Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Frulli_    20/09/2017    2 recensioni
Inghilterra, 1805. Cathleen ed Emma non potrebbero essere più diverse: la prima è razionale e posata, la seconda entusiasta e romantica. Ma quando le due sorelle avranno a che fare con l'amore e i sentimenti, le reazioni saranno totalmente diverse.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

6. Romeo and Juliet

 

I giorni e le settimane scorrevano veloci e senza pietà. Proprio in quel pomeriggio soleggiato e caldo, eccessivamente caldo per essere Febbraio, Emma e sua madre erano andate a Bath per prendere le stoffe per l'abito da sposa. Fanny era andata con lei, mentre suo padre si era recato da Sir Egerton, per definire gli ultimi dettagli dell'accordo matrimoniale.
«Ho saputo che Sir Egerton ha ottenuto la licenza speciale» sentenziò Cathleen, seduta su una poltrona del salotto mentre cercava di ricamare un fazzoletto, senza grandi risultati.
«E' così, la sua posizione gli dà vantaggi che noi forse non avremo mai. Santo cielo, ora dovremmo chiamare nostra sorella...Lady Egerton?» rispose Edward, seduto vicino al camino, il naso chiuso per via del raffreddore.
«Immagino di si...» ammise Cathleen, sorpresa. Non ci aveva mai pensato «Spero solo che la gioia di avere un titolo nobiliare sia pari ad avere un marito simile»
«Non fare la drammatica, Cathy. E' brav'uomo, ricco, di ottima posizione. Emma compierà ventuno anni a breve, mamma già temeva il peggio»
«Mamma teme il peggio anche per Charlie, che non ha compiuto nemmeno tredici anni» e sorrise divertita verso Charlotte, sdraiata su una poltrona vicina che contava, spensierata, i fiori dipinti sul soffitto affrescato.
«Cathy, ti prego, leggimi qualcosa di Shakespeare. Tieni, prendi questa edizione, da brava. Ho lasciato il segno sull'ultima pagina letta» mormorò Edward, prima di starnutire sonoramente. Come ogni volta che tornava da Vienna, suo fratello si ammalava. Il cambio climatico era rovinoso per la sua pur forte salute.
Sospirando, Cathleen posò il ricamo, prese il libro e cominciò a leggere. Ormai sapeva quelle parole a memoria, le conosceva a menadito. E così mentre leggeva potè pensare. Pensò che non vedeva il Capitano dal giorno di Natale, cioè quindi da quasi un mese. E mentre Miss Elizabeth le aveva fatto visita più volte, ricambiandola, e si erano ripromesse di vedersi ancora, il Capitano era sparito. “Impegni a casa” si scusava sempre Elizabeth, e Cathleen non chiedeva più ormai. Dopo un mese, poteva dire con assoluta certezza che il Capitano non abitava nel suo cuore e nella sua mente. Anzi, a stento di ricordava ormai com'era fatto! Sognarlo? Niente affatto. E la sua stola? Dimenticata nel baule, in fondo a tutto. Sì, pensò, poteva ritenersi soddisfatta: la sua logica aveva prevalso sul cuore.
« “Se l'amore ti si dimostra acerbo, mostrati tu acerbo con l'amore. Pungi l'amore per averti punto...e riuscirai così a domarlo”» recitò Cathleen, senza poca enfasi, ma alla fine si bloccò e sospirò, lentamente, senza nemmeno accorgersene.
Edward e Charlotte si guardarono, perplessi.
«Cathy, tutto bene?» chiese alla fine la bambina, osservando la sorella.
«Come? Oh si certo!» esclamò Cathleen, con un tono eccessivamente allegro, che nascondeva qualcosa.
«Problemi di cuore, Cathy?» chiese Edward ironico. La sorelle gli sorrise.
