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Autore: Mikirise    21/09/2017    1 recensioni
In cui Lance è un poliziotto e odia i pompieri, Keith è un pompiere, e Allura vorrebbe soltanto che tutti loro andassero d'accordo.
[klance]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Keith sospira, passandosi una mano sul viso. "Potresti ripetere?"

I due bambini si lanciano un'occhiata veloce, per poi tornare a guardare verso di lui. "Ho detto," ripete lei, pulendosi le mani sul jeans. "Ho detto che ci sono delle paperelle incastrate sul mio tetto e che visto che sei un pompiere dovresti aiutarle."

"Non penso siano delle paperelle. Sono delle anatre. Sono due cose diverse" protesta il bambino, incrociando le braccia, poi si morde l'interno delle guance. "Le paperelle sono delle piccole di oche, mentre le anatre sono anatre. Non diventeranno oche." Si accarezza dietro il collo e cerca di non fare contatto visivo con Keith. "Sono cose diverse" mormora, e la bambina inclina la testa verso di lui, per poi sospirare.

"Nerd."

"Stavo solo -dicevo soltanto" balbetta lui, infilandosi le mani in tasca. "Perché le anatre non sono oche." Sospira e alza le spalle. "E Sarah ha detto che voleva salire sul tetto, ma l'ultima volta che lo ha fatto è caduta e si è rotta un braccio e le sono caduti ben tre denti."

"Da latte. Ti dimentichi sempre che erano da latte."

"Adesso non le cadrebbero denti da latte, ma denti veri e quindi rimarrebbe senza denti."

"E io ho già detto che i denti sono miei, e che il tetto della casa è il mio, e quindi posso prendere le paperelle. Ma lui continua a fare così." La bambina, Sarah, alza gli occhi al cielo e poggia le mani sui fianchi. "Il che rende un pompiere che passa qui per caso? Ta-dà!"

"Vigili del fuoco" borbotta il bambino, tenendo un broncio. Sarah ruota di nuovo gli occhi, ma scuote la testa e punta il suo sguardo su Keith, che li sta osservando in silenzio e non vorrebbe davvero essere lì. 

"E voi vorreste che io salissi là sopra e salvi la paperella-barra-anatra" mette insieme i punti.

"Non siamo noi a volerlo." La bambina indica un gruppo di anatrelle e la mamma anatra, che continua a fare versi strani, che poi vengono ricambiati dal piccolo sopra il tetto. "Lo vuole lei. Continua così da ore e non ce la faccio più."

"Anche io vorrei che tu lo salvassi, perché, beh, sei un vigile del fuoco. I vigili del fuoco dovrebbero fare queste cose. Salvare gli innocenti, eccetera." Tiene lo sguardo basso. 

Keith sospira e annuisce. Si sta sinceramente chiedendo per quale motivo le sue chiamate hanno sempre a che fare con degli animali, in un modo o nell'altro, ma non dice niente ad alta voce. Alza un dito, cercando di far capire ai bambini di aspettare e, davvero, la sua vita ormai è questa e si sta anche abituando. Anche al portarsi la scala, non importa che cosa deve fare. Quindi arriva fino al furgone e inizia a prepararsi per salvare la paperella sul tetto. 

Giornata normale.








"Ho usato il meme conoscimi-meglio"inizia Pidge, dondolando le gambe al bar. Allura le sorride distrattamente, prima di ricominciare a girare il cucchiaio nella tazza, mentre Keith dà una gomitata a Lance, che ridacchia divertito. "E le persone sono... così... strane. Ascolta questa. Ho mandato il numero 4, okay?"

"Oh, aspetta. L'ho fatto anche io" mormora Lance, prendendo il cellulare dalla tasca e poggiandolo sul tavolo. "Il numero quattro è il tuo animale preferito." Inclina la testa e arriccia le labbra. 

"Perché dovresti chiedere a uno sconosciuto qual è il suo animale preferito?" chiede Keith, aggrottando le sopracciglia. Coran gli passa un bicchiere di tè e sorride, rimanendo dietro il bancone. 

"Perché è divertente. Lo so che per te è un termine..."

