Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Geani    23/09/2017    0 recensioni
Non tutti gli angeli sono buoni e saggi. Sono creature estremamente vicine agli umani. Un angelo può cambiare per sempre, può essere esiliato e vivere sulla terra.
Danyas non è un semplice essere alato, è il fratello della Regina; una regina che però non è più lucida da molti anni, forse troppi. Il mondo non è fatto di buoni e cattivi, non e' fatto di angeli e demoni ma di creature di ogni tipo il cui animo brilla di mille sfumature diverse. Il cuore, che quasi mai segue la mente, detta troppo spesso le regole. Dopo una guerra tra angeli e demoni, quello che resta è una guerra tra fratelli.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
 

I mesi passarono velocemente, la gravidanza di Belle diventava sempre piu’ evidente e per questo lei passava lunghe ore a osservare il ventre gonfio con la paura di svegliarsi una mattina e di vederlo scomparire. Era il suo piccolo tesoro, si era anche abituata a bere il sangue d’angelo a ore regolari. Non le pesava seguire delle regole, anzi, le piaceva. Adorava quell’aria di famiglia che si stava creando in quel loro appartamento. Era riuscita a vendere il proprio e aveva anche iniziato a pensare alla camera del piccolo. Non sapevano ancora il sesso ed erano indecisi sul suo nome ma avevano tempo, diversi mesi prima del suo arrivo.
Alex e Alaska erano venuti a visitarli e l’avevano guardata come fosse un alieno. Danyas non aveva dato loro nessun tipo di informazione dato che anche lui non ne sapeva poi molto. Erano felici e convinti che fosse sano ma nulla di piu’.
-Vado a fare la spesa.- Annuncio’ la vampira mentre l’angelo inclino’ la testa di lato.
-Ma tu non mangi.- Le ricordo’ per l’ennesima volta.
-E quindi? Tu si’!- Sbuffo’ come sempre a quella affermazione. –Non mi pare tu voglia andare e poi non mi pare nemmeno che tu voglia morire di fame.-
Dan si ritrovo’ a dover stare zitto e, con un sospiro, la lascio’ andare via. Non gli pareva di ricordarla cosi’ grintosa se pensava a prima della gravidanza. Il problema era che quei battibecchi, quel discutere e poi ridere, la sua decisione e caparbieta’ lo stavano affascinando sempre di piu’. Era stato un processo lento: svegliarsi la mattina con i suoi capelli in faccia, trovare la colazione pronta e avere con chi parlare. Non voleva nemmeno piu’ ripensare a come era stato vivere solo, non era interessante e nemmeno importante. Aveva una famiglia e, anche se costruita sul sesso, era diventata amorevole. Non riusciva a non accarezzarle le guance con dolcezza e a quel tocco lei arrossiva. Gli veniva difficile non preoccuparsi quando usciva per ora senza dare segni di vita ma poi la aiutava sempre a portare in casa tutti quegli oggetti che lei riteneva indispensabili per un neonato. Mancavano ancora quattro mesi eppure giocattoli, scatole e completini erano sparsi ovunque. Non gli dava fastidio, anzi, sorrideva nel vederla cosi’ presa da quella continua preparazione.
Era felice della sua felicita’ e, se quello non era amore, cosa poteva essere?
Gli pareva cosi’ graziosa quando faceva ondeggiare davanti al suo naso delle tutine che lei chiamava “di colore neutro”. Non aveva mai obbiettato ma non capiva il perche’, secondo l’umanita’ e a quanto pareva anche secondo il popolo non umano, il giallo fosse un un colore “neutro”.
 