«Ma no, Eddie, ovvio che no. Ero distratta, tutto qui...» e riprese a leggere. Mercutio aveva ragione: l'amore andava anticipato, lottato e domato. Bisognava pungere prima di venir punti. La sua lettura dovette interrompersi ancora quando qualcuno bussò lievemente alla porta.
«Si?» chiese Edward. Un paggio entrò.
«Mr Colborne, sono arrivati Miss Barrington e il Capitano Barrington» annunciò quello.
A Cathleen per poco non cadde il libro dalle mani. A giudicare dal nodo alla gola che aveva, la sua logica aveva funzionato pochissimo. Edward le lanciò un'occhiata, quindi sorrise all'arrivo di Elizabeth e del cugino.
«Miss Elizabeth, Capitano...che bella sorpresa! Prego, accomodatevi. Scusate il mio pessimo stato: il clima inglese mi rovina ogni volta»
«Vi ringrazio, Mr Colborne, e non vergognatevi: anch'io non sono molto simpatico al clima della madrepatria» precisò il Capitano, mostrando un sorriso gentile e ironico. Si limitò a guardare Cathleen, studiandola come una creatura curiosa ed esotica.
«Siamo venuti per chiedere a voi e Miss Cathleen di unirvi a noi per una passeggiata, Mr Colborne, ma se non ve la sentite faremo un altro giorno» annunciò cordiale Elizabeth, andando a salutare subito Cathleen.
«Una passeggiata? Con questo freddo?» chiese Cathy.
«Oh non lasciatevi spaventare dal calendario, Miss. Fuori c'è un sole splendente e, seppur l'aria è fresca, un cappotto pesante ed un cappello basteranno, ve lo prometto! Questo inverno è spaventosamente caldo invero, ma tant'è. Voi, Mr Colborne, vi unite a noi?» chiese Elizabeth.
«Io? Oh assolutamente, mi spiace Miss. Purtroppo sono malato, e temo che l'aria invernale non mi farebbe bene a questo stadio iniziale della malattia. Ma mia sorella è liberissima di venire, le do il permesso, purchè torni prima che si faccia buio»
Cathleen si girò verso Edward, che le fece un occhiolino. Possibile che era così evidente?
«Posso andare anche io? Ti prego Edward!» esclamò Charlotte.
«Non se ne parla nemmeno. Ti ricordi l'ultima volta che hai passeggiato, vero? Vuoi farti salvare da tutti i Barrington della Contea?» chiese Edward ironico, facendo sorridere i due cugini, in attesa.
«Allora, Cathleen, verrete con noi?» chiese Elizabeth, sorridente.
«Il tempo di cambiarmi» annunciò Cathleen, cercando di frenare il suo entusiasmo. Andò a cambiarsi in fretta e furia e, pochi minuti dopo, era fuori dal vialetto di Lavender House, diretta verso l'aperta campagna in compagnia di Elizabeth e Charles Barrington.

Elizabeth aveva ragione: fuori sembrava una giornata primaverile. Il sole brillava alto nel cielo, schiarendo e facendo brillare gli alberi secchi e le foglie autunnali, che scricchiolavano sotto i loro piedi. Il ruscello lì vicino borbottava felice, trasportando pesci ed acqua fredda e limpida. Tutto intorno a loro sembrava brillare per i raggi caldi del sole. Era semplicemente un'atmosfera magnifica.
Cathleen passeggiava ora al fianco di Elizabeth ora al fianco di entrambi, chiacchierando e ridendo. Vide, gradualmente, il Capitano sciogliersi in un'ambiente più familiare e a lui congeniale: era ridente, ironico, molto socievole e rilassato. Cathleen capì solo in quel momento come, sedici anni lontani dalla società, abbiano potuto formare un uomo così giovane eppure così pieno di esperienze. Un uomo non più abituato alle etichette e alle formalità, che odiava balli e feste quasi quanto adorava passeggiare.
«Cavalcate, Miss Cathleen?» fu la domanda che il curioso giovane le porse, mentre passeggiava al fianco suo e delle cugina.
