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Autore: killian44peeta    23/09/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Silver

Riuscii per un pelo ad evitare di sbattere la testa contro il terreno, reggendomi con i palmi prima che potesse anche solo minimamente accadere, sentendo le mani venire schiacciate dalla improvvisa pressione dell'impatto, la quale mi fece fare una smorfia di dolore.

Il resto del mio corpo fortunatamente incontrò l'erba e la terra rinsecchita solo dopo che mi lasciai andare, la testa che mi sembrava così pesante da apparire simile ad un macigno.

Cercai di guardarmi attorno, nonostante la incredibile fatica che mi costò il tentativo.

Ero davvero esausta, un po' per le energie utilizzate durante il combattimento svolto contro Task, un po' per questo cambiamento netto di clima, il quale pareva starmi mettendo davvero sottosopra, e per il 'viaggio' di arrivo.

Era stato davvero distruttivo: la testa mi girava e non ci andava affatto piano, facendomi sentire in subbuglio, incredibilmente persa e smarrita mentalmente.

Lasciai vagare lo sguardo sulla radura, socchiudendo spesso le palpebre.

Ero affianco ad un sempreverde, le cui radici uscivano leggermente dal terreno, provocando rialzi irregolari che si susseguivano come onde.

Tutto attorno vi erano altri alberi simili, coi fusti scuri ed i lunghi rami, i quali sembravano protendersi per toccare le nuvole ed il cielo in sé

Vi erano perlopiù dei fiori di un color indaco che mi circondavano, spuntando tra l' erba.

Cercai il Fuoco, guardando distrattamente tra tutto quel verde pieno di macchie azzurre e viola, sicura di riuscirlo ad trovare per via dei suoi capelli rossi, i quali, tra l'erba e dei fiori simili, non potevano non risaltare e lo individuai poco lontano, in posizione di decubito supino.

Per sua sfortuna, probabilmente doveva aver sbattuto con maggior forza con la schiena e chissà, forse anche col capo, cosa che probabilmente, insieme ai restanti punti, quelli che erano accatastati anche sulla mia di forma fisica, lo aveva indebolito semmai ancora di più.

Da come appariva da lontano sembrava infatti privo di sensi.

Barcollante, mettendoci tutto l' impegno che mi era possibile in quel momento, mi alzai, appoggiandomi all'albero che avevo affianco, reggendomi in piedi a malapena per una decina di secondi e finendo subito dopo di nuovo a terra, il respiro rapido e quasi mancante, la vista che sfocava e riprendeva lucentezza a tratti, lasciandomi boccheggiare come mai prima.

Mi ero appena sbucciata la gamba con la caduta, tanto che sentivo il ginocchio bruciarmi ed il sangue scorrermi sulla pelle.

E dopo la caduta, non riuscii più a muovere un solo muscolo.

Non seppi esattamente quanto rimasi sdraiata in mezzo al verde, ma dopo il tempo che probabilmente comprese un paio di ore - cosa definibile dal cielo che si era sempre più oscurato-, caddi in un sonno abbastanza pesante, tanto che fu come se non dormissi affatto.

Ed al risveglio, quasi di soprassalto, notai che tutto era completamente stravolto rispetto a prima, ma non tanto per l'aspetto della radura.

Avevo le braccia tese, le quali formicolavano in maniera così tanto fastidiosa che finii col borbottare parole biascicate che non sembravano nemmeno avere un senso.

Sentivo la testa pulsarmi e il sangue probabilmente doveva esservisi concentrato e bloccato, dettaglio che me la faceva dolere, quasi fossi stata ubriaca fradicia.

Avevo infine le gambe intorpidite, anche queste addormentate in tal modo da fremere, quasi fossero percorse da insetti invisibili.

Attorno a me vi era un vociare sconnesso e continuo, un continuo parlare a basso tono, il giusto per non farmi comprendere i discorsi.

Cercai a stento di capire almeno uno straccio di frase, ma senza risultati, cosa che mi portò a socchiudere gli occhi, infastidita.

Mi sembrava di essere tornata su quel carro, quello con i banditi, prima che arrivasse Nemes.

