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Autore: Annabeth_Granger1    22/09/2017    1 recensioni
Police Officers AU! | Karmanami e RioxSugaya nel primo capitolo | Coppia a sorpresa nel secondo |
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Immaginate se la nostra classe preferita diventasse un gruppo i poliziotti. Fatto? Bene, ora immaginateli alle prese con delle missioni non proprio normali o altre che, purtroppo, hanno a che fare con il triste passato. Ed infine aggiungeteci la cara e nostalgica estate. Il gioco è fatto!
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Dal primo capitolo:
"Dopo aver nominato un paio di nomi, Karasuma arrivò finalmente agli ultimi quattro “cadetti” – così li chiamava in tono quasi amichevole l’ex soldato – che non avrebbero avuto una giornata semplice. In particolare una notte semplice.
«Akabane, Okuda, Nakamura e Sugaya voi avrete, in particolare, una missione notturna.»
"
[Questa storia partecipa alla challenge "All summer Long" a cura di Piscina di Prompt e Fanwriter.it!].
Genere: Azione, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karma Akabane, Manami Okuda, Rio Nakamura, Sosuke Sugaya, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Summer as police officers is not that simple


Capitolo 1: Passare una notte al night club non era quello che certi poliziotti volevano fare.
 
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Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge “All summer long” a cura di Piscina di Prompt e Fanwriter.it.
Numero parole: 4.867 (secondo word).
Prompt/Traccia: “And all the voices surrounding us here/ They just fade out when you take a breath/ Just say the word and I will disappear/ into the wilderness/ And should this be the last thing I see/ I want you to know it’s enough for me/ ‘Cause all that you are is all that I’ll never need” – Ed Sheeran - Tenerife Sea.
Bonus: Pole Dance.