«Oh si, adoro i cavalli. Mia madre reputa sia da contadine, ma io lo adoro...mio zio mi ha insegnato a cavalcare all'amazzone» precisò lei, sussurrandolo quasi.
Elizabeth sgranò gli occhi ed il Capitano rise appena, divertito.
«Dite sul serio, Miss Cathleen?» chiese Elizabeth, stupefatta.
«La cosa non mi sorprende affatto, il Commodoro ha sempre parlato di voi nipoti come se foste loro figlie. E credo sia decisamente più “emarginato” di Mr Colborne. Non che sia una colpa di vostro padre! Lui cerca solo di proteggervi...» il Capitano si era di nuovo impelagato in frasi a doppio taglio.
Cathleen sorrise divertita «Mio zio e mio padre si vogliono molto bene, non credo di aver mai visto due fratelli amarsi così tanto. Ma ovviamente mio zio fa lo zio e mio padre...fa il padre. Sono due educazioni diverse. Mio zio ci vizia in regali, divertimenti e passatempi, mio padre pensa al nostro futuro»
«E' giusto che sia così, certo. Vorrei davvero essere circondata da così tante sorelle e fratelli» ammise Elizabeth, sospirando.
«Siete figlia unica?»
«No, ma è come se lo fossi. Ho un fratello più grande, troppo per poter ascoltare le mie lamentele. Così trascorro quasi tutto il tempo da sola con la mia Betsie, d'inverno alla Stagione e d'estate qui dai miei cugini» e sorrise dolce verso il Capitano, che le circondò fraternamente le spalle.
«Sei sempre la benvenuta da noi, Elizabeth. E poi questa Stagione avrete Miss Cathleen con voi, no?» precisò lui, sorridendo gentile.
Il cuore di Cathleen si sciolse, così come il suo sorriso. «Verrete anche voi a Londra? Noi arriveremo per Febbraio o Marzo, dopo che Emma si è sistemata per il matrimonio insomma»
I sorrisi di Elizabeth e Charles crollarono. «No...noi andremo a Bath per la stagione» sussurrò Elizabeth.
«Oh» riuscì solo a dire Cathleen. Avrebbe trascorso mesi e mesi lontana da loro, senza contare che Charles poteva partire da un momento all'altro per la Marina. Che notizia terribile!
«Sono sicura che potrò convincere mio padre ad andare a Bath, anziché Londra. E' dal mio debutto che andiamo lì, ormai conosciamo tutto e tutti...se non ho trovato marito lì, è evidente che dobbiamo cambiare posto» precisò Cathleen ironica, facendo ridere Elizabeth e sorridere divertito il Capitano.
«Oh, la scarpa...voi andate avanti» annunciò Elizabeth, chinandosi per sistemarsi.
Il Capitano così porse il braccio a Cathleen, continuando la loro passeggiata.
«Mi chiedevo, Miss...se al nostro ritorno dalla Stagione vi piacerebbe andare a fare una cavalcata insieme. Abbiamo una piccola villa, di nostra proprietà, che sto facendo sistemare per il mio ritiro dalla Marina. Mi piacerebbe mostrarvela, un parere femminile è sempre ben accetto. Ovviamente con noi verrà anche Elizabeth, non temete»
«Avete intenzione di ritirarvi presto?» chiese Cathleen, maledicendosi. Era sicura di aver fatto percepire la speranza di una risposta positiva.
«Dipende...se avrò o meno dei validi motivi» rispose lui, osservandola appena.
Cathleen lo guardò per qualche secondo, prima di rispondere semplicemente: «Verrò volentieri a cavallo per visitare la vostra tenuta, certo. Anche se manca ancora molto tempo, potevate chiedermelo una volta finita la Stagione»
«Preferisco sempre avvantaggiarmi. Almeno posso pensare che vi rivedrò sicuramente in estate» rispose il giovane, fermandosi e sorridendole con garbo. Cathleen fece altrettanto, incerta. Non sapeva come reagire, come prendere le sue attenzioni. L'ultima volta l'aveva sgarbatamente rifiutata per danzare, ora la invitata a cavalcare con quattro mesi di anticipo. Era solo cortesia, la sua, o seria attenzione? Non era mai stata corteggiata, né innamorata, cosa poteva saperne lei?