Decisi di provare a mettere in ordine i pensieri, per cercare di dire qualcosa di sensato, anche se, in realtà, non trovavo proprio nulla da poter dire.

-Task?- mugugnai, azzardando, tornando a riaprire gli occhi, sperando in una qualche risposta, che purtroppo non arrivò, alzando il capo, sentendomi dondolare e attraversare da una corrente d'aria, quasi fossi su un altalena e mi stessi spingendo avanti ed indietro -cosa poco probabile, soprattutto per via dei lacci che individuai subito dopo-

I miei polsi e le mie caviglie erano legate con delle corde scure, le quali erano appese ad un grosso palo di legno, ben strette.

-Ma cosa...-

Ed i miei occhi incontrarono un castano rossiccio, illuminato da una luce di curiosità ed allo stesso tempo di scherno.

Davanti a me vi era un ragazzo dai capelli marrone scuro, il naso aquilino, i capelli lunghi fino alle scapole, molto disordinati, ma meno paragonati a quelli di Task.

Teneva in mano un coltellino sottile, col manico nero e grigio, segnato da graffi.

Indossava quella che pareva un armatura.

Era di un verde bottiglia parecchio spento, con piccole scheggiature laterali, come se si abbinassero a quelle del coltello.

-Oooh! Allora avevo ragione io...- il ragazzo che mi trovai davanti, sogghignò -Avevi davvero parlato... e non nel sonno- prese una mia ciocca di capelli e la tiró appena, annodandola al proprio dito per poi fissarla.

-Che... ohi, cosa vuoi da me? Perché sono legata?-

-Magari per il divieto?- rispose ironico, lasciando il primo ciuffo per toccarmi poi la frangia, accarezzandola con fare distratto, tanto che ogni tanto sentivo le sue unghie appoggiarsi alla mia pelle invece che afferrare i capelli, cosa che faceva decisamente male.

E più lo faceva e più mi innervosivo, volevo poter essere libera e strangolarlo... magari con una bolla d'acqua.

Ma la realtà era che, a malapena ero riuscita a riprendere davvero i sensi, provare persino ad utilizzare il mio Elemento, sapendo che probabilmente non c'era solo lui, significava fare una brutta fine.

-Divieto?- domandai, aggrottando la fronte, fatto a cui lui rispose con un altro ghigno che era partito inizialmente sarcastico, diventando poi strafottente.

-Cosa fai? La finta tonta? Tu ed il tuo amico eravate in una proprietà privata! Tutti lo sanno ormai che fine fanno i ladruncoli come voi, la Setta dei Sempreverdi non si dà problemi a scaricare nel fiume chiunque superi il divieto se il Capo desidera tale sentenza -

-Cos... dov'è Task?-

-Task? Ah, il rosso? É legato ad il paletto che c'è prima di te. Abbiamo dovuto sedarlo con delle droghe- alzò il sopracciglio, con una smorfia -Deve essere molto ribelle, eh? Pur di essere liberato, ha quasi morso la mano di Kenny-  ridacchió -In cambio ha ricevuto un bel pugno sul naso e una quantità indefinita di erba- fece una pausa abbastanza lunga per farmi elaborare i dati, passando a giocherellare con due ciocche di capelli -Sai, trovare qui persone con la vostra tonalità di capelli é davvero strano- commentó, fissandomi -Credevamo che i capelli azzurri si fossero estinti da anni e i rossi sono poco frequenti...- si portó  i miei capelli alle labbra, come per baciarli-Sono davvero magnifici- commentó

-Athem! Cosa diamine combini? Flirtare con i ladri non é utile per la causa, né tanto meno per te, sapendo che il verdetto del Capo potrebbe ucciderli entrambi- intervenne una ragazza dai capelli castano ramato e dagli occhi grigi, la quale, come il ragazzo, indossava un armatura, sempre verde bottiglia.