 
☀☀☀

«Ragazzi, anche se è estate si lavora.» iniziò Karasuma, il comandante al gruppo che era stato chiamato “Ansatsu Kyoshitsu”. Lo chiamavano così in particolare i superiori dello stesso Tadaomi, poiché quel gruppo di poliziotti della città di Kunogigaoka aveva avuto come insegnate un ex poliziotto particolare, dotato di una forza incredibile di nome Korosensei. Alcuni dicono che, se Korosensei fosse stato un serial killer, i poliziotti non avrebbero avuto alcuna chance contro di lui per la sua spiccata intelligenza e forza. Grazie a lui il gruppo “Ansatsu Kyoshitsu” riuscì a completare l’addestramento. Questi neo-poliziotti, inoltre, erano molto giovani, la maggior parte anche coetanei che si conoscevano per le scuole da loro frequentate in precedenza. Tutti i “pezzi grossi” della città e in particolare il suo sindaco, Gakuho Asano, spingevano i ragazzi maggiorenni, dopo il liceo, ad entrare nel corpo di polizia. Facendo cinque anni come ufficiali si potevano avere dei vantaggi in futuro (soprattutto per vari sbocchi lavorativi) perciò quello, più che un lavoro, era come la leva militare – questa volta non del tutto obbligatoria – del passato.
Karasuma li guardò uno a uno, silenziosi e seduti, mentre aspettavano di sentire i suoi ordini. Quei ragazzi erano cresciuti da quando avevano iniziato, non c’era alcun dubbio. Ormai erano passati tre anni da quando erano diventati veri ufficiali.
Dopo aver nominato un paio di nomi si arrivarono finalmente agli ultimi quattro “cadetti” – così li chiamava in tono quasi amichevole l’ex soldato – che non avrebbero avuto una giornata semplice. In particolare una notte semplice.
«Akabane, Okuda, Nakamura e Sugaya voi avrete, in particolare una missione notturna.» iniziò il comandante, mentre Karma giocherellava con un paio di manette. Karasuma lo lasciò fare sapendo che Karma, anche se sembrava solo un attaccabrighe, in realtà era un ottimo poliziotto. Ormai era abituato alla sua natura un po’ “inquieta”. «Irina è riuscita, infiltrandosi in un gruppo di gangster, ad avere delle informazioni su altri membri del suddetto. Inoltre, per vostra fortuna o sfortuna, dipende da voi, Irina ha scoperto che due di questi si intrattengono quasi sempre nel night club “Black and White”*.»
Sosuke e Manami non sembravano così contenti di questa missione. Non amavano quei “postacci” – così li chiamava la loro amica Okano, soprattutto dopo aver visto Maehara intrattenersi lì – e doverci andare per lavoro era anche meno piacevole. Ora: non odiavano quei posti, semplicemente non li apprezzavano. Non amavano il rumore, le voci strepitanti e la musica a palla. Erano due persone semplici: un libro, un quadro da dipingere o qualche esperimento li intrattenevano abbastanza. Rio invece sghignazzava e Karma sembrava tranquillo.
“Dopotutto conosco Okajima.” pensò il ragazzo dai capelli rossi, girandosi verso Okuda e sorridendo per la sua faccia imbarazzata. Karma conosceva troppo bene la sua collega. Infatti, dopo aver scoperto la sua passione per la chimica, le aveva chiesto di preparargli un po’ di cloroformio e si era ritrovato a casa sua, nel suo “laboratorio” – lui chiamava così la camera della poliziotta –, a passare i pomeriggi ad aiutarla. Ciò aveva portato a delle complicazioni, poiché forse lui si era leggermente innamorato di lei. Pure il suo migliore amico e collega Nagisa gliel’aveva fatto presente, per poi essere messo a tacere da Karma con un malizioso “guarda la tua, di vita amorosa”. Anche se il povero ragazzo dai capelli blu non era mai riuscito a mettere l’amico con le spalle al muro, quello scambio di parole ebbe comunque un effetto su Akabane. Ovvero, pensando spesso a quella conversazione, si chiedeva se era il caso di fare un passo in più. Non gli era mai capitato di innamorarsi ma, essendo uno che non pensava spesso a questo e si godeva semplicemente la compagnia della ragazza con tranquillità, giungeva sempre alla conclusione che, quando avrebbe voluto, l’avrebbe fatto senza problemi. Era Karma Akabane dopotutto. L’unico problema era Terasaka che continuava a dargli del fifone, ma Karma lo zittiva sempre con le sue frecciatine – “guarda che dico a tutti del tuo amore per le maid” – e la conversazione finiva lì.
«Ricordatevi che ci andate per lavoro. Sapete quant’è importante, soprattutto per Kayano.» azzardò Karasuma che non voleva nominare troppo quello che era successo un mese prima. «Mi fido di voi. Buon lavoro.»
Tadaomi li congedò quasi subito venendo seguito dalla sua fidanzata Irina, uno degli agenti segreti più in gamba di tutto il mondo. Almeno, Karasuma tentò di congedarsi subito.
«Karasuma-sama, ma quindi questi gangster, da quanto ho capito, fanno proprio parte di quel gruppo di gangster? E i due che dobbiamo catturare sono coinvolti in ciò che è successo circa un mese fa?» chiese Okuda, un po’ preoccupata.
«Sì e no. Il gruppo di gangster è quello ma… il duo che imprigionerete oggi non è quello coinvolto. Kayano mi ha intimato di lasciare i due di quel giorno. So che siete preoccupati per la vostra collega ma lei andrà insieme a un altro agente che voi conoscete bene. So che avete capito di chi sto parlando. Comunque Kayano è un’adulta e sa bene cosa fare, e inoltre credo che sia meglio per lei se le lasciamo arrestare quei criminali.» rispose Karasuma che si era aspettato quella domanda fin da subito.
Alla fine l’uomo uscì dalla stanza per davvero. Okuda e Rio salutarono i due loro colleghi pronte ad adempiere ai proprio compiti giornalieri prima di quella notte. Anche Sugaya e Karma si apprestarono ad uscire, andando verso i loro uffici.

 
☀☀☀

«COSA? SIETE TROPPO FORTUNATI, SUL SERIO!»
Sugaya si fece un piccolo promemoria nella testa: mai dire a Okajima che una loro missione si sarebbe tenuta in un night club.
«Okajima, ci andiamo per lavoro.» sottolineò Ryoma mentre Karma beveva in silenzio il suo caro latte di fragole preso alle macchinette.
«Sì, ma intanto vi godete la bella vista di quelle ragazze, in abiti succinti, che ballano la Pole Dance e la Lap Dance. Per non parlare delle spogliarelliste. Vi invidio, sul serio. Io questo mese ho pochi soldi e non ho la possibilità di andare lì per bere un po’! Per non parlare che siamo nel pieno dell’estate e io voglio andare in ferie! Fa caldo anche con il ventilatore davanti alla faccia!» piagnucolò Taiga, guardandoli male per la loro incredibile fortuna – che Ryoma francamente non capiva.
«Che cosa stai ascoltando?» cambiò il discorso il collega dai capelli rossi, notando che Okajima, mentre scriveva un rapporto sulla sua scrivania, aveva gli auricolari.
A quel punto Taiga tolse le cuffiette e ne diede una a ciascun collega. La canzone era già partita da un po’.

 
And all the voices surrounding us here.
They just fade out when you take a breath.
Just say the word and I will disappear into the wilderness.
And should this be the last thing I see.
I want you to know it’s enough for me.
 ‘Cause all that you are is all that I’ll never need.