"Lance" mormora Shiro, avvicinandosi al gruppo. "Avevamo detto?"

"A morte i ritardatari" grida Lance, scendendo dalla sedia. "E il capitano arriva in ritardo. Ho già segnato il giorno come una festività nazionale. Che giorno è oggi?" Punta il dito verso Allura, che beve un bicchiere di vino bianco. "Non importa. Numero dodici. Il giorno più significativo della tua vita? Oggi. Il giorno in cui il capitano Shirogane è arrivato in ritardo." Imita il suono di una tromba.

"Che domanda è la numero otto?"

"Festa coi palloncini, pro o contro?" rispondono all'unisono Pidge e Lance, lui ancora con con il pollice posato sul naso e lei con la testa sul bancone. "Qual è il tuo animale preferito, Coran?" chiede lei, soffiando via un ciuffo di capelli castani dal viso. Shiro si siede vicino ad Allura e Keith inclina la testa.

"Il mio animale preferito non è un animale reale" risponde lui, afferrando il bicchiere pieno di Keith e buttando il tè nel lavandino. Sembra essere una cattiveria gratuita, ma probabilmente lo ha fatto perché è abituato a Pidge e Allura che bevono velocemente. E comunque a Keith non va il tè. "Un quat. Metà cavallo, metà orso, metà elefante."

"Quante metà ha questo animale?" ride Allura, allontanando da lei il bicchiere vuoto. Keith vede lo sguardo confuso di Shiro, che viene seguito da un'alza di spalle.

"E dove esiste questo animale, scusa?"

"Non esiste. Altrimenti non sarebbe un animale fantastico, Lance."

Lance aggrotta le sopracciglia e sembra starci pensando sopra. Come se stesse prendendo le parole di Coran, che lucida il bicchiere che poco prima conteneva il tè di Keith. "Ma non esiste nemmeno nei libri o..."

"Io, che sono una persona normale," interrompe Pidge, sedendosi bene per non cadere. "Avrei risposto il gufo, perché ehi, avete mai visto un gufo? È forse l'animale più bello che io abbia mai visto, simbolo di saggezza e della vita notturna passata alla ricerca della conoscenza. Praticamente, io sono un gufo, quindi mi aspetto che il vostro animale preferito sia il gufo. Perché voi mi volete bene. O, bene, al massimo, il lupo. No, Shiro, di te non voglio sapere niente. Gattaro."

Keith aggrotta le sopracciglia, sciogliendo le braccia dall'intrecciatura che erano prima davanti al suo petto e posa una mano sul fianco. "L'ippopotamo."

Lance ci pensa qualche secondo prima di alzare le spalle. "Gli squali."

"Mi state prendendo in giro."

"Ehi, lo sai che gli squali in realtà non sono per niente pericolosi come i media vogliono farci credere?" risponde indignato Lance. Fa uno strano movimento con le braccia, forse sta imitando l'acqua, forse sono i suoi normali movimenti. Rimane comunque molto rumoroso. "Infatti loro non attaccano mai l'essere umano, a meno che non lo vedano come un pesce di cui si nutrono. Non vedono molto bene. Ma infatti poi, dopo averlo morso lasciano in pace l'uomo, di solito, perché non è fonte del loro nutrimento, capisci? Gli squali sono degli essere incompresi e dovremmo dare loro più amore. Sì, io lo so. È così. Solo perché le persone ti dicono che qualcosa è cattivo non vuol dire che lo sia per davvero."

"Una volta ho letto un libro in cui tutti avevano paura degli ippopotami perché facevano ribaltare le barche" spiega Keith. "Quindi dicevano di temerli, perché sembrano innocui, ma hanno più forza nelle loro mascelle di tutti noi e niente li può fermare dal fare quello che vogliono fare."

"Voi due siete la vergogna dell'essere umano" borbotta Pidge, prima di alzare le mani e rigirarsi verso Coran, che lo osserva con un sorriso affezionato. 

"Ma dov'è finito Hunk?" chiede Shiro. Ha ancora l'espressione confusa. Probabilmente deve averli contati un paio di volte prima di fare la domanda, e la cosa fa abbastanza sorridere Keith. "Sapevo di essere in ritardo, ma..."

