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Autore: Nini1996    22/09/2017    0 recensioni
"Il pomeriggio del 30 ottobre 1895 Londra era immersa in una nebbia più fitta del solito.
Le carrozze e gli omnibus attraversavano le strade della città con molta fatica.
Anche i treni viaggiavano a una velocità sostenuta per evitare incidenti.
Inoltre in giro c'era molta meno gente del solito a causa del freddo pungente degli ultimi giorni.
I londinesi preferivano stare al calduccio nelle loro case ed evitare di uscire, se non strettamente necessario.
Ad ogni modo la stazione dei treni era gremita lo stesso a causa di diversi convogli che per colpa della nebbia erano arrivati insieme.
Da uno di questi, proveniente dalla città portuale di Southampton, scese una giovane donna assieme a una bambina che doveva avere al massimo quattro anni..."
Genere: Azione, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Lestrade, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La casa di Davidson sorgeva alla periferia di Londra e nonostante fosse molto distante dall'hotel Rosemary, Catherine giunse all'appuntamento con qualche minuto di anticipo.
Controllò nella vetrina di un negozio di dolci di non essere troppo in disordine.
Sistemò il cappellino, la giacca bianca con i ricami azzurri e la gonna blu cobalto.
Una carrozza si fermò proprio davanti all'abitazione del detective Davidson.
Il primo a scendere fu Sherlock che pagò il conducente e poi uscì un altra figura.
Catherine si avvicinò sorridendo. Chiunque avesse accompagnato Sherlock non era il dottor Watson ma aveva un aspetto familiare.
Era un ometto basso ma comunque superava la ragazza di qualche centimetro.
Teneva i suoi occhi scuri sulla ragazza come per studiarla nei minimi dettagli.
Catherine si sentiva piuttosto a disagio e stava per farlo notare a Sherlock quando lui li presentò.
< Ispettore Lestrade vorrei presentarle la donna che è dietro a questa faccenda. Il suo nome è- >
< Catherine! > esclamò l'ispettore esterrefatto.
< Gregory? Sei proprio tu? > fece la giovane avvicinandosi:< Sei stato promosso a ispettore, le mie congratulazioni. >
< Ma sì, ma certo. Sono io. Che cosa ci fai a Londra? Pensavo vi foste trasferiti in modo permanente a Chicago. > domandò Lestrade a raffica.

< Sì, siamo stati a Chicago per qualche anno. > confermò la ragazza:< Mio padre era diventato molto amico dello stesso Allan Pinkerton, tuttavia dopo la morte di Allan non ci vedevano di buon occhio a Chicago. Così ci siamo trasferiti a New York. >

< Dev'essere stata un avventura! >

< Direi di sì. I casi da risolvere a New York non sono di certo mancati! >

< E tuo padre? Immagino sia diventato una celebrità negli Stati Uniti anche se tuo fratello ha risolto moltissimi casi. >
Catherine abbassò lo sguardo.

< Sono tutti e due morti Gregory. >
< Mi dispiace davvero moltissimo Catherine. Non lo sapevo. >
< E non si è trattata di morte naturale. Come nel caso del detective Davidson. > fece allora Holmes invitando Lestrade a bussare alla porta della vedova Davidson.
Aprì una vecchietta piuttosto bassa e molto rugosa che dimostrava molti più anni di quelli che aveva.
Gregory parlò con l'anziana per qualche istante, la donna annuì e fece segno a Sherlock e Catherine di entrare.
< La stanza di mio marito è di la. > indicò la vedova.
I tre entrarono.
< Molte delle prove sono andate. Accidenti a me, dovevo venire qua ieri sera. > borbottò il detective osservando la stanza con una certa disapprovazione.

