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Autore: Sajoko    20/09/2017    1 recensioni
Bigby Wolf, sceriffo di Fabletown, dopo aver risolto l’intricato caso dell’Uomo storto, continua a svolgere il suo dovere: proteggere le fiabe.
Snow, diventata capo ufficio, decide di assumere un secondo detective. Bigby non è molto entusiasta dell’idea; il suo lavoro implica molti pericoli e non vuole mettere a rischio la vita di un partner.
Poco tempo dopo, in città succede l’imprevedibile: un uomo armato, distrugge il negozio di Johann il macellaio. Misteriosamente, dopo l’arresto, l’uomo muore sotto gli occhi dei due detective. Indagheranno sul caso, ma non sanno che ciò li porterà ad un affare molto più grande ed intricato.
La città di Fabletown è colma d’imprevisti, misteri e soprattutto segreti; e le favole sanno come nasconderli sotto gli occhi di tutti…
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 1: Changing the past
 
Fabletown, la chiamano le fiabe; gli umani invece la chiamano New York.
Dopo mesi di indagini, la città dai molti nomi è finalmente tornata alla tranquillità.
Sono stati riportati alla luce molti fatti e segreti da quelle strade. Le favole che vi abitano li hanno mantenuti e li mantengono ancora al sicuro, lontane da orecchie indiscrete.
L’incredibile vicenda sull’omicidio di Faith e Lily ha permesso alle favole di aprire gli occhi. Si sono resi conto che non tutte le favole buone restano tali in futuro.
Adesso, a distanza di mesi, mantengono ancora il segreto, affinché gli umani non vengano a sapere della loro esistenza.
D’ora in avanti, le favole faranno molta attenzione con chi faranno affari in futuro.
 
Quando la testa mozzata di Snow venne trovata sulle scale d’entrata del complesso di appartamenti “Woodland Luxury Apartment”, la situazione stava per sfuggire di mano: diverse pattuglie di polizia umana era accorse per capire cosa fosse successo e decisero di seguire il caso. Fortunatamente, la questione si è risolta in meglio: a tutti gli umani a conoscenza del fatto, fu cancellato il ricordo.
Bigby però non scorderà mai quel momento. Ricorderà le auto della polizia attorno all’entrata e ricorderà l'orribile sussulto che fece quando vide la testa di Snow sulla scalinata d’ingresso. Ricorderà dell’interrogatorio, ma non come ci sia arrivato.
Mai aveva mai passato un momento più tragico di quello.
Cosa si prova sapendo che, mentre eri fuori a svolgere il tuo lavoro, una persona a te cara viene uccisa? Bigby si era sentito uno schifo, un debole, un’idiota…
 
Aveva promesso a sé stesso che sarebbe cambiato, che non avrebbe mai più ucciso o mangiato nessuno. Aveva promesso a sé stesso che avrebbe aiutato le favole; eppure, quella volta, non era riuscito a mantenere la sua promessa.
 
Nonostante i rimorsi e gli errori del passato, qualcuno credeva in Bigby: Nerissa.
Quando la vide per l’ultima volta, in un pomeriggio piovoso, lei era venuta per salutarlo.
Stava per andarsene da quelle strade, per sempre.
Mentre s’incamminava sotto la pioggia col suo ombrello azzurro scuro, lei disse una semplice frase, ma che gli stravolse completamente ogni teoria:
 
<< Non sei poi così cattivo come tutti quanti dicono. >>
 
Quelle parole… quelle esatte parole erano le stesse pronunciate da Faith.
In quel momento, Bigby ricordò frasi banali, ma con parole importanti. Riuscì a collegarle tra loro, a costruire un senso logico e, alla fine, il suo sospetto fu immediato:
 
Possibile che… che Nerissa… sia Faith?

Tante domande gli giravano per la testa e tante erano le risposte che avrebbe voluto sapere… ma non le scoprì mai, perché la lasciò andare.
Forse Nerissa è Faith. Forse lei è ancora viva… Ma cosa importa adesso?
 
