Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    21/09/2017    1 recensioni
❝«Ho sempre pensato che il cuore dell’uomo sia diviso in due metà esatte. Una felice, e l’altra triste. Come se fossero due porte, vicine. Le persone possono entrare e uscire da entrambe, non c’è un ordine prestabilito. Ovviamente, molto dipende dal carattere degli individui e dalle relazioni che vengono instaurate. Mi segui?» Domandò, e lei annuì. «Per TaeHyung, uno di questi usci è sprangato. Non si apre più. Costringendo chiunque a passare solo dalla parte riservata al dolore, non importa il tipo di rapporto che intercorra fra lui e gli altri. Perfino io, sono entrato da quell’unica porta. E mi sono rifiutato di uscirne, sebbene lui avesse più volte provato a sbattermi fuori»❞.
❝Tu devi sopravvivere❞.
- Dove TaeHyung impara che, rischiando, spesso si guadagni più di quanto si possa perdere.
assassin!TaeHyung | artist!JungKook | hitman/mafia!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad, "taewkward".
» Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=92wl42QGOBA&t=1s
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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VIII.
skit: Eva



If you hate a person, you hate something in him that is part of yourself. What isn't part of ourselves doesn't disturb us.






 
Don’t be like a prey, (be) smooth like a snake. I want to get away. You want me, I’ve lost my way.






 
 
세계에서 말하는 모든 것이 해결되지만, 세계는 실제로 나를 놀라게.
Saying everything in the world will work out, but the world actually frightens me. (Blooming Youth)
 



«Perché diventi silenziosa, quando c’è lo hyung?»
Cyane lanciò uno sguardo sorpreso a JungKook, mentre si apprestava a pulire i piatti ormai inservibili che le erano occorsi per preparare la cena. Si prese del tempo per ponderare la risposta, mentre l’acqua tiepida scorreva nel lavandino. Per quale ragione le sue parole tendevano a morirle in gola, quando si permetteva anche solo di pensare al ragazzo? Perché quello sguardo di ghiaccio la faceva sentire a disagio. Era come se le sue iridi scure la trapassassero da parte a parte, le rovistassero dentro, alla ricerca di segreti di cui nemmeno lei fosse a conoscenza. La pesante assenza di sentimenti che lui ostentava, le metteva uno strano senso d’inferiorità nelle ossa. Era come se non fosse possibile, in alcuna maniera, provare ad indovinare il corso dei suoi pensieri. E nemmeno avvicinarvisi per caso. Non aveva paura di lui: ne era semplicemente intimorita, come lo si era di fronte all’ignoto.
«Non lo so» disse, con voce incolore. Strofinò la spugna sulla superficie di una padella incrostata di residui di cibo, rimuginando. Si domandò come facesse lui, così solare, caloroso, benevolo ed umano, ad orbitargli attorno con così tanto buon umore. Le sembrò incredibile.
«Hai paura di lui?» Chiese il giovane, issandosi a sedere sul bancone accanto al lavello, essendo il ripiano ormai libero, da tutti gli ingredienti che in quel momento bollivano quieti nella pentola del kimchi.
«No» ribatté Cyane, mordendosi un labbro. Si sentì ridicola, ad aver ostentato una simile sicurezza che non aveva. Abbassò il tiro. «Forse», ammise.
«È un essere umano anche lui, non credo tu abbia molto da temere» ribatté il moro, con una disarmante sincerità. Ella gli lanciò uno sguardo attonito, sollevando un sopracciglio.
«Siete così diversi, come fai a viverci bene insieme?» Si lasciò sfuggire, cominciando a sfregare gentilmente con la spugna sull’unto di un piatto. Vide i piedi di JungKook dondolare, con la coda dell’occhio. Le pareva ancora improbabile che due soggetti diametralmente opposti come loro, potessero funzionare in maniera talmente complementare, arrivando perfino ad apprezzare uno la compagnia dell’altro.
«Te l’ho detto. Siamo umani» ribadì. «Nonostante il suo aspetto freddo e altero, il cuore che batte al di sotto di quei vestiti, è esattamente come il mio. E, finché continuerà ad essere così, saprò di non avere nulla da temere» spiegò. Genuino come il grano, limpido come l’acqua. Cyane lo guardò, beandosi del suo sorriso. Sembrava così spensierato, nelle sue convinzioni, come se nulla potesse smuoverlo, o provargli che si stesse sbagliando. Era abbagliata da tanto ottimismo, e dalle sue parole.
Annuì, elaborandole nella sua mente. Il suo cuore sarà stato pure come quello che possedeva anche lei, ma il ghiaccio nello sguardo sarebbe stato difficile da sciogliere. La giovane completò la pulizia delle stoviglie e si asciugò le mani in uno strofinaccio nei pressi del bancone ad isola. Poi, sospirò. Era ora di controllare la ferita alla spalla. E di trascorrere qualche tempo faccia a faccia con TaeHyung.



