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Autore: Luana89    20/09/2017    1 recensioni
Un piede ondeggiava annoiato fuori dal finestrino, l’altro poggiato con noncuranza sul cruscotto della berlina nera e costosa, portava la cravatta allentata, le spalle ricurve come se fosse concentrato a fissare qualcosa sul suo grembo, aveva un cipiglio attento. Nicholas si mosse nervoso sul sedile, solitamente non fissava così sfacciatamente i ragazzi sempre attento a non far sospettare nessuno delle sue ‘’preferenze’’, ma era impossibile non guardarlo. Gli zigomi appena pronunciati, l’arco delle sopracciglia nonostante fossero aggrottate era perfetto, e le labbra lievemente imbronciate; lo sconosciuto alzò lo sguardo, era come se fosse stato richiamato da quei pensieri troppo lontani, i suoi occhi si posarono su Nicholas e si accesero, non riuscì a distinguerne il colore ma non aveva poi molta importanza. Respirò a fatica mentre lo studente in divisa staccava la schiena dal sedile, le labbra si curvarono in un sorrisetto malizioso e crudele tutto per lui. La gola di Nicholas sembrò serrarsi, la gamba ingessata pulsò appena e gli venne spontaneo toccarla, non riusciva a staccare gli occhi dallo sconosciuto. Il semaforo divenne verde, tutto sfocato mentre la berlina nera diveniva un puntino lontano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«La mia Amanda!» Il tono lamentoso di Jeremy sembrava quello di un cucciolo appena colpito da un calcio. Thomas accanto a lui lo fissava divertito, se avesse prestato un po’ d’attenzione al resto avrebbe notato quanto Nicholas non sembrasse condividere come sempre la sua ironia.
«Com’è potuto succedere? Ma con chi poi?» Il punto era proprio questo, il rosso si sporse appena verso il migliore amico che aveva appena dato loro la notizia imminente delle nozze, senza però entrare nei dettagli. Non ancora almeno.
«Beh..» chiuse gli occhi rivivendo le immagini di quella cena assurda, dopo il colloquio sul terrazzo erano tornati dai genitori, Nicholas era riuscito a mandar giù i bocconi di cibo a forza, costringendoli a scendere lungo la gola con massicce dosi d’acqua e il risultato era stata una notte insonne a causa dell’ansia e delle passeggiate al cesso. Si sfregò la fronte notando con sgomento di non essere sudato, eppure sentiva la pelle ghiacciata e appiccicosa. «E’ un po’ complicato, ragazzi.» I loro occhi improvvisamente attenti, finalmente notavano il nervosismo dell’amico.
«Non gliel’hai detto?» Quella voce lo fece sobbalzare e imprecare a bassa voce, possibile che se lo ritrovasse tra i piedi sempre? Si girò scoccando un’occhiata inferocita a Christopher, scoprendo con sorpresa non fosse solo. Evan lo fissò senza apparente cordialità, il suo solito sguardo serio, per un secondo però vide una lieve traccia di divertimento increspare l’angolo delle sue labbra.
«Dirci cosa?» Jeremy fissò entrambi con sospetto, Thomas staccò a forza gli occhi da Evan per fissare anche lui Nicholas.
«I nostri genitori hanno deciso di convolare a nozze.» Era stato Christopher a precederlo, talmente velocemente da fargli pensare per un attimo di essere stato lui a parlare. Ignorò i visi sgomenti degli amici per tornare a fissare il suo tormentatore.
«Potresti smetterla di parlare in mia vece?» Gli si fece vicino incrociando le braccia al petto, l’altro sorrise arcigno inarcando un sopracciglio.
«Stavi lì da tre ore, ho pensato solo di farti un favore.» Indicò gli altri due che ancora non davano cenni di vita. Evan invece era tranquillo, probabilmente lo sapeva già e fu a lui che si rivolse Nicholas.
«Te lo ha detto?» Lo vide annuire appena.
«Si.. circa un mese fa.» La risata dei due infastidì Nicholas, desiderò prenderli a pugni.
«LA MIA AMANDA SPOSERA’ SUO PADRE? TI PREGO DIMMI CHE NON E’ UN SATANISTA COME IL FIGLIO.» Jeremy sbatté le mani sul tavolo, alcuni clienti della gelateria li fissarono, Christopher sbuffò seccamente.
«John, credimi, mio padre è tutto ciò che una donna possa desiderare. Anzi, ti consiglio di prendere esempio da lui, potresti avere una possibilità con Rebecca.» La stoccata colpì appena il rosso che dal canto suo continuava a fissarlo con ostilità.