«Si chiama “Tenerife Sea” di Ed Sheeran. Questo ragazzo sta avendo successo dappertutto. Secondo voi questa canzone rappresenta di più me e Hayami o il suddetto e Kurahashi?»
Tutti sapevano che Okajima era un grandissimo pervertito ma, sfortunatamente per lui, era innamorato sia di Hayami, che era fidanzata con il collega Chiba, sia di Kurahashi che, povera, forse si meritava di meglio. Tuttavia bisognava ammettere che i due stavano spesso insieme. Forse erano più compatibili di quanto si potesse credere.
«Nessuna delle due opzioni. Anche perché la ragazza della canzone ha gli occhi azzurri o blu, comunque.» rispose Karma che inizialmente non fu colpito molto dalla canzone.
«MA NO! Devi concentrarti su tutta la canzone. Sarebbe molto carina per dichiararsi. Inoltre, Sugaya, ti vedo molto silenzioso e attento. Forse credi che questa canzone rappresenti perfettamente una certa ragazza di nome… umh… Rio?» disse infine Okajima, ma Sugaya lo ignorò, girandosi leggermente per nascondere il rossore sulle guance.
“Io e Rio siamo solo colleghi! Certo ci conosciamo dalle medie, eravamo nella stessa classe, e sto bene in sua compagnia ma no, no e no, non la vedo come possibile fidanzata… forse.” pensò lui. E, sì, era fritto e lo sapeva.
«Credo ci siano canzoni migliori.»
«Vedrai Karma, dopo ci ripenserai. Sì, sì, ci ripenserai e dirai che questa è la canzone che rappresenta te e Ok… insomma, ti ricrederai, ecco.» rispose Okajima, fermandosi dal nominare Manami. Aveva paura di farlo arrabbiare, facendogli sapere che pure lui aveva capito la sua cotta per Okuda.
Alla fine con una strigliata di Karasuma (e di Kataoka, in fondo non veniva chiamata “Ramanzine squillanti” per niente) i due colleghi tornarono al lavoro, lasciando perdere la canzone e quasi non si accorsero del tempo che passava inesorabile. La notte sarebbe arrivata presto. Anche troppo.
 
I quattro infatti, con le foto dei delinquenti, manette e con qualche “attrezzo in più” – Okuda in particolare – si ritrovano fuori dalla centrale alle 22.30 circa e si diressero subito verso il locale.
«Allora è questo il posto.» disse gioviale Rio, guardando la grandissima insegna al neon dove, a lettere cubitali, c’era scritto “NIGHT CLUB: BLACK AND WHITE”. Si sentiva la musica anche da fuori. «Sembra interessante come me l’ero immaginata.»
«A me sembra imbarazzante e rumoroso come me l’ero immaginata.»
«Idem, Okuda. Bene, dato che siamo in quattro e i delinquenti sono due, che ne dite di dividerci?» disse Sugaya un po’ incerto, asciugandosi il sudore sulla fronte. Anche se aveva solamente guidato, il caldo lo aveva colto comunque. Quella sera era afosa e già aveva paura della calura all’interno del locale.
«Ottimo, sono d’accordo. Io starò insieme a Ryoma mentre tu, Manami-san, andrai insieme a Karma-kun. Va bene per te, Akabane-kun
«Certo, Nakamura-san.» rispose Karma. Quei due stavano tramando qualcosa, Manami e Ryoma lo capirono subito. I due colleghi erano così simili che sembravano due fratelli separati alla nascita. Almeno, per il loro carattere.
«Okay. Che la nostra missione abbia inizio!»