 
 


그것은 다칠 수 괜찮아, 가을 괜찮습니다.

It’s okay to fall, it’s okay to get hurt. (Run)
 
 
 

«Avanti», scandì semplicemente una voce, dall’interno della stanza. Cyane entrò in silenzio, non osando sollevare lo sguardo, per timore d’incrociare nuovamente quei due occhi freddi come l’inverno siberiano. Rimase con le spalle attaccate alla porta chiusa, non sapendo cosa fare. TaeHyung era in piedi davanti a lei, osservandola senza espressione.
Egli poteva vedere chiaramente il suo disagio, nel dover condividere uno spazio così ristretto insieme a lui. Ma non poteva farci nulla. Aveva preferito controllare la ferita di persona, visto che era stata proprio la sua mano a ricucirle i punti sulla spalla. Comprendeva la diffidenza di lei: d’altronde, erano ancora due perfetti sconosciuti. Senza contare l’impatto del trauma che la separazione forzata dovesse avere, sulla psiche della sua nuova inquilina. Tuttavia, TaeHyung avrebbe voluto che la ragazza si rilassasse un po’ di più, in sua presenza. Quell’atteggiamento, aveva il sinistro potere di far sentire anche lui un incomodo, nella sua stessa casa.
«Levati la maglietta» le disse, per poi voltarsi, garantendole una parvenza di privacy. Cyane spalancò gli occhi, dinanzi a quella richiesta. Per quale ragione avrebbe dovuto svestirsi? Non poteva controllarle la spalla attraverso l’ampia manica arrotolata? Quell’incontro forzato le piaceva sempre meno. Non era mai stata il tipo di ragazza così a proprio agio con il suo corpo, da permettersi di mostrarlo ai quattro venti con leggerezza. Al contrario, tendeva ad affogare le sue forme in larghe magliette di tutte le bands metal che ascoltasse, abbinandole con anonimi pantaloni scuri che lasciassero intravedere solo il profilo delle sue gambe. Si sentiva più sicura, in tal modo. E quel ragazzo le aveva appena chiesto di sfilarsi la maglietta? Lui, uno sconosciuto? Improponibile. Inaccettabile.
Anche se, Cyane rifletté che qualcuno avrebbe pur dovuto richiuderle la ferita, giorni addietro. E che non avrebbe potuto farlo al di sopra dei vestiti. Tanto più, che quando aveva ripreso conoscenza, la larga t-shirt con il disegno di un alieno non era sicuramente la sua. Quindi, con ogni probabilità, quel TaeHyung doveva averla già vista in un simile stato. Sospirò, sconfitta. Rifiutarsi le parve completamente inutile, a quel punto.
Sollevò il tessuto con un movimento rapido, pentendosene all’istante. Poiché una fastidiosa fitta di dolore sordo le attraversò la spalla, strappandole un’esclamazione di frustrazione. La quale ebbe il potere di far voltare immediatamente il giovane, che la sorprese mentre si osservava la spalla con sguardo interrogativo, muovendola piano. Quando si accorse di un nuovo paio di occhi scuri sulla sua figura, sussultò, coprendosi il petto con il tessuto della maglietta appena tolta. Le sue guance si colorirono di una tenue sfumatura rosata, mentre appuntava gli occhi al pavimento.
«Non volevo…» commentò TaeHyung, ma la ragazza non batté ciglio.
«Non importa» rispose, secca. Il ragazzo immaginò che ella doveva aver pensato a come la fasciatura fosse stata eseguita, e che avesse realizzato che non fosse la prima volta, per lui, che la vedeva senza abiti.