«Beh, non mi sembra che a te le sue lezioni siano servite molto.»
«Magari invece si.» E dicendolo guardò Nicholas che sviò abilmente lo sguardo sfregandosi gli occhi. «Ero venuto a dirti che che mio padre è da te, sta aiutando tua madre con gli scatoloni.. al posto tuo.» Il lieve tono d’accusa mortificò l’altro. Non stava facendo nulla per lei e lo sapeva, era probabile Amanda si sentisse ferita dalla sua distanza.
«Quali scatoloni?» Fu Thomas stavolta a parlare.
«Non gli hai detto neppure questo? Hai proprio un concetto astratto di amicizia.» Nicholas strinse i pugni fissandolo con rabbia.
«Non ti permettere.»
«Vivrà in casa mia, tra tre settimane avrà luogo il matrimonio. Ecco gli inviti.» Uscì due cartoncini eleganti finemente decorati poggiandoli sul tavolino, Jeremy riuscì solo a fissare Christopher bloccato alla prima parte della sua frase.
«Ossignore, vuol dire che quando verrò a trovare te ci sarà anche lui..»
«Non sei felice Jasmine?»
«MI CHIAMO JEREMY, FALLA FINITA.» Gli mostrò i denti con stizza ottenendo solo l’effetto di far ridere l’altro che fece un cenno silenzioso a Evan.
«Non siamo forse tutti ‘’amici’’? Rebecca lo pensa, continuate a farla sognare.» Fece a tutti e tre l’occhiolino per poi andar via, lasciando dietro di se tre visi sgomenti.
 
 
Amanda stava litigando con una valigia che non sembrava volersi chiudere, Nicholas la fissò rivedendola a quella cena. Christopher l’aveva conquistata, come faceva sempre del resto. Come poteva non vedere quanto diabolico fosse?
«Oh, sei qui?» Il tono appena aspro nonostante il sorriso.
«Hai bisogno d’aiuto?» Mosse un passo titubante, le braccia abbandonate lungo i fianchi si piegarono appena e le dita si strinsero tra loro.
«Se vuoi darmelo si, altrimenti lascia perdere.» Amanda non lo guardò tornando ad armeggiare con la cerniera.
«Mamma, mi dispiace, in questi giorni non sono stato molto presente.» Nicholas attaccò ma il viso della madre lo fece desistere.
«Presente? Nicholas io ho pensato ti fossi trasferito prima di me.» Il tono ironico ferì il figlio. «Pensavo avessi detto la verità sulla tomba di tuo padre, invece..» la voce venne meno, si alzò dal pavimento sedendosi su una sedia. «Adesso mi ritrovo con un trasloco che non so neppure se debba fare, mio figlio sembra detestare l’idea di vivere con l’uomo che amo, quindi esattamente come dovrei fingermi felice e spensierata mentre Scott mi porta a vagliare le varie sale per il matrimonio?» La mortificazione di Nicholas toccò vette mai viste prima.
«Mamma io non odio Scott..» ''al massimo odio suo figlio'', avrebbe voluto dire cosa che ovviamente non fece. Non era neppure sicuro fosse semplice odio il suo. «Vorrei solo.. insomma tu sei sicura siano brave persone? Prendi Christopher, beh posso assicurarti che lui non è un angelo.» Il tono divenne tagliente, la risata della madre lo lasciò sorpreso.
«E’ questo quindi? Hai avuto screzi con Chris? Beh, chi non li ha avuti?» Roteò gli occhi come se sapesse qualcosa, afferrando la tazza ancora piena di tè ormai tiepido.
«Pensavo ti piacesse..»
«E mi piace infatti.» Sorrise bevendo. «Mi piace come mi piacciono tutte le anime addolorate.» Nicholas smise per un secondo di respirare, era da sempre convinto che la madre fosse molto più empatica di lui, ma in quel momento temeva si sbagliasse. Quell’essere non sembrava conoscere pietà. Eppure lo rivide in prigione, i suoi occhi divennero vacui mentre si perdeva nei pensieri. «Mi piace, ma tu sei mio figlio è te che amo. Prima di tutto e tutti.» Quelle parole lo riportarono alla realtà strappandogli un sorriso.
«Sono stato un imbecille, vieni dai.. ti aiuto io con i bagagli. Questi Underwood non ne sono capaci, si vede.» Indicò una delle valigie, la cerniera per metà aperta, strappando una risatina alla madre che lo seguì di buona lena.
 
 
«Come to me
In the night hours
I will wait for you
And I can't sleep
'Cause thoughts devour
Thoughts of you consume»
 
La musica si abbassò improvvisamente costringendo Christopher a voltarsi, Evan poggiato allo stipite lo fissava.