 
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«Sì, imbarazzante e rumoroso come te l’eri immaginato.» disse Sugaya rivolto a Okuda, entrato nel locale. Ora: Sugaya aveva provato a spiare le ragazze nei bagni insieme ad Okajima. Sì, aveva provato a fare cose di questo genere, lo ammetteva. Ma non arrivava a tanto.
Sugaya non aveva voluto andare in quel night club fin da subito era per la “brutta” – per così dire – fama di esso: sembrava più uno strip club. Infatti vedeva varie spogliarelliste, uomini ubriachi che tentavano di toccarle in un modo non molto amichevole, donne che si strusciavano su altri uomini o donne, ballerine con abiti troppo succinti che ballavano la Lap Dance, ma soprattutto la Pole Dance, che in quel locale sembrava praticamente una “specialità”. Un’altra cosa che il povero poliziotto notò fu che il locale era molto grande per essere un night club ed era pieno zeppo. Per non parlare del caldo.
«Oh, ma dai. So bene che anche per te è eccitante vedere quelle belle donne che ballano. Inoltre alcune lo fanno anche per motivi nobili, pensa anche a questo. Poi, per le persone è normale. È intrattenimento.» disse Rio che, Sugaya sapeva, era più seria di quanto spesso dava a vedere. Poi l’uomo sapeva che la collega aveva ragione.
“Non posso giudicare gli sconosciuti, a meno che non siano criminali come quelli di quel giorno. Fortunatamente Kayano sta bene. Non si può dire lo stesso pe-”
«Ah, e poi, caro Ryoma, ammetti che non ti dispiacerebbe vedermi , vero?» disse Rio, stuzzicandolo, indicando con il dito il palco dove le donne ballavano la Pole Dance.
Ryoma interruppe il suo ciclo di pensieri e la guardò con gli occhi sbarrati. Suo malgrado stava un poco arrossendo e questo Nakamura lo notò di sicuro perché fece un piccolo risolino.
«Siamo qui per lavoro, Rio. Non fare queste strane domande!»
«Però stavi arrossendo!» disse lei, facendo un sorrisino compiaciuto e schioccando la lingua. Sugaya le piaceva, doveva ammetterlo. La sua cotta era iniziata l’ultimo anno di scuola. Perciò metterlo in imbarazzo la rendeva felice il doppio. Doveva ammettere però che era più difficile stuzzicarlo rispetto a Isogai – con lui bastava nominare Megu con vestiti succinti.
«Stai diventando come Okajima! È inquietante!» Sugaya aveva anche la bocca aperta per lo stupore, ma per un attimo aveva immaginato Rio ballare la Pole Dance, guardarlo con quei suoi penetranti occhi azzurri, che a lei non piacevano ma che lui adorava. Rimosse subito quell’immagine dalla mente, lo strava distraendo dalla sua missione, purtroppo.
«Beh, è un nostro collega e amico, alla fine. Ma, anche se non lo do a vedere, pure io non amo questi posti, non come Okajima. Tuttavia, come ho detto, sono una cosa normale al giorno d’oggi. Ah, aspetta, chiedo a qualcuno se ha visto la persona che cerchiamo. Questo posto è gigantesco!»
La ragazza si chinò su un uomo e le chiese se avesse visto quello della foto. Era uno straniero quindi la donna parlò con un perfetto accento inglese.
«Sorry if I bother you, but do you know who is this person here?»
L’uomo sembrava riluttante a rivelare la posizione dell’uomo, forse perché già dalla foto sembra intimidire o forse per l’alcool che l’uomo aveva ingerito.
«I’m a police officer. If you know something  you have to talk to me
Quando l’uomo sentì la parola “Police Officer” sobbalzò e disse che l’aveva visto vicino a un determinato bancone, davanti alle donne che ballavano la Lap Dance.
«Non per niente tu eri la migliore della scuola in inglese.» disse Ryoma dopo la conversazione. Lei sorrise in risposta.
Subito dopo Rio fece vedere lo stemma della polizia e andò incontro all’uomo che stavano cercando.
«Takaoka Shindo lei è in arresto.» disse lei, cercando di ammanettarlo. Lui, ovviamente, scappò. I colpevoli facevano spesso così, i due ormai ci erano abituati.
Rio e Sugaya lo inseguirono per buona parte del locale. Era molto agile ed era anche muscoloso. Sembrava un ex soldato, come Karasuma. Andò anche sopra il palco dove le donne erano impegnate nella Pole Dance e corse sopra il bancone dove ruppe parecchi bicchieri, sporcandosi con il contenuto di essi.
“Almeno si rinfresca.” pensò Nakamura inseguendolo con agilità in quel locale che, in quel momento, sembrava troppo grande. Per non parlare del caldo all’interno. Era estate, dopotutto.
A quel punto, Sugaya pensò anche di sparare, ma erano in un posto troppo affollato. La rincorsa durò ancora per qualche minuto e, proprio quando Takaoka stava per uscire dal locale, venne fermato da due uomini. Quella scena ispirò successivamente la mente artistica di Ryoma: quando sarebbe tornato a casa avrebbe disegnato l’accaduto e l’avrebbe intitolato “Due uomini sopra il delinquente bagnato dai cocktail”. Non era molto bravo con i titoli, in effetti. Forse avrebbe chiesto ad Hazama un aiuto.
In quel momento Rio e Sugaya si fermarono un attimo, un po’ ansimanti, guardando i loro aiutanti. E all’inizio non crebbero ai loro occhi.
«Takebayashi e Terasaka! Che ci fate qui? Non siete fuori servizio?»
«Ovvio, Nakamura. Ma credo che aiutare i colleghi sia giusto. Inoltre io e Terasaka siamo qui per ovvi motivi.» disse l’occhialuto che, mentre Terasaka ammanettava l’uomo con le manette datele da Rio, sistemava gli occhiali sul ponte del naso con l’indice.
Sugaya decise di non commentare né di chiedere nulla su ciò che stavano facendo in quel Night, anche se era ovvio.
«Grazie. Lo portiamo subito in centrale. Oh, guarda, c’è Tenerife Sea alla radio! Me ne accorgo solo ora!»
«La conosci?» chiese Terasaka, non aspettandosi quell’uscita da parte della poliziotta proprio in quel momento.
«And all the voices surrounding us here. They just fade out when you take a breath. Just say the word and I will disappear into the wilderness. And should this be the last thing I see. I want you to know it’s enough for me.‘Cause all that you are is all that I’ll never need.»  canticchiò Takebayashi, bloccando ancora di più Takaoka che faceva resistenza anche con le manette. Sugaya notò che il pezzo cantato da Kotaro era lo stesso che aveva sentito insieme a Karma quella mattina.
«Sì, la conosco. Okajima la fa sentire a tutti. Meglio portare via questo bestione, mi dispiace avervi coinvolto, ma vi ringrazio.» disse Rio ignorando il canto stonato dell’occhialuto, per poi girarsi verso l’arrestato. «Takaoka la dichiaro in arresto, tutto quello che dirà sarà detto in tribunale contro di lei.» disse lei, ripetendo la solita battuta.
«Lo portiamo in centrale. Magari anche Karma e Okuda sono fuori.»
«Certo, Ryoma.» disse Rio, asciugandosi il sudore dalla fronte mentre insieme a Sugaya teneva fermo quell’uomo – non voleva proprio accettare l’arresto, Takaoka!
«Comunque questa canzone ti rappresenta, Rio.»
Sugaya si bloccò dopo quelle parole che gli erano sfuggite involontariamente. Rio stranamente non disse nulla, ma al compagno non sfuggirono il suo sorriso e il leggero rossore sulle sue guance. In seguito i due uscirono e misero l’uomo nella macchina della polizia. Decisero di aspettare cinque minuti per vedere se i loro compagni sarebbero arrivati.