Belle rientro’ dopo circa due ore, spingendo la porta con la schiena per poter portare dentro le borse piene di tutto quello che lei pensava si dovesse mangiare per essere sani. Non ricordava esattamente cio’ che era sui piatti quando era umana eppure era sicura che le cose fossero cambiate ma solo in peggio. Non diede peso al silenzio che c’era nella casa e diede per scontate che fosse uscito per fare una passeggiata o che semplicemente si fosse addormentato.
Scarico’ le buste sul tavolo della cucina iniziando a sistemare tutti i viveri comprati. Piu’ di una volta si volto’ con la sensazione dell’essere osservata ma ogni volta si diede della stupida. Non c’era nessuno. Non poteva esserci qualcuno eppure i suoi sensi di vampiro erano in allerta. Sentiva una strana agitazione ma non ne capiva il motivo e piu’ passava tempo a pensarci e piu’ le pareva di essere stupida.
Quando fini’ si lavo’ le mani ma quando poi alzo’ il viso noto’ che sull’acciaio del coperchio dei fornelli si specchiava una donna. Lancio’ un urlo, afferrando un coltello nelle vicinanze e si volto’ puntandolo davanti a se’ ma si riscopri’ sola.
Tremolante si avvicino’ lentamente alle tende, scostandole per assicurarsi che non si fosse nascosta li’ poi fece qualche passo verso la porta. Controllo’ la nicchia fra essa e il muro ma di nuovo trovo’ il vuoto. Si fece quindi coraggio e usci’ dalla cucina, chiudendo la porta dietro di se’ per sicurezza.
Lo specchio che copriva interamente l’anta del mobile del soggiorno la fece urlare sbiancare. L’immagine che rifletteva non era la sua, nonostante lo avesse davanti, ma quella di una giovane donna dai capelli argentei. Sul momento non riusci’ a capire dove avesse gia’ visto quella strana sfumatura poi rimase a bocca aperta nel vederla sorridere prima di sparire, come risucchiata dalla superficie liscia che ora le proponeva la solita immagine: un corpo ben formato, ingrassato, gonfio sul ventre. Si precipito’ ad appoggiarci una mano per assicurarsi che non fosse stato un trucco ma tutto quello che ottenne fu un brivido di freddo irradiarsi in tutto il palmo per raggiungere poi il resto del corpo.
Tiro’ un sospiro di sollievo e si volto’ ma urlo’ di nuovo, spingendosi contro l’anta che scricchiolo’.
-Ciao, Isabelle.- La figura aggraziata le sorrise, giungendo le mani davanti al corpo con estrema tranquillita’. Si guardo’ poi attorno e, indecisa se sedersi o meno, si accomodo’ sul braccio del divano.
La vampira strinse con forza l'impugnatura della lama che teneva fra le mani. Se fosse stata sola non avrebbe avuto paura, non si sarebbe protetta in quel modo e avrebbe gia’ attaccato mordendo e prosciugando quell’intrusa. Il problema era pero’ il bambino: se il sangue di lei lo avrebbe danneggiato? Non voleva rischiare e, per tale motivo, si trovava inerme davanti a quella figura cosi’ calma da sembrare una statua.
-Non voglio farti del male.- Continuo’ con voce calma e carezzevole. –Non fisicamente almeno.- Aggiunse pochi secondi dopo e Belle rabbrividi’.
-Cosa vuoi?- Disse quando ne trovo’ il coraggio.
-Io? Cosa voglio io? Beh, io volevo una vita perfetta e l’ho piu’ o meno avuta... solo che sai, qualcosa e’ andato storto e ora mi trovo qui. Con te. Non che ne tragga piacere, stai tranquilla, cerco solo di non affaticarmi inutilmente.-
-E io cosa posso farci?- Il coltello tremava appena nella sua mano.
-Beh, in verita’ volevo solamente avvertirti.- Ridacchio’ alzandosi, non trovandosi piu’ comoda in quella posizione. –Quel bambino non merita tanta sofferenza.-
-Che ne sai tu del mio bambino?!- Sbotto’ infastidita, dimenticando per un momento la paura.
-E’ figlio suo, no?- Domando’ distrattamente, facendo qualche passo verso la finestra.
