Crocodile alzò il sopracciglio, gettando un occhio verso il salotto: la scena che si presentò era rimasta invariata nell’ultima ora.
Doflamingo se ne stava sdraiato sulla poltrona, con le lunghe gambe impunemente distese sul tavolino, la testa appoggiata allo schienale e il volto coperto da un romanzo.
Il Coccodrilo sospirò esasperato, entrando in sala: a volte era frustrante dover condividere il proprio compagno con l’altra partner fissa che il suddetto possedeva, la melodrammaticità.
Il Fenicottero non doveva darsi all’economia, doveva fare teatro. Le reazioni da attore consumato potevano essere registrate su una pellicola, adatte com’erano a un film muto.
Dal giradischi usciva soave una canzone che il Rettile conosceva bene. Quel 33 giri in vinile prendeva posto sotto la testina di lettura solo quando il Volatile aveva una giornata no, che fosse per lavoro o salute. Gliela aveva detto, qualche ora prima, che gli era andata male la giocata in borsa quella mattina e Crocodile era dunque certo che, tornato a casa, lo avrebbe visto spaparanzato in salotto a piangersi addosso.
Così era stato, come da copione. Che più che piangersi addosso – il Coccodrillo ne era certo – era un momento per rimettere insieme le idee e poter rifarsi la volta successiva.
Gli tolse dal volto il libro, sbuffando: « Musil? Sei serio? » domandò il Rettile, abbastanza scocciato da quella teatralità.
Con un lieve movimento della puntina, il disco concluse “The world we knew”, facendo cominciare quella successiva.
« Il titolo di quel romanzo descrive alla perfezione la mia situazione attuale, Wani… » affermò il Fenicottero con voce piatta, non sembrando particolarmente toccato.
Con uno sbuffo, Crocodile posò “L’uomo senza qualità” sul tavolino, poco distante dai piedi del compagno.
« Sono certo che crescerai anche tu, prima o poi, Donquijote. L’avrai capito ormai che in casa nostra i soldi non sono un problema… » affermò il Coccodrillo, ormai spazientito per tale atteggiamento. La sua voce venne accompagnata in sottofondo da quella della cantante che usciva dal giradischi.
L’iride chiara di Doflamingo saettò sull’altro, accompagnata da un sorriso divertito: « Sai Wani? Sono mesi che conviviamo e questa è la prima volta che ti riferisci a questo appartamento come “casa nostra” ⁓ ».
« E allora? ».
« Nulla, mi piace ⁓ ».
Crocodile sospirò una risata stanca, prima di uscire dalla stanza, canticchiando le parole della canzone che anche Doflamingo stava intonando a voce un po’ più alta.
We drop into
A quiet little place
And have a drink or two
And then I go
And spoil it all
By saying something stupid
Like I love you
Angolo autrice
Capitolo ideato, scritto e pubblicato di corsa. Un grazie a Zomi per aver recensito lo scorso capitolo!
Per chi invece se lo domandasse, le canzoni sono di Sinatra e il perché ve lo spiegherò nel prossimo capitolo!
A presto.
Marauder Juggernaut