 
☀☀☀

Appena Manami entrò nel locale, separandosi dagli altri due agenti, vide le donne ballare la Pole
Dance e la Lap Dance – oppure altre persone danzare a ritmo di musica. Quel locale era noto per essere sempre pieno zeppo, parecchio grande e, soprattutto, caldo e rumoroso. Le luci multicolore e abbaglianti la stordirono e dovette strofinare gli occhi più volte. La musica a palla la stava rendendo sorda ma almeno non poteva dire nulla contro il gusto musicale di chi aveva scelto quelle canzoni.
Anche Karma sembrava infastidito dalle luci ma pensò subito che doveva mettere dei fanali simili quando Terasaka dormiva sul lavoro: sarebbe stato uno spasso vederlo confuso e stordito appena si sarebbe svegliato.
«Okuda-san, che ne pensi? Ti piacerebbe ballare lì?» disse Akabane con un sorriso malizioso indicando le donne che ballavano la Lap Dance.
Okuda arrossì violentemente e Karma la trovò ancora più carina. Spesso Akabane la stuzzicava solo per vederla arrossire.
«P-penso che non mi piacerebbe, no. E a te piacerebbe v-vedermi , a ballare la Pole Dance?» disse Manami, che si stupì per il suo improvviso coraggio e, involontariamente, mise le mani davanti alla bocca.
Karma non se l’aspettava minimamente e arrossì quasi più di lei e, anche se Okuda sembrò notarlo, lui non diede a vedere il suo imbarazzo, nascondendo il rossore dietro la foto del ricercato.
«Meglio se cerchiamo il ricercato, con questo caldo voglio solo uscire da qui.» disse Manami infine, cercando di rimediare a quello che aveva detto prima e Karma ne fu grato.
Camminarono per un bel po’ e non parlarono molto, tranne quando Manami aveva domandato a un uomo al bancone dove trovare il delinquente e quando Karma aveva chiesto, per fare conversazione, quale sarebbe stato il suo prossimo esperimento. Gli occhi di Okuda in quel momento si erano accesi e lei in quel momento dimenticò tutto il rumore e le luci troppo forti. Karma adorava quando i suoi occhi si illuminavano così. In quel frangente lui notò come le urla e tutti i suoni fossero scomparsi: c’era solo Okuda che gli parlava.
Nonostante lui certe volte cercasse di stuzzicarla si sentivano sempre bene l’uno accanto all’altra. Potevano parlare di tutto senza alcun problema.
«Credo di averlo trovato.» disse a un certo punto il poliziotto indicando un uomo, all’apparenza ubriaco. «Craig Houjou lei è in arrest-.»
Karma fu interrotto dall’uomo che, tolti gli occhiali, iniziò ad avanzare, tentando di sferrare un pugno. Il poliziotto lo parò grazie ai frutti dell’addestramento ma anche grazie a ciò che aveva fatto in passato. In effetti Akabane era stato “un poco di buono”, picchiando spesso i bulli nella propria scuola e chiunque lo conoscesse bene – Nagisa, Kayano, Terasaka e Okuda – poteva provarlo. Insomma, alla fine, si era abbassato anche lui allo stesso livello di quei bulli.
Un altro pugno lo colpì sulla faccia, ma il poliziotto rispose al colpo. Non riusciva comunque ad atterrare quell’uomo così possente. Proprio in quel momento si accorse della canzone “Tenerife Sea” che era partita da un po’. Mentre Karma cercava di atterrare l’uomo per permettere alla poliziotta di ammanettarlo senza problemi – Okuda non era molto brava nel corpo a corpo –, sentì proprio i versi di quella mattina.