«Avvicinati» le intimò, guardandola procedere verso di lui con passo lento. «Siediti» ordinò poi, e Cyane si accomodò sul letto. Allora, egli prese la forbice che giaceva sul comodino, attorniata da altri oggetti ad uso medico dall’aspetto più o meno minaccioso, impugnandola con sicurezza. La giovane sbiancò.
«Che… che vuoi fare con quelle?» Domandò con ansia crescente, ritraendosi lievemente. TaeHyung le rivolse un’occhiata eloquente.
«Tagliare la fasciatura» ribatté. «Che altro, scusa?»
Cyane scosse la testa, rilassandosi lievemente. Lo conosceva da meno di ventiquattrore, e dalla sua espressione impassibile si sarebbe potuta aspettare di tutto. Avvertì il freddo dell’oggetto infilarsi al di sotto delle garze bianche, che si lacerarono dopo tre movimenti decisi, liberandole la spalla e permettendole di osservare cosa ci fosse al di sotto. Un taglio netto e poco frastagliato spiccava sul suo incarnato latteo, inframmezzato dai punti più scuri. I lembi della ferita erano leggermente arrossati e doloranti, ma nulla di insopportabile.
La ragazza vide il volto di TaeHyung avvicinarsi alla spalla, osservandola con occhio critico. Si prese la libertà di guardare meglio il suo viso, memorizzandone i tratti. Aveva una pelle liscia, priva di imperfezioni, fatta eccezione per un minuscolo neo sotto la punta del naso, nei pressi della narice sinistra, la cui presenza fosse quasi impercettibile. Mascella dalla linea affilata, labbra piene, sguardo acceso dalla concentrazione, espressione insolita per un volto abituato a non possederne: Cyane rifletté che fosse bello. Molto bello. Il suo profumo di cannella donava una nota umana alla sua persona, ricordandole le parole di JungKook. “Sotto i suoi vestiti batte un cuore come il mio”.
Il ragazzo protese una mano, sfiorandole gentilmente i punti. Ella sussultò appena, sotto quel tocco fresco e gentile, ottenendo di far spostare lo sguardo di lui, dalla ferita al suo volto. Si resero conto entrambi di quanta poca distanza intercorresse fra i loro visi, soprattutto quando gli occhi di TaeHyung si focalizzarono sulle labbra piene della giovane, ammirandole come se non avesse mai visto nulla del genere prima d’allora. Dopo qualche attimo si scosse, battendo le palpebre e tirandosi su, concentrandosi sul mettere del disinfettante su un batuffolo d’ovatta. Si schiarì gentilmente la gola, per dissimulare. Cyane aveva smesso di respirare, per tutto il tempo in cui fossero rimasti fermi ad osservarsi, chiedendosi cosa sarebbe accaduto una volta rotto l’incantesimo. Non le era dispiaciuto percorrere il volto di TaeHyung con lo sguardo, trovando un rinnovato coraggio che l’avesse spinta a non ancorare gli occhi al suolo.
«La ferita guarirà bene, probabilmente rimarrà una cicatrice poco visibile» le comunicò, molto impersonalmente, ottenendo di farla sorridere del suo tentativo di recuperare quella primordiale freddezza esemplare del suo essere. Tornò a chinarsi verso di lei, tamponando il taglio con il batuffolo intriso di alcol. Il bruciore fece storcere la bocca a Cyane, che strinse il copriletto con le dita.
«Perché stai facendo tutto questo?» Gli chiese, dopo alcuni istanti di silenzio. Il ragazzo si fermò per un attimo, per poi riprendere da dove aveva lasciato.
«Mi sembrava di avertelo già detto» commentò, lasciando l’ovatta ormai inservibile per terra e accingendosi a srotolare della garza pulita.