Belle sbianco’ ancora di piu’, se possibile, e ricordo’. Aveva gia’ visto quei tratti e quei capelli in una foto. La foto di Dan e il figlio che era morto, quello nato dalla sorella. Strinse i denti in una smorfia. La paura si era mischiata all’insofferenza per quella persona che aveva fatto tanto male a un essere cosi’ bello e dolce, al padre di suo figlio, al padre dei loro figli.
-Eilidih.- Sputo’ quel nome con la mascella serrata, cercando di immaginare una ragione per la sua presenza li’, in quel momento.
-Oh, quindi ti ha parlato di me.- La voce dell’angelo non parve troppo sorpresa, come se fosse una cosa ovvia. –Peccato che lui non mi abbia parlato di te. In effetti sono anni che non ci parliamo.- Continuo’ riflessiva. –Ma sai, qualche disordine a corte...-
-Hai fatto ammazzare vostro figlio davanti a lui!- Sbotto’ la vampira, raddrizzandosi per non sembrare del tutto indifesa e vulnerabile.
Il viso di Eilidih si contrasse in una smorfia di disappunto ma non obbietto’, avvicinandosi lentamente alla sua interlocutrice mentre la veste color crema carezzava il pavimento.
-Ho fatto cio’ che dovevo. Non mi aspetto che tu capisca... d’altronde nemmeno lui capisce.-
-Che cosa vuoi?- Ripete’ Belle, scandendo le parole lentamente.
-Oh! Che sbadata, mi ero dimenticata il perche’ sono venuta.- Accenno’ una risata poi il suo viso muto’. I suoi occhi divennero quasi vitrei mentre le labbra prima piegate in un sorriso di stavano deformando in un ghigno. –So che si e’ dato alla bella vita, ha cambiato donne su donne e locali su locali cosi’ come alcol su alcol. Tu chi pensi di essere per cambiarlo? Non puoi farci nulla. Non ti fai un po’ schifo? Insomma, ti sei fatta mettere incinta dl primo capitato.- Ridacchio’ avvicinandosi cosi’ tanto che Belle senti’ il suo respiro sul viso. –Sei solo un’altra che abbandonera’. Sai, lui, alla fine, tornera’ da me perche’ sono io la sua famiglia. Non tu e non questo... questo essere immondo che porti in grembo e ti ostini a chiamare bambino. Vi abbandonera’.-
-Non lo fara’!- Sbotto’ la vampira.
-Te lo ha promesso? Oh, ma tesoro, come sei facile da ingannare... non sai, forse, che le promesse sono fatte per essere infrante? Non hai mentito anche tu molte volte? Mi sono informata su di te, sai? Avevi promesso a tuo fratello che sarebbe passato, che l’avresti salvato...- Le asciugo’ una lacrima solitaria che le rigava la guancia. –Eppure brucia fra i fuochi dell’inferno.- Concluse con una risata, allontanandosi. –Non meriti un angelo, non meriti mio fratello. Lui appartiene al paradiso e non a te! Tornera’ a casa e tu resterai sola! Faresti meglio a capirlo subito e ad andartene.-
-Ma io... io...- Belle degluti’, non trovando le parole giuste per opporsi con autorita’.
-Tu? Tu cosa?- Sbotto’ Eilidih? –Tu lo ami, non e’ vero? Beh, lui non ti amera’ mai! Tale sentimento non e’ di questo mondo. Tu ti illudi di amarlo perche’ hai bisogno di lui. Tutto qua.-
-Anche lui mi ama!- Urlo’ decisa, forte di tutti i momenti che era sicura di non aver mal interpretato. Non ne avevano parlato ma entrambi lo sapevano. Si amavano.
L’angelo proruppe in una fragorosa risata poi scomparve quando la porta d’ingresso si apri’. Sotto il peso di tutto cio’ che era successo Belle cadde in ginocchio, il coltello al proprio fianco, tremando. 


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Breve storia triste:
Mi sono preparata per un esame, ho sperato che non ci fosse, alla fine mi sono convinta di sapere abbastanza per passare. Mi sono presentata, ho aspettato con il desiderio di toglierlo dai pensieri per essere libera di dedicarmi ad altro. E nulla, la docente ha fatto sciopero e io sono qui a pubblicare in ritardo perche' per poter studiare non ho seguito nessuna delle mie storie. Sempre per questo ammetto di non aver riletto il capitolo, se ci sono piu' refusi del solito mi dispiace davvero tanto. 

 
   
 
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