«Ruelle?»
«Superba, non trovi?» Sollevò il calice di vino in un brindisi silenzioso osservando l’amico accomodarsi vicino al camino.
«Lo hai ricattato col video, vero?» L’ombra delle fiamme sembrò guizzare sul suo viso mentre sollevava lo sguardo inchiodandolo su Christopher.
«Era l’unico modo. Avrebbe solo creato problemi.» 
«Lo hai fatto per amore di tuo padre, o perché fremi dalla voglia di averlo intorno e torturarlo? La musica suonava in sottofondo dando un’aria solenne a quella conversazione.
«Torturarlo? Come siamo estremi.» Mosse in aria la mano con malcelato divertimento, sorseggiando il liquido rossastro. Gli occhi di Christopher vagarono per la grande sala, lui e Evan si conoscevano da talmente tanto tempo che quantificare quello ‘’senza’’ sarebbe stato decisamente più semplice.
«Con te bisogna esserlo.»
«Parli tu?» Il tono d’accusa e divertimento sembrarono raggelare Evan sulla poltrona.
«Io non tormento.»
«Oh beh, osservando il viso di Thomas sembra prossimo al suicidio. Che diamine stai facendo al pasticcino avariato?» Come se non lo sapesse poi. Evan sospirò.
«E’ un obbligo per me dirtelo?» Per la prima volta da che ne avesse memoria il silenzio tra loro sembrò innaturale.
«Pensi di fare ogni cosa per me con obbligo?» Il tono noncurante con cui lo disse fu peggio della rabbia, Christopher sapeva essere più pericoloso da calmo.
«Non ho detto questo.»
«Lo hai lasciato intendere.» Evan sbuffò allungando una mano verso di lui che strinse di lì a poco il calice ormai quasi finito. Lo bevve tutto.
«Sono nervoso per via del College, se non riesco a farcela..» non c’era bisogno di finire, suo nonno si aspettava grandi cose da lui.
«Evan sei l’unico ragazzo di mia conoscenza che pur avendo un QI normale riesce a fare cose grandiose.» Allargò le braccia con indolenza e l’altro sorrise. Era raro vederglielo fare, secondo Christopher uno spettacolo per pochi eletti, perché tutte le cose belle andavano viste solo dai meritevoli.
«In effetti lo sto un po’ tormentando.» Era evidente stesse tornando al discorso precedente, la loro amicizia era difficile da incrinare.
«Povero baccello, mi fa quasi tenerezza.» La fronte di Christopher si spianò, il suono della menzogna si spense insieme agli ultimi echi della canzone.
 
 
Maria li accolse con un sorriso e un inchino tutto per loro, a Nicholas sudavano le mani mentre si appoggiava stoicamente alla madre entrando nella loro nuova casa. L’ambiente attorno a se non era cambiato di una virgola, eppure adesso che in parte gli apparteneva, sembrava totalmente diverso. Ancora una volta osservò la scala in ferro, così elegante e bella.
«Siete qui finalmente!» Scott andò loro incontro con un sorriso, Nicholas non poteva dir nulla su quell’uomo, sembrava buono, generoso, spiritoso alle volte, eccessivamente diverso dal figlio. «Nicholas la tua stanza è di sopra, Christopher è già su, la sua stanza è di fronte la tua.» Quando le pessime notizie iniziavano a fioccare c’era poco che si potesse fare per fermarle. Respirò profondamente sorridendo il più sinceramente possibile afferrando la valigia che trascinò lungo le scale, rifiutando l’aiuto di Maria. Non si sarebbe fatto aiutare da una donna, neppure se questa veniva pagata, era avvilente e non intendeva cambiare il suo modo di vivere.
Il piano superiore era grande quanto quello inferiore, stanze su stanze che non aveva idea di cosa contenessero. Seguendo le istruzioni la sua camera era la seconda porta del corridoio, fu lì che si diresse con sicurezza girando la maniglia. Una risata lo bloccò sulla soglia, sollevò gli occhi e per poco la mascella non gli cadde al pavimento rumorosamente. Christopher sul letto, accanto a se (o avrebbe dovuto dire spalmata sopra il suo petto) una ragazza dai lunghi capelli biondi, inutile dire fossero nudi.
«E’ arrivato il mio fratellino, sei passato a salutarmi?» Nicholas provava fatica a controllare sguardi e parole, gli occhi sembravano incollati a quel letto. 
«A dirla tutta cercavo la mia camera.» Provò a darsi un contegno, sperando di riuscirci egregiamente.
