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Autore: guiky80    20/09/2017    7 recensioni
Le parole della mamma da piccolo non le ascolti, poi ti ritrovi grande e scopri che quelle parole erano vere, ma ti rendi conto di aver scoperto qualcosa di ancora più vero...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice.

Rieccomi! Questa fanfic molto fluff, se vogliamo, nasce da una frase che ho sentito e che ho fatto pronunciare alla mamma di Mamoru... cara donna che ha fatto un figlio bellissimo!

La posto oggi dedicandola al primo anno di EFP di Heavensan: visto come sono brava!

Ringrazio Lenea per il betaggio, grazie carissma!!!

Meeeeeeel! Tu là dispersa in quel paese lontano! Goditi anche tu i Morizawa!!!!


 

***


 


 

Mia madre diceva sempre: “Per far innamorare una donna, devi farla ridere.”

Da piccolo non capivo, poi sono arrivato alle scuole medie e infine al liceo; ero l'idolo delle ragazze, un po' per il mio aspetto fisico, un po' perché facevo parte della Nankatsu, ossia la squadra che vinceva sempre il campionato nazionale.

Non mi interessava avere una storia seria, non mi interessava innamorarmi o far innamorare qualcuna di me, quindi la teoria di mia madre restava relegata in un cassetto.

Facevo girare teste, battere cuori, ho avuto più di una dichiarazione scritta e verbale, sia che io fossi felice, sorridente, oppure che fossi serio, arrabbiato, ombroso, che facessi lo stupido, insomma: il grande Mamoru Izawa colpiva sempre.

Tuttavia non ho mai ceduto, non ho mai avuto una ragazza, qualche bacio qua e là rubato, soprattutto durante la pausa pranzo sulle scale anticendio, ma niente di più.

I miei amici scuotevano la testa, soprattutto Yuzo, così ligio al dovere, così preciso, ma alla fine mi hanno sempre lasciato fare, visto e considerato che non facevo male a nessuno.

Ho continuato a credere che la frase di mia madre fosse una fesseria, ma non gliel'ho mai detto... ho continuato a sentir ripetere quelle parole, sempre più convinto ogni anno che passava, ma non ho mai pensato che si adattassero alla mia vita, in realtà credevo non si sarebbero mai adattate alla vita di nessuno.


 

Poi è accaduto... mi sono innamorato.

Sorridendo penso che, in effetti, quella persona io l'ho fatta ridere molto spesso.


 

Ora sono qui seduto sotto al portico di casa e guardo mia madre parlare con il figlio della vicina, dovrebbe avere all'incirca dieci o undici anni, e lei gli sta dicendo quella stessa frase:

“Vedi, Josuke, se vuoi far innamorare una ragazza, devi farla ridere!”

Lui la guarda stralunato, forse pensa che mia madre sia pazza, del resto a quell'età le femmine fanno pure un po' schifo ai maschi!

Nonostante ciò lui annuisce, più per cortesia che altro e se ne va.

Sorridendo soddisfatta, mia madre prende posto accanto a me.

“Ricordi quando lo dicevo a te? Anche tu mi guardavi così! Voi maschi... tzè!”

Sorrido e le passo un braccio intorno alle spalle.

“Josuke è troppo piccolo, cosa vuoi? Che si accasi a dieci anni?”

Scoppio a ridere e lei mette il broncio. Sospirando proseguo.

“Sai cosa ho scoperto, mamma? Che quello che dicevi era vero, ma è più vera un'altra cosa...”

Lei mi guarda interessata con un sopracciglio inarcato.

“Illuminami!”

“Ogni volta che la persona che ami ride, tu ti innamori un po' di più.”

La sua bocca spalancata, i suoi occhi sgranati, mi scappa troppo da ridere, ma riesco a trattenermi.

“Oh Dei del cielo! Ti sei innamorato!? Finalmente!”

Alza le braccia esultando e io rido davvero stavolta.

“Mamma, calmati!”

“Calmarmi? Ma neanche per sogno! Chi è?”

Sospiro e inclino la testa.

“Siamo all'inizio, non voglio illuderti e nemmeno illudermi, ti dirò chi è a tempo debito. Prometti di stare buona fino ad allora?”
“Uff... va bene! Che noia però! Sei innamorato davvero? È una brava persona?”

Il fatto che abbia detto: persona, e non ragazza già mi fa arrossire un po'.

“Sì, mamma, è una brava persona e io sono innamorato.”

“Sono felice per te, figliolo. Sono davvero felice per te! Però hai detto che non vuoi illuderti... non sei certo dei suoi sentimenti per te?”

Stringo le labbra e mi maledico da solo, mia madre è già troppo perspicace di suo, non dovevo servirgliela su un piatto d'argento.

“Beh vedi, ha detto di amarmi, e io mi fido, conosco questa persona, non sarebbe capace di mentire su una cosa del genere. Tuttavia, te l'ho detto, siamo all'inizio.”

“Capisco... d'accordo non farò altre domande, ma non farmi aspettare all'infinito!”

Alzo gli occhi ancora sorridendo e incrocio quelli di qualcuno che non dovrebbe essere al di là del mio cancelletto in questo momento.

Qualcuno che spero non abbia sentito tutto! Mia mamma scatta in piedi come una molla.

“Yuzo! Tesoro! Come stai?”

Dopo i soliti convenevoli, mia madre sparisce in casa per prendere da bere, il posto accanto al mio viene occupato e come sempre il mio cuore manca un battito.

Restiamo in silenzio fino al suo risolino che mi fa sbuffare.

“Hai sentito vero?”

“Sì.”

“Non si deve origliare!”

“Non stavo origliando, passavo di qui... non dovresti parlare di certe cose sotto al portico.”

“Figurati, ora è pure colpa mia.”

L'arrivo di mia madre ci interrompe. Beviamo tutti insieme, discutiamo delle squadre, delle novità di Nankatsu, mia madre indaga sulla vita privata di Yuzo che glissa in maniera magistrale ogni domanda spinosa.

“Bene, ragazzi, ho delle commissioni ora, ti fermi a cena, Yuzo?”

La risposta affermativa la fa sorridere di più e finalmente si dilegua.


 

Dopo qualche minuto, decidiamo di entrare in casa, salendo diretti in camera mia, come quando eravamo solo compagni di squadra e di scuola e dovevamo studiare. Ovviamente non dobbiamo più svolgere quell'attività, ma viene spontaneo a entrambi raggiungere subito la stanza e chiudere la porta.

Finalmente al riparto da occhi indiscreti, avverto le braccia di Yuzo avvolgermi da dietro. Chiudo gli occhi un istante inalando il suo profumo e automaticamente sorrido.

“Volevo solo dirti una cosa. Anch'io mi innamoro ogni volta di più quando ridi.”

Sbuffo di nuovo.

“Non si origlia!”

La sua risata mi solletica la nuca, mentre avverto le sue parole.

“Però tua madre non ha torto, alla fine io ti ho fatto ridere, tante e tante volte.”

“Perché? Io no?”

Rilancio con tono ironico mentre mi volto nel suo abbraccio, finge di pensarci dondolando la testa.

“Vagamente...”

Stringo gli occhi a fessura e sussuro.

“Che stronzo.”

Però sorrido, come sorride lui e finalmente le nostre labbra si incontrano.


 

   
 
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