qui. E con il pensiero ci sei anche tu, di nuovo, nella mia testa.

Ricordo la cura che mettevo nei miei gesti ogni volta che si trattava di te, quasi innaturale, nell’affetto cieco che ti davo ogni singolo minuto. Ora non mi scotto più.

Lui parla di una ragazza e so che eri tu, parla della tua possessività e so che sei tu.

Ricordo le domande e le miei risposte ingenue, le prime gelosie velate mentre io mi consumavo dietro i tuoi capricci.

Prendiamo un caffè tra una chiacchiera e l’altra, è lui che offre, il tuo cavaliere.

Avrei voluto essere questo in certi momenti, non ricordo neanche quando, so solo che ad un tratto ho realizzato che anche per me era troppo. Era troppo tutto quello che ti stavo dando, le ansi e me mie paure di perderti, le scuse, le tue promesse.

Mi risiedo d’avanti al pc e decido, scelgo di pensarti come non ti ho mai pensato.

Allora tornano le canzoni che ora ascolto e cerco.

Era sera e probabilmente tirava un vento leggero, mi stupivo di quanto in così poco tempo eri riuscita a diventare la mia ombra, un tutt’uno con me e la mia mente. Ricordo che sicuramente stavamo bevendo un po' di vino mentre guardavamo quella sera di marzo che arrivava con la sua aria tiepida, la musica di sottofondo, sempre la solita e sdolcinata canzone.

La tua aria malinconica mentre fumavi una sigaretta e lasciavi all’aria i capelli rosso tinto, il tuo abbandono a una vita che a detta tua ti aveva portato tante ferite e sconfitte, la tua corazza da guerriera ferita.

Ricordo le mie braccia incrociate attorno al tuo corpo flebile, probabilmente temevo che saresti volata via con il vento in quella stessa notte.

Ricordo i sorrisi così vicini alla tua faccia e le tue parole.

Sono le stesse scritte nelle ferite del mio cuore.

 

   
 
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