«Se vuoi puoi unirti a noi.» Stavolta a parlare fu la ragazza, adesso seduta a seno scoperto.
«Impossibile, lui ha ..vedute diverse.» La voce di Christopher sembrava divertita.
«Tuo padre lo sa? Sa che hai ..ospiti in camera?» Calcò con astio la parola ‘’ospiti’’ occhieggiando la ragazza.
«Forse si, forse no. Chi lo sa?» Si alzò agilmente dal letto e Nicholas fissò il sedere sodo e perfetto in bella mostra con occhi spalancati prima che l’altro indossasse dei jeans e si voltasse.
«Vieni, ti faccio vedere la tua camera.» Piegò due dita con eleganza superandolo per poi uscire, fu solo dopo il secondo richiamo che riuscì a muoversi da lì lasciando in quel letto la ragazza che continuava a ridere di lui.
«Ti scopi le ragazze in casa?» Non riuscì a controllare il tono d’accusa.
«Sei geloso perché lei ha le tette e tu no?» Christopher lo fissò aprendo infine la porta di fronte la propria, Nicholas aveva sbagliato lato del corridoio.
«Ma fammi il piacere, sei disgustoso.» Poggiò la valigia sul pavimento e restò senza parole. La camera era arredata nei toni del blu, evidentemente qualcuno aveva detto a Scott fosse il suo colore preferito, sicuramente Amanda. Più grande della sua vecchia camera, faceva concorrenza ad un bivani in pratica. Una libreria prendeva tutta la parete di destra.
«Ti piace?» La voce di Christopher solleticò il suo collo, si ritrasse deglutendo.
«Molto.. ma non c’è l’armadio?» Ne seguì una risata divertita dell’altro che con sicurezza si mosse nella stanza indicando un pannello in vetro nella parete di fronte al letto, bussò due volte con le nocche.
«Cabina armadio. Anche se credo ti ci vorrà un po’ per riempirla. Anzi se mi facessi la cortesia di cedermene metà..»
«Scordatelo.» Il tono di Nicholas tagliente mentre provava a non fissare gli addominali dell’altro in tensione a causa della risata.
«Battibecchiamo già come dei fratellini, che cosa carina.» Incrociò le braccia al petto fissandolo con interesse.
«Personalmente sono figlio unico.» Sorrise sterile.
«Stasera c’è una festa in un locale, verrai?»
«Esco con Thomas, sai.. un appuntamento.» Si gratificò di quella piccola vittoria, sentendosi nettamente superiore almeno finché non vide gli occhi altrui restare statici e annoiati come sempre. 
«A voi due piace proprio complicarvi la vita, evidentemente le prese in giro vanno molto di moda.» Scrollò le spalle con indolenza superandolo per poi uscire, mollandolo lì da solo a chiedersi che diamine avesse voluto dire.
 
 
Il flipper suonava impazzito mentre Thomas provava a battere il nuovo record, Nicholas accanto a se beveva dell’acqua tonica incitando l’amico con urla e cori cosa che non servì poi molto quando la pallina d’acciaio si perse sul fondo dichiarando persa quella partita.
«Questi dannati flipper.» Gli diede un calcio senza troppa convinzione scoppiando poi a ridere. Erano riusciti finalmente ad avere il loro appuntamento, Nicholas era stato in tensione fino a quel momento con la paura che qualcosa andasse storto, che l’imbarazzo li rendesse rigidi e silenziosi. Invece sembrava procedere tutto in maniera perfetta, avevano cenato al fast-food, un giro nelle vie e poi in sala giochi. Tutto andava alla grande.
«Hai saputo anche tu della festa?» Thomas annuì portando le mani nelle tasche dei jeans scuri.
«Si, vuoi andarci?» Non sembrava infastidito, anzi, forse l’appuntamento lo aveva reso meno insicuro sull’altro?
«Se ti fa piacere vedere la faccia di Christopher.» Si fissarono in silenzio scoppiando a ridere all’unisono, di certo non era tra le loro vedute migliori.
Il grattacielo al centro di Manhattan sorgeva tra altri due palazzi che sembravano quasi oscurarlo, Nicholas col naso all’insù per fissarne la punta si chiedeva a chi appartenesse stavolta quel locale. Alcuni ragazzi uscirono barcollando da lì, e lui osservò la scritta al neon ‘’Krazy 8’s’’, sembrava un bel nome per iniziare una serata tranquilla e nel nome della sobrietà, come no.
«Forse dovremmo semplicemente cercare altro, sarà pieno di figli di papà.» Thomas rise a quelle parole voltandosi verso l’amico.