«Avresti potuto semplicemente sbarazzarti di quell’uomo, e rimandarmi a casa. Non c’era bisogno di portarmi qui e curarmi la spalla» aggiunse lei, con voce monocorde. TaeHyung le lanciò una profonda occhiata color cioccolato, criptica e impenetrabile come suo solito. Cyane avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere quali pensieri andavano formulandosi nella sua mente.
«Forse non ci siamo capiti» commentò, inginocchiandosi accanto a lei e cominciando a passare il rotolo gentilmente attorno all’articolazione. «La tua precedente vita come Park Cyane è finita» decretò, impassibile. «Per due dei clan con cui tuo padre ha contratto dei debiti, sei morta. Cancellata dalla faccia della terra, non esisti più. E così dev’essere, affinché tu possa continuare a vivere. Hai bisogno di cambiare nome ed aspetto, altrimenti non potrai nemmeno camminare liberamente per la Corea del Sud. Dal momento in cui hai messo piede in casa mia, hai dato inizio ad una nuova fase della tua vita. Devi ricominciare da zero, non c’è più alcuna possibilità di rimandarti dove vivevi… a meno che tu non voglia morire per davvero».
Cyane metabolizzò le sue parole in silenzio, mentre lo sentiva muoversi accanto a lei. Allora era serio. Non ci sarebbe stata più alcuna possibilità di rivedere HoSeok. Almeno per il momento.
«Ed io dovrò rimanere qui dentro per sempre?» Domandò, con espressione corrucciata. TaeHyung rimase disarmato da quel volto preoccupato, non aspettandosi una reazione del genere. Onestamente, non aveva pensato a quel lato della faccenda. Preferiva concentrarsi su un aspetto alla volta, la visione d’insieme gli sarebbe apparsa chiara dopo. Finì la fasciatura, riflettendo sulle sue domande.
«Almeno per un paio di mesi» decretò. «Poi, dovrai cambiare colore e taglio di capelli, e truccarti in maniera decisamente meno particolare. Servirà modificare anche il tuo modo di vestire, rendendolo il più anonimo e femminile possibile. Nessuno dovrebbe essere capace di riconoscerti, nella folla» spiegò. «Solo allora, potrai cominciare ad uscire» e attese un attimo. «Insieme a JungKook».
Ella sospirò rumorosamente, approfittando del momento in cui lui le diede le spalle, per infilarsi nuovamente la maglietta. Una vita da reclusa, insieme a quei due sconosciuti. In tutta onestà, non le dispiacque l’idea di condividere gli spazi con il più giovane: si era dato così tanta pena affinché ella si sentisse a suo agio in un ambiente per lei sconosciuto, che le parve il minimo, essere gentile con lui e tenergli compagnia. Ciò che la preoccupava, sarebbe stata la convivenza con TaeHyung. Anche se, immaginò che si sarebbe lentamente abituata pure alla sua silente presenza, col tempo. E poi, era stato HoSeok ad organizzare ogni cosa. Quindi, doveva fidarsi di lui.
«Puoi andare. Qui abbiamo finito» l’avvisò, sistemando gli oggetti appena impiegati, senza guardarla. Cyane lo fissò per qualche istante e poi si sollevò in piedi, raggiungendo la porta. Ma si fermò sulla soglia, con la mano appoggiata alla maniglia.
«TaeHyung» lo richiamò, facendogli sollevare il capo. «Grazie» gli disse, accennando un sorriso prima di uscire. 



 

   
 
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