Mentre ripensava a tutto ciò, Bigby stava camminando verso la porta del Business Office con la sigaretta in mano. Voltò l’angolo e vide alcune Favole aspettare in fila il proprio turno per poter parlare con Snow.
Molti di loro cercavano lavoro. Dopo l’arresto dell’Uomo Storto, la maggior parte era disoccupata; mentre altri erano li per chiedere dei prestiti per arrivare almeno a fine mese; e purtroppo la maggior parte di loro è anche disperata.
Bigby vide Gren, Hans, Jack e molti altri che aspettavano in fila e nonostante fossero solo le otto del mattino, c’era parecchio lavoro da fare.
Mentre superava la fila, Bigby accennò un “Buongiorno” a tutti che venne ricambiato da sguardi, accenni di testa e sorrisi.
Incredibilmente, dopo la faccenda con l’Uomo Storto, Bigby era molto più apprezzato dalle favole: quando lo incontravano, lo salutavano e non scappavano terrorizzati alla vista del Grande e Grosso Lupo Cattivo come facevano in passato.
Bigby ancora non era abituato a questo, ma si sentiva meglio con sé stesso.
Superata la fila, Bigby aprì la porta e vide Snow seduta alla scrivania che parlava con Holly, la proprietaria del bar “Trip Trap”: era venuta per chiedere un piccolo compenso per riparare dei danni subiti al suo bar a causa di una rissa (Bigby ricordò quando Gren si schiantò contro la parete di legno dopo che gli aveva conficcato i suoi possenti artigli nella spalla) ma, soprattutto, per ringraziare Snow per aver organizzato il funerale per sua sorella Lily.
Quando si alzò per andarsene, Holly vide Bigby e lo salutò:
 
- Salve Sceriffo. –
 
Bigby ricambiò il saluto seguito da un cenno del capo e un lieve sorriso:
 
- Holly… –
 
 Mentre Holly si allontanava, Bigby prese l’ultima boccata di fumo e gettò via la sigaretta prima di avvicinarsi a Snow. La scrivania era a qualche metro di distanza, ma lui aveva già percepito il suo profumo. Già prima di varcare la porta, ne aveva percepito un accenno lieve nell'aria.
I vestiti che indossava Snow erano professionali: un giacchetto blu scuro chiuso fino al terzo bottone, da cui si intravede la camicia azzurro scuro con i motivi a fiocco di neve bianchi; indossava una gonna blu scuro fino alle ginocchia e tacchi blu scuro; l’accapigliatura ben ordinata in una coda raccolta, mentre gli orecchini con perle bianche esaltano il colore dei suoi profondi occhi color azzurro acqua; le labbra rosse risplendevano sulla carnagione pallida e delicata. Il colore era identico a quello di una rosa rossa che aveva visto Bigby in un parco poco tempo fa… aveva pensato di regalargliene una, ma non ebbe il coraggio.
Tutti questi piccoli dettagli di Snow, lo facevano impazzire.
Ne era follemente innamorato, ma non lo ha mai dato a vedere. L’unica volta che si lasciò andare, fu quando Snow lo salvò dalla furia omicida di Bloody Mary.
Dopo esser stato curato dal Dottor Swineheart, Bigby era ricoperto di fasciature insanguinate su tutto il corpo. Dall’espressione di Snow, Bigby capì che era preoccupata per lui, così cercò di rassicurarla dicendole:
 
<< Snow… Non ti lascerei mai… >>
 
L’espressione rassicurata di lei, dopo quella frase, aveva fatto intuire a Bigby qualcosa…
Snow aveva fatto una decisione molto delicata dando in custodia l’unico sospettato del caso in cambio della vita di Bigby, e questo lui non lo dimenticherà mai.
Appena Snow vide Bigby, si alzò dalla scrivania con in mano uno scatolone e disse:
 
- Buongiorno Bigby. Ti vedo riposato: hai dormito bene? –
 
Quelle poche parole lo resero felice. Poco dopo, ricambiò il saluto:
 
- Buongiorno Snow. Finalmente, dopo tanto tempo, sono riuscito a concedermi qualche ora in più di sonno. Erano settimane che non dormivo così bene. –
 
