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Autore: lagertha95    20/09/2017    3 recensioni
Una serie di pomeriggi in biblioteca. Un ragazzo, una ragazza dai capelli mogano e una bambina dai capelli d'oro. Sguardi, sorrisi, parole sussurrate.
Seconda one-shot che scrivo, frutto di un noioso pomeriggio in biblioteca. Spero vi piaccia :)
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'La Biblioteca'
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L'aveva osservata per giorni, dal suo tavolo della biblioteca. Una ragazza come tante altre, senza niente di speciale. Eppure non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Forse era il modo disinvolto con cui indossava una maglia e un pantalone della tuta, i capelli tirati su in uno chignon disordinato e un filo di trucco per niente volgare. Oppure il suo corpo, le cui curve generose erano intuibili anche senza che le mettesse in mostra. O ancora il modo in cui si perdeva nello studio, mordicchiando inconsapevolmente e sensualmente una penna. O forse era semplicemente il modo in cui, quando quella bambina bionda le si affiancava, le si illuminavano gli occhi.
Non capiva se quel folletto dai capelli color dell'oro fosse sua figlia. Non c'erano somiglianze così lampanti che lo rendessero certo di quella parentela. Eppure l'amore incondizionato che avvolgeva la ragazza mora e più grande quando la più piccolina le appariva accanto, era inequivocabile.

 

Si era reso conto che lei aveva notato che la guardava. Si era accorto di imbambolarsi, osservandone i capelli mogano e riccioluti, sbirciandone la curva del seno pieno contenuto in reggiseni di cui si intravedeva il pizzo, guardando come sorrideva alla bambina dai capelli dorati. Non gli era possibile non guardarla e per questo si sedeva nel tavolo di fronte a quello di lei, oppure di fianco e mentre cercava di studiare, di concentrarsi anche lui sul libro che aveva davanti, lo sguardo gli vagava fino a raggiungere lei e trovare semplicemente la pace.

 

“Per chi è quel disegno?” la sentì chiedere alla bambina che, silenziosa le si era seduta accanto disegnando mentre la più grande finiva di studiare.

La bambina alzò lo sguardo, gli enormi occhi verdi fissi in quelli nocciola della ragazza dai capelli mori “Per la mamma”

La più grande sorrise, con una dolcezza immensa negli occhi. “Allora dedicaglielo”.

La bambina si armò di matita colorata e scrisse qualcosa nell'angolo in alto del foglio, mentre la ragazza più grande tornava a prestare attenzione al manuale di microbiologia che aveva davanti.

 

Passò un altro quarto d'ora prima che la ragazza dagli occhi nocciola guardasse l'orologio in acciaio e decidesse che era arrivata l'ora di andare. Iniziò a riordinare le proprie cose, si chinò e sussurrò qualcosa all'orecchio della bambina bionda che la guardò e le rese i fogli colorati e le matite e restò seduta aspettando che la più grande fosse pronta.

 

Non smise di guardare le due nemmeno per un istante. Era assurda la complicità tra la ragazza mora e la bambina bionda eppure era sicuro che non fossero sorelle. La maggiore si alzò, mise una felpa troppo grande intorno alle spalle della bambina bionda, si mise in spalla lo zaino di scuola e prese in collo la piccola, posizionandosela su un fianco. Con più totale nonchalance la mora gli sorrise e lui si sorprese a restituire il sorriso, felice.

 

Le guardò andare via, la testolina bionda appoggiata al seno della mora. Pensò che dovesse essere molto morbido e molto comodo e che gli sarebbe piaciuto poggiarci la sua, di testa. Scosse la testa e tornò a studiare.

 

Il giorno dopo, la vide di nuovo. Questa volta era senza la bambina. Studiava con un ragazzo seduto davanti. Lui si mise qualche tavolo dietro, pensando che lei non si sarebbe accorta dei suoi sguardi. Ovviamente era una speranza vana. Sembrava quasi che lei percepisse il suo sguardo, dal momento che si girava nel momento esatto in cui lui si metteva ad osservarla.

 

Studiarono entrambi fino all'una, dopodiché, quasi contemporaneamente, iniziarono a mettere in ordine le rispettive cose. Si alzarono in contemporanea e si diressero verso l'uscita. Da una stanza chiusa sbucò una testa bionda che corse verso la ragazza. Lei la accolse tra le braccia, facendosela arrampicare in collo e ridendo insieme. Una signora anziana le guardava, lo sguardo affettuoso.

 

“Vengo via con te!” esclamò la bimba, aggrappata al collo della mora.

“Va bene, amore! Nonna allora te dì al nonno che Vivenne la porto io a casa. Ci vediamo là.”

 

“Va bene” rispose la donna.

 

La bimba scese dal collo della ragazza dai capelli neri, che la prese per mano e la portò con sé verso la macchina. Le seguì, a breve distanza, visto che la sua macchina era accanto a quella di lei. Non lo aveva fatto apposta, era solo capitato.

 

“Quando torna la mamma?” chiese la più grande alla bambina.

 

“Domani sera” rispose la piccola dai capelli biondi.

 

Facendo montare in macchina la bambina, la ragazza dai capelli neri si girò e lo vide. Gli sorrise, come a dire “adesso hai capito?” e poi montò in macchina a sua volta.

 

Le guardò andare via e non riuscì a reprimere un sorriso.

 

La prossima volta, magari, le avrebbe chiesto chi fosse per lei quella bambina che la rendeva così evidentemente felice. La prossima volta, magari, avrebbe trovato il coraggio di rivolgere parola a quella ragazza dai capelli neri.

 

Sì, si disse, la prossima volta lo avrebbe fatto.

   
 
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