«Miss Cathleen, io...»
«Eccomi!» interruppe allegra Elizabeth, prendendo il braccio di Cathleen, che sorrise sollevata. Non avrebbe potuto sopportare ancora le attenzioni del giovane senza sapere come comportarsi. Continuarono la loro passeggiata, tornando poi a Lavender House ancor prima che sua madre potesse accorgersi della sua assenza.

 

20 Febbraio 1806

I giorni passarono velocemente e il matrimonio era ormai alle porte. A Cathleen sembrò assurdo quando quella mattina, svegliandosi, si ritrovò a pensare che di lì a poche ore si sarebbe sposata sua sorella. Mrs Colborne era ad un passo dal cielo: metà delle sue figlie erano sposate e, contando che Charlotte non era ancora in età, poteva ritenersi più che soddisfatta.
«Ora manchi solo tu, Cathy, ma non preoccuparti...a Londra questa volta troveremo qualcuno!» esclamò entusiasta mentre osservava la domestica rammendare il suo cappello da cerimonia. La casa era, al solito, un via-vai di domestici frettolosi ed indaffarati.
Cathleen accarezzò distratta un nastro bianco poggiato sul tavolo e sospirò. Si era dimenticata di Londra. Ora che sapeva che Charles Barrington sarebbe stato a Bath, a miglia lontana da lei...Ma forse era meglio così: forse era lei che si stava immaginando tutto, forse il Capitano era solo un uomo burbero che stava cercando di essere gentile con una giovane di buona famiglia, tutto qua.
«Madre...dobbiamo per forza andare a Londra?»
Mrs Colborne bloccò il suo incedere frettoloso e fissò Cathleen, come se non capisse quel che aveva chiesto. «In che senso, cara?»
«Nel senso...per forza Londra?»
«E dove altrimenti!»
«Beh, ci sarebbe Bath. E' alla moda, d'èlite, e ci sono i bagni termali e...»
«Ed è piccola. Non abbiamo una casa lì, e tua sorella Fanny andrebbe su tutte le furie se le dicessimo che non andremo da lei per Pasqua. Dì Cathy, che ti succede oggi?»
«Niente madre, sono solo...distratta, per il matrimonio»
Mrs Colborne sorrise, rasserenandosi. «Oh certo cara, capisco. Perchè non vai ad aiutare Emma con i capelli? C'è ancora tanto da fare» e tornò a girovagare elettrica per la casa.
Cathleen salì in camera di Emma con il miglior sorriso che poteva mostrarle, e la ritrovò a fissarsi allo specchio, spaventata. Indossava un bellissimo abito di seta e mussola gialla, con inserti bianchi. Era incantevole, una fata. I capelli biondi sembravano dorare di vita propria, la pelle candida e splendente, gli occhi azzurri velati di lacrime.
«Emma...» mormorò, stringendole dolcemente le spalle.
«Ho paura...»
«Lo so, cara, ma vedrai che andrà tutto bene. E poi fra poco ci raggiungerai a Londra, no? Staremo insieme, e vedrai...piano piano lo conoscerai e...»
«Non hai capito, Cathy. Ho paura per stanotte...»