"Ha dimenticato il portafoglio in centrale. Allora Allura ha detto certo, in centrale, bel modo per non pagare. Allora Hunk ha detto: guarda che io mica mi chiamo Pidge. E io ho dovuto ricordare a tutti che Pidge non è il mio vero nome e Coran ha detto che ai suoi tempi chi non pagava la cena doveva lavare i piatti, o fare qualche cosa da sguattero per due o tre giorni. E Hunk si è messo paura e ora starà in centrale e starà per tornare. Senza portafoglio però. Perché," Pidge tira fuori un portafoglio giallo dallo zaino e lo poggia sul bancone. "Ma posso spiegare."

"Hai rubato il portafoglio a un poliziotto" cerca di seguire Shiro.

"Okay, sì, ma ho una spiegazione. Lance. Vero che ho una spiegazione?"

"No, non guardare me. Sono appena stato reintegrato."

"Okay, perché il portafoglio di Hunk era nel tuo zaino. Pidge. Ne avevamo parlato."

"Quante volte deve aver rubato per averne già parlato?" chiede Keith.

"Beh, una volta mi ha rubato un maglione. Quindi le ho fatto un maglione, ma adesso quel maglione è mio, perché a lei non è piaciuto."

"Quello non era furto, Lance."

"Beh, no, sì. Sì, era furto, perché di solito i miei maglioni se li mettono quelli che hanno una relazione con me e sono abbastanza sicuro che noi due non abbiamo mai avuto niente, quindi, come quando e perché tu avevi quel maglione? Un mistero. Hai. Voglio dire, hai."

"Tua madre crede ancora che sono la tua ragazza?"

"Ah!" Lance posa una mano sul petto, mentre sbatte velocemente le palpebre "Pensava ti vergognassi di me -e c'è stata una conversazione sui limiti d'età e sull'età di consenso. Quello è stato molto strano."

"Cosa?" Keith è confuso, Shiro sospira, Allura ride. Coran continua a ostinarsi a voler pulire un bicchiere che sembra anche troppo pulito. Lance si gira verso di lui.

"Cosa cosa?"

"Una volta Pidge mi ha rubato un topo" s'intromette Allura. Ha un altro bicchiere di vino, questa volta rosso e ne beve un sorso. Keith aggrotta ancora una volta le sopracciglia e cerca di rimanere al passo con quello che stanno dicendo. "È stata la giornata più brutta della mia vita. Gli altri topini non facevano che piangere."

"Sì, sì. Ma noi pensavamo che volesse usarli per qualche esperimento. Invece voleva soltanto portarli in giro a farli prendere aria." Lance ride nervosamente, prendendo un ultimo sorso dal bicchiere e poi grattandosi la testa.

"Io volevo controllare se..."

"Prendere aria!" grida Lance. Poi ride istericamente e si gira verso Coran. "Ti prego, dammi della Coca Cola, o uccidimi."

Coran sembra pensarci per qualche secondo, prima di aprire il frigorifero e passargli una bottiglia di vetro.

"Quella roba è pericolosa" borbotta Keith, indicandola. 

"Già" risponde Lance. "Una volta Jessie ci ha incastrato la lingua, e le faceva anche male. Voglio dire, i bambini normali potrebbero anche buttarli per terra e farsi male con le schegge. Una volta ho rotto la bottiglia, ma non volevo che mamma lo sapesse e c'era un pezzo enorme e la mano ha continuato a sanguinare e sanguinare e sanguinare e..." Mostra il palmo della mano e una cicatrice che sembra voler svanire.

Keith inclina la testa e gli mostra la mano, in cui una vecchia cicatrice sembra quasi risplendere. "Da piccolo mi piaceva giocare coi coltelli."

Lance scoppia a ridere. "Okay, allora è vero che tu sei uno strano" riesce a dire tra le risate, ma non sembra essere qualcosa per cui si dovrebbe offendere. Sembra essere la stessa situazione in cui Hunk ha cucinato per il nervosismo e Lance ha riso e poi gli ha dato una pacca sulla spalla. È un po' quella situazione, ma senza la pacca sulla spalla. Finché, effettivamente, la pacca non arriva, e Keith sorride e vede con la coda dell'occhio Shiro, che è ancora confuso.





















