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Autore: Hephily    22/09/2017    0 recensioni
Abbiamo tutti degli scheletri e degli armadi dove nasconderli. Il terrore è che un giorno qualcuno possa aprire il tuo armadio, accendere la luce e lì nell'angolo trovare il tuo scheletro. La più grande paura è di essere scoperti, ma non era il caso delle ragazze del Caffenut, non temevano nulla e nessuno. Ognuno di loro ha delle pervesioni.. il problema è il tipo di perversione e come viene usata. Riusciranno mai a essere scoperte per i loro crimini scoperti? Quando si placherà la loro sete di vendetta?
****
[TRATTO DAL PROLOGO]
Cos’è questa volta ti vogliono uccidere il pappagallino che non hai?- Chiese un’altra ragazza dall’aspetto di un nerd hacker.
-Ehi Yami cos’hai contro i pappagalli?! Comunque c’è scritto che mi bruciano la casa!con tutti i miei manga dentro, con la mia 3DS, questa è una tragedia! Non per la casa ma per i manga! Capiscimi!-
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Glherblera'
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Ricordi del passato



La missione del museo era andata più che bene e le ragazze si potevano concedere il privilegio di andare a riposare, per essere pronte alla giornata successiva che le attendeva.
Black era caduta in un sonno profondo, era molto difficile destarla, poteva scoppiare una bomba, ma non serviva per svegliarla.
Rose si era diretta verso il suo bagno privato per farsi una doccia fredda e dimenticarsi delle sfuriata che aveva avuto con Yukida e Yami, non riusciva a tollerare dei simili comportamenti, doveva passarci di sopra, e cercare di migliorare insieme alle sue amiche.
Yami dopo quella litigata con Rose si diresse a dormire e calmare quella rabbia irrefrenabile, neanche lei amava quando qualcuno cercava di dirle come fare il lavoro che lei già sapeva fare da molto tempo.
Aveva frequentato molte scuole e università prestigiose per imparare il mestiere che le fruttifera molto denaro.
Yukida invece era nella stanza del poligono, con la sua inseparabile pistola, ogni colpo che sparava era ricoperto da odio, collera, non riusciva a darsi risposte alle domande che si poneva ogni giorno, la sua testa era un continuo blackout.
L’altra ragazza che ancora non riusciva a prendere sonno era proprio Kureijī, nella missione aveva sbagliato tante cose, questo la portava a pensare che nella squadra era l’anello debole, che non serviva a nulla.
I suoi pensieri erano legati al suo passato che la tenevano ancora prigioniera, non riusciva a varcare quella soglia per poter uscire dall’incubo che la perseguitava giorno dopo giorno.
Non amava che le altre rischiassero la vita per salvare la sua, non lo accettava, era più forte di lei.
Guardò il soffitto, era incredula che per un suo errore, rischiava di essere scoperta e catturata insieme alle altre, non riusciva a perdonare se stessa.
Decise di scendere dal letto per dirigersi alla base, per restare un po’ tranquilla e ritrovare la pace dei sensi che aveva perso.
Aprì la porta con molta delicatezza, per non fare ulteriore rumore, una volta dentro udì un susseguirvi di rumore di pistola, pensava di essere l’unica in quel momento nella base, ma si sbagliava.
Proseguì verso la sala poligono, quando vide Yukida, sembrava molto calma, ma le sagome ricoperte di proiettili indicavano tutt’altro.
Era rimasta stupefatta della mira che aveva la sua collega, “Akumi di certo la invidierebbe” pensava Kureijī nella sua mente.
Non riusciva a staccare gli occhi da Yukida, aveva una profonda ammirazione per la sua amica, dalla sua bocca non usciva nessuna parola,  era silenziosa, molto silenziosa.
-Cosa ti affligge Kureijī?-Chiese Yukida, aveva sentito la sua presenza appena varcata la porta della base.