«Ah, tu dici per...ah» nell'imbarazzo generico, Cathy le si sedette al fianco e l'abbraccio. «E' una cosa naturale, Emma, non devi preoccuparti. Durerà solo un istante, e poi...b-beh magari lui è anche più, come dire...esperto? O forse è troppo ubriaco e dormirà in camera sua. Qualunque cosa accada, Emma, ricordati che non sei la prima né l'ultima, capiterà a tutte noi. Sii forte, vedrai che andrà tutto bene...» la strinse forte a sé, come se fosse una bambina. A volte sembrava proprio così: Emma una bambina e Cathy la sua mamma. La sorella maggiore aveva un animo sensibile e docile, fin troppo per i suoi gusti, ma d'altronde era sempre stata così e non poteva farci nulla. Aveva sempre pensato che quell'indole calma di Emma le si sarebbe ritorta contro, e fu proprio così. Non poteva fare altro che incoraggiarla e renderla più razionale ed ottimista.
«Forza, o ti sgualcisco questo bell'abito!» annunciò poco dopo, la voce commossa «Ti sistemo bene le trecce, mh?»
«Si grazie, Augustine oggi è distratta oltre ogni dire»
«C'è molto da fare oggi, capiscila»
«Sì, ma non credo sia quello...secondo me ha pene d'amore»
Cathy sorrise. «Dici? Beh non ci sarebbe nulla di male. Ha più o meno la nostra età, ed è una bella ragazza, no?»
«Sarà...» mormorò Emma, perdendosi di nuovo nelle sue fantasie.

Sollevò lentamente il viso verso il proprio riflesso. Era il suo giorno, doveva sposarsi di lì a poche ore, e l'unica cosa che pensava era... “Scappa”.
Rimase docile tra le mani del servo che gli sistemava le maniche della giacca, mentre si fissava ancora ed ancora, cercando di capire come fosse finito là. Perchè, a quell'ora, non era in qualche grande città europea, a bere vino e partecipare a famosi circoli letterari, o nei caffè a discorrere con grandi menti e graziose fanciulle. Come suo padre aveva potuto legarlo ad un accordo simile: o tua madre o la tua libertà. Rinunciare alla seconda per proteggere la prima, rinunciare al suo futuro per quello che suo padre aveva deciso per lui. Era sempre stato così: era l'unico figlio maschio, era l'erede, il primogenito...c'erano alte aspettative su di lui. E poi ebbe la brillante idea di innamorarsi della figlia di uno dei suoi fittavoli e, quel che peggio, lei rimase incinta. Ci fu uno scandalo, sua madre peggiorò in salute e suo padre, non sapendo come gestire quel figlio così testardo, lo mandò via, a studiare a Parigi. Finiti gli studi ed iniziata la guerra, Arthur decise di non tornare affatto a casa, e di non avere una casa fissa. Avrebbe viaggiato, grazie ai soldi che suo padre gli mandava mensilmente, pur di tenerselo lontano da casa. Che cosa gli aveva fatto cambiare idea? Non c'entrava nulla l'eredità: poteva far sposare sua sorella al primo che capitava, o dare il titolo a qualche suo cugino o zio. Invece ha voluto proprio lui. L'ennesima ripicca, l'ennesima ingiustizia. Obbligarlo a fare ciò che il padre voleva, cancellando ogni sua scelta personale. E quel che peggio anche sposato ad una estranea ben più giovane di lui. Che cosa aveva fatto di male quella povera ragazza per meritarsi uno come lui? Come avrebbe potuto fare una famiglia in una simile situazione?
Mandò via il servo e si stropicciò più volte il viso, prima di poggiare le mani sulla scrivania. Incassò la testa nelle spalle e fissò il proprio riflesso. Il riflesso di chi non aveva chiesto nulla di quel che stava subendo.

Il matrimonio si svolse senza intoppi. Il sole era alto nel cielo, e la funzione si svolse nella parrocchia di campagna. Gli invitati erano pochi, ma abbastanza da creare chiasso quando gli sposi uscirono dalla cappella e, insieme al corteo, si diressero tutti insieme alla Sala delle Cerimonie di Egerton House, dove il banchetto fu subito inaugurato. Poco dopo il pasto gli sposi aprirono le danze, seguiti a ruota da altri invitati.