 
And all the voices surrounding us here.

Le voci si incrementarono forse per il casino causato dalla colluttazione. Diventarono quasi fastidiose per le orecchie di Akabane.
 
They just fade out when you take a breath.

MA NO! Devi concentrarti su tutta la canzone… Vedrai Karma, dopo ci ripenserai. Sì, sì, ci ripenserai e dirai che questa è la canzone che rappresenta te e Ok… insomma, ti ricrederai, ecco.
Mentre cercava di fermare Craig davanti a lui, Karma pensò a quelle parole e le capì. Pensò a come Okuda, quando parlava, riusciva a far scomparire i rumori attorno a loro, come prima.
Era sbagliato pensare a ciò, in quel momento? Certo, eppure, stranamente per lui, non poté farne a meno. Karma sentì uno strano sentimento dentro di sé, come se quella avesse potuto essere l’ultima cosa che avrebbe fatto.

 
Just say the word and I will disappear into the wilderness.

«KARMA! Aspetta!» Okuda gridò, Karma crebbe che lei fosse preoccupata per lui. Lei non poteva sparare: il locale era pieno e bastava sbagliare la mira per colpire qualche estraneo. Inoltre la pistola di Karma era caduta durante la colluttazione. 
 
And should this be the last thing I see.

Solo in quel momento lo vide. Akabane vide un coltello e la pistola era troppo lontana da lui. Guardò Okuda che correva verso di loro, forse si era accorta anche lei. A lui bastò vederla.
 
I want you to know it’s enough for me.

Karma non si aspettava di morire così giovane, davvero. Aveva combattuto per essere com’era in quel momento. Ma voleva far sapere alla donna che per lui andava bene così: da giovane non era stato uno stinco di santo. Buffo. Il suo nome era “Karma” e proprio quello forse lo stava facendo pagare per ciò che aveva fatto. Anche se non era sbagliato picchiare gli ingiusti – secondo la sua mentalità, almeno – sapeva che aveva causato dei dolori, magari alle famiglie delle “vittime”.
«Okuda-san, io-»

 
 ‘Cause all that you are is all that I’ll never need.

Però in quel momento avvenne l’impensabile. Almeno, per chiunque altro eccetto Karma. Okuda era una donna dalle mille risorse, forse anche quella era una qualità che ai suoi occhi la rendeva ancora più bella. La poliziotta si intrufolò nella mischia e, velocemente, mise un fazzoletto davanti alla bocca del delinquente. Il coltello cadde a terra e così anche l’uomo. Solo dopo Karma si rese conto che, in realtà, lo scontro corpo a corpo era durato meno di un minuto.
«Okuda sei proprio la persona che ho bisogno al mio fianco, grazie.» disse Karma, non ascoltando più la canzone che, però, stranamente aveva iniziato a piacergli.
“Tutta colpa di Okajima.” pensò lui.
Okuda arrossì a quella dichiarazione e al suo ringraziamento, il fazzoletto con del cloroformio ancora nella mano. Karasuma permetteva questi modi rudi solo in caso di necessità: l’uso delle sostanze di Okuda era permesso anche perché loro erano molto giovani. Inoltre Manami non poteva permettere che qualcuno uccidesse Karma: lei si sentiva bene insieme a lui, poteva parlargli di qualunque cosa e, ormai lo sapeva, provava un sentimento diverso dall’amicizia. Ma di certo una persona come Karma – che molte sue colleghe trovavano attraente, e lei non poteva negarlo – non l’avrebbe mai vista sotto quella luce. I due poliziotti si guardarono negl’occhi per un po’, provando, senza saperlo, la stessa cosa.
«Cavolo, Takebayashi, cinque secondi fa abbiamo aiutato quei due là, ora dobbiamo trasportare pure questa bestia. Ah, e voi due la smettete di flirtare?»
Okuda arrossì a quell’affermazione mentre Karma aveva una particolare voglia di tirargli un pugno, ma si trattenne. Terasaka era davanti a loro e li salutò. Sghignazzò anche vedendo i loro sguardi diretti all’altro. Erano proprio cotti, quei due.
«Traducendo le parole rudi di Terasaka – sì, non lamentarti, parli sempre così – volete un aiuto per portarlo fuori?» chiese Takebayashi.
Karma, per il suo orgoglio di poliziotto, voleva rifiutare ma Okuda rispose prima, accettando l’offerta. Terasaka a quel punto fece una risata e, mentre Karma lo prendeva in giro come suo solito, si girò verso il collega con gli occhiali.
«Dovrebbero pagarci gli straordinari.»