L’amica sussultò a sentirsi quella domanda, pensava che Yukida non se ne fosse accorta che era lì con lei.
-Nulla..- Disse quest’ultima nascondendo la verità.
-Non mi chiamo di certo Black che crede a tutto quello che dicono.-
-Non voglio disturbarti per le mie stupidate, sei molto concentrata nel tuo allenamento.-
Kureijī non sapeva se Yukida fosse la persona giusta con cui confidarsi essendo in una situazione peggiore della sua, guardava la ragazza con un punto interrogativo che si era formato sopra la testa.
-Anche tu hai un demone del passato che ti assilla e non ti lascia respirare.- Yukida aveva azzeccato il problema della corvina senza chiederglielo.
-Come fai a saperlo? Non l’ho detto a nessuno.-
-Non ti ci vuole tanto a capirlo, ti si legge praticamente in faccia, e lo notato durante la missione che avevi la testa in un altro posto.-
-Mi dispiace Yukida, non succederà più, stavamo per essere scoperte per colpa mia.-
-Naah, non ti preoccupare, può succedere.- Rispose Yukida accennando un lieve sorriso.
-Dunque..-
-Ti ascolto.-
Le due ragazze tornarono nella postazione dei computer, dove avevano il loro scrittoio personale, Yukida accese il suo computer personale, Kureijī non riusciva a capire come potesse fare più contemporaneamente.
-In passato i miei genitori erano proprietari di diversi alberghi di lusso, in sostanza eravamo ricchi da far paura, vivevamo nell’hotel, un giorno si presentò un bel ragazzo poteva essere più grande di me di tre anni.- Kureijī cominciò a tremare, e gli occhi di Yukida si fissarono su di lei.
-Uhm..Kureijī fai finta che stai parlando con te stessa, immagina me come uno specchio, a me aiuta spesso.-
Era l’unico consiglio che era riuscita a darle in quel momento, anche Yukida aveva la testa ad altro, voleva trovare informazioni e se ci fossero delle notizie riguardanti il nome che si era ricordata nei giorni precedenti.
-Mi ero innamorata di quel ragazzo, e credo che anche lui si fosse innamorato di me, ero speciale pe lui, amava i miei occhi eterocromi, poi quella notte tutto cambiò, pensavo di fidarmi di lui, invece no, uccise i miei genitori e i miei fratelli insieme ad altri tre ragazzi, tutto questo accadde davanti ai miei occhi, mi lasciò una cicatrice lungo il petto, voleva uccidermi, ma non riuscì nell’intento, ero inesperta in quel periodo, ma quello che voglio ora e trovarlo e vendicarmi di lui personalmente.- Disse Kureijī con molta rabbia, si era fidata del ragazzo che diceva che l’amava, ha tradito la sua fiducia, solo per avere soldi in cambio di quella commissione.

Voleva spiegazioni per il gesto che aveva compiuto, l’unico modo per incontrarlo era diventare anche lei un’assassina per poi trovarlo e decidere se ucciderlo o meno.
-Non puoi sempre soffermarti sul passato, devi andare avanti, il passato non si può cambiare, ma posso dirti che dal passato puoi imparare.- Kureijī guardò Yukida negli occhi, sapeva di avere ragione, non poteva rimanere ancora in quell’incubo, doveva prendere la sua vita nelle mani e cambiarla ancora una volta.
Il suo passato era molto doloroso da combattere da sola, ma sapeva che insieme alle altre amiche ci sarebbe riuscita.
-Hai ragione..avervi accanto per me è una gioia immensa, e grazie a voi se cresco ogni giorno, grazie Yukida.-
Kureijī si aspettava un abbraccio,  ma lo stava chiedendo alla persona sbagliata, si era accontentata di un semplice sorriso, stampato sulla bocca di Yukida, le uniche poche volte che sorrideva.
Gli occhi della corvina si soffermarono sullo scatolone posto nello scrittoio dell’amica, era molto incuriosita, voleva sapere cosa conteneva, e magari scoprire qualcosa su di lei.
-Come si chiama il tuo ex assassino?-
-Adarin, perché lo chiedi?-
-Così per sapere.-
-Yukida, faccio una domanda azzardata, hai avuto un ragazzo?-
-Non ricordo nulla, non so se sono sposata, fidanzata o altre cose, perché queste domande assurde?-
-Così per sapere.- Disse Kureijī guardando la ragazza che si strofinava gli occhi, non aveva mai visto il colore dei suoi occhi portava sempre le lenti colorate.
-Ricordo solo che quando sono uscita dall’ospedale mi hanno dato questa scatola, contenente i miei effetti personali, neanche mi hanno detto come ci sono finita dentro un ospedale, non so nulla di me.- Rispose Yukida cercando qualcosa nel pacco.