Emma era raggiante, nonostante tutto. Aveva le gote rosse, il risultato di sin troppi brindisi, e persino Sir Egerton elargiva sorrisi. Danzavano, parlavano e ringraziavano gli invitati. Cathleen si appartò, guardando la sorella da lontano. Emma la notò, poco dopo, e le sorrise mormorandole un “grazie” a fior di labbra. Cathleen sorrise e, di rimando, le mandò un fugace bacio con la mano.
«Vostra sorella è la sposa più bella che abbia mai visto» annunciò una voce, apparsa letteralmente vicino a lei. Si girò di scatto, inquadrando la figura di Elizabeth. Le sorrise gentile.
«Oh perdonate, vi ho spaventato Miss Cathleen?»
«No affatto, ero sovrappensiero e non vi ho sentito arrivare. Credo che sia un talento di famiglia»
Elizabeth rise appena, con garbo. «Ed anche voi oggi siete bellissima, i colori chiari vi donano moltissimo!»
«Oh vi ringrazio» precisò Cathleen, fissandosi l'abito. Indossava una mussola pregiata color del cielo, con maniche a sbuffo ed un breve strascico. Dal canto suo, Miss Elizabeth era sempre di una bellezza celestiale, col suo abito bianco candido e i capelli d'oro intrecciati tra loro. A dirla tutta, si stupì di come fosse ancora nubile.
«E' anche una bella giornata, per essere fine febbraio»
«Sì, avete ragione, questo inverno ci sta regalando grandi sorprese. Speriamo che l'estate non sia troppo fredda, o dovremmo cominciare a invertire il nostro abbigliamento, Miss Elizabeth»
«Oh vi prego, Miss Cathleen, datemi pure del tu e sorvolate l'etichetta, che dite?»
«Dico che è un'ottima idea, mia cara Elizabeth» annunciò Cathy, stringendole le mani e sorridendo «sono così triste di non poter venire con voi a Bath»
«Dunque è deciso? Andrete tutti a Londra?»
«Purtroppo sì, temo che non ci siano alternative. Mia sorella Fanny abita a Londra, e sarebbe scortese da parte nostra rifiutare il suo invito...anche se la Stagione londinese ormai mi annoia: troppa gente. Mia madre è convinta che questa volta mi troverà un marito, ma senza nuove conoscenze come farà?» rise appena Cathy, divertita.
«Oh Cathleen, io sono sicura che chiunque non vi noti sia ceco! Siete una giovane così bella e intelligente, a modo, fuori dall'ordinario! Fossi un uomo, non vi lascerei andare tanto facilmente»
«Beh è evidente che gli uomini hanno priorità diverse rispetto a noi donne. Loro vogliono mogli ubbidienti, sottomesse, calme, cortesi. Intelligenti ma non troppo, belle ma non troppo, ricche ma non troppo»
«Avete una così bassa reputazione di noi uomini?» chiese una voce dietro di loro. Le si gelo il sangue, mentre si girava indietro a guardare il Capitano nella sua divisa luccicante e le medaglie che brillavano alla luce delle candele.
«Oh cugino, siete insolente sapete? Spiare le conversazioni tra donne è maleducazione»
«Non origliavo, Elizabeth. Ma non ho potuto esimermi dal difendere il mio genere»
«E come vorresti difenderlo, Charles?»
«Dicendo che uomini e donne sono diversi, in tutto e per tutto. E che esistono anche eccezioni, di varia natura. Non tutte voi cercate il marito per soldi, non tutti noi cerchiamo la moglie per avere una serva»
«E allora per cosa?» precisò Cathleen, sbuffando divertita.