"Dai, fantastico. E hai salvato qualche scoiattolo. Ti prego, dimmi che hai salvato qualche scoiattolo." Lance si siede vicino a lui, sulla panchina del parco, passandogli un hot-dog. Keith sbatte lentamente le palpebre e osserva il pane davanti a lui, come se non ne avesse mai visto uno prima d'ora. Pensa che questa potrebbe essere la sua cena. Che è la prima cena che non ha da solo o con Shiro a New York, il che è qualcosa da festeggiare. E pensa anche che sembra strano che abbia incontrato per puro caso Lance, e che, per puro caso nemmeno lui avesse mangiato. Ma non importa. Davvero. Va bene. Magari è l'universo che ha deciso di fargli un regalo. O testarlo. O testarlo facendogli un regalo. 

"Sono riuscito a salvare un nido di rondini...? Non capisco perché non vogliono affidarmi altri compiti." Sospira e cerca di scartare lentamente l'hot-dog, mentre Lance prende un respiro profondo e poggia la mano sulla panchina. 

"Mi piacciono le rondini." Mangia un boccone e poi tira la testa indietro, ridendo forse a una sua barzelletta che si è appena raccontato. O di qualcosa che ha ricordato. Lance parla molto, ma non dice tutto quello che pensa, al contrario di quello che Keith credeva quando si erano incontrati. "Sono felice che tu le abbia salvate. Lo sapevi che le rondini maschio sono incaricati di costruire il nido? E poi cantano il più forte possibile perché le rondini femmine lo possano sentire e, forse, scegliere." Osserva il suo viso per qualche secondo, prima di annuire lentamente, come se avesse sperato che Keith cogliesse qualcosa, e continuare a parlare come se niente fosse. "Sai cos'altro mi piace?" La sua testa si gira verso Keith e Keith deglutisce e non capisce nemmeno il perché, visto che non ha mangiato niente.

"Metterti il gel sulle sopracciglia?" Sbatte lentamente le ciglia e inclina la testa, mentre Lance ruota gli occhi.

"Okay, no, sì. Una volta. È successo una volta e solo perché avevo sonno."

"Allora non saprei proprio dire cos'altro potrebbe piacerti..."

"Mi piace il gelato. In questo momento non mi piaci molto tu, quindi, volevo invitarti a prendere il gelato con me, ma ora me lo prendo da solo. D'accordo, grazie." Sbuffa e dà un ultimo morso all'hot-dog. Non sembra intenzionato a muoversi, però, e Keith immagina questo sia un buon segno, perché neanche lui vorrebbe che se ne andasse.

"Oh, non sapevo fossi così sensibile."

"Beh, non so se lo sai, ma i cani hanno un udito molto sensibile."

Keith alza un sopracciglio e deve combattere contro una risata, che viene sconfitta e non esce fuori dalla sua bocca, se non per quel lato delle labbra che va verso l'alto e che Lance vede e specchia, per qualche ragione. "Le tue metafore stanno andando fuori controllo."

"Tu sei fuori controllo."

"Cosa siamo? All'asilo?"

Lance gli fa la linguaccia e incrocia le braccia. "Guarda, solo perché hai salvato delle rondini."

"Guarda, solo perché non le hai fatte ancora diventate una metafora." Keith aggrotta le sopracciglia e inclina la testa. "Perché non le hai fatte ancora diventare delle metafore, vero?"

Lance ruota gli occhi ancora una volta. È veramente una cena da ricordare.














A Keith piace questa nuova normalità.

"No, non hai capito." Hunk fa smettere di parlare Lance, mentre Pidge sospira e fa segno di ricominciare a parlare. "Il condominio era abbandonato, va bene? Che vuol dire che non c'è nessuno, perché è questo che vuol dire abbandonato. E lo sanno tutti che i covi dei drogati sono sempre in condomini abbandonati in periferia, okay?"