< Oh, Sherlock Holmes ha commesso un errore. Allora è umano anche lei. > commentò Lestrade. Catherine avvertì appena una punta di acidità nelle sue parole.
< Non penso signor Holmes. Molti indizi sono ancora qui. > fece la ragazza avvicinandosi ai documenti per terra.
< Ci sono delle impronte di scarpe piuttosto grandi. Un quarantasei suppongo. > disse mostrando a Lestrade e Holmes delle macchie marroni su alcuni fogli rimasti in terra.
< Un quarantotto Catherine. Un quarantotto. > la corresse Holmes.
< E sono anche qui. > disse indicando la finestra.
Lestrade sbuffò:< Catherine non mi dire che sei diventata un detective pure tu. >
< Oh no. Sono un agente della Pinkerton. > rispose senza una briciola di esitazione.
< Quindi... sei tu la cosiddetta persona che dovrebbe spiegarmi perché qualcuno vorrebbe uccidere un povero vecchio innocente? >
< Esatto. >
< Non ci posso credere. Io non ci voglio credere. > Lestrade era visibilmente confuso:< Catherine dimmi che sei solo una vittima di tutta questa storia e non un detective della Pinkerton. >
< Sola la vittima e il detective di questa storia Gregory. > fece la ragazza:< Cerco solo di portare alla luce i fatti. >
Gregory la fissò confuso.
< Da quando in qua ci sono investigatori donne? >
< Dal 1859. Voi a Scotland Yard siete così indietro con i tempi, eppure vi proclamate la più grande agenzia investigativa del mondo. > replicò la ragazza piuttosto irritata.
Sherlock che stava esaminando il pavimento non riuscì a trattenere una risatina.
< Adesso ti dimostro la mia tesi su questo omicidio. Così magari cambi idea. >
Lestrade incrociò le braccia e guardò la ragazza. Sicuro che avrebbe fallito.
Catherine tirò fuori dalla borsa una lente d'ingrandimento decorata in oro e con un cenno della testa fece capire a Holmes di farsi da parte per qualche istante.
< Il nostro assassino è entrato dalla finestra. Era un uomo piuttosto alto, credo che superasse il metro e novanta. > esordì la ragazza e aprì la finestra.
La ispezionò attentamente e commentò:< Credo anche che il nostro uomo sia piuttosto forte per forzare una finestra con il solo aiuto di un cacciavite. O almeno così sembra. >
< Verifico subito. > disse Sherlock e controllò le imposte.
< È esatto. > fece poi con una certa ammirazione nella voce:< Un cacciavite a punta piatta. >
Catherine andò avanti.
< Qui sul muro c'è il segno di una strisciata. L'assassino non era molto agile. > fece la ragazza, poi si spostò al tappeto persiano che si trovava sul lato del letto verso la finestra.
< Interessante. > disse dopo aver scrutato nel minimo dettaglio il tappeto.
Sherlock che aveva già capito tutto si inginocchiò vicino alla ragazza e aprì un fazzoletto.
Catherine mostrò ai due un capello rossiccio corto, un filo spesso color beige, un piccolo bottone.
< Che bottino signorina Andrews. Siamo stati fortunati. > commentò Sherlock mentre Lestrade li fissava in cagnesco.
< Non è tutto. > lo bloccò Catherine spostandosi ora al letto.
< Sangue? > fece indicando una piccolissima macchiolina sul lenzuolo.
< Probabile. > ribatté Holmes.
Catherine lo esaminò con la lente ma non riuscì a capirci molto.
Passò ai cuscini.
< Gregory li avevi notati questi? >
< Cosa Catherine? >
< I cuscini Gregory. I cuscini. Le hai viste queste macchie? >
< No Catherine. >
< Sono la prova che Davidson è stato soffocato. Sono tre macchie di saliva, una è davvero enorme. > disse sicura la giovane.
< Sono esattamente a metà. Ovvero dov'era la sua faccia. La federa è sgualcita ai bordi, è successo di recente. E appiccicaticcia. > notò la ragazza:< L'uomo deve aver avuto le mani sporche di qualcosa. Qualcosa con molto zucchero dentro e che sporca molto. Forse whisky o rum. >
Catherine guardò sul lato del materasso.
< E con le scarpe sporche di fango ha sporcato tutto qui. Perché era in questa posizione quando ha soffocato Davidson. > disse mimando il gesto dell'assassino.
< E poi c'è la questione dei documenti. Molti cassetti qui sono stati forzati. L'assassino cercava qualcosa e quando l'ha trovata l'ha gettata nel camino. > disse dirigendosi verso la scrivania.
< Nel camino? >
< Sì. Era il posto più vicino dove il nostro uomo poteva far sparire quello che cercava, i documenti che l'aveva portato a uccidere Davidson. Sfortunatamente per lui, un po' meno per noi, il vento e la pioggia sono entrati dalla finestra aperta e hanno spento il fuoco del caminetto. Ecco qui rimane un pezzo del foglio che l'assassino ha cercato di bruciare, è annerito ma in parte è ancora leggibile. >
Sherlock lo prese delicatamente in mano.
< Credo di aver analizzato i fatti nel modo giusto. Il nostro uomo, alto, capelli probabilmente rossi, un omone un po' goffo, scassina la finestra ed entra nella stanza. Davidson lo vede e cerca di difendersi come può.
Nella colluttazione il vecchio ispettore strappa un bottone al suo assassino e probabilmente si attacca ai capelli strappandone qualcuno. A questo punto l'omicida sbatte sul letto il malcapitato e lo soffoca con un cuscino.
Ha le mani sporche di qualche bevanda zuccherata, forse whisky che ha bevuto o per farsi coraggio o perché è un ubriacone incallito. Dopo di che fruga nei documenti, sa che ha poco tempo. Butta all'aria la stanza e quando trova quello che doveva trovare lo butta nel primo posto che gli viene in mente. Il caminetto acceso. Scappa, scivolando un paio di volte, dalla finestra, si butta giù e finisce nel giardino dove piove a dirotto. La pioggia e il vento entrano dalla finestra aperta, sparpagliano i fogli e spengono il fuoco. Ora leggi cosa c'è scritto sul biglietto Gregory. >
< Magazzini Turkson. > lesse lui:< Ma che vuol dire? >
Sherlock sorrise soddisfatto:< Un analisi perfetta, ecco che vuol dire! Siete stata meravigliosa Catherine, meravigliosa! >