«Per amare, ad esempio. Per trovare un'amica e una complice, per costruire una vita serena, nel rispetto di chi ci sta affianco»
«L'amore, Capitano...è un sentimento labile, di poca durata. Il tempo di una stagione, anche meno, e va via come un colpo di spugna. E' debole, è fragile, e non ha lunga vita. Il matrimonio si fa con la fiducia e il rispetto, sì, ma non con l'amore. L'amore è relegato ai libri che legge mia sorella Emma»
«Cielo, Cathleen, che opinione severa avete dell'amore. Mi fa pensare che siate rimasta scottata!» precisò Elizabeth, sorpresa.
«Affatto, mia cara Elizabeth. Come dice Mercutio, in Romeo e Giulietta: “Pungi l'amore per non essere punto, e riuscirai a domarlo”. Io anticipo le mosse di un avversario ingiusto e forte. Che cosa accadrebbe, se due amati si innamorassero ma non potessero sposarsi, come Romeo e Giulietta? Sarebbero tristi a vita, rovinandosi l'esistenza. Io cerco di anticipare solo le loro mosse»
«Parlate con freddezza, Miss Cathleen...»
«Infatti, Capitano. Vuol dire che sono riuscita nel mio intento»
«E dunque date per scontato che non accadrà mai? Che non vi innamorerete mai?»
«Questo solo Dio può dirlo, ovviamente. Io farò del mio meglio per evitarlo» precisò tagliente Cathleen.
«Charles, caro cugino, non biasimare Miss Cathleen. D'altronde noi donne siamo più inclini ad amare di chiunque altro, Miss Cathleen vuole solo risparmiarsi una pena d'amore»
«Non biasimo certo Miss Cathleen, ma l'amore non è solo pianto amaro e disperazione. Con buona fortuna, l'amore può essere coronato, e può accompagnare per sempre una coppia sposata»
«Ed ecco qua...un uomo e una donna così eccezionali da confermare la regola. Mi chiedo come faremo a Bath senza i vostri battibecchi» commentò Elizabeth, facendo appena ridere Cathy e Charles.
«Miss Cathleen!» la voce spaventosamente familiare di Mr Barrinton li raggiunse. Chinarono il capo l'un l'altra «Miss Cathleen, mi permettete di ballare con voi?»
Cathleen deglutì, cercando aiuto dagli altri. Elizabeth la sorrise appena, come se volesse incoraggiarla, e il Capitano sembrava fosse diventato di marmo, quindi senza una parola andò via. Per l'ennesima volta si sentì abbandonata, era evidente che il Capitano si comportava solo con garbo verso di lei, e non con intenzioni serie. Altrimenti avrebbe distratto il fratello, o propostole di ballare con lui all'inizio della serata.
«Volentieri, Mr Barrington» annunciò infine, senza alcuna enfasi.
La giornata proseguì fino a sera inoltrata, tra balli e chiacchiere, musiche e fiumi di alcool. Quando gli sposi furono accompagnati in camera da letto Cathleen, da brava sorella nubile, accompagnò Emma insieme a sua madre e alle altre giovinette della serata. Ebbe così modo di evitare Barrington, avendoci ballato solo una volta. Ma cosa avrebbe pensato il Capitano a vederla ballare sempre col fratello? Si maledì, di nuovo: il Capitano non avrebbe detto proprio nulla, non aveva certo interesse ad offendersi per un ballo in più tra lei e il fratello. Perchè avrebbe dovuto, dopo quella sua filippica contro l'amore? Se c'era qualche probabilità che piaceva al Capitano, dopo quel discorso era sicuramente tutto svanito.

 

Per finire: Ed eccoci al sesto capitolo! Sì, il titolo è ovviamente molto ironico: è ispirato alla citazione che Cathleen offre sull'amore, da cui secondo lei bisogna difendersi anziché lasciarsi andare. Come biasimarla? Romeo e Giulietta sono la dimostrazione che l'amore a volte può anche uccidere :P E dall'altra abbiamo Emma ed Arthur, novelli sposi, che tutto sono tranne che Romeo e Giulietta :P Spero, come sempre, che anche questo sesto capitolo e vi do appuntamento al settimo! Un bacio!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Frulli_