Snow lo guardò sorridendo e scherzosamente disse:
 
- Attento a non addormentarti troppo profondamente. Potresti non svegliarti più. Aurora ne sa più di me, ma anche io ho avuto la mia esperienza. –
 
Bigby sorrise. Snow era autoironica e divertente. Segno di buon umore.
Vedendo il secondo scatolone sulla scrivania, quest’ultimo decise di prenderlo:
 
- Sei vuoi posso portare io questo, così non farai due viaggi. -
 
Bigby prese lo scatolone e lei lo ringraziò. La seguì fino al reparto dei casi archiviati e mentre si avviavano verso gli scaffali, Snow chiese:
 
- A proposito; come procede col trasloco? Hanno già portato via i mobili? –
 
L’appartamento di Bigby, il 204, era il più piccolo degli appartamenti fra tutti i complessi, così si decise di dare inizio ad un progetto di ristrutturazione per ampliarlo. Momentaneamente, Bigby si sarebbe trasferito in un altro appartamento al “Woodland Building”.
Arrivati agli scaffali, Bigby iniziò a mettere in ordine alfabetico le scartoffie burocratiche:
 
- Giusto ieri hanno portato la poltrona. Adesso dovrei portare via solo gli oggetti personali, ma non credo che avrò problemi di trasporto: per la maggior parte sono pacchetti di sigarette! –
 
Snow fece una risata leggera. Effettivamente Bigby non aveva molti oggetti personali con sé: alcuni abiti estivi/invernali, bottiglie di alcool, fascicoli di lavoro, tanti pacchetti di sigarette “Huff ‘n Puff” e altre cose. Erano così pochi i suoi effetti personali che era riuscito a metterli tranquillamente in un solo scatolone da trasloco.
Non aveva bisogno di tante cose dentro casa sua. A lui bastavano quelle.
 
Quando finì di riordinare i fogli, i due sentirono una voce alle loro spalle:
 
- Signorina Snow! –
 
I due si voltarono e videro Bufkin volare verso di loro. La scimmia volante aveva, stranamente, una bottiglia di vino in mano ormai già a metà. Si vedeva che non era del tutto sobria, data la sua dinamica di volo incerta.
Snow si voltò nuovamente verso Bigby e disse:
 
- Sono contenta che tu sia tornato in forze. Credo che avessi davvero bisogno di un momento di pausa per te stesso. –
 
Bigby le sorrise nuovamente e disse:
 
- Mi ci voleva davvero. Sono anche felice del fatto che la faccenda dell’Uomo storto sia risolta. –
 
I due sentirono un tonfo alle loro spalle: Bufkin aveva effettuato un atterraggio di fortuna, purtroppo malriuscito.
Bigby tornò a guardare Snow e, grattandosi leggermente la nuca, disse:
 
- … Comunque… vorrei ringraziarti anche per la faccenda dell’appartamento. Lo apprezzato davvero molto. –
 
Snow si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, quasi imbarazzata:
 
- … Beh, non ringraziare solo me: è stata un idea di tutti. Ci sembrava il minimo. Dopotutto, hai salvato la città. -
 
I due si guardarono negli occhi per qualche istante e, per un momento, Bigby provò lo stimolo di rivelarle i suoi sentimenti a Snow… purtroppo, Bufkin li interruppe:
 
- Ehm… chiedo scusa Signorina Snow, ma ho bisogno del suo consiglio per “il progetto”. –
 
Snow si voltò nuovamente verso Bufkin, poi nuovamente verso Bigby e disse:
 
- … Puoi scusarmi un attimo? E' per una questione importante… -
 
Bigby accennò con il capo, dopo di che, Snow andò verso la scimmia ubriaca.
Il Detective si guardò attorno. I vari oggetti dell’ufficio raccontavano una parte di ogni personaggio del mondo della fiabe: la lampada magica di Aladino, la nave volante di Capitan Uncino, i mobili Di Riccioli d’oro e i tre Orsi, varie statue e molto altro.
In fondo alla sala, appartato in un angolo, Bigby notò lo specchio parlante.
Vedendo quest’ultimo, Bigby decise di usarlo per vedere una persona.
Appena fu davanti allo specchio disse:
 