«Non lo sei diventato anche tu in teoria?» La battutina sortì l’effetto sperato vista l’irruenza con cui l’altro si voltò per fronteggiarlo.
«NO. Piantala di prendermi per il culo.» Lo indicò col dito e occhi taglienti, l’azzurro quasi rischiarato.
«Hai ragione, anche volendo tu non saresti come loro.» Occhieggiò il locale senza dire nello specifico a chi si riferisse anche se entrambi avevano una qualche idea. Improvvisamente Thomas colmò le distanze tra loro, una mano accarezzò il viso fresco di Nicholas che non si ritrasse.
«Noi siamo diversi.» Lo erano davvero? Non erano quindi bugiardi, meschini e manipolatori? Per un secondo mentre sentiva le labbra di Thomas sulle proprie non ne fu poi così sicuro. Fu questione di un attimo, il senso di colpa sparì mentre ricambiava quel bacio con sempre meno esitazione finché un applauso non fece sobbalzare entrambi che si staccarono ansimanti.
«Ma che scenetta a-d-o-r-a-b-i-l-e. Vero Evan?» Quella sera non portava stranamente gli occhiali, Thomas si irrigidì visibilmente fissando poi Christopher.
«Perché non ti cerchi un passatempo invece di tormentare noi?»
«Chi tormenta chi?» Le sue parole furono come lame sapientemente limate ed ebbero il potere di zittire l’ex fidanzato, Nicholas fissò tutti e tre con sgomento.
«Da quanto sei qui?»
«Beh..» Christopher sorrise. «Più o meno da quanto è qui lui.» Indicò qualcosa alle loro spalle, Nicholas non voleva girarsi sapeva cosa avrebbe visto e non poteva sopportarlo. Eppure il suo istinto masochistico obbedì invece a quel comando ritrovandosi faccia a faccia con un Jeremy attonito.
«Jeremy..» Entrambi gli amici mossero un passo verso di lui, ma quello retrocedette sollevando le mani. Non disse niente la sua espressione sprezzante parlava da se mentre voltava loro le spalle andando via. Nicholas si voltò furioso.
«SEI STATO TU. LO HAI CHIAMATO TU.» Si avventò su Christopher che con rapidità sollevò un piede calciandoglielo nell’addome con ferocia. Nicholas cadde e Thomas urlò frustrato correndo verso l’amico che però lo bloccò restando lì seduto, gli occhi infuocati solo per l’altro.
«E’ stata Rebecca a invitare Jeremy.» Era la prima volta che non sbagliava il suo nome, la voce sottile e tesa. «Ti avevo detto di venire ed evitare il tuo sciocco appuntamento.»
«Tu sei un…» Nicholas non riuscì a finire, si alzò quasi a fatica tenendosi lo stomaco appena dolente.
«Tu sei un ragazzino patetico.» Christopher sorrise completando per lui la frase. «Non lo capisci? Thomas ed Evan hanno scopato.» Il silenzio calò tra loro.
«GLIELO HAI DETTO?» Thomas si voltò rabbioso verso Evan che dal canto suo restò immobile.
«No.» Una semplice parola mentre Nicholas fissava i due incredulo.
«In effetti non me lo ha detto, ma c’ho beccato davvero a giudicare dalla tua reazione, biscottino.» Sorrise sprezzante voltandosi nuovamente verso il fratellastro. «Non lo capisci? Si scarta sempre ciò di cui si ha paura, e si cerca conforto tra le braccia sicure dell’amico. Quello che non ti fa provare magari brividi di piacere continui, ma neppure timore.» Evan a quel punto si incamminò rientrando verso il locale, Thomas sembrò volerlo raggiungere ma ci ripensò afferrando l’altro per un braccio. Tutti pensavano Christopher parlasse dell’amico e dell’ex, ma Nicholas sapeva si riferisse a lui.
«Senti..»
«Non toccarmi.» Si scrollò dalla sua presa ignorando la mortificazione che ne aveva prodotto.
«Queste piccole tragedie di vita sono molto meglio dei Martini Dry di Dimitri.» Christopher spianò la fronte mostrando l’espressione più sincera che aveva in repertorio.
Nicholas lo fissò con occhi spenti incamminandosi nella direzione opposta, il suo pensiero principale era Jeremy che aveva visto tutto. A seguire Thomas che lo aveva baciato, e poi sapere che si sentiva attratto da Evan. E tra tutti questi pensieri vi era il viso di Christopher a dominare dall’alto, bello come sempre, sfolgorante nella sua crudeltà. 

 
  
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