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Autore: Francy_Kid    23/09/2017    1 recensioni
Chat Noir, la Belva Nera, un ragazzo che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca: una maledizione che lo vede essere temuto da tutti. Solo una ragazza, Marinette, sarà in grado di conoscerlo meglio e capirlo.
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•MariChat•
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INIZIATA: 9 Marzo 2017
CONPLETATA: 20 Marzo 2018
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 26



 

Marinette si alzò, pulendosi i pantaloni dalla polvere e si stirò i muscoli indolenziti della schiena subito dopo; stare seduta senza poggiaschiena era davvero scomodo per lei.

 

Chat le sorrise, tenendo ancora il suo cellulare tra le mani.

 

«Beh, abbiamo fatto passi da gigante. Sappiamo i saluti dopo un'ora e mezza passata cercando di impararli.» ridacchiò lei, salvando il video. «Domani vado in biblioteca e chiedo ad un mio amico se ha un volume sulla lingua dei segni, così possiamo affidarci anche al cartaceo. Vado un secondo in bagno.» aggiunse, allontanandosi a adeguino di un cenno positivo con la testa del ragazzo.

 

Il felino, incuriosito di vedere altri gesti, selezionò il secondo video, guardando come la donna, dopo aver posato la mano sul suo petto, la portasse avanti, sorridendo.

 

Non sapeva di cosa si trattasse e, spinto dalla curiosità, lesse il titolo.

 

I sui occhi si sbarrarono e sentì le guance riscaldarsi leggermente.

 

Controllando che Marinette non uscisse, scrisse sul quaderno come si eseguiva il segno e cosa significava, "nascondendo" quell'appunto tra le varie domande e risposte già presenti tra le pagine.

 

Non appena sentì la porta aprirsi, chiuse la pagina di YouTube e consegnò il cellulare alla ragazza, che lo ringraziò.

 

«Immagino che il prossimo segno sia "ho fame", giusto Gattino?» disse divertita, riponendo il telefono nella tasca posteriore dei pantaloni.

 

Chat annuì, facendo rizzare le orecchie nere e scrivendo su una pagina nuova.

 

"Sappi che imparerò a chiederti i croissant di tuo padre. Sembra di mangiare le nuvole del Paradiso ripiene di marmellata, cioccolato, crema o qualunque altra cosa ci metta dentro"

 

Rispose, con tanto di faccina di un gatto che si leccava felicemente i baffi.

 

«Allora dovrò aspettarmi tutto sul cibo.»

 

I due sorrisero, per poi salutarsi e tornare alle loro rispettive vite.

 

Chat la guardò allontanarsi di soppiatto attraverso le travi che sostituivano i vetri della finestra come faceva ogni volta, controllandola per essere sicuri che fosse tutto sicuro e pronto ad intervenire se qualcuno l'avesse vista.

 

Appena vide l'amica sparire nell'oscurità andò a sedersi sulla sedia, che scricchiolò sotto il suo peso, fissando l'appunto del segno che aveva preso.

 

Si portò la mano al petto, all'altezza del cuore, per poi portarla avanti con il palmo rivolto verso l'alto.

 

Era un gesto semplice, ma aveva un profondo significato. Chissà se un giorno sarebbe riuscito a mostrarglielo o, meglio ancora, dirglielo con la propria voce.

 

 

 

 

—•—•—

 

 

 

Chat Noir rimase a fissare il sole mentre sorgeva da quell'attico che era stato il palco dei suoi incontri con la prima persona che gli voleva bene dopo un anno di solitudine.

 

Lì sopra aveva vissuto soprattutto bei momenti; era il posto che più rappresentava il suo "luogo felice".

 

Malgrado avesse detto a Marinette che sarebbe stato meglio se non fosse mai tornato e che sarebbe stata lei ad andare a casa sua, anche se era più pericoloso e lei lo sapeva.

 

Aveva scoperto chi era realmente, sapeva che cosa aveva passato, eppure non sembrava che fosse cambiata: si comportava come faceva prima, da amica.

 

 Aveva scoperto che il ragazzo sotto la maschera era Adrien Agreste, foglio dello stilista più conosciuto di Parigi e che era sparito dopo la morte di sua madre.

 

Sembrava la storia di una di quelle serie animate giapponesi dove il protagonista aveva una vita travagliata, i genitori morti e doveva superare mille peripezie per trovare l'amore o per qualunque altra fosse la reale meta.

 

Ma il suo non sarebbe stato un lieto fine, non c'era cura per la sua maledizione.

 

Sentì il suono della sveglia della ragazza provenire dalla botola aperta e subito dopo il suo mugugno seccato.

 

Vederla mentre dormiva e si svegliava era il suo passatempo preferito, soprattutto perché quando dormiva aveva il vizio di mugugnare e muoversi a seconda che avesse un sogno o un incubo.

 

Gli piaceva imaginare cosa stesse vedendo sotto le palpebre quando sorrideva e voleva entrare e sdraiarsi accanto a lei quando piangeva nel sonno o tremava.

 

Non sapeva come facesse ad essere così agitata nel sonno, poiché sua madre quando dormiva era sempre calma e si muoveva a malapena, ma gli faceva capire se era felice o no; e da ciò che sognava la notte dipendeva il suo stato d'animo durante il giorno.

 

Qualche giorno prima aveva risposto a delle provocazioni di una sua compagna di classe dopo una notte agitata ed una colazione passata in silenzio e con il broncio, segno che aveva sognato qualcosa che l'aveva fatta arrabbiare; un'altra volta si era addormentata in classe perché gli incubi l'avevano tenuta sveglia quasi tutta la notte.

 

La vide alzarsi di malavoglia e recuperare i vestiti che avrebbe indossato quella mattina, ovviamente abbinati tra loro.

 

Aveva il sogno di diventare una stilista, ispirata a suo padre, e aveva tutte le carte in regola per farlo.

 

Distolse lo sguardo, osservavano Notre Dame in lontananza, arrossendo al ricordo di quando, per sbaglio, l'aveva visto in intimo: la sera era andata a dormire senza vestiti poiché aveva caldo, dedusse, e quando si agitava nel sonno per sistemarsi le faceva scivolare, finendo per fargli vedere l'intimo che indossava, senza ovviamente rendermene conto; Chat, appena se ne accorse, distolse subito lo sguardo, fissando il nulla e cercando di non girarsi, per non guardarla.

 

Rimase fermo fino alla mattina, quando si svegliò e si vestì per la scuola.

 

Non voleva farlo e, malgrado avesse voluto guardarla, aveva sempre rispetto per lei e non voleva fare le cose alle sue spalle o mentre dormiva; anche perché era molto timida.

 

La sentì tornare in camera dopo circa mezz'ora, vestita è quasi pronta per la scuola: si sistemò i capelli nei suoi soliti due codini e tornò di sotto, per poi correre verso la scuola, dall'altra parte della strada.

 

Chat sorrise, poggiando la fronte contro il muro.

 

Perché era lì? E perché non poteva starle lontano per nemmeno un secondo?

  
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