- Hey specchio! Ho bisogno dei tuoi poteri. –
 
Magicamente, sul vetro riflesso apparve il viso verde che disse:
 
- Nonostante tu sia diventato così benevole, ancora non riesci ad accettare le mie regole… -
 
Bigby sorrise. Non era bravo a parlare in rima, ma nonostante lo avesse fatto notare allo specchio diverse volte, ancora gli chiedeva di seguire l’unica regola che gli premeva di più.
Bigby tentò la rima per farlo contento e con tono scherzoso pronunciò:
 
- … Specchio, specchio… Ho bisogno del tuo magico potere, perché una fiaba devo vedere. –
 
Lo specchio guardò lo sceriffo leggermente divertito:
 
- Ecco, vedi? Stai diventando sempre più bravo. –
 
- Le battute sarcastiche non sono il tuo forte... –
 
- Cercherò di migliorare anch’io. Dimmi: quale fiaba vorresti sapere? –
 
Bigby non era sicuro se chiedere allo specchio la persona che voleva vedere. E se Faith fosse morta per davvero? Se Nerissa in realtà non fosse Faith?
Non avrebbe mai capito chi era in realtà quella donna…
Si fece coraggio e tentò comunque:
 
- Mostrami… beh, lo so che può sembrare strano, ma… vorrei vedere Faith… -
 
Lo specchio cambiò espressione subito. Non immaginava una richiesta del genere dallo sceriffo. Confuso, lo specchio disse:
 
- … Grazie ad una potente magia, le sue sembianze sono celate, ma sfortunatamente per te “queste labbra sono sigillate”. -
 
 Bigby ricordò la frase pronunciata da Faith al loro primo incontro:
 
<< Queste labbra sono sigillate… Scusami. >>
 
La prima volta che vide Faith, lei gli disse questa frase per proteggersi… sfortuna volle, che nessuno la salvò dallo spietato assassino che la decapitò quella sera.
Lasciò perdere. Era inutile chiedere di qualcuno se lo specchio non sapeva dove fosse.
 
Bigby si allontanò dallo specchio, si avvicinò a Snow e Bufkin che ancora parlavano animatamente su qualcosa di molto importante a giudicare dalle loro facce. Mentre si avvicinava, Bigby sentì una frase detta da Snow:
 
- … accertarci che non lo venga a sapere... –
 
Bigby ne fu incuriosito: accertarsi di cosa? Su chi?
Quando fu abbastanza vicino, i due smisero di parlare immediatamente e, con aria vaga, fecero finta di nulla. Snow cambiò immediatamente discorso:
 
- … Grazie Bufkin, adesso puoi andare. –
 
- Certo… Con permesso; Signor Wolf, Signorina Snow. –
 
La scimmia volò via con scatto veloce nonostante fosse ubriaca (e il fatto che stesse per schiantarsi su una colonna di marmo poco distante faceva intuire che fosse brilla totale).
Bigby guardò Bufkin volare via, poi si voltò verso Snow che, con sguardo imbarazzato, sembrava nascondere qualcosa:
 
- … Tutto bene Snow? C’è qualche problema? –
 
Snow s’irrigidì. Evitò di guardarlo negli occhi e disse:
 
- … No no, va tutto bene Bigby. È solo che… -
 
Bigby notò l’imbarazzo di Snow nella sua espressione, ma non sembrava intenzionata a parlarne. Infatti, cambiò subito discorso:
 
- … Senti, perché non ti prendi la serata libera? In fondo devi ancora traslocare. Avere il necessario in casa è fondamentale. –
 
Bigby voleva tornare all’argomento, ma intuì che non avrebbe risposto facilmente, almeno non in quel momento:
 
- Sei sicura? Non ci sono altre chiamate o necessità? –
 
Snow negò leggermente con la testa:
 
- Non preoccuparti; ce ne occuperemo noi per questa sera. –
 
Bigby le sorrise leggermente. Era curioso ma preferì lasciar perdere la questione. Glielo avrebbe richiesto in un altro momento.
S’incamminò verso la porta, prese dalla sua tasca il pacchetto di sigarette Huff ‘n Puff, ne prese una e l’accese mentre usciva.
 