Aveva paura, prima, quando Lance aveva ripetuto, quel lunedì mattina, che voleva soltanto tornare alla normalità, che sarebbe successa la stessa cosa. Che si sarebbe tornato a lui, che mangia da solo a pranzo, da qualche parte lontano dai vigili del fuoco, che ancora non lo vogliono nella squadra, per qualche strano motivo. Lui che non riesce a integrarsi. Lui che ha praticamente nessuno con cui parlare o con cui ridere. 

"Allora io dico a Hunk," Lance si schiarisce la gola e tiene i palmi aperti davanti a lui. "Controlliamo che non ci siano dei bambini. Perché uno, dovrebbero stare a scuola a quest'ora, e due, è un covo di drogati, quindi non dovrebbero esserci dei bambini."

E poi lo hanno trascinato in questa nuova normalità e, sì, okay, va ancora dalla signora Medhane per pranzo, ma ogni tanto lo accompagna Lance e adesso ci sono tre copie per l'appartamento della signora. E non mangia quasi mai da solo. E non beve mai da solo. E dopo il lavoro sa con chi può stare, con chi bere e Shiro sembra più tranquillo e Keith è più tranquillo.

"Entriamo nel condominio. I corridoi sono vuoti e bui. Lance accende la torcia e iniziamo a fare il nostro giro quando..."

"Bum! Fantasma che in realtà è un adolescente annoiato."

"Sai che c'è? Saremmo tutti più felici se iniziassi a credere ai fantasmi come credi nei tuoi complotti alieni" commenta Lance, grattandosi il palmo della mano. "Senza offesa" aggiunge alla fine, ma Pidge apre la bocca ed è decisamente offesa. 

"Okay" riesce a dire alla fine. "Okay," ripete e, davvero Keith inizia a tirarsi leggermente indietro perché sembra star per esplodere. "Però, voglio dire, però almeno accetterai il fatto che la teoria di noi che siamo i coloni della perduta civiltà di Marte è più plausibile di quella di Keith e degli alieni che giocano a essere Dio. Lance. Lance, ti prego, guardami bene, perché questo potrebbe cambiare la nostra amicizia." Secondo Pidge anche la scelta sbagliata del drink avrebbe potuto cambiare la loro amicizia. A quanto pare è una delle sue frasi preferite, quando si tratta di Lance. 

Lui inclina la testa e lancia un'occhiata a Hunk, che alza le spalle e riprende a guardarsi intorno. Poi si morde le labbra e annuisce lentamente. "Beh," inizia e non sembra essere molto contento di quello che sta per dire ma lo sta per dire lo stesso, solo che Keith non sa perché. "Beh, lo sapevi che anche Will Smith crede che noi siamo degli esperimenti sugli alieni e... insomma... chi siamo noi per dire a Will Smith che sbaglia?"

Keith sbatte velocemente le palpebre e rimane come un idiota a fissare Lance, che si muove nervosamente sulla sedia. Sta per arrivare un attacco infuocato da parte di Pidge, ma Keith non può fare a meno di sorridere. Come un idiota. Sta sorridendo come un idiota. Avrà la stessa conversazione con Pidge per la centesima volta, ma questa volta Lance starà dalla sua parte e lui continua a ridere come un idiota. Perché è un idiota.

Quindi, sì, gli piace la nuova normalità.








"Lo sai che i pinguini scelgono il proprio partner attraverso una danza di pose? Nel senso, si mettono in posa, come le statue o come se dovessero far loro una foto e sono adorabili. Fanno la cosa del becco. Poi aprono le pinne. E aspettano che gli altri facciano una posa complementare, perché, dai, un pinguino che si mette da solo nella posa dei becchi che si toccano, non ha alcun senso. No?" Lance mostra i suoi muscoli, tirando in su le braccia e piegandole. Poi alza le sopracciglia verso Keith, che si gratta nervosamente la testa.

"Sinceramente, penso che se fossi un pinguino e facessi questa posa, non prenderla a male, ma penso che rimarresti solo" risponde.

Lance non gli è mai sembrato più ferito di così.





 
  
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