 
☀☀☀

Sugaya era pronto ad accendere l’auto quando vide cinque figure, quattro di esse familiari.
«Ma che cos’è successo?» chiese Rio che, scesa dalla macchina aiutò gli altri a mettere il delinquente nella seconda auto della polizia. Sugaya invece aveva ammanettato anche le gambe di Takaoka che, prima, aveva cercato di uscire dall’auto con delle spallate.
«Storia lunga.» si limitò a dire Karma mentre salutava Terasaka e Takebayashi che tornavano nel locale. Il primo, per l’occhiataccia che Karma gli aveva rifilato, si era ritirato dal raccontare la “figuraccia” fatta poco prima – perché farsi quasi battere da un criminale, per Terasaka, era poco cool.
«Direi di andare subito in centrale e dopo vorrei dirigermi immediatamente a casa. Sono sfinita.» sentenziò Manami.
I quattro colleghi si avviarono in centrale, lasciarono i prigionieri, e si avviarono al parcheggio per andare a casa.
Okuda salì sulla macchina di Karma – loro abitavano vicini e spesso uno dei due accompagnava l’altro al lavoro, così come lo riportava a casa. Rio e Ryoma salutarono la coppia.
«Rio, ammettilo: tu stai aiutando Karma con Okuda, ho ragione?» ruppe il silenzio Sugaya, rivelando finalmente i suoi sospetti.
«Forse, Ryoma. Forse.» disse lei con un sorriso che valeva più di mille parole e che confermò tutti i dubbi di Sugaya. «In questi giorni ti senti ispirato? Per i tuoi quadri, intendo.»
Tutti quelli che conoscevano Sugaya sapevano della sua propensione artistica, però lui non si aspettava quella domanda in quel preciso momento.
«Un po’ meno del solito ma forse quella canzone mi ha ispirato.» rispose l’uomo, guardando Rio che gli sorrideva.
«Immagino che allora io sarò la tua musa questa volta, giusto? Oh, Ryoma, ne sono grata! So di essere uno schianto! Ci vediamo domani al lavoro!» disse infine lei, gli occhi azzurri illuminati dalla luce della luna che, suo malgrado, illuminò anche il suo viso arrossato.
Sugaya salutò e basta: Rio non avrebbe mai saputo che in realtà lei era la sua musa da molto tempo.