***
 
Quella sera era particolarmente fresco. Il vento soffiava leggero sulle chiome degli alberi e le foglie che si muovevano leggere, facevano danzare la luce dei lampioni.

Bigby stava camminando sul marciapiede, mentre le macchine sfrecciavano veloci accanto a lui. Il fumo della sigaretta svaniva quando un auto passava, fino a diventare invisibile, ma prima di sparire, lasciava una leggera scia dietro Bigby, quasi magica.
Finalmente arrivò davanti al complesso del suo appartamento; spense il mozzicone ed entrò dal cancello in ferro battuto. Attraversando il viale, notò la cura del giardino: fiori colorati, erbe aromatiche e alberi rigogliosi. I grilli frinivano forti dalle piante ed emettevano un suono dolce e rilassante. Bigby percepiva tutti quei suoni e odori molto più intensamente di qualsiasi personaggio delle fiabe. Il suo fiuto da lupo lo rendeva unico soprattutto nel suo lavoro, ma nel mondo reale lo rendevano nervoso. Per questo fumava molto.
Entrò dal portone principale, salutò la guardia presente al bancone e prese l’ascensore. Premette il bottone per chiamare l’ascensore; le porte si aprirono e mentre stava per chiuderle, sentì una voce:
 
- Aspetta! Ci sono anch’io! –
 
Con la mano, Bigby bloccò le porte in chiusura e riuscì a riaprirle. Entrò Beast che stava trasportando uno scatolone pieno zeppo sigillato con del nastro da pacchi grigio.
Appena vide Bigby, lo salutò:
 
- Uff! Ciao Bigby. Grazie per avermi tenuto la porta aperta. –
 
Bigby accennò un saluto e fece spazio a Beast:
 
- Figurati, nessun problema. –
 
Beast si posizionò nell’ascensore e chiese:
 
- … Potresti premere per il secondo piano per favore? –
 
Ripensando a qualche tempo fa, Bigby avrebbe fatto il contrario: avrebbe detto di arrangiarsi… ma non questa volta. Lui era cambiato ormai. Non era più il Grande e Grosso Lupo cattivo.
Premette il tasto n.2 e le porte si chiusero. Mentre l’ascensore partiva, Beast gli chiese:
 
- Come è andato il trasloco? Hai già terminato? –
 
Bigby guardò Beast e disse:
 
- Hanno finito questa mattina: i mobili sono tutti nel nuovo appartamento, quindi già da stasera posso dormire qui. –
 
Beast sorrise per dimostrare il suo apprezzamento.
Bigby guardò lo scatolone che teneva in mano Beast: era ben sigillato col nastro da pacchi grigio, la scritta con indelebile nero sul lato faceva intuire che era la loro roba di valore. Il logo accanto del nuovo negozio di pegni della città confermò la sua teoria.
Il negozio di Jersey Devil aveva chiuso, perciò quello nuovo aveva permesso alla coppia di guadagnare qualcosa. Dopo la questione dell’Uomo storto, molte persone furono costrette a mettere in pegno dei loro oggetti di valore per racimolare qualche soldo.
Mentre osservava lo scatolone, Bigby chiese:
 
- Come vanno le cose tra te e Beauty? Siete riusciti a trovare una soluzione? –
 
Beast guardò Bigby, poi lo scatolone. Sospirò e disse:
 
- Beh… abbiamo litigato per un lungo periodo, ma finalmente siamo riusciti ad uscirne. Abbiamo impegnato la nostra roba di valore per poter ripagare i debiti. Per lo più sono i libri preferiti di Beauty e oggetti preziosi tramandati dalla mia famiglia; ma siamo riusciti a guadagnarci. -
 