-Non sto facendo nulla di simile- borbottó lui, alzando il sopracciglio -Solo vorrei che il sir mi permettesse di ottenere i suoi capelli...-

-Non lo farà mai! Se lo farà, se li terrà lui-

Athem assunse una smorfia-Non ne sarei tanto sicura, Catlina- depositó un bacio su uno dei tanti boccoli che prese in mano -Lui non é interessato ai capelli rari-

-No, ma potrebbe essere interessato a lei-

-Certo...- inizió, con un tono sarcastico, di chi non voleva cedere

-É così-

Catlina e Athem si lanciarono rapide occhiate che potevano definirsi come assassine per la negatività in esse.

Si guardavano in cagnesco, seccati, atteggiandosi da superiori gli uni con gli altri.

-Vedremo- ribattè il ragazzo -Ora tu tornatene dal rosso e restaci- sputò, guardando altrove

-Molto volentieri- rispose dunque lei, girando i tacchi col sopracciglio alzato e con, nonostante la finzione, un aria un po' confusa.

In un certo senso, mi ricordavano me e Task.

Poteva sembrare stupido, ma sembrava quasi che il portale mi avesse messo apposta in questo guaio insieme a Fireburns per farmi realizzare che, dopotutto, non aveva molto senso atteggiarsi in tal modo.

Certo, io e lui eravamo opposti e il mio Elemento lo detestava per questo lato, mentre io... io lo invidiavo.

Lo invidiavo, anche se non capivo il perché, qualcosa di lui , a volte, mi spingeva a volergli essere più simile.

E mi dava pienamente sui nervi l'atteggiamento da femminuccia che aveva messo su.

Solo dallo sguardo, sembrava darsi la colpa per ogni singola cosa, soprattutto quando voleva sembrare gelido.

E dandosi la colpa per cose su cui era probabilmente già stato perdonato, non si poteva vivere.

Non volevo che vivesse così.

Vidi la ragazza allontanarsi, velocizzando il passo, cosa che mi fece presumere che Fireburns dovesse essere più avanti, ma non di troppo.

-Tsk... che bastarda- commentó il ragazzo, scuotendo il capo più volte, come per cacciare un pensiero.

Ed il silenzio.

Athem si zittí, guardando altrove con aria ancora più seccata, sbuffando e tornando a fissarmi.

Il suo sguardo irritato mi studiava, in maniera quasi ossessiva, soprattutto nelle curve, portandomi a voler protestare e ad arrossire.

-Ebbene, lo ammetto, non sei affatto  male- borbottó -Credo di comprendere perché probabilmente ti vorrà con sé viva, ladra, ma probabilmente ti terrà legata ventiquattrore su ventiquattro...- distolse ancora lo sguardo e lo sentii borbottare diverse cose insensate.

Rimasi a lungo appesa a quel maledetto palo di legno, sentendo ogni spostamento, percependo la testa diventare prima pesante, poi leggera come non mai.

Il cammino sembrava durare un eternità e il fatto più assurdo era che il paesaggio era sempre lo stesso.

Sempre alberi Sempreverdi con le radici sporgenti , sempre fiori indaco che si mischiavano tra le foglie smeraldine.

Non sapevo definire se fosse irritante o soltanto anormale.

Mi riscossi da tali domande quando notai che,  come unico cambiamento che iniziava a mostrarsi, gli alberi erano man mano più alti, quasi stessero creando una scala, prima di arrivare davanti a quella che doveva essere la residenza del capo.

La radura si spalancava , trasformandosi in uno spiazzo enorme colle piante che sembravano fare un percorso preciso.

E quello che vidi, mi fece trattenere il fiato dalla sorpresa.

Era un castello, le mura percorse da radici verdi che ne seguivano il perimetro insieme agli stessi fiori, il tetto che era di un color terracotta, come tutte le finestre e le porte, alcune delle quali erano aperte, coperte da tende rosse.

Tutti si fermarono davanti ad esso appoggiando il breve palo di legno a terra in modo tale che fossi sopra e non pestata da esso.

E lo vidi davanti a me.

Task, con aria confusa, era doppiamente legato ad un secondo palo -aveva perlopiù una benda che gli copriva la bocca, probabilmente per il tentativo di morso-.