La ragazza avvampò e si schermì. Lestrade però la fissava truce.
Strappò il foglietto in mille pezzi:< Piantala di giocare a fare l'investigatore Catherine. Questa messa in scena è durata fin troppo, ho sopportato fino a questo punto perchè ritenevo vostro padre un grande uomo e ispettore. Ma adesso stai davvero esagerando. >
< Non c'è nessuna messa in scena. > sbottò offesa la ragazza:< Ho solo analizzato gli elementi sulla scena del crimine e trovato la soluzione. Si chiama metodo deduttivo, il signor Holmes è sicuramente il maggior esperto in questo campo. >
< Ho perso solo il mio tempo Holmes. Mi state solo prendendo in giro ma non preoccupatevi, non succederà più. > fece lui voltandogli le spalle.
< Se questo è quello che pensi vattene pure! È chiaro che come gli altri di Scotland Yard sei solo un idiota senza cervello! > gli gridò dietro Catherine da vera americana.
Nonostante Holmes cercasse di calmare la ragazza infuriata, in realtà non poteva fare a meno di sghignazzare pensando a come Catherine in poche semplici mosse avesse zittito Lestrade.
E a come la giovane gli piacesse sempre di più.
La vecchia si affacciò nella stanza:< Tutto bene signori? Il commissario Lestrade è andato via a passi infuriati. >
< Non proprio. Suo marito è stato ucciso, abbiamo le prove. > fece la ragazza.
< COSA?! > gridò la povera donna per svenire poco dopo.
I domestici accorsero e trasportarono la vecchia sul suo letto.
< Sa signor Holmes se c'è qualcosa in cui pecco è la totale assenza di tatto. A volte. >
< Sì, l'avevo notato. > fece lui spingendo la ragazza verso l'uscita:< Andiamocene. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare qui. >
Presero una carrozza direzione hotel Rosemary.

Per tutti il percorso risero e scherzarono come due amici che si conoscevano da molto tempo.
< Sono rimasto molto colpito dalla vostra analisi. Era praticamente perfetta. > si complimentò Holmes.
< Grazie. > rispose la ragazza arrossendo.
< Le vostre doti sono molto spiccate. Anche vostro padre era così deduttivo, ma voi avete chiaramente più talento di lui. >
< Oh, Sherlock! Voi siete un adulatore! > e Catherine scoppiò a ridere senza notare troppo che aveva chiamato l'investigatore con il nome di battesimo.
La carrozza si fermò.
Catherine scese e sorrise ancora al detective, poi Queenie le saltò addosso e dovette occuparsi di lei.
Appena Sherlock rimise piede a Baker Street, più felice e sollevato del solito, la prima cosa che fece fu gettare la foto di Irene Adler nel fuoco del caminetto.
< Che fate Holmes? > domandò stupito Watson che aveva assistito alla scena.
< Nulla di che dottore. Ho solo trovato una donna davvero straordinaria. > replicò lui ridendo. Poi prese in mano il violino e suonò per il resto della giornata.

 

   
 
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