 
☀☀☀

«Grazie per avermi accompagnato, Karma-kun!» disse felice Okuda guardandolo negli occhi. Quegli occhi da combinaguai che lei aveva imparato ad adorare e che la calmavano.
«Okuda-san, non devi ringraziarmi, sei tu che mi hai salvato oggi.» disse Karma, sincero. Solitamente non ringraziava, né si scusava più di tanto ma con lei quasi ne sentiva il bisogno.
Manami arrossì un poco.
«Karma, non avrei lasciato che un criminale ti pugnalasse! Sei una delle persone che ho più vicine a me, come Kayano, Kanzaki e Nagisa.» disse lei, sorridendogli. La luna illuminava il suo volto e nel cielo si vedevano delle stelle che rendevano il tutto più romantico.
Sì, era il momento giusto. Ora, Karma non sapeva se era appena stato friendzonato, ma tentò.
«Okuda-san, usciresti con me? Insomma, non per i tuoi esperimenti… per un appuntamento, intendo.» chiese lui con falsa nonchalance ma il suo giocherellare con una moneta che aveva in mano lo fregava.
‘Cause all that you are is all that I’ll never need.
La canzone martellò nuovamente la testa di Akabane: l’unica cosa che non voleva era rovinare la loro amicizia ma era abbastanza sicuro, dopo tutto ciò che era accaduto tra loro, di essere ricambiato. Almeno, sperava. In qualunque caso l’importante per lui era riuscire a stare insieme a lei, qualunque sarebbe stata la risposta.
Manami in quel momento era lì, gelata sul posto. Non credeva alle proprie orecchie eppure era sicura di aver sentito bene. Guardò Karma e notò il suo leggero nervosismo. Alla fine sorrise incredula ma felice. L’uomo notò il sorriso e seppe che i suoi presentimenti erano corretti.
«Certo, Karma-kun.» rispose lei alla fine, i suoi occhi viola illuminati dalla luce della luna. Karma sorrise e si girò verso di lei.
«Che ne dici se dopodomani, il diciotto Agosto, andiamo a vedere le stelle cadenti sulla spiaggia qui vicino? Ah, e Okuda-san, che ne pensi di togliere gli onorifici, da ora in poi? Se tu vuoi, almeno.»
Okuda non si aspettava, come primo appuntamento, un’uscita così. A quanto pare il poliziotto era più romantico di quanto si aspettasse.
«Sì, sono libera la sera del diciotto e… va bene, Karma.» rispose Okuda, doveva ancora abituarsi a chiamarlo così eppure già le piaceva. Inoltre già da un po’ voleva chiamarlo solo per nome.
«Va bene, Manami.» rispose lui e, quando lo disse – con un tono quasi attraente – la diretta interessata arrossì senza volerlo prima di salutarlo velocemente e andarsene a casa, accusando quel terribile caldo estivo per il rossore sulle sue guance – una scusa che, Manami lo sapeva, non era credibile. Doveva proprio abituarsi a quella loro nuova abitudine.
Karma sorrise maliziosamente, decidendo che l’avrebbe chiamata quasi sempre con quel tono solo per vederla arrossire così.
Alla fine il poliziotto rientrò in casa, nascondendo la felicità per il suo successo. Dopo avrebbe chiamato Terasaka solo per disturbarlo mentre guardava le ragazze ballare la Pole Dance. Aveva bisogno di prendere in giro il suo stupido amico per non pensare al caldo di quel giorno e al viso imbarazzato della sua, ormai, quasi fidanzata. E, poi, perché prendere in giro Terasaka quando era mezzo ubriaco era una delle cose più divertenti che avesse mai fatto.


Note dell’autrice che pubblica sempre all’ultimo:
 
Ed eccomi qui alle prese con una mini-long da due capitoli. Questa è la prima fic che avevo scritto per la challenge ma l’ho tenuta fino ad ora solo per correggerla. Comunque, Io adoro qualunque AU e volevo da troppo tempo scrivere una PoliceAU! con i personaggi di Assassination Classroom.
Mi sono accorta solo ora, però, di quanto sia difficile scrivere nel modo più IC possibile Karma, anche se amo il personaggio. Ho paura di averlo reso troppo OOC: se è così ditemelo che metto l’avvertimento. Qualcuno mi chiederà anche perché ho utilizzato la RioxSugaya. Io adoro Rio e, notando qualche fan fiction su AO3 riguardo a questa coppia e nessuna in Italia ho pensato di farlo prima io. E, alla fine, ho cominciato a shipparli davvero. Ryoma di certo è interessato a “spiare” le ragazze – lo vediamo in un episodio della seconda stagione – ma non lo vedo così fissato e, non so perché, non lo vedo un tipo da Night Club, ecco. A proposito dei Night: non ho nulla contro di loro, sia chiaro! Ho solo immaginato i personaggi – come Okuda – non apprezzarli del tutto.
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto! Ammetto di non sapere molto sul mondo poliziesco anche se ho visto non so quante serie di questo genere per colpa di mio padre e se c’è qualche contraddizione avvisatemi pure! Parlando di serie TV poliziesche mi hanno ispirato sia i prompt sia un episodio di “Rosewood”. Questo capitolo, tra l'altro, può essere letto anche da solo 
– il prossimo si collega a questo grazie a quegli accenni... alquanto misteriosi. So che sapete già la ship del prossimo capitolo, ma farò finta che voi non l'abbiate già indovinata!
Grazie a tutti quelli che (spero) recensiranno – le recensioni sono sempre gradite per migliorarmi! – ma ringrazio anche quelli che leggeranno fin qui.
Al prossimo capitolo!
Annabeth_Granger1.

*“Black and White” è lo stesso nome del Maid-café dove Takebayashi spinge anche Terasaka ad andare (si vede in una vignetta del volume 19). Dato che ho utilizzato questi due personaggi come deus ex machina ho pensato a questo come nome per il Night Club.
   
 
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