Il suo computer faceva una serie di bip continui e la sua amica si era incuriosita che cominciò a guardare anche lei, per capire a cosa stesse lavorando.
-Che c’è scritto? S-Simeon? Chi è?-
-Mi sono ricordata di questo nome, ma i database delle banche, degli ospedali, non mi dice nulla.-
-Hai provato a stringere le ricerche, prova nelle zone private, in altri quartieri, magari esce qualcosa.- La corvina si era abbastanza ripresa dalla sua chiacchierata, rispetto a Yami, lei doveva semplicemente raccontare quello che le era successo, per andare avanti, le serviva qualcuno con cui confidarsi.
Yukida accettò il consiglio dell’amica, continuò la ricerca, senza alcun risultato, eppure c’era qualcosa che le sfuggiva.
Non aveva altri indizi su quel nome.
-Merda! Stupido computer, non sai fare mai il tuo lavoro!- Imprecò Yukida contro il pc personale.
-Forse nella scatola c’è qualcosa, prova a controllare.- Disse l’amica curiosa di scoprire cosa conteneva la scatola.
-Controlla tu per favore, sono molto concentrata qui.-
Kureijī aspettava solo quella frase, cominciò ad aprire la scatola, e controllare ogni minimo dettaglio che conteneva.
L’amica cominciò a uscire alcune carte, foto,  un mazzo di chiavi, carte di credito, passaporti falsi.
-Bell’orologio.- Disse  Kureijī guardando i gioielli presenti dentro la scatola.

Yukida alzò lo sguardo verso l’amica, guardò con attenzione l’oggetto in questione.
-Ma è da maschio, Aspetta! Dammi qui!- Rispose Yukida prendendo dalla mano dell’amica l’orologio, lo fissò nuovamente con attenzione, cercando qualche impronta forse.
-C’è anche una scheda con il codice a barre, c’è il tuo nome sopra, è un numero.-
-Kureijī che numero c’è scritto?-Chiese la smemorata del gruppo, facendo ricerche sull’orologio tramite il computer.
-Ventiquattro, trentotto, novantacinque, quarantadue e quattordici, settantacinque, ora che ci penso questo è un numero che ripeti sempre tu di notte.- Ribatte Kureijī guardando bene quel scheda.
-Come ripeto di notte? Faccio qualche ricerca.-
-Si non fai altro che parlare durante la notte e ripeti questo numero, sarà qualche coordinata di qualche posto.-
-Kureijī tu sei un genio, è una villa enorme, un’ora da qui, possiamo farcela andiamo!- Disse con molto entusiasmo Yukida.
Prese la sua giacca di pelle nera e si diresse verso il garage dove costudivano la loro macchina nera, con qualche striscia di ritocco d’argento.
-Santo cioccolato! Avevamo una macchina del genere nel garage?!- Kureijī era molto entusiasta della visuale che aveva appena visto, non si era mai immaginata che Yukida avesse una macchina del genere.
Kureijī amava tutto quello che riguardava le macchine, moto, gip, motori.