Bigby annuì. Ricordava quella volta che andò a fare visita a casa dei due e, vedendo il lusso in cui vivevano, non poté fare a meno di pensare che se la passassero egregiamente. Si sbagliava: non è il lusso che ti circonda a dare ordine ai tuoi casini, se poi sono loro a possederti. L’ascensore si fermò e dopo il solito *ding! *, le porte si aprirono. Beast uscì dall’ascensore e si voltò verso Bigby:
 
- … Sai, quella discussione che abbiamo avuto, quando sei venuto al nostro appartamento… beh… mi ha aperto gli occhi. Ci ha aperto gli occhi. Abbiamo capito che abbiamo fatto uno sbaglio pensando ai nostri bisogni materiali... –
 
Bigby accennò un sorriso. Poggiò il dito sul pulsante per chiudere le porte e disse:
 
- Apprezzo che tu me lo abbia detto, ma io non ho fatto niente di speciale. Ero lì per risolvere un caso. –
 
Beast sorrise e rispose:
 
- … Ed è quello che hai fatto. –
 
Mentre le porte si chiudevano, Beast lo salutò e si avviò verso il suo appartamento. Quando si chiusero del tutto, Bigby rimase a pensare tra sé e sé che forse le cose finalmente erano cambiate.
 
***
 
Mentre le porte dell’ascensore si richiudevano alle sue spalle, Bigby arrivò di fronte alla porta del suo appartamento provvisorio. Prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni, le infilò nella serratura e fece due giri di chiave. La porta si aprì ed entrando notò l’immensità di quella casa rispetto al precedente appartamento: era tre volte più grande, con una cucina moderna, un bagno in piastrelle, due stanze da letto in legno, un soggiorno ampio e un balcone con ringhiera in ferro.
Bigby non aveva mai avuto un balcone prima d’ora e ancora non se ne capacitava.
 
In mezzo al soggiorno c’erano ancora i mobili imballati e i vari scatoloni con gli oggetti personali.
Le pareti erano rivestite di una carta da parati rossa con un motivo floreale poco più chiaro, il pavimento era in assi di legno scuro con stipiti e battiscopa bianchi.
 
Dopo aver chiuso la porta d’entrata, Bigby poggiò le chiavi sul comodino a fianco della porta e staccò il telefono; non voleva essere disturbato quella sera.
Si allentò la cravatta e si diresse in cucina per prendersi una birra ghiacciata. Tolse il tappo di alluminio coi denti, lo sputò sul ripiano in marmo e iniziò a bere. La freschezza della birra e l’amaro del doppio malto gli percorse la gola per poi arrivare fin dentro lo stomaco come un blocco di ghiaccio intero.
 
Andò verso la finestra della cucina e l’aprì, si sedette sul mobile vicino, prese una delle sigarette dal pacchetto e la accese. Nonostante avesse un balcone, non riusciva ad usarlo per fumare.
Forza dell’abitudine.
Inoltre quella sera, essendo ventoso, percepiva gli odori e i profumi molto più accentuati. Dalla finestra li percepiva molto meno.
 
Rimase alla finestra a guardare fuori: dal 4* piano aveva una visuale perfetta del giardino interno e della città illuminata, cosa che dal vecchio appartamento non aveva la possibilità di fare.
Osservava la gente passare per le strade illuminate e s’immaginava di indovinare che mestiere facessero nella vita: dottore, insegnante, ingegnere, idraulico, agente immobiliare, ecc.
Questo gioco lo aiutava a tenere occupata e allenata la sua mente. Essendo Detective, l’intuito è tutto.
 
Finì la sigaretta, spense il mozzicone nel posacenere e si avviò verso la poltrona; si sedette, si tolse la cravatta mentre sprofondava nel morbido cuscino in federa blu.
Fece un sospiro e, chiudendo lentamente gli occhi, si addormentò col vento in sottofondo.
 
Come per il fumo, nonostante possedesse un letto, dormire in un altro posto era impensabile per lui. La cosa che lui non sapeva, è che le abitudini si possono cambiare.
Molto presto, lo avrebbe scoperto.
   
 
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