Sembrava ben poco lucido, cosa che doveva essere stata provocata dalla droga, eppure, anche sé lo era, aveva quel pizzico di determinazione che faceva capire che si sarebbe presto risvegliato da tale stato.

Vidi diversi uomini accingersi a slegarlo, tenendolo fermo allo stesso tempo, legandolo con un legaccio.

Stessa cosa fu fatta con me, cosa che mi disgustó a dir poco, siccome sentivo troppe mani intente a toccarmi.

Una volta che fummo impossibilitati a muovere le mani entrambi, ci misero perfino una sorta di collare a cui era attaccato un filo con cui ci spinsero a procedere, tirando abbastanza da farci perdere l' equilibrio al primo tentativo.

Serrai la mascella, prendendo un respiro profondo, maledicendo in silenzio quella situazione odiosa.

Fummo costretti ad entrare, cosa per cui ci volle parecchio tempo, cosa che seccó non poco la maggioranza delle persone, le quali finirono coll'urlarci contro di muoverci.

"Se ho tutto il corpo addormentato non é colpa mia, idioti " pensai, lanciando loro delle occhiate storte.

Dopo quelli che mi parvero una miriade di tentativi falliti, finalmente fummo dentro.

La stanza era molto luminosa, da cui la luce entrava attraverso gli spiragli e dalle tende, rimanendo stranamente tale .

Davanti a noi si apriva una stanza piuttosto grande, con una enorme scala al centro con un tappeto rosso che la percorreva.

La scala portava a due porte, una a sinistra, l' altra a destra, opposte.

Faticosamente iniziammo a salire gli scalini, cercando di non inciampare nel tessuto sotto di noi.

Attaccato al muro vi era un grande mosaico, le cui tessere si basavano su colori generalmente freddi, con accenni di rosso solo negli angoli.

Ci fecero passare nella stanza di sinistra, la quale era piena di statue di donne , con al centro un divanetto rosso, su cui era seduto un uomo, circondato da quelli che sembravano inizialmente cani, ma che in realtà erano lupi.

Vestiva elegante, le gambe incrociate, con un libro tra le mani, tenuto solo col pollice e con l' indice.

La seconda mano era invece appostata al dividere dei ciuffi di capelli dalla fronte, i quali erano di un marrone scuro, ben intonati col colore degli occhi.

-E questi?- chiese, alzandoli leggermente dal volume per posarli su di noi con circospezione.

Sembrava quel tipo di persona a cui non fregava niente di nessuno se non di sé stesso.

-Sono entrati nella nostra proprietà, signore - intervenne Catlina -E il ragazzo ha mostrato segni di grossa insolenza-

-Per quale motivo?-

-Nulla di troppo importante, signore, ha tentato di mordere Kenny, ma lo abbiamo fermato prima che potesse farlo e riprovarci-

Vidi il capo fissare brevemente Task, il quale ricambiava lo sguardo.

Vidi l'uomo fare un gesto con la mano, portando uno dei lupi ad alzarsi e ad avvicinarsi a me e a Brandon, ringhiando appena, mostrando la mandibola tagliente, rendendola così ben esposta che mi faceva venire i brividi al solo guardarla.

L' animale, ferocemente, si posizionó tra di noi, guardando prima me e poi lui.

-Come mai siete entrati nel nostro territorio?- chiese dunque l' uomo, alzandosi dal divanetto per avvicinarsi a Josh, togliendogli la benda dalla bocca -Volevate rubare qualcosa, nevvero?-

Il lupo ringhió ancora, mentre io cercavo in fretta qualcosa da dire.

Non potevo di certo dirgli che eravamo stati trasportati lí contro il nostro volere da uno stupido portale dentro ad una montagna... anche perché probabilmente l' avrebbe ricevuta come una menzogna o una presa per i fondelli e poco ma sicuro, la situazione sarebbe diventata peggiore.

-Non volevamo rubare niente- risposi io, notando lo sguardo d'impazienza che il signore aveva lanciato alle proprie bestiole.