Quel mondo l’affascinava parecchio, per questo riusciva sempre a risolvere i problemi da meccanico.
-Mentre guido, cerca più informazioni sulla villa.- Disse Yukida entrando nella sua macchina cilindrata, la mise in moto, e il suo del motore era ruggente e forte.
Kureijī sbavava dalla voglia di manometterla e renderla ancora più veloce di quanto non lo fosse già, desiderava guidarla almeno una volta, per lei sedersi in quei sedili era come nuotare nell’oro, ma essere alla guida era come navigare nei diamanti. Si asciugò la bava che le colava dalla bocca, si mi composta e cerco di diventare seria nel suo lavoro.
-Allora la villa è nata negli anni 30, è stata parecchie volte usata come base per battaglie, era usata anche come ospedale per i feriti, ha molti tunnel che venivano usati per far scappare le persone, che erano condannate alla pena di morte, una specie di castello. Vent’anni dopo venne distrutta rasa al suolo, l’unica cosa che era rimasta intatta, furono proprio i tunnel, erano costruiti con un materiale resistente a qualunque cosa.-
-Kureijī perché ti sei fermata? Continua a leggere!-Imprecò Yukida premendo ancora di più il pedale dell’acceleratore.
-Se corri così non posso mica leggere!- Rispose l’amica tenendosi più forte che poteva ai sedili.
-Scusa, non lo faccio più.-
-Bene, credo di aver scombusolato il mio stomaco, con tutto il resto degli organi. Comunque, sentì un po’ qui, la casa venne ricostruita da cima a fondo, aggiungendo un piano alla villa con una grandissima piscina e un gazebo nel giardino. Venne poi messa all’asta cinque anni fa, è comprata.- Kureijī si fermò leggendo il nome nella sua mente.
-Comprata da chi? Vuoi parlare, porco cioccolato!-
-Da te, comprata da te.- Yukida frenò di colpò sentendo quello che aveva detto la sua amica. Era impossibile che non si ricordava di aver comprato un enorme villa, che valeva un mucchio di quattrini.
Prese il computer dalle mani dell’amica, voleva leggerlo con i propri occhi.
Leggeva in continuazione quella frase,  era incredula.
-Guarda se ci sono altre informazioni al riguardo.- Disse Yukida con tono serio.
Kureijī controllava ogni tipo di documento che riguardava Yukida e la villa.
Ma non trovava nulla, era come se parte della sua vita fosse stata eliminata, o magari qualcuno aveva eliminato i documenti più importanti da ogni database.
Era passata un’ora e durante il tragitto si sentiva solo lo stomaco di Kureijī brontolare dalla fame.
Erano arrivate a destinazione, quando videro una macchina parcheggiata lì davanti, passarono dalla parte posteriore della casa, una lunga vetrata era davanti a loro.
La casa era ben ordinata, non sembrava esserci nessuno nel grande salone.
Yukida aprì con molta delicatezza la porta scorrevole, intrufolandosi dentro con l’amica. Sopra i mobili c’erano molte foto, che riguardavano proprio la diretta interessata.
-Non sembra, ma sei molto narcisista da quanto vedo.- Disse Kureijī prendendo tra le mani il quadretto con una foto della sua amica.
-Metà delle foto sono strappate.-
-Come fai a saperlo?- Chiese stupita l’amica, come faceva a sapere che quelle foto erano rotte.
-Si nota, i quadri sono messi a caso, si nota da come qualcuno li ha manomessi, come se stessero cercando qualcosa oppure costruendo qualcosa dietro alle cornici.- Disse Yukida guardando una foto in particolare, il quadro sembrava che la stesse guardando e osservando attentamente.
-Perché ho una brutta sensazione tipo che siamo spiate, è così tetro qui.-
-Non è una brutta sensazione che senti, sembra che qualcuno ci stesse aspettando.- Yukida non staccava gli occhi da quel quadro, quel trucchetto lo conosceva molto bene. Da una parte della case si attivò la musica, Kureijī sussultò, pensava che erano le uniche a essere lì a guardare la casa, tirò fuori la pistola dalla paura.

La ragazza dai capelli corvino notò qualcosa tramite uno specchio, puntò la pistola girandosi verso la grande vetrata e cominciò a sparare, così il vetro della grande porta si fece in mille pezzi.
-Cazzo Kureijī mi ha scassato la porta!-Imprecò Yukida vedendo la sua amica correre verso la figura che stava fuggendo. 
Era rimasta sola in quel momento, finché una presenza non si fece sentire alle sue spalle. Non ebbe tempo di girarsi che la figura nemica cominciò ad attaccarla, senza lasciarle un attimo di tregua, erano ad armi pari.
Fin quando Yukida non usò il suo pugnale per lasciare un segno molto profondo nel braccio del nemico, approfittò  di quei pochi minuti per fuggire via il più presto possibile.
Il nemico prese la pistola che teneva nella vita del pantalone, aprì il fuoco prendendo Yukida nella gamba dov’era stata colpita poco tempo prima in una missione.
-Hay! Ma che avete contro questa gamba!- Imprecò Yukida ormai a terra.
Una macchina sfrecciò all’improvviso davanti a lei, lo sportello si aprì di colpo.
 -Andiamo! Salta su!- Gridò Kureijī aiutandola a salire nella macchina.
Le due amiche fuggirono prima che una delle due ci lasciasse le penne in quella villa. Yukida si curava per quel che poteva la gamba, Kureijī invece aveva poche ferite, era molto strano che il suo nemico non l’avesse uccisa nuovamente, poteva già scommettere chi era il suo avversario.
Arrivarono alla base, la prima cosa che fecero fu quella di curare la gamba di Yukida e ideare un piano per rientrare nuovamente  in quella villa.
   
 
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