-Ci siamo finiti per sbaglio e siamo svenuti, non sapevamo fosse una proprietà privata-

-E invece lo é- concluse sbrigativamente l' uomo -E per questo uno di voi riceverà una punizione. Siccome il ragazzo ha tentato di ferire Kenny, toccherà a lui- mi guardò -E tu assisterai alla punizione vicino a me, poi- venni spinta da due braccia verso il divanetto, rischiando di cadere, ma finendo dritta tra le braccia dell'uomo -Vedrò cosa fare di te-

Cercai di dimenarmi  dalla sua presa, ma fu tutto inutile, tanto che scivolai sul divano, con un suo braccio avvolto al petto e la sua mano che mi stringeva la mandibola.

Lanciai un occhiata a Fireburns, il quale mi ricambiò lo sguardo, mentre veniva circondato dai lupi che si erano messi tutt'attorno a lui, circondandolo, ringhiando.

-E quale sarebbe la punizione?- la sua domanda non giunse impaurita, ma quasi ringhiata, mentre i suoi occhi verdi smeraldini si erano fatti stranamente più chiari del solito, tali che sembravano più gialli che verdi, dettaglio che per un attimo mi spaventò, siccome li avevo già visti il giorno prima in tale stato, anche solo per un attimo.

-Oh, siamo impazienti a quanto vedo- commentò il Capo, mollandomi la mandibola ma tenendomi stretta a sé, come se fossi di sua proprietà - Lo vedrai. Tranquillo-

Solo a quel punto notai che alcuni uomini erano usciti dalla stanza e che adesso rientravano, con in mano quella che appariva una grossa scatola, coperta da un telo.

-Kenny... credo che questo trattamento possa infierirlo tu- fece dunque lui, fischiando subito dopo agli animali, i quali tornarono tranquillamente da lui, mettendoglisi affianco.

''Diamine... e adesso?'' avevo il pieno desiderio di poter fare qualcosa, ma il problema era piuttosto farlo, siccome ogni singolo arto del mio corpo non riusciva a reagire.

Vidi un uomo dai capelli castani con un accenno di viola, tanto che avrei definito la tonalità un castano prugna, prendere per il collo Josh e stringere pollice e indice sui lati, così che potesse tenerlo ben fermo.

Athem, invece, aprì la scatola, mostrandone il contenuto.

Serpenti.

Dentro a quella scatola vi erano una trentina di serpenti di diverse dimensioni, dai più piccoli e innocui a quelli particolarmente grossi e pericolosi come l'anaconda, che riuscii purtroppo ad individuare immediatamente.

-Garcia, prendi il Biacco-

Una donna di media altezza afferrò un serpente di media grandezza, colla coda che si restringeva man mano.

Era nero e giallo, le squame piccole che erano messe in maniera tale che da lontano sembrava quasi verde, la testa ovale con le narici laterali e con gli occhi piccoli, dalla pupilla rotonda che sembrava seguire gli stessi colori del suo corpo.

Garcia si avvicinò a lui, appoggiandogli la serpe sul collo.

Vidi il Fuoco restare immobile e trattenere il fiato mentre il rettile gli si muoveva attorno al collo, strisciando poi verso le braccia , scendendo verso le gambe e tornando poi a salire.

Vedevo nello sguardo di Task il desiderio di incenerirlo, ma allo stesso tempo c'era un po' di sollievo nell'aver capito che non era un pericolo tale da averne davvero paura.

-Ora il saettone-

Un altro serpente, stavolta molto più grande, fu portato su di lui.

Assomigliava più che altro ad un serpente acquatico e nonostante le grandezze, anche questo, non diede alcun segno di mostrarsi aggressivo nei confronti del rosso, dettaglio che mi  fece sospirare di sollievo.

Sentivo il cuore battermi al rallentatore ogni qualvolta che gli animali si muovevano.

Altri due serpi vennero aggiunti, sempre non pericolosi, dai colori scuri, di cui, entro pochi secondi, mi scordai il nome, forse per la troppa agitazione accumulata.

-Bene- fece dunque il capo, infilando un dito al di sotto del colletto della mia maglia, accarezzandomi la pelle, salendo verso il mento e procedendo a toccarmi le labbra -Ora possiamo passare alla Vipera della Morte-







 

  
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